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Lista Anemone: 350 nomi, l'indignazione dell'Opinione Pubblica sulla nuova Tangentopoli

Ultimo Aggiornamento: 16/05/2010 01:27
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14/05/2010 10:40
 
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L’inchiesta - Lo sfogo del Premier che si trasforma in giustizialista
Berlusconi, amarezza e rabbia;
«Licenzierò chi ha sbagliato»
Il premier chiama Bertolaso per avere la sua versione dei fatti

ROMA — C’era una volta il garantismo granitico del Cavaliere.
Non è sparito, ma in questi giorni sta mutando: gli si affianca un’ansia preventiva
, che non punta l’indice contro le toghe, protagoniste comunque di «un inaccettabile killeraggio mediatico», ma contro gli uomini del suo partito o del suo governo. Oggi, prima ancora che qualcosa accada, prima ancora che arrivino notizie di reato, il presidente del Consiglio si dice pronto a «licenziare» (anche dall’esecutivo) chi verrà coinvolto, con fondamento, nelle inchieste dei magistrati. È curioso, ma ha una spiegazione. Il caso Scajola è un precedente, ha lasciato l’amaro in bocca. Altri casi sono annunciati, sono nell’aria da alcune settimane: circolano nei Palazzi romani, e anche nel salotto del premier, più sospetti e indiscrezioni che verbali d’inchieste nelle redazioni dei quotidiani.

Il Cavaliere è convinto che dopo l’ex ministro ligure potrebbe toccare ad altri, dunque si prepara.
«Non è una nuova Tangentopoli»
, dice, ma senza aggiungere che si tratta soltanto di singole mele marce. E allora il «licenziare chi sbaglia» è un concetto utile da veicolare ancora prima di verificare l’esistenza dell’errore. Lo ha detto due sere fa agli imprenditori ricevuti a Palazzo Grazioli. Ha aggiunto che non si capacita della leggerezza di tanti, anche nel Pdl, cui la politica ha concesso onori e denari e che invece si dimostrano, da quello che emerge dalle inchieste, alla stregua di ladri di polli. Seguirà forse un’accelerazione sul ddl anticorruzione, nelle prossime ore. Servirà anche a dire che il governo non sta con le mani in mano, che la partita della legalità non è soltanto appannaggio di Fini. Se la gente mi vota — è il ragionamento aggiunto dal Cavaliere — «è anche perché consapevole di quanto ho costruito da solo, prima di entrare in politica, sa che il mio spirito non può essere la ricerca di un arricchimento». Il corollario, molto negativo, riguarda coloro che non hanno il suo stesso patrimonio, ma certamente con la politica non sono finiti in miseria, eppure sembra che abbiano come unica mira quella di arricchirsi un po’ di più di quanto già non lo siano. Insomma anche se le inchieste che fanno discutere mirano comunque a indebolire il governo, nonostante il tritacarne mediatico inaccettabile per un Paese civile, le altre convinzioni del Cavaliere riguardano in questi giorni i suoi stessi collaboratori. Se arriveranno altri casi come quello Scajola, sarà inflessibile. Via dal partito e/o dal governo.

Nessuno sa al momento se i sospetti si trasformeranno in provvedimenti giudiziari.
Ma il Cavaliere, oltre alla comunicazione, affila anche piani di riserva.
I canali aperti con Casini
, e anche qualche telefonata diretta fra i due, servono nell’ottica del premier a rafforzare un governo eventualmente indebolito, forse anche ad aprire una stagione di vere riforme con l’apporto del nuovo partito della Nazione, in via di fondazione da parte dell’ex presidente della Camera. Ma i modi e le condizioni del premier, che fra l’altro coltiva anche lui i suoi buoni dubbi sull’operazione, non convincono del tutto i centristi: ci vuole una stagione nuova, dicono, un percorso politico che solchi una discontinuità con la prima fase della legislatura per ipotizzare collaborazioni. L’impressione è che tutti stiano lavorando, compreso il premier, con un orecchio alle possibili mosse delle Procure. La casella di Scajola resta vuota anche per questo motivo. La trattativa con Casini è segnata anche da queste dinamiche. Così come l’interminabile diatriba con Gianfranco Fini. Ieri sera Guido Bertolaso era di nuovo a colloquio con il premier, a Palazzo Grazioli, dopo esserci stato la settimana scorsa.

