IL PERSONAGGIO
Dj quarantenne di Los Angeles
scopre di essere figlio di Manson
La rivelazione di Matthew Roberts dopo anni di ricerche sui veri genitori. L'uomo sconvolto: "È come sapere di essere l'erede di Adolf Hitler"
L'edizione online del "Sun" che ha raccontato la vicenda di Matthew Roberts
LONDRA - Quando un figlio adottivo si mette sulle tracce dei suoi genitori naturali spera di scoprire una storia commovente o comunque in grado di fargli capire meglio chi è davvero. Per Matthew Roberts, un disc jockey di 41 anni cresciuto nell'Illinois e oggi residente a Los Angeles, il desiderio di risalire al vero nome di suo padre si è trasformato invece un autentico shock.
Ha indagato per anni e dopo essere riuscito a risalire al nome di sua madre grazie all'aiuto di un'assistente sociale, alla fine si è trovato davanti a una verità crudele come non avrebbe mai potuto immaginare. Il suo papà risponde infatti al nome di Charles Manson, uno dei più efferati serial killer della storia americana, attualmente in carcere per vari crimini tra cui la strage realizzata dalla sua setta nel 1969 a Los Angeles, quando massacrò nove persone, tra cui Sharon Tate, moglie del regista Roman Polanski, incinta di otto mesi.
A raccontare la storia di Roberts è il tabloid britannico The Sun, rivelando anche lo scambio epistolare che l'uomo ha avuto con il padre. Lettere firmate ogni volta dal serial killer con una svastica, la stessa che si è fatta tatuare sulla fronte. "Mi ha mandato una decina di messaggi, tra lettere e cartoline, scrivendo quasi sempre cose folli, ma mi ha anche fatto capire che potrebbe davvero essere mio padre", ha raccontato Roberts al Sun. "Sono caduto in depressione - ha aggiunto - non ci volevo credere, ero arrabbiato e spaventato, è come scoprire che tuo padre è Adolf Hitler, ma io sono una persona pacifica intrappolata nella faccia di un mostro".
Paradossalmente, per quanto dolorosa e traumatica per il diretto interessato, la vicenda del figlio naturale di Charles Manson può essere letta infatti anche come un grande esperimento involontario sul peso di ambiente e genetica nella formazione di un individuo. La vita di Roberts sembrerebbe indicare una netta prevalenza del primo fattore. "Io odio persino di essere grosso - ha spiegato al giornale britannico - le mie dimensioni mi rendono ancora più pauroso, ma sono una persona non violenta, estremamente pacifica, il mio idolo è Gandhi, non oso uccidere neppure uno scarafaggio e sono persino vegetariano".