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Ritornano a grande richiesta i seminari di Diritto e Letteratura

Ultimo Aggiornamento: 30/04/2012 21:40
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26/04/2012 16:25
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Grazie delle risposte. A Letizia replico che, come qualcuno ha inteso bene, intendevo dire che la vita professionale è spietata con chi è ignorante perché non ha studiato bene. Potrà avere successi effimeri, ma assicuro che da un avvocato superficialmente brillante, però ignorante e impreparato, la gente - quando si accorge di quale pasta vera sia fatto - non ci va, o non ci torna. Ed è solo un esempio. Essere paraculi può riuscire una volta, ma la seconda no... A cucciolottastupenda, che ringrazio comunque per avere accettato il dialogo, devo però dire che alle mie osservazioni si è in fondo sottratta. Mi sembra che lei coltivi una visione - come dire? - tutta e solo efficientista dello studio (vedi la sua preferenza per la Moot Court competition, se si chiama così, che lei auspica o l'assoluzione delle dispense "per mancanza di tempo degli studenti e perché le parti speciali sono inutili", se interpreto bene il suo pensiero). Per imparare a ragionare, invece, tempo e libri non sono mai troppi, a mio parere; ma per lei l'importante evidentemente è fare in fretta (sottinteso: fare anche bene è un optional, vedi il tuo plauso favore per i sette appelli all'anno; ribadisco invece che dovrebbe essercene solo uno e frequenza ai corsi obbligatoria e partecipata, non da belle statuine in silenzio... )Intendiamoci: per me pure il non perdere tempo è essenziale, lo dico anche da genitore di un vostro collega. Il fatto è però che quando si studia problematicamente il tempo non è mai perduto. Imparare a pensare per crescere non è una competition, insomma, semmai è una (se riesco a spiegarmi) self-humanization, a volere usare lo stesso linguaggio (inglese, non a caso: non volermene, cucciolotta, ma sei anche tu vittima incolpevole e forzata della moda dei tempi...). Io avevo fatto un esempio specifico: assegnavo tesine e commenti di sentenze; ebbene: me le riportavano copiate/incollate integralmente da Internet. Forse non facevo fare una competition ed è vero che detesto le slides e in genere gli anglicismi inutili, ma comunque ho dovuto togliere tutto da mezzo e che cosa ci hanno guadagnato gli studenti? A lezione inoltre invito a partecipare e faccio domande qua e là: non conoscono le cose essenziali dei manuali di base degli esami prima del mio, altro che parti speciali! Capisco, cara cucciolotta, che ti senti già un avvocato di ufficio. Però, se i tuoi patrocinati sono come certe cape di cocozza (non nel senso del mio collega) che sempre più spesso incontro in giro tra gli studenti, ti assicuro che la causa è persa. E' come la faccenda degli errori di ortografia: chiaro che non spetta all'università correggerli, ci mancherebbe altro! Però chi sa di essere debole in materia si mette da solo a riparare il buco, o no? Tra le altre cose, invece, purtroppo non c'è in giro molto amor proprio e si vede tanta arroganza. Così ritorno a rispondere a Letizia: gente così può anche brillare un attimo - vedi i tizi del "Grande Fratello - ma quanto credi che durerà nella sostanza?
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26/04/2012 16:58
 
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Re:
(pollastro), 26/04/2012 16.25:

Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Grazie delle risposte. A Letizia replico che, come qualcuno ha inteso bene, intendevo dire che la vita professionale è spietata con chi è ignorante perché non ha studiato bene. Potrà avere successi effimeri, ma assicuro che da un avvocato superficialmente brillante, però ignorante e impreparato, la gente - quando si accorge di quale pasta vera sia fatto - non ci va, o non ci torna. Ed è solo un esempio. Essere paraculi può riuscire una volta, ma la seconda no... A cucciolottastupenda, che ringrazio comunque per avere accettato il dialogo, devo però dire che alle mie osservazioni si è in fondo sottratta. Mi sembra che lei coltivi una visione - come dire? - tutta e solo efficientista dello studio (vedi la sua preferenza per la Moot Court competition, se si chiama così, che lei auspica o l'assoluzione delle dispense "per mancanza di tempo degli studenti e perché le parti speciali sono inutili", se interpreto bene il suo pensiero). Per imparare a ragionare, invece, tempo e libri non sono mai troppi, a mio parere; ma per lei l'importante evidentemente è fare in fretta (sottinteso: fare anche bene è un optional, vedi il tuo plauso favore per i sette appelli all'anno; ribadisco invece che dovrebbe essercene solo uno e frequenza ai corsi obbligatoria e partecipata, non da belle statuine in silenzio... )Intendiamoci: per me pure il non perdere tempo è essenziale, lo dico anche da genitore di un vostro collega. Il fatto è però che quando si studia problematicamente il tempo non è mai perduto. Imparare a pensare per crescere non è una competition, insomma, semmai è una (se riesco a spiegarmi) self-humanization, a volere usare lo stesso linguaggio (inglese, non a caso: non volermene, cucciolotta, ma sei anche tu vittima incolpevole e forzata della moda dei tempi...). Io avevo fatto un esempio specifico: assegnavo tesine e commenti di sentenze; ebbene: me le riportavano copiate/incollate integralmente da Internet. Forse non facevo fare una competition ed è vero che detesto le slides e in genere gli anglicismi inutili, ma comunque ho dovuto togliere tutto da mezzo e che cosa ci hanno guadagnato gli studenti? A lezione inoltre invito a partecipare e faccio domande qua e là: non conoscono le cose essenziali dei manuali di base degli esami prima del mio, altro che parti speciali! Capisco, cara cucciolotta, che ti senti già un avvocato di ufficio. Però, se i tuoi patrocinati sono come certe cape di cocozza (non nel senso del mio collega) che sempre più spesso incontro in giro tra gli studenti, ti assicuro che la causa è persa. E' come la faccenda degli errori di ortografia: chiaro che non spetta all'università correggerli, ci mancherebbe altro! Però chi sa di essere debole in materia si mette da solo a riparare il buco, o no? Tra le altre cose, invece, purtroppo non c'è in giro molto amor proprio e si vede tanta arroganza. Così ritorno a rispondere a Letizia: gente così può anche brillare un attimo - vedi i tizi del "Grande Fratello - ma quanto credi che durerà nella sostanza?