Allora si disse che voleva dimettersi e che il presidente del Consiglio avesse dovuto faticare oltre due ore per farlo desistere. Ieri sera sembra che il copione sia cambiato: sarebbe stato Berlusconi a chiedere l’incontro e ad esigere alcune spiegazioni dal suo sottosegretario. Il tutto nonostante l’indisposizione del capo del governo, che di mattina non ha presieduto il Consiglio dei ministri perché colto da una fastidiosa laringite e da qualche linea di febbre.

Font: Corriere della Sera - Marco Galluzzo
14 maggio 2010


Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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14/05/2010 13:42
 
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L’inchiesta - L’uomo chiave
Anemone ora parla e incastra il Generale dei Servizi segreti
Il costruttore della «cricca» smentisce Pittorru
Verifiche sugli indirizzi di politici e prelati


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Anemone ora parla e incastra il generale dei servizi segreti Pittorru
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Diego Anemone

(Ansa)

PERUGIA — L’interrogatorio si è svolto poco prima che lasciasse il carcere. E per la prima volta Diego Anemone ha accettato di rispondere alle domande degli investigatori. Nel muro di silenzio che aveva eretto sin dal giorno del suo arresto, si è dunque aperta una crepa. Adesso non è escluso che la situazione possa cambiare. Dopo la scelta di collaborazione di Angelo Zampolini — l’architetto al quale erano state delegate le operazioni di compravendita di appartamenti per i potenti — anche il principale indagato decide di fornire indicazioni preziose per l’inchiesta. E così «incastra» il Generale dei Servizi segreti Francesco Pittorru, al quale aveva regalato due appartamenti al centro di Roma e tre ristrutturazioni.



Ora si va avanti. E proprio al giovane imprenditore si chiederanno chiarimenti su quella lista di 370 persone custodita in un computer della sua impresa. Politici, alti funzionari dello Stato, prelati, personaggi dello spettacolo: sono decine i «clienti» di Anemone. Le verifiche affidate alla Guardia di Finanza dovranno stabilire chi abbia goduto dei favori e chi invece abbia regolarmente pagato le fatture. E soprattutto quale di questi lavori «privati» sia legato alla concessione di appalti pubblici.

L’incontro all’alba
Sono le 5 di domenica scorsa, carcere di Rieti. Un ufficiale della Guardia di Finanza entra nella saletta colloqui e incontra Anemone prima che lui lasci la cella per scadenza dei termini di custodia cautelare. Esibisce un ordine di perquisizione. Spiega il motivo della sua visita. Qualche settimana fa è stato interrogato a Perugia il generale Pittorru. Ai pubblici ministeri Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi ha raccontato che i soldi per l’acquisto delle due case erano un prestito. «Esiste una scrittura privata che lo dimostra - ha giurato - ed è custodita nella mia casa in Sardegna ». Chiede qualche giorno per avere la possibilità di recuperarla. I magistrati non credono alla sua versione, decidono di concedergli comunque il tempo richiesto. Ma quando il generale torna in Procura afferma che le carte gli sono state rubate e non può dimostrare quanto ha sostenuto. «Chiedete ad Anemone», aggiunge, sicuro che l’imprenditore confermerà la sua versione. Non va così. Dopo aver ricostruito i fatti, l’investigatore spiega ad Anemone che si dovrà procedere a controlli per rintracciare il documento. A questo punto lui accetta di parlare. E smentisce la versione fornita dallo 007. Chiarisce che tra loro non è mai stata stipulata alcuna scrittura privata e soprattutto spiega di non aver concesso al generale alcun prestito. L’investigatore non va oltre, ma le risposte di Anemone bastano a confermare l’accusa di corruzione già contestata a Pittorru. Ora è possibile che all’imprenditore sia chiesto conto di altre circostanze emerse dall’indagine. Mentre era detenuto si è sempre avvalso della facoltà di non rispondere. Quanto è stato scoperto finora e, soprattutto il rischio di commissariamento di tutte le sue aziende, potrebbero averlo però convinto a cambiare atteggiamento.

