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Giuliano Ferrara dopo il Tg1 nello spazio che fu di Biagi

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    Etrusco
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    00 26/02/2011 15:09
    Comunque, per non lasciar pontificare troppo Il Foglio Pontificio dell'"Ateo Devoto"
    e per non dimenticare:



    Da un articolo pubblicato il 03 Gennaio 2008: “FERRARA È ‘MOLTO INTELLIGENTE’ SOLO IN ITALIA.
    IN FRANCIA VIENE CONDANNATO PER VIOLAZIONE DEL DIRITTO D’AUTORE (CASO TABUCCHI-LE MONDE)
    ED È VISTO COME UN FENOMENO DA BARACCONE…


    Con tutte le baggianate che dice,
    sempre comunque accreditate di grande intelligenza, vien da chiedersi che ne sarebbe di Giuliano Ferrara in un paese serio, cioè diverso dall’Italia.
    Una risposta giunge dalla Francia, dove il Molto Intelligente è stato appena condannato in appello (e dunque in via definitiva)
    dal Tribunal de Grande Instance di Parigi per contraffazione di opera d’ingegno e violazione del diritto d’autore ai danni di Antonio Tabucchi.
    Il fatto risale all’ottobre 2003, quando Tabucchi inviò un articolo a Le Monde, ma se lo vide pubblicato, in anteprima e senz’autorizzazione, sul Foglio (un correttore di bozze del quotidiano parigino l’aveva inviato per amicizia a Ferrara, senza prevedere che questi l’avrebbe fregato e messo in pagina).

    Ora Ferrara dovrà sborsare 34'000 € in tutto:
    10'000 € di multa allo Stato francese,
    più 3'000 € per aver appellato temerariamente la condanna di primo grado; 12mila di danni a Tabucchi;
    9mila per finanziare la pubblicazione della sentenza su Le Monde, Le Figaro e Libération.
    Naturalmente, se Ferrara avesse vinto la causa, la notizia sarebbe uscita su tutti i giornali. Invece l’ha persa, dunque silenzio di tomba. [SM=x44451]
    Ma l’aspetto più interessante del processo non è la sentenza.
    È l’incredulità dei francesi - giudici, avvocati e giornalisti - di fronte a quel che dice Ferrara.

    Anzi, di fronte a Ferrara tout court, che al di là del Monginevro è visto come un fenomeno da baraccone.
    Il suo interrogatorio in tribunale è uno spettacolo da far pagare il biglietto.
    [SM=g1741324]

    Nell’articolo rubato, Tabucchi ricordava i trascorsi di Ferrara come informatore prezzolato della CIA.
    Il Giudice domanda all’interessato se la cosa sia vera. Ferrara risponde che sì, fu lui stesso a rivelarlo sul Foglio.
    Ma era una balla, che lui chiama «provocazione»: tant’è che ¬ aggiunge ¬ non ci sono le prove.
    La nuova frontiera del giornalismo da lui inaugurata - spiega - prescinde dalla verità. [SM=x44466] [SM=x44467] [SM=x44452]
    Figurarsi la faccia dei giudici parigini dinanzi a questo «giornalista» ed ex ministro italiano che si vanta di raccontare frottole sulla propria vita e aggiunge:
    trovate le prove di quel che scrivo, se ne siete capaci.

    [SM=x44456]

    Lo condannano su due piedi. [SM=x44453]
    Lui ricorre in appello, eccependo fra l’altro sulla competenza territoriale del Tribunale parigino, manco fosse Previti o Berlusconi al Tribunale di Milano.
    Eccezione respinta con perdite. Quanto al merito, ricordano i giudici di seconda istanza, il Molto Intelligente è colpevole per definizione: «Il 4 novembre 2006 Ferrara veniva interrogato e sosteneva che in Italia è usanza giornalistica pubblicare documenti senza autorizzazione per rispondere a essi senza che la cosa comporti una contraffazione».

    Dopo aver finito di ridere, i giudici ribattono che pubblicare sul Foglio un articolo destinato a Le Monde «senza il consenso dell’autore né di Le Monde costituisce a pieno titolo contraffazione» e «non è seriamente sostenibile che un delitto di contraffazione sia legittimato da una sorta di diritto di replica preventivo rispetto alla pubblicazione».

    [SM=x44456]

    Ferrara, se voleva replicare a Tabucchi, doveva attendere che l’articolo uscisse su Le Monde.
    Il Tribunale aggiunge sarcastico che una diversa «eventuale usanza italiana, ammesso che esista, non si applicherebbe comunque al diritto francese».

