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Il Ministro Profumo e l'ora di religione /cattolica) a scuola

Ultimo Aggiornamento: 27/09/2012 20:48
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26/09/2012 12:05
 
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Io sono amaramente convinto che la scelta tra cultura e tecnica non sia affatto libera. Se provengo da una famiglia che fa già dei sacrifici per mandarmi all'Università non posso scegliere di specializzarmi nella poetica di Leopardi, o per meglio dire posso pure farlo ma devo essere consapevole del fatto che probabilmente non raggiungerò un livello di emancipazione economica tale da ripagare gli sforzi della mia famiglia. Se provengo da una famiglia ricca posso dedicarmi a tutto l'otium cum dignitate che desidero, per anni, tanto nessuno - in primis la mia coscienza - avrà da ridire. La tecnica può offrire opportunità maggiori proprio per chi ha necessità in senso stretto di lavorare. Non sono un fautore del Dio Mercato ma sinceramente credo che l'Università debba puntare sulla formazione tecnica e non sull'arricchimento culturale: d'altronde, gli innumerevoli esami storici e filosofici e la formazione prettamente teorica non sembrano aver dato buoni frutti, se si guarda al livello culturale medio dello studente in Giurisprudenza: e allora non sarebbe il caso di puntare sulle competenze, insegnandoci a scrivere e a "fare" diritto, anzichè riservarlo a costosissimi corsi privati dopo l'Università?Non ritengo necessario abolire questi esami, ma sicuramente andrebbero molto ridimensionati, perchè se un ragazzo non vuole leggere Dei delitti e delle pene pur essendo iscritto a Giurisprudenza non è certo imponendoglielo che si instilla in lui la volontà di farlo. Piuttosto è la modalità di insegnamento degli esami fondamentali che andrebbe radicalmente mutata: corsi più lunghi, preferibilmente annuali, prove intercorso scritte, seminari che non siano pedisseque lezioni. Istituzioni di diritto Romano e Storia del diritto Romano andrebbero di nuovo accorpati; idem per Medievale e Moderno e Storia della Giustizia; un esame di Filosofia del diritto basta e avanza, se fatto bene. Possiamo fare i romantici quanto vogliamo ma, brutalmente, fuori di qui noi studenti non solo non abbiamo mai visto un atto processuale ma spesso e volentieri non abbiamo neanche recepito nulla di esami che dovrebbero essere formativi e non informativi.
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26/09/2012 13:38
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Ah, ma sei quello? Bravo! Sto scrivendo una cosa anche su questo argomento, quando è pronta ti segnalo il sito dove la pubblicherò. Un abbraccio, gran bella testa. Spiega tu ai tuoi colleghi che gli interventi in seduta li faccio per valorizzare. non per "scarrupare" (nel tuo caso, la professoressa Reduzzi mi aveva detto prima che l'allievo della tesi sulla democrazia a Roma era bravo e lei gradiva che io lo "sfruculiassi", così avrebbe fatto ottima figura. E infatti...)
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26/09/2012 13:48
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

No, Raffaele. Sono più che d'accordo sulla necessità di un'università pratica, oltreché teorica e l'ho scritto qui e detto in sedi ufficiali molte volte, ma la cultura critica non è un optional , è solo la tecnica appresa e padroneggiata bene, cioè facendola diventare un problema. Non penso ad un otium in Arcadia, a qualcosa di astratto, ma a coltivarsi per imparare a pensare, che non è perdere tempo, ma guadagnarlo. Nessun genitore può essere orgoglioso di esserlo di un robot e solo l' essere persone pensanti produce (forse) successo nella vita. "Forse" perché le incognite ovviamente sono tante, ma certo non sarà l'avere imparato a pensare che impedirà a qualcuno di emergere; potrebbe purtroppo succedere (naturalmente non glielo auguro, anzi le auguro successo e felicità personale e così per tutti), ma dipenderebbe da altro
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26/09/2012 15:32
 
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Filosofico e' un bel sito, peccato che l'autore sia l'esempio lampante della cultura fine a se stessa (e sarebbe il caso di informarsi un po' sulle vicende connesse prima di ergere monumenti).