Gli indirizzi «coperti»
Un chiarimento potrebbe essere sollecitato quantomeno sul criterio di archiviazione degli appalti ottenuti tra il 2003 e il 2008 elencati in quella lista custodita nel computer del fratello Daniele. Era il 14 ottobre 2008. Nel corso della verifica fiscale avviata dalla Guardia di Finanza sull’"Anemone Costruzioni" fu trovato quel foglio. La segretaria Anna, allarmata, si premurò immediatamente di avvertire il «capo»: «Hanno aperto il pc e la cassaforte. Daniele ha detto che c’è questo mondo e quell’altro. Però sembrerebbe, da quello che sono riuscita a vedere perché mi sono messa lì vicino con una scusa, che stampavano gli elenchi di personale vecchio, lavori, ’ste cose qua». Effettivamente la lista è lunga e variegata.
Oltre a politici e prelati, ci sono numerosi ufficiali della Guardia di Finanza, funzionari dei ministeri, agenti di polizia e dei servizi segreti.
In alcuni casi compaiono soltanto gli indirizzi ed è su questo che si concentrano le verifiche per scoprire se questo accorgimento serva a proteggere personaggi di primo piano che potrebbero aver beneficiato di favori.
Guido Bertolaso dovrà chiarire ai magistrati come mai non abbia fatto cenno nel suo interrogatorio ai 3 interventi di ristrutturazione effettuati nei suoi appartamenti dalla ditta di Anemone, ammettendone soltanto uno.
Stessa domanda sarà rivolta all’Ingegner Rinaldi, che riceveva gli operai nelle sue dimore ed è accusato di aver agevolato l’imprenditore per i Mondiali di Nuoto e per altri appalti, anche se il suo avvocato Titta Madia nega che ci siano mai stati favoritismi. E si interrogherà di nuovo anche Mauro Della Giovampaola, pure lui inserito nella «cricca » come delegato di missione al G8 della Maddalena, che avrebbe ottenuto lavori per l’appartamento di sua madre.

Le altre liste
Nei computer sequestrati negli uffici di Anemone e tra i documenti trovati nelle case degli indagati ci sono numerosi appunti che potrebbero svelare i nomi di nuovi beneficiari illustri dei favori elargiti dal costruttore. In particolare ci si concentra sui manager di Stato che lo avrebbero agevolato nell’aggiudicazione degli appalti pubblici. E sulla concessione dei finanziamenti alle sue società. Per questo un ruolo chiave viene assegnato dagli inquirenti al commercialista Stefano Gazzani, che si occupava delle transazioni finanziarie. Il suo nome è inserito nell’elenco delle operazioni sospette segnalate dalla Banca d’Italia: trasferimenti di denaro in Italia e all’estero che potrebbe celare il versamento di tangenti, ma anche l’acquisto di altri appartamenti. I pubblici ministeri hanno sollecitato il suo arresto e già oggi il tribunale del Riesame di Perugia potrebbe rendere nota la decisione, stabilendo così se questa parte dell’indagine debba restare nel capoluogo umbro o se invece vada trasferita a Roma come aveva deciso il giudice delle indagini preliminari e ribadito l’avvocato di Gazzani, Bruno Assumma.
Il «verdetto» appare determinante per il futuro dell’inchiesta.
L’eventuale trasmissione del fascicolo nella capitale, ne provocherebbe infatti la frammentazione, mentre Sottani a Tavarnesi hanno evidenziato la necessità di procedere alle verifiche «in uno stesso contesto, visto che ci si trova di fronte a un’associazione a delinquere che agiva per pilotare gli appalti pubblici» e procurare un arricchimento ai suoi componenti e a tutti coloro che erano in grado di aiutarla.
La dimostrazione
è in quei lussuosi appartamenti che Anemone contribuì ad acquistare, oltre che per Scajola e Pittorru, anche per il genero di Ercole Incalza, potente braccio destro dei ministri delle Infrastrutture Lunardi e Matteoli.

Fonte: Corriere della Sera - Fiorenza Sarzanini
14 maggio 2010


Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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14/05/2010 14:53
 
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i nomi in quella lista non vogliono dire nulla, se non esistono prove di favori o di lavori gratuiti (che cmq non rappresentano ipotesi di reato). Ora non arriviamo all'eccesso giustizialista.
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14/05/2010 16:09
 
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Re:
giusperito, 14/05/2010 14.53:

i nomi in quella lista non vogliono dire nulla, se non esistono prove di favori o di lavori gratuiti (che cmq non rappresentano ipotesi di reato). Ora non arriviamo all'eccesso giustizialista.




[SM=x43799] Esatto...
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15/05/2010 21:10
 
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Re:
giusperito, 14/05/2010 14.53:

i nomi in quella lista non vogliono dire nulla, se non esistono prove di favori o di lavori gratuiti (che cmq non rappresentano ipotesi di reato). Ora non arriviamo all'eccesso giustizialista.




Certo, ma chi glielo spiega a Sua Impunità che passa disinvoltamente da un estremo all'altro? [SM=g51043]

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16/05/2010 01:27
 
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diciamo che in questo momento tira una brutta aria...
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