| | | | Post: 2.074 Post: 2.074 | Utente Veteran | | OFFLINE | |
|
24/05/2013 17:51 | |
Dal professore Prisco, che mi prega di postare
Premesso che confesso di non parlare l'inglese ed è una lacuna gravissima, che sto da tempo colmando, cioè prendo lezioni e sento cassette (anche se la toppa si sentirà sempre, perché ben altro è invece imparare a pensare in una lingua straniera appresa fin da piccoli assieme alla propria), che invece conosco bene il francese e lo spagnolo e intendo il tedesco e lo spagnolo, che lo studio dell'inglese dovrebbe essere precoce e obbligatorio per tutti, fin dalle elementari, qual è il senso di corsi obbligatorii in una lingua (una qualunque) diversa da quella del luogo in cui sorge una scuola o un'università? Mi pare che si confondano le giuste esigenze di internazionalizzazione e di maggiori opportunità per tutti con la resa provinciale ai rapporti di forza (che sono ovviamente anche linguistico-idiomatici) insomma al mercato, ai dané. Nessun nazionalismo, nessuna chiusura, l'ho scritto; ma imporre una lingua obbligatoria [una sola) per le lezioni mi fa venire in mente la Cina e il Tibet |
|
|