Professore non si alteri, e non mi faccia la supercazzola all'Azzeccagarbugli, qualche libro ho avuto modo di leggerlo anche io (compresi i suoi). [SM=g2725401]
[Modificato da ObbligazioneNaturale 26/09/2012 15:33]
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26/09/2012 16:27
 
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Credo di essermi espresso in maniera infelice, e me ne scuso. Io sono convinto che il pensiero critico sia importante, anzi essenziale, ma che non sia sconnesso dalla tecnica: sinceramente mi hanno messo in moto il cervello molto di più lezioni appassionate di diritto penale e di procedura penale piuttosto che quelle di Storia del diritto romano o di Filosofia del diritto. Per me un'Università che predilige la tecnica non è quella che insegna a compilare moduli prestampati riducendoci a robot, ma è un'Università che miri alla sostanza delle cose. Nessuno vuole il giurista schiavo del Diritto anzichè interprete ma a questo punto bisognerebbe osare: nessuno me ne voglia, lungi da me offendere qualcuno, ma consentiamo l'accesso solo a chi ha una maturità liceale. Come pretendiamo che gli esami storico-filosofici lascino qualcosa a chi non ha - senza sua colpa ovviamente - mai sentito parlare di Hegel o Cicerone?
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26/09/2012 21:45
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Eh no, Obbligaziò: io mi altero solo kon ki sckrive kosì, nn kon ki è intelligente e simpatico; distingui l'ironia dall'alterazione, per carità. Né sponsorizzo alcun sito o personaggio, che non conosco, ma un modo di pensare: Ciampi (un fior di tecnico, no?) è laureato in lettere, per dire

A Raffaele e a tutti: vedete, potete anche lapidarmi, ma io credo nel rapporto di formazione come trasmissione di esperienza dall'Anziano al Giovane e di freschezza e provocazioni nuove dal Giovane all'Anziano. Credo che insegnare sia "addomesticare la volpe", come scriveva Saint Exupéry nel "Piccolo Principe" e quindi nella fatica di trasmettere e in quella di ricevere e rilanciare pensieri, in un rapporto lungo, duro e di scambio reciproco. Insegno solo per chi lo capisce, degli altri non me ne frega ormai più nulla, nella maniera più assoluta. Andassero al Cepu, studiassero dispense, ecc...Nel pensiero esoterico (lo scrittore era massone), ma anche in quello religioso cristiano delle origini (il Maestro e gli Apostoli) c'è chi trasmette Sapienza e Grazia e porta verso la Luce. Ma non voglio fare discorsi difficili. Non sono un grande giurista, ma un maestro artigiano: voglio insegnare a fare buone scarpe, ma l'artigianato si insegna e apprende con pazienza e tempo; se no si riescono a fare solo le scarpe e i jeans di quattro soldi e di qualità da chiavica delle bancarelle o dei negozi dei cinesi, mi spiego?
Raffaé, proprio perché ti voglio bene: ma un manuale serio (non una dispensa) di storia e uno di filosofia non te li puoi studiare per tua cultura, il che sarebbe fondamentale? E' sbagliata la scuola che non fa studiare a tutti la storia e la filosofia, ma siccome sei serio (e la scuola fa schifo, concordo) e sei per tua fortuna giovane, ti consiglio di farlo: ti si allargherà la mente e poi mi ringrazierai. Se credi che dietro ogni scelta tecnica non ci sia la filosofia, scusa, ma sei ingenuo o un po' superficiale. Pensa (sto al tuo esempio) a come è organizzato un processo inquisitorio e uno accusatorio, al perché, a con quali idee di base rispettivamente, per quali Paesi e per quali tempi, ecc... e poi mi dici se la filosofia del rapporto autorità/libertà, sul ruolo dell'opinione pubblica, sul tipo e qualità della pena, sul ruolo del giudice e/o della giuria, dell'accusa e della difesa ecc... c'entra o non c'entra
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Utente Gold
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26/09/2012 23:54
 
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Re:
ObbligazioneNaturale, 25/09/2012 22.43:

Francamente dell'obbligatorieta' di materie come: diritto ecclesiastico, romano, storia della giustizia, storia del diritto, storia del diritto romano, filosofia del diritto (I, il due mi e' piaciuto) e tante altre non riesco ancor oggi a cogliere l'utilita'.
[SM=g2725401]

In compenso avrei preferito che discipline come economia, matematica finanziaria, contabilita', statistica, diritto commerciale internazionale, tributario e tante altre avessero lo stesso trattamento "nobiliare" di quelle sopracitate, magari un po' di storia/geopolitca e di relazioni internazionali le si poteva aggiungere al nostro percorso. Vorrei una facolta' vivente, si e' capito?


