Il noto economista esprime forti perplessità sulla manovra di bilancio del governo Berlusconi
Tito Boeri è uno dei più apprezzati economisti italiani. Professore all’Università Bocconi di Milano, editorialista de la Repubblica, direttore della Fondazione Rodolfo De Benedetti e fondatore del sito di analisi economica Lavoce.info, il professor Boeri non nasconde un forte scetticismo sulla manovra di bilancio presentata dal governo Berlusconi. L’Italia si trova in una situazione economica assai difficile, inserita in un contesto europeo molto debole. Secondo Boeri la Finanziaria presentata dal governo non aiuta a risolvere i problemi del nostro Paese.
Qual è il suo giudizio sulla manovra finanziaria del governo?
Il giudizio non può che essere negativo, in questo momento. Alla Finanziaria che è stata annunciata mancano ben 15 miliardi per arrivare al pareggio di bilancio nei tempi previsti dal governo, come abbiamo evidenziato sul sito LaVoce.Info. La manovra presentata da Tremonti, così come è ora, non serve per gli obiettivi del governo, e non è quello che serve ora al nostro Paese. Al solito sono stati elusi temi fondamentali come la previdenza, per il quale una riforma è essenziale se vogliamo ridurre il debito e stimolare la crescita. Ci sono in sostanza più tasse, pochi risparmi, nessuna misura per la crescita. Così come è ora la manovra finanziaria non va bene.
L’assenza di misure per stimolare la crescita non rende poco efficaci i risparmi previsti?
E’ vero, come dicevo prima senza riforme che stimolino la crescita, la riduzione di spesa diventa poco efficace, perché dobbiamo diminuire quanto spende lo Stato, ma allo stesso tempo far crescere la ricchezza nazionale. Inoltre, anche se non sarebbe servito per far ripartire l’economia, i mancati tagli ai costi della politica mi sembrano un grosso errore. Avrebbero creato un consenso importante all’interno della popolazione, che deve subire pesanti tagli, e risparmi significativi sul quel fronte avrebbero reso più accettabile il rigore, ormai necessario vista la situazione dei nostri conti pubblici e i timori dei mercati finanziari.
Sarebbe possibile una manovra finanziaria con un rientro dal debito minore rispetto a quello previsto dalla manovra di Tremonti, o anche alla luce dell’aumento degli spread tra Btp e Bund decennali questi numeri sono obbligati?
No, in questo momento le cifre presentate dal governo non sono più negoziabili. E’ vero che l’esecutivo ha preso quest’impegno con la Commissione europea per la riduzione del deficit, ma siamo entrati in una fase nella quale diventa impossibile fare diversamente. La manovra poteva anche essere molto diversa, ma i saldi finali di bilancio non possono variare. Quello che sta succedendo sui mercati finanziari non è che l’ultima dimostrazione di questa realtà. La debolezza dell’euro, la preoccupazione per i debiti sovrani dei PIIGS, l’allargamento costante degli spread tra Bund tedeschi e Btp decennali evidenziano come l’unica possibilità per il nostro Paese sia un rientro dal debito nella grandezza finanziaria prevista dal governo.
Gli enti locali contestano i continui tagli subiti. A livello centrale è possibile comprimere la spesa pubblica, perché non viene fatto secondo lei?
Non sono d’accordo con questa valutazione. Il governo ha ridotto di circa sei miliardi la spesa a livello centrale, quindi sotto questa punto di vista la critica che proviene dalle amministrazioni locali mi sembra sbagliata, non veritiera. E’ senz’altro vero che la riduzione dei trasferimenti verso gli enti locali è pesante, però uno sforzo di compressione a livello centrale è presente.
La norma più contestata, codicillo salva Mediaset a parte, è il netto aumento del bollo sui risparmi. Condivide anche lei l’accusa di patrimonialina sui piccoli risparmiatori?
