Dal professore Prisco e da Pollastro, che condividono entrambi e stavolta scrivono a due teste e quattro mani (praticamente un mostro
)
"Non condivido le tue idee, ma darei la vita per permetterti di sostenerle", insegnava Voltaire. Quindi il problema per noi non sono Sallustri e Farina: non li stimiamo, ma non li censuriamo perché ci sono antipatici. Il problema è la diffamazione. Il giornalismo serio non va intimidito, ma incoraggiato, però l'onore delle persone è un bene giuridico fondamentale, col quale oggi si scherza con troppa facilità e
Internet non aiuta: come dimostra anche il caso Carofiglio, si postano con troppa leggerezza messaggi non sorvegliati nella forma e infondati nel merito; un giudizio forte e duro, argomentato, anche se il destinatario non lo condivide e se un lettore ne restasse sconcertato, è sacro, mentre una forma espressiva inutilmente e sgraziatamente maleducata, o l'attribuzione di fatti falsi, o l'insulto puro e semplice, sono semplicemente porcate. La libertà di stampa non c'entra: anch'essa è valore fondante, ma è come la libertà di parola: certo che non va compressa, anzi, ma non c'è bisogno di urlare per esercitarla. Sallustri è un giornalista potente, che è solito invece proprio "drogare" l'informazione. Deve imparare invece anche lui che le parole sono pietre, fanno male, ma vanno dosate. Il caso Boffo (di cui fu protagonista e confezionatore Feltri) è illuminante. Lo si affidi allora non al carcere, ma ai servizi sociali, però mediti finalmente sul fatto che la penna può e deve essere un'arma per svelare e denunciare (poi nel merito chi legge valuterà), tuttavia non per ammazzare moralmente la dignità delle persone. Lo si affidi ai servizi sociali e non alla galera, ma non ne se ne faccia il martire che non è: a suo tempo - tra i giornalisti di destra - Guareschi, condannato per avere diffamato De Gasperi, andò in carcere con ben altra scgiena diritta. Scriveremmo le stesse cose anche se protagonisti dell'episodio fosseri stati un giornalista e una testata di sinistra, del genere del "Fatto Quotidiano" (equivalente del
Giornale a sinistra; tra noi due li chiamiamo appunto
Il Giornalaccio e
Il Fattaccio)), giacché il punto è di principio generale.Troppa superficialità in tutti, troppo poco autocontrollo, troppa poca pratica di sfumature e dubbi, troppa ansia di
scoop infondati, che porta a "drogare" il linguaggio e a sparare titoli e bufale non verificate. Occorre tornare ad un naggiore equilibrio e il diritto (penale e civile, coi risarcimenti dei danni, anche solo simbolici) hanno una parte da fare, in questo