Negli Stati Uniti, legge e' una scuola professionale post-lauream alla quale gli studenti accedono dopo aver studiato cio' che credono sia piu' utile, questa e' la differenza tra le sponde dell'Atlantico.



E c'e' sempre la follia di farci studiare 1200 pagine di commerciale tutte d'un colpo (fire and forget tra l'altro) quando la materia per spessore e pesantezza andrebbe trattata ed approfondita nel corso di piu' esami e anche dal profilo economico. Questione che e' stata sollevata piu' volte nelle opportune sedi, il professore certamente ricorda. [SM=g2725401]






Completamente in disaccordo!!!Sono stati esami meravigliosi, studiati da cima a fondo e, ancora oggi, li ricordo. Più che altro, li metterei tra quelli a scelta e farei lo stesso con economia e scienze delle finanze. A parer mio, questi esami dovrebbero esser sostenuti da chi ha particolari inclinazioni per le materie. Io avrei sostenuto molto volentieri diretto ed esecuzioni penale militare, crimonologia e medicina legale. Ma, purtroppo, non "tiravano"abbastanza...eppure, nell'ottica di un futuro avvocato penalista, risulterebbero infinitamente + gradite. Non dico di eliminare economia, ma rendere l'esame + accessibile, questo sì. Non esiste che questi esami economici debbano esser sostenuti in modo scritto ed eventualmente orale con un alto tasso di difficoltà?
Mi auguro che nessun professore la prenda male, ma a volte ci sono troppe manie di protagonismo.
Quanto all'oggetto del topic, beh, è la mia tesi di laurea. Cresciuta in un ambiente ultrareligioso, non mi sono mai piaciute le imposizioni religiose. Siamo nel terzo millennio, la questione dell'insegnamento della religione cattolica a scuola è trito e ritrito. Non se può più!!!In un clima di perpetuo multiculturalismo, poi, è inaccettabile.



For you I was a flame....love, is a losing game....


Quando stai per mollare, fermati un attimo a pensare al motivo per il quale hai resistito fino ad ora ... Pensa alla meta, non a quanto sia lungo il tragitto. Rimboccati le maniche e non aver paura della fatica. Guardati allo specchio e riconosci quel sognatore che ti sta di fronte. Lotta e combatti. E quando ciò che desideri sarà tuo, una mano al cuore e sentirai in ogni singolo battito l'eco di ognuno dei passi che hai compiuto. E se avrai qualche cicatrice non preoccuparti, non c'e vittoria senza una ferita di guerra, non c'è arcobaleno senza la pioggia.
27/09/2012 13:14
 
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Re:
(pollastro), 26/09/2012 21.45:

Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Eh no, Obbligaziò: io mi altero solo kon ki sckrive kosì, nn kon ki è intelligente e simpatico; distingui l'ironia dall'alterazione, per carità. Né sponsorizzo alcun sito o personaggio, che non conosco, ma un modo di pensare: Ciampi (un fior di tecnico, no?) è laureato in lettere, per dire

