Dal professore Prisco, che mi prega di postare
Concordo sulla necessità di prudenza (e di buon gusto, aggiungo), quando ci si esprime: a lezione, quando scrivo libri o sui giornali e anche qui cerco di ricordarmi sempre della responsabilità dell'intellettuale verso il suo pubblico e che vi sono sensibilità diverse tra i lettori. Essere netti bel manifestare le proprie idee non comprende la libertà di offenderle e di provocare per forza. Non c'è comunque proporzione tra vignette sgradevoli e stragi. Questo era purtroppo successo anche con la pubblicazione delle vignette danesi contro Maometto nel 2005 e col loro rilancio su altri giornali: egualmente ci furono in Africa assalti e incendi ad ambasciate occidentali e morti. Il Ministro Calderoli si sbottonò nell'occasione in televisione la camicia e fece intravedere sulla maglia della salute una caricatura di Maometto.
Ricordo tutto questo solo perché qui ci sono in genere lettori giovani, senza ricordi diretti. Anche sugli ebrei e sulla Trinità secondo i cattolici, poi,
Charlie Hebdo (un giornalaccio, in effetti; si può e deve difenderlo non per il merito, ma per il principio che la libertà, se usata male, si difende unicamente con l'opposta libertà di non comprarlo, non con gli omicidi, non certo cioè per il pregio in sé delle vignette stesse) ha pubblicato disegni sgradevoli, ma il Cardinale di Parigi - ad esempio - ha rilasciato in proposito una dichiarazione assai equilibrata.
E' venuto il momento (era venuto anche prima, in verità) che le persone pensanti di cultura occidentale e nel mondo islamico si assumano il compito di controllare - ciascuna parte - le rispettive teste calde.
Va anche detto - peraltro - che la storia del pensiero dimostra che si procede attraverso provocazioni e strappi nel Medioevo era ad esempio riservato solo al clero commentare le sacre scritture, la lotta per la libertà di manifestazione del pensiero è nata dall'istanza di una loro lettura e interpretazione non predeterminate
a priori. La Riforma luterana e le guerre di religione sono nate insomma anche da questo. Ora è urgente reinterrogarsi sul confine (non tanto imposto d'autorità, ma innanzitutto autocontrollato) tra libertà di religiosa e blasfemia, che nella cultura francese è "coperta" da una loro declinazione di significato molto particolare della "laicità". Una cultura come quella statunitense, che tanto piace a TriXam, ad esempio, un universo di
melting pot fra etnie, fedsi, costumi, lingue - anche se la Costituzione vieta di assumere nelle istituzioni simboli religiosi e se è decisissima nel difendere il
free spech - non si sogna, per comune e naturale consenso, di pubblicare vignette che possano offendere sensibilità particolari. Non è questione innanzitutto di diritto costituzionale, ma di misura