    E conclude sottolineando «la piena consapevolezza che l’imputato (Ferrara, ndr) aveva del suo delitto e del cinismo con cui l’ha commesso», ergo «va dichiarato colpevole dei fatti a lui addebitati».
    Insomma:
    certi sofismi, furbate e corbellerie Ferrara li vada a raccontare agli italiani, che hanno smarrito il senso del pudore, della decenza e della vergogna.
    [SM=x44498]

    In Francia non attaccano.
    Infatti, riportando la sentenza, Le Nouvel Observateur descrive Ferrara come nemmeno un giornale di estrema sinistra oserebbe dipingerlo.
    Cioè per quello che è: «maschera della tv trash», «specializzato nella denigrazione di chi si oppone a Berlusconi» e nel «servilismo giornalistico»
    che gli è valso la direzione di Panorama e del Foglio, sempre «indipendente come si può essere quando l’editore è la moglie di Berlusconi».

    Nessun accenno alla sua grande intelligenza.

    In controtendenza con la fuga dei cervelli dall’Italia, quello di Ferrara all’estero non lo nota nessuno. Non pervenuto.


    Fonti: Marco Travaglio per “l’Unità”, articolo riportato anche su Dagospia il 03 Gennaio 2008

    Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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    giusperito
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    00 26/02/2011 16:25
    ma l'autore di questo articolo è lo stesso di questa sentenza? (ci sono sviluppi)?

    REPUBBLICA ITALIANA
    IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
    IL TRIBUNALE ORDINARIO DI TORINO
    SEZIONE VII CIVILE

    Il Giudice Unico, dott. M.Francesca. CHRISTILLIN
    ha pronunciato la seguente

    SENTENZA

    nella causa civile iscritta al n. 27466/06 + 27468/06 R.G./F.
    20 FEB.2008
    avente oggetto: risarcimento danni
    promossa da:

    CONFALONIERI Fedele
    PARTE ATTRICE

    e

    MEDIASET s.p.a. in persona del procuratore speciale
    PARTE ATTRICE
    contro
    TRAVAGLIO Marco
    PARTECONVENUTA

    P.Q.M.

    Il Giudice Unico, respinta ogni diversa domanda, in contraddittorio delle parti, Dichiara il convenuto TRAVAGLIO Marco responsabile dell'illecito di cui in motivazione in relazione all'articolo pubblicato sul quotidiano L'UNITA' del 16.7.2006 nei limiti ivi indicati e per l'effetto, in parziale accoglimento della domanda proposta dagli attori Fedele CONFALONIERI e MEDIASET s.p.a. in personale del legale rappresentante pro tempore, CONDANNA il convenuto TRAVAGLIO Marco, al risarcimento dei danni non patrimoniali subiti da Fedele CONFALONIERI e MEDIASET s.p.a. in personale del legale rappresentante pro tempore Condanna il convenuto TRAVAGLIO Marco, al risarcimento dei danni non patrimoniali subiti da Fedele CONFALONIERI e MEDIASET s.p.a. in personale del legale rappresentante pro tempore, che si liquidano equitativamente in: euro 10.000,00 in favore di Fedele CONFALONIERI euro 12.000,00 in favore di MEDIASET s.p.a. in personale del legale rappresentante pro tempore. Condanna il convenuto, a titolo di sanzione ex art. 12 L. 47/48, al pagamento della somma di euro 2.000,00, in favore di ciascuna delle due parti attrici. Dispone la pubblicazione, per estratto, della presente sentenza, a cura e spese del convenuto TRAVAGLIO Marco, sul quotidiano "Il Corriere della Sera". Condanna il convenuto al pagamento delle spese processuali sostenute dagli attori, che in assenza di nota spese, liquida: quanto a Fedele CONFALONIERI in complessivi euro 2.926,57, di cui euro 856,00 per diritti, euro 1.550,00 per onorari ed euro 520,57 per esposti, oltre 12,5% spese forfettarie CPA ed IVA. Quanto a MEDIASET s.p.a. in persona del legale rappresentante pro tempore in complessivi euro 2.924,84, di cui euro 856,00 per diritti, euro 1.550,00 per onorari ed euro 518,84 per esposti, oltre 12,5% spese forfettarie CPA ed IVA. Così deciso in