A Raffaele e a tutti: vedete, potete anche lapidarmi, ma io credo nel rapporto di formazione come trasmissione di esperienza dall'Anziano al Giovane e di freschezza e provocazioni nuove dal Giovane all'Anziano. Credo che insegnare sia "addomesticare la volpe", come scriveva Saint Exupéry nel "Piccolo Principe" e quindi nella fatica di trasmettere e in quella di ricevere e rilanciare pensieri, in un rapporto lungo, duro e di scambio reciproco. Insegno solo per chi lo capisce, degli altri non me ne frega ormai più nulla, nella maniera più assoluta. Andassero al Cepu, studiassero dispense, ecc...Nel pensiero esoterico (lo scrittore era massone), ma anche in quello religioso cristiano delle origini (il Maestro e gli Apostoli) c'è chi trasmette Sapienza e Grazia e porta verso la Luce. Ma non voglio fare discorsi difficili. Non sono un grande giurista, ma un maestro artigiano: voglio insegnare a fare buone scarpe, ma l'artigianato si insegna e apprende con pazienza e tempo; se no si riescono a fare solo le scarpe e i jeans di quattro soldi e di qualità da chiavica delle bancarelle o dei negozi dei cinesi, mi spiego?
Raffaé, proprio perché ti voglio bene: ma un manuale serio (non una dispensa) di storia e uno di filosofia non te li puoi studiare per tua cultura, il che sarebbe fondamentale? E' sbagliata la scuola che non fa studiare a tutti la storia e la filosofia, ma siccome sei serio (e la scuola fa schifo, concordo) e sei per tua fortuna giovane, ti consiglio di farlo: ti si allargherà la mente e poi mi ringrazierai. Se credi che dietro ogni scelta tecnica non ci sia la filosofia, scusa, ma sei ingenuo o un po' superficiale. Pensa (sto al tuo esempio) a come è organizzato un processo inquisitorio e uno accusatorio, al perché, a con quali idee di base rispettivamente, per quali Paesi e per quali tempi, ecc... e poi mi dici se la filosofia del rapporto autorità/libertà, sul ruolo dell'opinione pubblica, sul tipo e qualità della pena, sul ruolo del giudice e/o della giuria, dell'accusa e della difesa ecc... c'entra o non c'entra




non e' proprio una bella immagine, non c'e' niente di peggio dell'essere addomesticati, grazie a questo metodo molti "geni" sono stati bocciati perchè o troppo avanti, o non compresi dal loro povero maestro.Il bravo maestro non e' colui che ti schiaccia con il suo sapere, sperando che all'alunno resti qualcosa di cio' che si e' trasmesso.Il bravo maestro e' colui che ti spinge ad arrivare alla comprensione delle cose con le tue gambe, colui che ti da' stimoli, senza che tu te ne accorga.




ovviamente pochi alunni meritano tanto. [SM=x43820]
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27/09/2012 15:36
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Cara Letizia, l'immagine va invece colta nel contesto di un libro che è un capolavoro di letteratura e di pensiero; mi dispiace, ma mostri di non averlo letto, o forse di averlo letto superficialmente. Se ti fai vedere al corso, avrò piacere di conoscerti e di donartene ua copia. Così incominceremo ad "addomesticarci" reciprocamente, cioè a renderci vicendevolmente "di casa", ad educarci alle nostre reazioni in presenza dell'altro. E' precisamente quello che tu hai fatto e fai col tuo ragazzo e coi tuoi amici e loro con te, distinguendo in questo modo il vostro rapporto dalla massa e rendendolo unico e speciale. Il buon Maestro (l'ho scritto) non schiaccia l'allievo, né questi si sente schiacciato se impara dal primo e si sviluppa poi in modo autonomo. Nè - ancora il Maestro si sente offeso se il buon allievo col tempo lo supera. "Addomesticarsi" reciprocamente (dice lo scrittore e condivido io per il rapporto professore - allievo; è la volpe che chiede al piccolo Principe di essere addomesticata, così tra tante volpi diventerà la sola importante per lui) è rendersi appunto rispettivamente unici, "domestici", cioè "di casa": di chi è così per te tu ti fidi e lui/lei si fida di te [SM=g2725292]
27/09/2012 17:11
 
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Re:
(pollastro), 27/09/2012 15.36:

Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Cara Letizia, l'immagine va invece colta nel contesto di un libro che è un capolavoro di letteratura e di pensiero; mi dispiace, ma mostri di non averlo letto, o forse di averlo letto superficialmente. Se ti fai vedere al corso, avrò piacere di conoscerti e di donartene ua copia. Così incominceremo ad "addomesticarci" reciprocamente, cioè a renderci vicendevolmente "di casa", ad educarci alle nostre reazioni in presenza dell'altro. E' precisamente quello che tu hai fatto e fai col tuo ragazzo e coi tuoi amici e loro con te, distinguendo in questo modo il vostro rapporto dalla massa e rendendolo unico e speciale. Il buon Maestro (l'ho scritto) non schiaccia l'allievo, né questi si sente schiacciato se impara dal primo e si sviluppa poi in modo autonomo. Nè - ancora il Maestro si sente offeso se il buon allievo col tempo lo supera. "Addomesticarsi" reciprocamente (dice lo scrittore e condivido io per il rapporto professore - allievo; è la volpe che chiede al piccolo Principe di essere addomesticata, così tra tante volpi diventerà la sola importante per lui) è rendersi appunto rispettivamente unici, "domestici", cioè "di casa": di chi è così per te tu ti fidi e lui/lei si fida di te [SM=g2725292]