Sì, è assolutamente definibile come una piccola patrimoniale. E’ una norma che davvero non capisco, che nel lungo periodo rischia di essere veramente folle, perché colpisce in modo pesantissimo la rendita dei piccoli risparmiatori, praticamente annullando quello che si può guadagnare con somme inferiori ai 30 mila euro. E’ una misura chiave per il saldo finanziario complessivo della manovra, vale alcuni miliardi di euro,e questo carattere di norma architrave della finanziaria rende ancora più sbagliata la scelta di Tremonti. Invece di colpire la rendita dei grandi, si colpiscono i risparmi dei piccoli, in un momento di generale difficoltà economica per il ceto medio. Davvero inspiegabile, e molto pericoloso per il futuro, perché il nostro Paese ha bisogno di mercati finanziari che funzionano. Colpendo il piccolo risparmio si peggiorerà la raccolta finanziaria che al momento non è positiva.
Il rigorismo “immobilista” di Tremonti è l’unica via possibile per un Paese col 120% di debito pubblico in un momento di grande panico per i debiti sovrani?
Assolutamente sì. Un’altra manovra finanziaria, una diversa politica economica era tanto possibile quanto necessaria. Penso a grandi riforme a coste zero, come le liberalizzazioni o interventi migliorativi sul mercato del lavoro, che avrebbero permesso un maggior tasso di crescita senza il quale i nostri bilanci pubblici saranno sempre in sofferenza. Penso ad una riforma previdenziale capace di contenere strutturalmente i costi del nostro sistema di welfare, un argomento ancora una volta ignorato. Un simile intervento ci avrebbe permesso risparmi superiori a praticamente tutte le misure contenute nella manovra finanziaria di Tremonti. E ritengo che un segnale fortissimo sui costi della politica, e della macchina amministrativa, sarebbe fondamentale. Se avessimo ridotto accorpandoli i numeri dei Comuni, se cancelliamo la maggioranza delle Province piccole e poco utili, se dimezziamo i nostri parlamentari, magari scegliendoli meglio con una nuova legge elettorale, ecco che si sarebbero ottenuti risparmi importanti. Un’altra riforma che viene ignorata è lo spostamento del carico fiscale dal lavoro alla rendita, così da poter permettere una crescita dell’occupazione. Allo stesso tempo sarebbe possibile incentivare la partecipazione al lavoro riformando il sistema fiscale. Una simile manovra finanziaria sarebbe stata molto più efficace, sia dal lato della crescita, che sul fronte dei risparmi.
Il dibattito sulla previdenza ancora una volta ignora i problemi delle giovani generazioni. Sarà possibile garantire un futuro pensionistico a chi ora lavora con contratti precari?
E’ vero, i giovani sono continuamente ignorati, perché vincono le lobby che sono contro la crescita. Da anni ritengo essenziale unificare i contratti di lavoro. Ci vuole un unico contratto a tempo indeterminato, a garanzie crescenti con la permanenza sul posto di lavoro. Solo così, riducendo la moltitudine di ragazzi soggetti a trattamenti previdenziali separati, si creeranno le condizioni perché in futuro i giovani abbiano una pensione dignitosa. Anche questa è una riforma fondamentale che viene ignorata da troppo tempo.
L’euro continua a mostrare grandi difficoltà, anche a causa della difficoltà che perdurano nei cosiddetti PIIGS. Cosa dovrebbe fare l’Unione europea per contenere questa crisi che minaccia la sua esistenza?
L’Europa deve attuare un profondo cambiamento nella propria architettura istituzionale per essere in grado di affrontare una sfida così delicata. Finora l’unione monetaria è stata un successo, che non viene mutato dalle ultime difficoltà dell’euro. Ora è però indispensabile introdurre un coordinamento della politica economica di tutti i Paesi dell’unione monetaria. Solo misure fiscali comuni potranno risolvere le difficoltà del Vecchio Continente. Tornare indietro non sarà comunque possibile, perché un’uscita dalla euro avrebbe molti più svantaggi che vantaggi, anche per i Paesi come la Germania che adesso godono di un positivo ciclo economico.
Che cosa si aspetta da Mario Draghi? Continuità con Trichet o un cambiamento di politica monetaria?
Ci tengo a sottolineare che la nomina di Mario Draghi è tanto un successo per il nostro Paese quanto per l’Europa. Il futuro governatore della Banca Centrale Europea ha il profilo personale e le idee giuste per governare un organismo così importante. Mi aspetto da parte sua le risposte efficaci che ha già introdotto nelle sue precedenti attività, anche migliorando quanto fatto da Trichet in passato. Mario Draghi è l’uomo giusto al posto giusto, ho grande fiducia in lui.