Gentile Prof.re, per me l'optimum sarebbe fare in fretta e anche bene: il mondo del lavoro ci vuole giovani, preparati, con quante più qualifiche possibili e pronti ad essere schiavizzati!La mia sarà anche una visone un pò cinica ma il valore "tempo" per me è fondamentale perchè una volta usciti dall'università ci toccherà riprendere i libri daccapo per ristudiare e approfondire e quanto prima si comincia meglio è.Infine,penso che l'impatto con un eventuale tirocinio da un avvocato sarà alquanto traumatico e malediremo la nostra facoltà perchè a qualche parte speciale avrebbe potuto sostituire qualche ora di laboratorio per la redazione di atti e pareri. [SM=x43799]

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26/04/2012 17:44
 
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Cara cucciolottastupenda, condivido l'esigenza di laurarsi in tempi rapidi e condivido l'idea che la facoltà dovrebbe essere orientata in direzione teorico-pratica. Questo peraltro non è un difetto unicamente della nostra, né solo delle università europee (peraltro non tutte, all'estero va meglio), bensì è una caratteristica purtroppo degli ordinamenti non di common law , non concentrati - come sa - sulla pratica appresa attraverso lo studio dei casi. Come ho ripetutamente scritto qui, io peraltro ho provato ad introdurre nelle mie lezioni lo studio attivo della giurisprudenza, ma sono stato ripagato male dagli stessi studenti, che perlopiù (con eccezioni, ovviamente) copiavano da Internet quanto io chiedevo loro. Voglio dire che le buone pratiche potrebbero essere introdotte già da ora, ma occorrerebbe che cooperassero e facessero fronte comune per questo docenti e studenti motivati. Entrambe le categorie sono carenti, ma io rispondo degli errori della mia (anche se cerco di non farli personalmente e accetto critiche per migliorarmi). Lei è per la sua parte disposta ad ammettere che esistono anche pessimi studenti? A parte questo, però, sarebbe molto sbagliato - lo dico perché ci rifletta attentamente - pensare che la facoltà debba insegnare solo tecnica e pratica del diritto. Occorre in primo luogo cultura - da qui i seminari di Diritto e Letteratura (lei non legge libri e giornali? Non va a cinema? Non va oltre testi di esame e dispense, visto che tanto le piacciono?) - altrimenti si resterà sempre umanamente e intellettualmente "poveri" e si sarà professionalmente solo mezze cartucce, mi creda [SM=g2725292]
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26/04/2012 18:16
 
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Re:
(pollastro), 26/04/2012 17.44:

Cara cucciolottastupenda, condivido l'esigenza di laurarsi in tempi rapidi e condivido l'idea che la facoltà dovrebbe essere orientata in direzione teorico-pratica. Questo peraltro non è un difetto unicamente della nostra, né solo delle università europee (peraltro non tutte, all'estero va meglio), bensì è una caratteristica purtroppo degli ordinamenti non di common law , non concentrati - come sa - sulla pratica appresa attraverso lo studio dei casi. Come ho ripetutamente scritto qui, io peraltro ho provato ad introdurre nelle mie lezioni lo studio attivo della giurisprudenza, ma sono stato ripagato male dagli stessi studenti, che perlopiù (con eccezioni, ovviamente) copiavano da Internet quanto io chiedevo loro. Voglio dire che le buone pratiche potrebbero essere introdotte già da ora, ma occorrerebbe che cooperassero e facessero fronte comune per questo docenti e studenti motivati. Entrambe le categorie sono carenti, ma io rispondo degli errori della mia (anche se cerco di non farli personalmente e accetto critiche per migliorarmi). Lei è per la sua parte disposta ad ammettere che esistono anche pessimi studenti? A parte questo, però, sarebbe molto sbagliato - lo dico perché ci rifletta attentamente - pensare che la facoltà debba insegnare solo tecnica e pratica del diritto. Occorre in primo luogo cultura - da qui i seminari di Diritto e Letteratura (lei non legge libri e giornali? Non va a cinema? Non va oltre testi di esame e dispense, visto che tanto le piacciono?) - altrimenti si resterà sempre umanamente e intellettualmente "poveri" e si sarà professionalmente solo mezze cartucce, mi creda [SM=g2725292]



