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Povera Italia

Ultimo Aggiornamento: 12/08/2013 15:07
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12/08/2013 11:47
 
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(pollastro), 10/08/2013 18:00:

Dal professore Prisco, che mi prega di postare

D'accordo anche nel giudizio su Moro (di cui però ricordo che, prima di entrare nella DC, fu tentato di entrare nel partito socialista e ne fu dissuaso da un curiale importante: forse Montini, ma non vorrei sbagliarmi) di Maximilian e nelle aggiunte su Berlinguer di Trixam: lui ebbe un indirizzo coraggioso e aperturista (la famosa "terza via": fumosa, ma appunto l'unico approdo possibile per un comunista italiano intelligente di quei tempi), certo non voleva essere con Mosca e l'URSS ne diffidava: se ricordate, in Bulgaria subì anche un misterioso attentato che distrusse l'automobile in cui era, lasciandolo illeso. Era però un uomo di partito: lo tenne sì insieme in tempi difficili, ma al tempo stesso si arroccò, è giusto rilevarlo.
L'analisi di Trixam non mi sembra insomma incompatibile con quella di Maximilian e con la mia: tutte convergono, piuttosto, se non vedo male. Togliatti stalinista? Certo, ma con sofferenza e guardingo: lui rifiutò di restare in URSS, sotto Stalin aveva paura di finire "purgato", giacché "bukhariniano", insomma "di destra", in quel mondo. Io lo giudico un realista, per i tempi che gli toccarono. Siccome non sono mai stato comunista, non sarei stato nemmeno togliattiano, ma di fatto contribuì a stabilizzare la democrazia italiana nel dopoguerra. E poi non era un insopportabile "radicalchic" come gli editorialisti e i giornalisti di "Repubblica": qualunque cosa sia stata e con tutti i suoi limiti, il PCI era un vero partito popolare, non una conventicola da salotti borghesi "de sinistra".
E complimenti per l'acutezza di sguardo di Trixam: non mi dispiace affatto essere definito "moderato di ritorno". Sono "nato" a sinistra, oggi e da tempo mi sento di centro-sinistra (con l'accento piuttosto sul primo termine), ma con una sinistra liberale mi ricollocherei al posto che sento più confacente a me
[SM=g2725292]




No infatti non era incompatibile, era solo divergente sul timing. Nell'analisi di Max sembra che berlinguer sia stato un handicap, mentre io ritengo e l'ho aggiunto che sia stata la sua eredità ad essere un handicap ma senza di lui il pci sarebbe diventato una mina vagante di stampo coreano per la nostra già fragile democrazia.
Su togliatti non è a mio giudizio importante quanto fosse staliniano - la proposta rifiutata di diventare segretario del comimform nel 1947 era stata ispirata da ambienti interni al pci che volevano sostituirlo con Pietro Secchia- ma il fatto che le sue scelte, tra cui quella più importante della svolta di Salerno, furono dettate da Mosca. In questo senso non era un segretario autonomo e non avrebbe potuto esserlo nessun altro data la presenza ingombrante di Giuseppe Stalin che ricordiamolo fino al ventesimo congresso fu un eroe popolare anche in occidente in quanto vincitore del nazismo e padre dei lavoratori.


Sono anche in gran parte d'accordo con quello che avete scritto su fascismo e dintorno con alcune differenze marginali ed una significativa.
Ad esempio secondo me durante il fascismo non ci fu una integrazione delle masse come soggetto politico e quindi non ci fu partecipazione politica, ci fu una partecipazione alle istituzioni stratificate dal fascismo per il controllo dell'individuo dall'alba al tramonto che è una cosa diversa.
Alberto Mingardi ha ricordato in un bell articolo che un grande liberale come Don Luigi Sturzo affermava che il fascismo abolì la partecipazione all'amministrazione e al potere della cosa pubblica rendendo il cittadino estraneo agli interessi comuni, personalmente concordo con Don Sturzo.
Anzi questa è una delle continuità che ci portiamo dietro oggi con i cittadini che pretendono indignati quando devono avere dallo stato ed invece si sentono estranei quando devono dare, soprattutto quando si tratta di pagare le tasse(detto le tasse italiane sono scandalose).
Quindi l'affermazione di Max al limite vale per alcuni membri delle elite dei futuri partiti repubblicani che si avvicinarono alla politica dentro il fascismo come moro e fanfani che infatti di danni ne fecero parecchi quando presero in mano la Dc.
Se aldo moro non avesse vissuto la tragedia che ha posto fine alla sua vita oggi sarebbe ricordato come uno dei peggiori politici mai avuti dall'Italia, i suoi governi furono tra i più catastrofici della storia repubblicana.

Ma soprattutto col fascismo cominciò quella cultura fatta della supremazia del diritto pubblico sul privato, dell'impresa pubblica sull'iniziativa privata, della collusione tra governo e grandi gruppi, della stampa filogovernativa a prescindere, del partito come strumento di scalata sociale, della chiesa disposta a concedere il suo sostegno in nome di una realpolitik vaticana. Tutti elementi che sono rimasti immutati negli ultimi 80 anni e che hanno fossilizzato il paese.
Venuti meno la monarchia e il fascismo sono entrati dentro la partitocrazia, i sidancati confederali, le nuove lobbies, ma gli assetti di potere in Italia sono rimasti quelli di un blocco conservatore che impedisce di cambiare qualsiasi cosa, per questo chiunque vada al governo anche con le migliori intenzioni dopo 6 mesi diventa la fotocopia di quelli che c'erano prima. Un sistema di potere che si basa su un blocco sociale costituito da una classe media costruita in vitro con decenni di politiche assistenzialistiche che dipende fortemente dalla politica ed è perciò molto facilmente condizionabile.
Anche questa fu tutta una invenzione fascista. Questi sono gli elementi di continuità tra il ventennio ed oggi e per altro sono i punti di anomali su cui la globalizzazione ha picchiato duro e per difendere questo status quo i governi degli ultimi 20 hanno scientemente rifiutato di mettere in atto riforme
Poi possiamo discutere sulla conformazione politica del paese che non c'è dubbio sia conservatore condita con caricature ideologiche folli, ma questo assume una valenza secondaria.


Ps Permettetemi però di dire che trovo proprio fastidioso l'utilizzo di certi di una retorica fascista del tipo è tutta colpa del popolo bue che mi ricorda la retorica mussoliniana: "questa è guerra per giapponesi e tedeschi, non per noi. Siamo una razza debole. Non ho il materiale umano per vincere la guerra".
Questo mentre ad El Alamein gli uomini della folgore e della Brescia armati solo di fucili si immolavano con folle coraggio contro i carri armati inglesi, a ben vedere ancora oggi una metafora del disgraziato paese a forma di stivale.


Buone vacanze a tutti.
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