Vi propongo in anteprima il mio articolo per "Italia Aperta" sul tema criminalità organizzata ed economia.
Ringrazio tutti per eventuali commenti che potrebbero arricchire il dibattito.
LA CRIMINALITA' ORGANIZZATA: MONOPOLISTA DI FATTO
Il libero mercato si pone come strumento di contrasto all'egemonia economica criminale
Uno dei principali approdi della lotta alla criminalità organizzata è stata la consapevolezza di trovarsi di fronte ad un fenomeno a forte connotazione economica.
Nel “Rapporto sulla criminalità in Italia” del 2006 si legge espressamente che le organizzazioni criminali condizionano l'economia imprenditoriale nazionale in particolare attraverso l'ingerenza negli appalti pubblici, nell'utilizzo dei fondi strutturali, nell'acquisizione e\o controllo di attività legali. Si viene a delineare una linea grigia nella quale il crimine organizzato e i colletti bianchi tendono a collaborare anche a causa della transnazionalizzazione, specializzazione e professionalizzazione della criminalità organizzata che da un lato richiede servizi e dall'altro fornisce servizi alle imprese legali. Di fatto la commistione legale illegale impedisce alle imprese sane di valorizzare le risorse, abbassa la possibilità di sviluppo, provoca l'aumento dei prezzi dei beni a causa dell'aumento dei costi e della diminuzione della produttività del lavoro.
Di conseguenza è opportuno inquadrare i comportamenti illeciti all'interno delle dinamiche di mercato, valutandoli come fenomeni imprenditoriali e non puramente e semplicemente criminali. Infatti secondo il premio Nobel per l'economia Gary Becker i criminali sono esseri razionali che hanno come obiettivo principale la massimizzazione del proprio benessere. La via d'elezione per raggiungere questo scopo è rappresentata dalla creazione di monopoli.
L'impatto criminale nell'economia può essere suddiviso in controllo dei capitali, controllo del territorio e rapporto privilegiato con il settore pubblico.
Sul primo aspetto è fondamentale notare che la criminalità distorce i mercati, in quanto immette all'interno dei sistemi economici un'enorme quantità di ricchezza mediante il riciclaggio. Uno dei sistemi più diffusi per disporre di tali capitali è rappresentato dal commingling, cioè dalla miscela di capitali illeciti con capitali leciti all'interno di una stessa impresa. In questo modo si riesce sia a celare la provenienza dei capitali sia a finanziare imprese con capitali a costo zero. Le imprese così finanziate godono di un vantaggio enorme in quanto le imprese sane sono costrette ad acquistare i capitali sul mercato sostenendo un costo in più che spinge il prezzo dei loro prodotti verso l'alto. Queste imprese, quindi, rischiano di trovarsi in difficoltà economiche tali da costringerle a scendere a patti con gli imprenditori criminali. Infatti per il sistema creditizio la presenza di imprese criminali genera un problema di valutazione della qualità del debitore, creando delle asimmetrie informative tali da indurre le banche a ridurre i prestiti e\o aumentare sia il costo del credito sia le garanzie richieste. Di conseguenza le difficoltà a ricevere credito dal sistema bancario possono spingere gli imprenditori onesti a finanziarsi attraverso l'usura, rischiando di restare schiacciati dal sistema criminale che avrà, quindi, la possibilità di acquisire l'impresa incapace di pagare le rate usurarie.
Sul versante del controllo del territorio, la diffusa povertà, l'assenza di lavoro e la nulla mobilitá sociale sono un substrato necessario affinché la criminalità organizzata attecchisca. La disoccupazione strutturale permette di reclutare forza lavoro a bassissimo costo con la quale tenere bassi i costi e, quindi, i prezzi finché il mercato non sarà monopolizzato. Inoltre tale forza lavoro è impiegabile anche in attività criminali. L'uso della violenza, in particolare con la forma dell'estorsione e della concorrenza illegale, contro le imprese concorrenti collabora alla creazione del monopolio criminale.
Sul versante dei rapporti con il settore pubblico è necessario segnalare la presenza di mercati più influenzabili dalla criminalità organizzata, in quanto sono caratterizzati da alti livelli di corruzione per ottenere licenze ed autorizzazioni, rendendo più difficile l'accesso alle imprese sane. In questo modo l'intervento pubblico si presta, anche in buona fede, alla protezione del fenomeno economico criminale.
In particolare la diffusione della corruzione al Sud rende inefficace la spesa per opere pubbliche, condizionando la produttività del settore privato meridionale. Infatti il denaro pubblico viene utilizzato nei settori dove la rendita di corruzione è più elevata o dove ci sono i margini discrezionali indispensabili per gli abusi.
Inoltre il tentativo di risolvere con incentivi pubblici alle imprese il problema criminale si rileva fallimentare, in quanto si viene a creare un chiaro paradosso. Da un lato lo Stato investe maggiori fondi nelle aree a più elevato concentrazione criminale al fine di eliminare l'humus delle attività criminali, dall'altro la criminalità organizzata riesce ad attrarre ed assorbire quei fondi sia mediante la creazione di imprese fittizie sia mediante la capacità di alterare l'erogazione attraverso pressioni di varia natura sul soggetto erogatore. Di conseguenza la criminalità si rafforza nei casi di trasferimenti di denaro pubblico, in quanto i vari gruppi criminali competono per l'aggiudicazione di tali risorse e fanno pressioni affinché vengano approvate politiche economiche espansive della spesa pubblica.
Sulla base di tali premesse risulta evidente che la criminalità organizzata riesca ad espellere dal mercato per via diretta ed indiretta i concorrenti, ponendosi come un monopolista con ovvie capacità di influenza sullo Stato chiamato svolgere funzioni di regolazione e creando dei veri e propri casi di rent seeking mediante l'uso della violenza e di reati tipici come frode, corruzione e riciclaggio.
Di conseguenza le società criminali drenano risorse dai territori senza produrre ricchezza, in quanto sono fondamentalmente inefficienti. Indagini statistiche dell'università di Bologna hanno mostrato come la criminalità organizzata sia capace di produrre una perdita di PIL pro capite tra il 15 ed il 20% a causa dell'inefficiente allocazione delle risorse e dei maggiori costi per le altre imprese.
Giunti a tale acquisizione il contrasto al fenomeno criminale non è assolutamente limitabile alla mera repressione post delictum o alla prevenzione del reato. La risposta statale deve, quindi, essere capace di contrastare i sodalizi criminali sul loro terreno d'elezione, cioè il controllo dell'economia. In particolare l'obiettivo deve essere impedire la creazione di monopoli con i quali la criminalità organizzata controlla il mercato al riparo delle sfide lanciate dalla concorrenza. Infatti il libero mercato si presenta come l'unica soluzione all'economia criminale, perché incentiva la creazione di valore, favorendo l'efficiente allocazione dei fattori. Inoltre lancia una costante sfida all'esistente per perfezionarlo e svilupparlo. La forza creativa dei soggetti economici rende il mercato un gioco cooperativo a porta aperta dove la conseguenza naturale è la creazione di ricchezza.
Se lo Stato vuole davvero togliere alle imprese criminali il controllo dell'economia, deve aprire il mercato e ridurre l'intervento pubblico, in quanto la concorrenza permette di espellere l'impresa criminale dal sistema economico attraverso la libera iniziativa dell'imprenditoria sana che non si troverà a scontare costi superiori a quelli delle imprese illegali e, soprattutto, non sarà costretta a scendere a patti con la criminalità organizzata.
Dott. Raffaele Minieri
[Modificato da giusperito 13/10/2013 15:03]