Gentile Prof.re, io sono la prima che ribadisce la necessità per una persona di avere una cultura enciclopedica e io, in primis, coltivo interessi che vanno al di là delle materie di questa facoltà...lei ha frainteso le mie parole non ho mai detto che la teoria debba soccombere alla pratica, infatti qualche intervento fà ho ribadito la loro necessaria complementarietà e coesistenza! [SM=x43799]
Mi dispiace che i Suoi sforzi di andare al di là dei manuali non sia stato apprezzato da coloro che hanno seguito le vostre lezioni ma io penso che l'atteggiamento dei miei colleghi sia dettato non da una sorta di "cattiveria" ma dalla loro immaturità e inesperienza [SM=x43799]

[Modificato da cucciolottastupenda 26/04/2012 18:20]
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26/04/2012 19:27
 
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Credo che si stiano sovrapponendo i piani. Non vedo perché lo studio tecnico debba necessariamente escludere lo sviluppo globale della cultura dello studente. Si tratta di due elementi autonomi ed indipendenti. L'università DEVE fornire entrambi i tipi di sapere.
Il problema è comunque più complesso della rigidità opposizione studenti docenti, in quanto ritengo che le carenze di cui si sta parlando siano originate dalla stessa mentalità. Mi spiego meglio. Gli studenti in larga parte si comportano come indicava il professore. C'è un'ottica ancora adolescenziale di un sistema scolastico che debba garantire il 6 politico. Sempre di più si diffonde l'idea che il professore sia un nemico quando è esigente o quando dà voti bassi, mentre il professore buono è quello dell'esame facile o quello che non legge la tesi. In realtà è giusto il contrario. A me sembra che gli studenti non abbiano capacità di osservazione di lungo periodo, cioè sono portati a finalizzare le loro energie a "portare la pagnotta a casa". ovviamente se l'obiettivo è semplicemente passare l'esame, allora diventa ovvio che le dispense siano la salvezza e che l'approfondimento e le parti speciali siano da aborrire. In realtà questa posizione denota sia una tendenza alla semplificazione sia una sfiducia verso il valore dello studio. Giustamente cucciolotta diceva (ed ha pienamente ragione) che una volta fuori dall'università bisogna aprire di nuovo i libri ed iniziare a studiare davvero. Le sue parole sono giustissime e non si riferiscono, come pure potrebbe sembrare, allo studente da tutti 18, ma anche a chi ha ottenuto il massimo (sto vivendo sulla mia pelle la differenza tra lo studio universitario e lo studio necessario a vincere un concorso). La carenza dell'università si manifesta anche nella sua completa autoreferenzialità. Ci sono esami che andrebbero completamente aboliti così come parti speciali assurde e destinate solo ad incrementare il patrimonio di qualche professore. Ora dobbiamo renderci conto che questo sistema universitario premia i più ricchi e i più dotati di patrimonio sociale che rappresenta il vero perno del discorso. Giddens ritiene che più della capacità economica sia determinante la rete di contatti sociali. In italia questo discorso ha una portata ancora maggiore. Lo studente sa che con i giusti agganci, a cui tutti sperano di potersi rivolgere, potrà lucrare una posizione lavorativa. Inoltre convinto, e non a torto, che lo studio universitario non è comunque finalizzato alla sua formazione di professionista si sente legittimato a risparmiare fatica .
I professori sono l'altra faccia della stessa mentalità. Molti hanno raggiunto il loro posto grazie alla stessa strategia degli attuali studenti. Inoltre vivono il posto universitario come un semplice strumento per avere un fisso mensile e quindi, senza incentivi e sanzioni di alcuno tipo, preferiscono concentrarsi sull'attività privata. Sanno benissimo che il loro assenteismo, la scarsa organizzazione e la nulla ricerca non cambiano nulla rispetto al loro reddito e alla loro posizione. Purtroppo questa è la realtà nuda e cruda del nostro sistema universitario dove poche sono le persone degne di rispetto e di stima.
Tuttavia di fronte a questa media umana da ex studente mi sembra necessario riconoscere i meriti di chi lavora in modo serio e per questo credo che questa discussione con il prof. Prisco sia poco generosa e fuori bersaglio. Proprio perché ex studente credo di poter affermare senza dubbi di ipocrisia che il prof. Prisco rappresenti un'eccellenza della nostra facoltà. Mi dispiace che si sia sviluppata questa, sicuramente interessante, discussione all'interno di un topic nato per segnalare un'iniziativa meritoria ed interessantissima oltre che necessaria per la formazione di ogni studente.
Inoltre non mi pare valutazione secondaria sottolineare il continuo apporto culturale ed umano che il professore profonde sul forum specialmente in questa cartella.
In definitiva credo che dobbiamo augurarci che iniziative di questo tipo si moltiplichino perché non è questa iniziativa a rubare spazio alla formazione giuridica, ma il lassismo degli studenti e qualche esame con annessa parte speciale letteralmente vergognosi.