Prof ho letto il libro, e devo dire che all'inizio mi era piaciuto per i motivi che lei ha esposto, ma poi ho cambiato idea, diciamo che l' ho rivalutato in negativo.E'vero che la volpe chiede di essere addomesticata, perche' cosi riesce a capire " il colore del grano" , ma e' cmq un' arma a doppio taglio, un modo per allineare,conformare le personalita'.Cmq, sono solo punti di vista diversi, del resto i libri hanno finali e significati diversi a seconda di chi legge [SM=x43805] [SM=g2725292]
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27/09/2012 17:39
 
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Il mio esempio andava proprio in questa direzione: non rinnego l'importanza della Cultura per capire la Tecnica, ma, sarà che non ho avuto la fortuna di avere professori stimolanti di Filosofia del diritto e co., a svelarmi le scelte di valore dietro le norme sono stati proprio professori che, secondo il senso comune, avrebbero dovuto solo spiegarmi gli articoli di legge. Sinceramente, se ho colto il senso di quelle lezioni non è certo grazie agli esami storici fatti precedentemente. D'altronde, caro prof. Prisco, Lei sostiene che soffermarsi sulla cultura - ammesso e non concesso che l'Università debba e possa fornire cultura, dal momento che sono molto scettico sull'effetto che un mero corso trimestrale di storia possa avere sulla formazione culturale di un individuo - serva a darci una marcia in più per capire il diritto. Basta assistere ad una sessione d'esami di Procedura civile o penale, prima della laurea, oppure alla nostra totale ignoranza e incompetenza dopo, per capire che c'è qualcosa che non va. O queste materie fondanti servono ma vengono impartite male, oppure ciò è la prova che non servono affatto a capire meglio il diritto a meno che, e qui torniamo al punto di partenza, uno la predisposizione all'arricchimento culturale non ce l'abbia già. Sono d'accordo anch'io sul fatto che un giurista che abbia letto l'Antigone sia un giurista migliore, ma non è questo che chiedo all'Università. Sono giovane e inesperto e spero vivamente di cambiare idea ma credo che al mondo del lavoro tutto ciò non interessi affatto. O per meglio dire, al mondo del lavoro interessano certe qualità, connesse ad una buona tecnica, per le quali una buona formazione culturale è prodromica; ma queste qualità l'Università non è, o non è più, in grado in instillarle. La Federico II ha un impianto fallimentare: dopo la laurea non so nemmeno scrivere un contratto, nonostante il tempo speso ad imparare come è diviso il Corpus Juris, e dovrò spendere altro tempo per imparare concretamente come vive il diritto, quando il post-lauream in tutti i Paesi civili serve per affinare le competenze non per acquisirle.
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27/09/2012 17:40
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

No, Letizia: è solo un percorso iniziatico. Solo chi capisce "il colore del grano" e "ha tempo per coltivare la sua rosa" va verso la Luce. Gli altri facessero pure le scarpe dei cinesi; come ho scritto, io non sono un Maestro da bancarella. Cioè sono un professore per pochi, dei più non mi curo. Oggi la maggior parte degli studenti vuole le scarpe dei cinesi (non ce l'ho con i cinesi, che devono campare, ma con chi compra o impara a costruire - "a dozzina" - le scarpe da loro; gente che non ama la qualità, che è il prodotto solo di un duro lavoro su se stessi)
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27/09/2012 17:58
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Vorrei dire a Raffaele che "quoto tutto" (come dite voi) quanto lui scrive: un corso trimestrale non basta per nessuna materia, il diritto non si studia solo in teoria e senza "mettere le mani in pasta" (cioè senza scrivere atti ed esaminare e discutere giurisprudenza concreta, ecc...), è vero che fate gli esami di diritto e procedura civile (o altri, è solo un esempio), ma non sapreste scrivere un atto, né ve lo chiedono. Condivido che questo approccio sia del tutto sbagliato e, se me ne andrò dall'università con molto anticipo, questo accadrà perché avrò perso una battaglia su due fronti: verso i colleghi, il cui metodo è spesso superato, ma anche verso i ragazzi che perlopiù amano le pappardelle (portavo in aula sentenze nuove, italiane e straniere, perché ognuno le commentasse, fino a che ho scoperto che mi riportavano sì i commenti da casa, ma col copia/incolla da Internet). La Federico II fallimentare? Guarda alla "Sapienza", è uguale: nelle università dei grandi numeri non si può lavorare veramente bene, in profondità, sul "pezzo" singolo; ma quelle dei piccoli numeri d'altra parte non si reggono finanziariamente. Colpa di noi docenti? Di molti sì, ma che dire di una studentessa che mi cercò per la tesi e solo al secondo incontro realizzò che avrebbe in realtà voluto parlare con un altro professore, cioè il povero collega Di Prisco? Non sapeva nemmeno come mi chiamo, non ci distingueva, né distingueva le nostre materie. Quanto al problema più generale, un giorno capirai da solo che la tecnica senza cultura è cieca (cioè non ha guida) e la cultura senza tecnica è inutile e impotente (cioè è autoreferenziale e basta). Auguri per la tua vita
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27/09/2012 20:04
 
