Dal professore Prisco, che mi prega di postare
D'accordo anche nel giudizio su Moro (di cui però ricordo che, prima di entrare nella DC, fu tentato di entrare nel partito socialista e ne fu dissuaso da un curiale importante: forse Montini, ma non vorrei sbagliarmi) di Maximilian e nelle aggiunte su Berlinguer di Trixam: lui ebbe un indirizzo coraggioso e aperturista (la famosa "terza via": fumosa, ma appunto l'unico approdo possibile per un comunista italiano intelligente di quei tempi), certo non voleva essere con Mosca e l'URSS ne diffidava: se ricordate, in Bulgaria subì anche un misterioso attentato che distrusse l'automobile in cui era, lasciandolo illeso. Era però un uomo di partito: lo tenne sì insieme in tempi difficili, ma al tempo stesso si arroccò, è giusto rilevarlo.
L'analisi di Trixam non mi sembra insomma incompatibile con quella di Maximilian e con la mia: tutte convergono, piuttosto, se non vedo male. Togliatti stalinista? Certo, ma con sofferenza e guardingo: lui rifiutò di restare in URSS, sotto Stalin aveva paura di finire "purgato", giacché "bukhariniano", insomma "di destra", in quel mondo. Io lo giudico un realista, per i tempi che gli toccarono. Siccome non sono mai stato comunista, non sarei stato nemmeno togliattiano, ma di fatto contribuì a stabilizzare la democrazia italiana nel dopoguerra. E poi non era un insopportabile "radicalchic" come gli editorialisti e i giornalisti di "Repubblica": qualunque cosa sia stata e con tutti i suoi limiti, il PCI era un vero partito popolare, non una conventicola da salotti borghesi "de sinistra".
E complimenti per l'acutezza di sguardo di Trixam: non mi dispiace affatto essere definito "moderato di ritorno". Sono "nato" a sinistra, oggi e da tempo mi sento di centro-sinistra (con l'accento piuttosto sul primo termine), ma con una sinistra liberale mi ricollocherei al posto che sento più confacente a me