p.s.
Onde fugare ogni dubbio, non scelsi l'esame del professor Prisco (non me ne pento solo perché durante privato comparato conobbi la ragazza che amo) sulla base della convinzione di dover approfondire gli studi civilisti verso i quali ero e continuo ad essere meno vocato.
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26/04/2012 22:36
 
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Povero Professore Prisco! Sconta la voglia - ostinata quanto meritoria - di confrontarsi con gli studenti! Eppure dimostra di essere uno dei pochi realmente interessati alla didattica!

La discussione potrebbe facilmente allargarsi alle inefficienze del nostro Paese e a quanto ricalcitranti siano gli italiani ai cambiamenti necessari nell'interesse di tutti. Dai professori agli studenti, dai notai ai farmacisti, dai parlamentari ai magistrati, tutti sembrano concentrati nell'anacronistica difesa di un orticello sempre più effimero.

Passando alla questione particolare...
E' vero. Il livello degli studenti è bassissimo ed è ulteriormente peggiorato negli ultimi 5 anni. Tuttavia faccio fatica a condividere un certo approccio "autoassolutorio".
Gli studenti sono poco preparati, studiano dalle dispense? la soluzione è a portata di mano: li bocci! Perchè illuderli con un 18?
Copiano da internet? proponga un'esercitazione in classe!
Perchè devono tutti arrivare alla laurea fessi e contenti? Maliziosamente potrei pensare che si tratta di una strategia per mantenere alto il numero delle iscrizioni così da poter creare cattedre inutili nelle quali piazzare i figli, i nipoti, gli amici, i figli degli amici etc. etc. etc.

L'osservazione di cucciolotta mi pare sia: "prima di farci chiacchierare con Carofiglio (cosa bella e interessante, s'intente) pensate a costruire un'università più vicina al mondo del lavoro". Secondo non ha tutti i torti.

Ultima osservazione, un pò provocatoria. Diamo per scontato che il livello degli studenti sia calato. Qual è il Suo giudizio, Professore, riguardo il livello dei professori? Facendo un confronto '2000 - '2012 ritiene che il prestigio dei docenti della facoltà giuridica federiciana sia aumentato o diminuito?

ps: ogni confronto con l'insegnamento del diritto e, in generale, con l'istruzione negli USA è davvero aleatorio e, mi consenta l'anglicismo, a dir poco far-fetched. Ciò non dipende dalle caratteristiche del sistema (peraltro quello americano è ormai un sistema misto più che di common law) ma da una serie di meccanismi virtuosi che da noi facciamo fatica anche solo ad immaginare. Basti solo pensare che molti docenti in Italia fanno ancora fatica a pubblicare il proprio cv sul sito dell'università, quasi avessero paura di essere giudicati dagli studenti.
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26/04/2012 23:54
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Analisi lucidissime entrambe, le ultime due. Quindi grazie, caro Giusperito. Mi dispiace non esserci conosciuti ai miei esami: ho perso uno studente brillante, ma questo non vale l'amore tra due persone. E touché, caro Pisicchio, ha ragione anche lei: non è innocente nessuno, all'università, nemmeno nella mia facoltà, non lo sono neanch'io.
Com'è ovvio, peraltro, l'università deve preparare al mondo del lavoro, ma non è il mondo del lavoro. Che dia dunque tecniche e pratica, ma anche spirito critico e curiosità intellettuale. Se no, questa Italia corporativa e di figli di papà - coglioni, ma protetti -non la cambierete mai. Per me, ormai, quel che è fatto è fatto; vale qualcosa - qui o in un'altra dimensione - avere provato nel mio piccolo a renderla migliore? In linguaggio studentesco: Guadagno forse qualche credito, per questo? Avrò uno sconto sugli anni di Purgatorio che mi toccano?
Con molta simpatia [SM=g2725292]
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27/04/2012 00:01
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Ah, Pisicchio: non idealizzi tutte le università statunitensi, certi colleges sono più o meno al livello delle nostre beneamate "telematiche". Volevo solo dire un po' grossolanamente che lì ad un approccio ai casi sono abituati. E circa il curriculum vitae, è giusto: il mio se permettete lo pubblico domani qui (è lunghetto, ma il moderatore mi perdonerà; magari ne mando una sintesi). Pensavo che da qualche parte, in rete, ci fosse già, sorry
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27/04/2012 12:44
 
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Re:
.pisicchio., 26/04/2012 22.36:

Povero Professore Prisco! Sconta la voglia - ostinata quanto meritoria - di confrontarsi con gli studenti! Eppure dimostra di essere uno dei pochi realmente interessati alla didattica!