    Torino in data 21.1.2008

    IL CANCELLIERIE IL GIUDICE
    Dott. ALFONSO DE MARIA DR. M. F. CHRISTILLIN

    TRIBUNALE DI TORINO
    20 FEB.2008
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    giusperito
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    00 26/02/2011 16:29
    ma si parla sempre di lui?
    E’ una delle prime regole non scritte del giornalismo: una condanna per diffamazione di un collega, chiunque esso sia, non è una notizia e non va riportata. Lo sanno tutti, eppure i quotidiani di oggi danno spazio alla condanna di un cronista dell’espresso. Tutti presenti all’appello (in minuscolo): dal “Corriere della Sera” a “Repubblica” (la testata per cui lavora il condannato, caso mai accaduto nella storia del giornalismo italiano), fino al “Manifesto” e a “Libero” dove il pezzo è addirittura affidato a Renato Farina e non è un caso. Ieri la notizia era passata al Tg1 delle 20, la trasmissione più vista in assoluto dagli italiani.

    A chi si chiede il perché, la risposta è presto data: quel condannato è Marco Travaglio. Si proprio lui. Quello che stasera ci ritroveremo ad “Anno Zero” su Raidue, la stessa trasmissione dove qualche mese fa disse più o meno così: “Non sono un condannato, ma un soccombente”, riferendosi a una condanna civile, mentre il leghista Castelli se la rideva: “Il condannato Travaglio dice condannato a me che non son mai stato condannato”. Ebbene da stasera Marco Travaglio è ufficialmente un condannato per mano della dottoressa Roberta Di Gioia, giudice monocratico penale in servizio presso il Tribunale di Roma, piazzale Clodio.

    Di Gioia ha inflitto all’imputato (già perché Travaglio è stato pure “indagato” e “imputato” per lo stesso processo) una pena di mesi 8 di reclusione e una multa di euro 100 oltre ad un risarcimento danni alla parte civile, avv. Previti Cesare corrente in Roma. Per la cronaca, il Pubblico Ministero (stavolta ignoto alle cronache) aveva chiesto una condanna più mite, appena 500 euro di multa.

    La ”non-notizia” ha fatto subito il giro delle agenzie di stampa e dei giornali on line. Alle 15 era già nota a tutti e alle 22 circa il condannato Travaglio Marco, corrente in Torino, ha rilasciato una dichiarazione al “Corriere della Sera”, cercando - come da prassi -di minimizzare (”In realtà non me l’aspettavo”, ha detto) e, da buon condannato, ha invocato la sentenza di Appello (maiuscolo) sperando che “sei occhi vedano meglio di due”. Come spesso accade ai politici condannati (quelli di “Onorevoli Wanted” o “Se li conosci li eviti”) Travaglio si è lasciato andare ad un’altra dichiarazione già sentita per altri processati illustri, anche se più bassi di lui (nel senso fisico del termine): “Non sono abituato a parlare di complotti o di toghe azzurre o di sentenze politiche o di persecuzioni”. Cambiate il colore da azzurro a rosso e tutto sarà più chiaro.

    Passiamo ora al fatto giuridico. La condanna di Travaglio, a prima vista, appare corretta e difficilmente potrà essere riformata dalla Corte d’Appello di Roma. Allo stesso tempo è vero anche che se stasera Travaglio rileggesse in tv quell’articolo scritto su “L’espresso”, non commetterebbe nessun reato di diffamazione. Assurdo vero? Già, ma è proprio così. Perché il collega è stato fregato dalle virgolette. Quelli che una volta si chiamavano i “caporali” e quando si dettava il pezzo alle redazioni bastava dire al dimafonista “apri caporali” e poi “chiudi caporali”. Nel suo articolo dal titolo “Patto scellerato tra Forza Italia e Mafia”, Travaglio cita Previti una sola volta, in un virgolettato attribuito al colonnello Michele Riccio, testimone oculare di un incontro tra Marcello Dell’Utri e l’avvocato Carlo Taormina. Un summit nel quale, sembrerebbe, c’erano cose losche da fare, processi da aggiustare, ecc. Scrive Travaglio: «In quell’occasione, come in altre, presso lo studio dell’avv. Taormina era presente anche l’onorevole Previti».

    In sostanza Travaglio - come conferma lui stesso al “Corriere della Sera” - ha detto il vero ma, allo stesso tempo, ha omesso un dettaglio decisivo, come spiega oggi Filippo Facci sul “Giornale”. Lo stesso Riccio avrebbe infatti dichiarato che: «In quell’occasione, come in altre, presso lo studio dell’avv. Taormina era presente anche l’onorevole Previti. Il Previti però era convenuto per altri motivi, legati alla comune attività politica con il Taormina e non era presente al momento dei discorsi inerenti la posizione giudiziaria di Dell’Utri».