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Re:
Raffaele_23, 27/09/2012 17.39:

La Federico II ha un impianto fallimentare: dopo la laurea non so nemmeno scrivere un contratto, nonostante il tempo speso ad imparare come è diviso il Corpus Juris, e dovrò spendere altro tempo per imparare concretamente come vive il diritto, quando il post-lauream in tutti i Paesi civili serve per affinare le competenze non per acquisirle.




Si sta buttando l'acqua sporca col bambino.
La concenzione e la struttura universitaria nazionale non si presenta tanto fallimentare quanto inadeguata.
Essenzialmente vetusta e provincialotta sicchè fin quando restiamo nei nostri confini nazionali ancora regge,ma una volta fuori palesa tutti i suoi limiti ( ad esempio, v. specializzazione dei corsi)
La Federico II non rappresenta un'eccellenza,ma all'interno del sistema italia "se la gioca" con le prime.
Tutto sta nel comprendere-e lo facciamo tutti troppo tardi- quale strada seguire nel postlaurea.
Personalmente consiglierei la nostra università solo a chi volesse intraprendere la carriera notarile o magistratuale,i crediti con corsi e docenti si recuperano tutti in fase di concorso.
Per gli altri-mi perdonerete- il gioco non vale la candela: ci sono altre università dove un aspirante avvocato può avere una specializzazione di base migliore o "gli altri" laurearsi con meno grattacapi ( non certo con i punti della q8).


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27/09/2012 20:48
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Sarebbe scorretto che facessi pubblicità comparativa, ma sono in parte d'accordo con Connormaclaud. Sulle professioni classiche del settore legale, la Federico II dà ancora buoni risultati (ma la platea studentesca si è drammaticamente abbassata di qualità negli ultimi tre o quattro anni: non si legge un buon libro non universitario, si frequentano corsi in silenzio, si studiano dispense e quindi si mira a prendere l'esame, non ad apprendere il ragionamento, si scrive anche ortograficamente male), sul diritto applicato all'economia ci sono note università private che sono più produttive. Sono però costose, come le telematiche, con la differenza che le prime sono mediocri (non fatevi sedurre: se la vendono bene, ma i programmi sono ridotti e gli esami "domestici"), le seconde proprio pessime. La Federico II è abbastanza internazionalizzata, poi, se si guarda all'Erasmus. La vera differenza, convincetevi, la fanno gli studenti: chi vuole studiare, lo fa, ma deve volerlo veramente, deve distinguersi, deve "addomesticarsi" coi professori. Assolutamente non penso - nel dirlo - a nulla di illecito o scorretto, ma a quella "domesticità" e confidenzialità che, come ho spiegato sopra, nasce dallo stimare e dall'essere stimati. Il segreto di Pulcinella è sempre (anche fuori dell'università) il distinguersi nella massa: non certo mostrando le gambe, se donne, o procurando clienti al professore - avvocato, ma usando il cervello, il senso critico, mettendosi in evidenza per serietà, volendo maturare. Non è insomma questione di voti e di lecchinaggio, stimo infatti molto studenti con medie non per forza altissime; parlo di un abito mentale adulto
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