La discussione potrebbe facilmente allargarsi alle inefficienze del nostro Paese e a quanto ricalcitranti siano gli italiani ai cambiamenti necessari nell'interesse di tutti. Dai professori agli studenti, dai notai ai farmacisti, dai parlamentari ai magistrati, tutti sembrano concentrati nell'anacronistica difesa di un orticello sempre più effimero.

Passando alla questione particolare...
E' vero. Il livello degli studenti è bassissimo ed è ulteriormente peggiorato negli ultimi 5 anni. Tuttavia faccio fatica a condividere un certo approccio "autoassolutorio".
Gli studenti sono poco preparati, studiano dalle dispense? la soluzione è a portata di mano: li bocci! Perchè illuderli con un 18?
Copiano da internet? proponga un'esercitazione in classe!
Perchè devono tutti arrivare alla laurea fessi e contenti? Maliziosamente potrei pensare che si tratta di una strategia per mantenere alto il numero delle iscrizioni così da poter creare cattedre inutili nelle quali piazzare i figli, i nipoti, gli amici, i figli degli amici etc. etc. etc.

L'osservazione di cucciolotta mi pare sia: "prima di farci chiacchierare con Carofiglio (cosa bella e interessante, s'intente) pensate a costruire un'università più vicina al mondo del lavoro". Secondo non ha tutti i torti.

Ultima osservazione, un pò provocatoria. Diamo per scontato che il livello degli studenti sia calato. Qual è il Suo giudizio, Professore, riguardo il livello dei professori? Facendo un confronto '2000 - '2012 ritiene che il prestigio dei docenti della facoltà giuridica federiciana sia aumentato o diminuito?

ps: ogni confronto con l'insegnamento del diritto e, in generale, con l'istruzione negli USA è davvero aleatorio e, mi consenta l'anglicismo, a dir poco far-fetched. Ciò non dipende dalle caratteristiche del sistema (peraltro quello americano è ormai un sistema misto più che di common law) ma da una serie di meccanismi virtuosi che da noi facciamo fatica anche solo ad immaginare. Basti solo pensare che molti docenti in Italia fanno ancora fatica a pubblicare il proprio cv sul sito dell'università, quasi avessero paura di essere giudicati dagli studenti.



Scusami, ma io ritengo che la nostra facoltà sia per la mole dei programmi e per il giudizio severo nelle valutazioni sia alquanto impegnativa tanto che lo studente che "non ce la fà" preferisce trasferirsi in altri atenei. Il numero alto degli iscritti alla nostra facoltà è forse dato dal prestigio che essa ha acquisito nel corso dei secoli, una " buona nomea" che però si sta perdendo oggigiorno perchè essa non è adeguata ai tempi che corrono.
27/04/2012 12:56
 
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Re: Re:
cucciolottastupenda, 27/04/2012 12.44:



Scusami, ma io ritengo che la nostra facoltà sia per la mole dei programmi e per il giudizio severo nelle valutazioni sia alquanto impegnativa tanto che lo studente che "non ce la fà" preferisce trasferirsi in altri atenei. Il numero alto degli iscritti alla nostra facoltà è forse dato dal prestigio che essa ha acquisito nel corso dei secoli, una " buona nomea" che però si sta perdendo oggigiorno perchè essa non è adeguata ai tempi che corrono.




Quoto assolutamente! La teoria è fondamentale quanto la pratica, e finché nella nostra facoltà mancherà la pratica, sarà sempre claudicante la formazione.
[Modificato da Niña de Luna 27/04/2012 12:57]
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27/04/2012 15:20
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Ora però non esagerate in senso opposto e ditemi piuttosto in quale facoltà italiana (non solo di giurisprudenza, ma ad esempio di econoimia e commercio) si faccia una buona e continuativa pratica. Evidentemente in nessuna, visto che una facoltà universitaria non è - in nessuna parte del mondo e per nessuna disciplina - una scuola o uno studio professionale Soprattutto (e non lo dico per autoassolvermi), prima di parlare, fatevi un bell'esame di coscienza e ditemi se è vero o no che in molti casi studiate poco e male, non leggete nulla di serio sul piano extragiuridico, fate errori di italiano quando scrivete. Ovviamente quanto sopra, per fortuna, non vale per tutti, ma - anche se valesse per uno/una o per pochi - sarebbe scandaloso egualmente, data la vostra condizione giovane sì, ma anche adulta.
La verità è che molti sanno solo criticare gli altri, ma mai autocriticarsi e rimboccarsi le maniche per fare funzionare intanto al meglio quello che c'è. A me fin da ragazzo hanno insegnato invece che, prima di parlare o di scrivere, si bada se si hanno o no le carte in regola, cioè ad interrogarsi sulla propria buona fede. Molti che qui si lamentano palesemente NON ce l'hanno, altrimenti vedrei tanti frequentare con assiduità le lezioni, intervenirvi con opinioni e proposte, non copiare i compiti scritti loro assegnati, partecipare non in modo forzato ai convegni, non studiare dispense, non inventarsi malattie per rinviare l'esame o nonni malati per superarli, ecc... : infantili, ma al tempo stesso presuntuosi
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27/04/2012 17:36
 
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Re:
(pollastro), 27/04/2012 15.20:

Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Ora però non esagerate in senso opposto e ditemi piuttosto in quale facoltà italiana (non solo di giurisprudenza, ma ad esempio di econoimia e commercio) si faccia una buona e continuativa pratica. Evidentemente in nessuna, visto che una facoltà universitaria non è - in nessuna parte del mondo e per nessuna disciplina - una scuola o uno studio professionale Soprattutto (e non lo dico per autoassolvermi), prima di parlare, fatevi un bell'esame di coscienza e ditemi se è vero o no che in molti casi studiate poco e male, non leggete nulla di serio sul piano extragiuridico, fate errori di italiano quando scrivete. Ovviamente quanto sopra, per fortuna, non vale per tutti, ma - anche se valesse per uno/una o per pochi - sarebbe scandaloso egualmente, data la vostra condizione giovane sì, ma anche adulta.
La verità è che molti sanno solo criticare gli altri, ma mai autocriticarsi e rimboccarsi le maniche per fare funzionare intanto al meglio quello che c'è. A me fin da ragazzo hanno insegnato invece che, prima di parlare o di scrivere, si bada se si hanno o no le carte in regola, cioè ad interrogarsi sulla propria buona fede. Molti che qui si lamentano palesemente NON ce l'hanno, altrimenti vedrei tanti frequentare con assiduità le lezioni, intervenirvi con opinioni e proposte, non copiare i compiti scritti loro assegnati, partecipare non in modo forzato ai convegni, non studiare dispense, non inventarsi malattie per rinviare l'esame o nonni malati per superarli, ecc... : infantili, ma al tempo stesso presuntuosi



Prof.re so per certo che alla facoltà di giurisprudenza di Firenze è previsto un tirocinio (ora non ricordo se al 4° o 5°anno),idem alla Bocconi ma anche facoltà di indirizzo umanistico (come Beni archeologici all'Orientale o scienze della formazione al Suor Orsola solo per citare alcune università e facoltà).Mi chiedo quale sia la difficoltà, fermo restando le ore canoniche di lezione,di sostituire all'ennesimo seminario pomeridiano qualche ora di pratica.
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27/04/2012 20:32
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Cara Cucciolotta, al momento la facoltà è impegnata a trasformarsi in Dipartimento, come tutte le università italiane. Riproporrò questa sua esigenza (però non la mischi con tirocinii di altre facoltà non giuridiche, sono una cosa diversa) appena sarà possibile, come avevo già fatto in passato: cerchi su www.costituzionalismo.it, digitando il mio cognome, una mia lettera di due o tre anni fa (!) al preside, in apprndice ad una relazione ad un convegno sull'insegnamento del diritto, che conteneva anche proposte del genere, intese a migliorare in concreto la fruizione della facoltà. Negli U.S.A. l'ultimo anno è dedicato anche ai contatti tra Law's Schools e studi legali ed oggi Internet li favorirebbe, se i laureandi fossero in vetrina coi loro curricula.
Detto questo - e mi scusi se non so allegare qui il relativo file - come le ha obiettato Giusperito che cosa c'entra con questo la mia iniziativa da cui è nata tutta questa discussione, secondo lui (e anche secondo me) ingiusta nei confronti delle opportunità che cerco di creare? (Queste sono le mie, per altre chiedete ad altri colleghi, come sarebbe anche giusto: la facoltà è aperta alle proposte di chi ci vive, o no?)? Davvero non si può essere assieme colti E tecnici E pratici? Davvero vuole essere una "schiava del mercato legale", come mi pare abbia scritto qualche post fa?. Sarà anche questa la triste realtà di quello che oggi vogliono banche e assicurazioni, ma mi auguro che lei si stimi e si voglia bene di più. Se non crede di potere essere altro che schiava, amen: la sua vita è la sua. Almeno schiava pensante e critica, però...
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27/04/2012 20:41
 
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Re:
(pollastro), 27/04/2012 20.32:

Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Cara Cucciolotta, al momento la facoltà è impegnata a trasformarsi in Dipartimento, come tutte le università italiane. Riproporrò questa sua esigenza (però non la mischi con tirocinii di altre facoltà non giuridiche, sono una cosa diversa) appena sarà possibile, come avevo già fatto in passato: cerchi su www.costituzionalismo.it, digitando il mio cognome, una mia lettera di due o tre anni fa (!) al preside, in apprndice ad una relazione ad un convegno sull'insegnamento del diritto, che conteneva anche proposte del genere, intese a migliorare in concreto la fruizione della facoltà. Negli U.S.A. l'ultimo anno è dedicato anche ai contatti tra Law's Schools e studi legali ed oggi Internet li favorirebbe, se i laureandi fossero in vetrina coi loro curricula.
Detto questo - e mi scusi se non so allegare qui il relativo file - come le ha obiettato Giusperito che cosa c'entra con questo la mia iniziativa da cui è nata tutta questa discussione, secondo lui (e anche secondo me) ingiusta nei confronti delle opportunità che cerco di creare? (Queste sono le mie, per altre chiedete ad altri colleghi, come sarebbe anche giusto: la facoltà è aperta alle proposte di chi ci vive, o no?)? Davvero non si può essere assieme colti E tecnici E pratici? Davvero vuole essere una "schiava del mercato legale", come mi pare abbia scritto qualche post fa?. Sarà anche questa la triste realtà di quello che oggi vogliono banche e assicurazioni, ma mi auguro che lei si stimi e si voglia bene di più. Se non crede di potere essere altro che schiava, amen: la sua vita è la sua. Almeno schiava pensante e critica, però...



La ringrazio per i suggerimenti.Visiterò il sito da Lei indicatomi :-)
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27/04/2012 21:41
 
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Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Gentile Cucciolotta, il mio saggio Riforma dell'università e didattica del diritto: che cosa può insegnare l'esperienza comparata, che contiene anche un'Appendice di proposte concrete di riorganizzazione della nostra facoltà, è pubblicato nel n. 1/2009 di www.costituzionalismo.it e mi scuso ancora una volta di non sapere postare il file. E' un po' lungo, ma mi auguro non noioso; l'ho appena riletto e mi accorgo che rispondeva in anticipo a molte sue domande, proposte e obiezioni, in parte condividendole e in parte no. Buona lettura e riflessione, se vuole [SM=g2725292]
27/04/2012 22:21
 
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cosi come un futuro chirurgo studia l' anatomia per poter operare, un futuro avvocato dovrebbe studiare il diritto ma anche scrivere e mettere piede in tribunale.Una tale formazione sarebbe d' aiuto non solo per potenziare la propria capacita' critica, ma anche per capire concretamente il mondo della professione.Le ore spese su esami che poco contribuiscono a rafforzare il pensiero, potrebbero essere spese tranquillamente in tirocinio e redazione di atti.
Sul fatto che la societa' presenti sempre il conto,era un discorso che facevo in generale, anche perche' i casi di dirigenti, professori, che sbagliano, e restano cmq al loro posto, sono moltissimi;godono della loro carriere senza pagare niente a nessuno.Sull'avvocato, e' vero che il cliente deluso puo' cambiare, ma e' una professione cosi manipolativa che lo sbaglio ha un'incidenza che puo' essere elusa.

[Modificato da --letizia22-- 27/04/2012 22:22]
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28/04/2012 00:27
 
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Leggendo mi viene un dubbio:
se è così urgente e pressante la necessità di fare cose pratiche, ma perché gli studenti non anticipano la pratica presso i futuri dominus?
Se i corsi e i corsetti sono troppo teorici ed inutili, allora sarebbe più proficuo impiegare quel tempo a fare praticantato.
Evidentemente c'è qualcosa che non riesco a capire.

Non è vero che da noi si studia tanto. Vi prego da noi si laureano davvero cani e porci.
Chi ci mette tanto tempo dovrebbe cercare di capire come ha impiegato il tempo per lo studio e quali sono le motivazioni personali. Troppo facile scaricare la responsabilità sulla struttura universitaria. La maggior parte delle persone che si è laureata in perfetta regola rientrava nel gruppo degli indefessi dei corsi. Alcuni si sono laureati sostanzialmente in tempo pur lavorando come i ciucci. Non credo esistano superdotati e geni, quindi evidentemente c'è qualcosa che mi sfugge.
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28/04/2012 13:33
 
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Re:
giusperito, 28/04/2012 00.27:

Leggendo mi viene un dubbio:
se è così urgente e pressante la necessità di fare cose pratiche, ma perché gli studenti non anticipano la pratica presso i futuri dominus?
Se i corsi e i corsetti sono troppo teorici ed inutili, allora sarebbe più proficuo impiegare quel tempo a fare praticantato.
Evidentemente c'è qualcosa che non riesco a capire.

Non è vero che da noi si studia tanto. Vi prego da noi si laureano davvero cani e porci.
Chi ci mette tanto tempo dovrebbe cercare di capire come ha impiegato il tempo per lo studio e quali sono le motivazioni personali. Troppo facile scaricare la responsabilità sulla struttura universitaria. La maggior parte delle persone che si è laureata in perfetta regola rientrava nel gruppo degli indefessi dei corsi. Alcuni si sono laureati sostanzialmente in tempo pur lavorando come i ciucci. Non credo esistano superdotati e geni, quindi evidentemente c'è qualcosa che mi sfugge.



Il sistema degli incentivi gius. Buona parte degli studenti ricevono fin dal momento in cui decidono di iscriversi - vado a giurisprudenza perché ad economia c'è matematica e non la so, ingegneria idem, medicina impossibile, architettura no ecc... alla fine mi iscrivo a giurisprudenza- degli incentivi che poi si ripercuotono a
cascata fino a quando non si laureano. Perciò molti sono convinti che il corso non serva, ma ci vanno lo stesso a scaldare la sedia nella speranza di ricevere un qualche beneficio.

Io penso che nella nostra facoltà ci sono un 10% di persone bravissime che sono nati per studiare diritto, un 25% di persone un po' meno brillanti dei primi ma di ottimo livello, il resto sono persone che dovrebbero stare altrove a cercare un modo migliorare per sfruttare il proprio talento, cosa che magari li renderebbe anche più felici.

ps A scanso di equivoci, non sto dicendo che sono favorevole al numero chiuso all'italiana che è una porcata.

pps Bella l'iniziativa pubblicizzata, fare cultura all'università dovrebbe essere la regola.
Il resto della discussione è la solita aria fritta(purtroppo). L'università in italia rappresenta al meglio i peggiori difetti del paese.







[Modificato da trixam 28/04/2012 13:34]
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28/04/2012 13:44
 
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Dal professore Prisco,m che mi prega di postare
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Io penso che nella nostra facoltà ci sono un 10% di persone bravissime che sono nati per studiare diritto, un 25% di persone un po' meno brillanti dei primi ma di ottimo livello, il resto sono persone che dovrebbero stare altrove a cercare un modo migliorare per sfruttare il proprio talento, cosa che magari li renderebbe anche più felici.

ps A scanso di equivoci, non sto dicendo che sono favorevole al numero chiuso all'italiana che è una porcata.

pps Bella l'iniziativa pubblicizzata, fare cultura all'università dovrebbe essere la regola.
Il resto della discussione è la solita aria fritta
(purtroppo). L'università in italia rappresenta al meglio i peggiori difetti del paese.
___________
Quoto tutto, in particolare quello che ho messo in grassetto e ringrazio, per quanto mi riguarda
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30/04/2012 21:40
 
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Apollonia Striano al corso su "Il resto di niente"
Dal professore Prisco, che mi prega di postare

In attesa di tornare davanti ad un pubblico più ampio, Apollonia - figlia del defunto scrittore Enzo Striano, autore del celebre romanzo storico su Eleonora Pimentel Fonseca, eroina e martire della Rivoluzione giacobina napoletana del 1799 - è venuta oggi, 30 aprile, al mio corso a parlare della vicenda intellettuale del padre (complessa figura di giornalista, professore di italiano e storia nelle scuole superiori, intellettuale comunista uscito nel 1956 dal partito dopo i fatti di Ungheria) e del suo più celebre romanzo, che riflette su entusiasmi e delusioni di una stagione (e, in trasparenza, sull'intellettualità italiana di sinistra negli anni del dopoguerra e del primo impianto della Costituzione repubblicana). I pochi studenti presenti (perlopiù brave studentesse) avevano letto il libro, qualcuna aveva visto anche il film che ne ha tratto quache anno fa Antonietta De Lillo, regista napoletana, con l'attrice portoghese Maria De Medeiros, conterranea della Pimentel. Hanno fatto molte domande, esposto le loro impressioni critiche e alla fine mi hanno ringraziato della bella giornata. Anche Apollonia è rimasta stupita dalla loro sensibilità e mi ha fatto i complimenti per la "tenuta" dell'aula, che non si è distratta un solo attimo e ha partecipato con vivacità intellettuale.
Mi dispiace per chi non c'era e per chi vuole un'università diversa (fermo restando che condivido le richieste di una maggiore apertura ad esercitazioni anche - sottolineo la parola, dunque non solo - pratiche). Questa è l'università che mi piace, che ho sempre fatto, che continuerò a fare, per chi ne apprezza il metodo e il "taglio" formativo. E' per pochi? Lo so, ma non faccio esclusioni pregiudiziali e non premio i figli e le figlie di papà. Certo richiedo impegno, voglia di crescere, apertura mentale alla cultura. Chi apprezza questa linea è e sarà sempre benvenuto ai miei corsi e convegni. Come disse, citando un verso di Ovidio, Eleonora - salendo al patibolo in piazza Mercato - "Forsan et haec olim meminisse juvabit", cioè "Forse un giorno sarà utile ricordare anche queste cose" a persone divenute più mature e ormai avviate nel lavoro, vale a dire che alla facoltà di Giurisprudenza della Federico II chi scrive invitava anche a questo metodio di riflessione
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