    Di fatto Previti era fisicamente presente in quello studio legale nello stesso momento in cui c’erano i signori Dell’Utri, Taormina e il dichiarante Riccio, ma il giornalista Travaglio non avrebbe dovuto “imboccare” tale dichiarazione al colonnello Riccio e facendolo - come ha fatto - avrebbe dovuto almeno completare la frase inserendo anche il successivo passaggio indicato da Facci.

    Sono le virgolette, i caporali, a “inchiodare” (tra virgolette, of course) il giornalista Marco Travaglio al quale va tutta la mia solidarietà di giovane collega di giudiziaria, già pesantemente apostrofato dallo stesso Travaglio. Magari la sua è stata una svista, un errore di battitura, oppure il dimafonista era distratto o forse, come scrive Facci, Travaglio ha fatto una cosa “ignobile”. Non lo sapremo mai. E a me, sinceramente, neanche interessa. Di certo è paradossale essere condannati per due simboletti grafici.

    Eppure così è. Ma la data odierna potrebbe passare alla storia come ”Il no condannismo day”, perché con questa inutile condanna di Travaglio e della dottoressa Hamaui (direttora de L’espresso sanzionata per un assurdo “omesso controllo”) rischia di saltare tutto l’impianto costruito proprio da Travaglio, Grillo, Di Pietro e compagnia bella. Un sistema perfido che etichetta (etichettava?) le persone solo attraverso i termini del codice penale o del codice di procedura penale: “querelato”, “indagato”, “imputato”, “condannato”, “prescritto” e finanche “indultato”. Ma si è andati anche oltre: “amico del prescritto”, “compagno d’affari dell’indagato”, “in vacanza con quello che sarebbe poi diventato un condannato” (il caso di Travaglio con Ciuro).

    Ma qual è il “valore” effettivo della condanna? E’ sufficiente quella espressa dal Tribunale “in nome del popolo italiano” al termine di un processo nel quale (come mi ha ripetuto un caro amico avvocato del Foro romano) la verità è sempre diversa dai fatti? Oppure la vera condanna è il continuo stillicidio mediatico che ti ricorda: sei “indagato”, “condannato”, “prescritto”, “processato”?

    Il paradosso è questo: oggi a nessuno interessa la condanna del giudice, mentre tutti hanno paura di quella “mediatica”. Faccio un esempio su di me. Ho avuto un incidente stradale, l’assicurazione non pagava e mi hanno “querelato”, poi sono stato “indagato” per lesioni colpose, sono diventato “imputato” davanti a un giudice di Pace e se l’assicurazione non avesse pagato sarei stato “condannato”, “indultato” (l’incidente era di aprile 2006), magari pure “prescritto”. E qualche giornale locale avrebbe rilanciato: “A giudizio il giornalista Mastellarini, noto per aver litigato con Travaglio. Condannato Mastellarini, attaccò Travaglio sul suo blog!”.

    Torniamo a Travaglio: ha avuto 8 mesi di reclusione, pena sospesa e magari non menzione al casellario. Di fatto un buffetto. Poi la pena è sotto indulto, quindi non cumulabile con altre future condanne. Inoltre, visto che per fargli un processo facile facile ci hanno messo sei anni (ma lui questo non lo dice), scatterà certamente la prescrizione, perchè a Roma per fare un appello se ne vanno almeno quattro anni. Risultato? Nulla di nulla, tranne le statuizioni civili di risarcimento che pagherà “L’espresso”. Che peccato, dare ventimila euro a Previti, quando potevano pagarci più di 200 articoli miei!

    Per effetto del “condannismo mediatico”, oggi Travaglio è su tutti i giornali, ne ha parlato il Tg1 quasi fosse l’assassino del Circeo o il serial killer Donato Bilancia. Mentre il giornalista ha semplicemente messo una virgoletta in più. Ha aperto un “caporale”, perché quello di chiusura, al limite, poteva essere considerato un “refuso” grafico.

    Aveva proprio ragione il grande Totò: siamo uomini o caporali?
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    giusperito
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    00 26/02/2011 16:30
    Volete randellare Ferrara? Bene fatelo, ma Travaglio è un randello a doppio taglio.
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    Giubo
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    00 26/02/2011 16:45
    anche Sgarbi in quanto a cultura ne ha da vendere,però...
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    Etrusco
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    00 26/02/2011 20:32
    Re:
    giusperito, 26/02/2011 16.30:

    Volete randellare Ferrara? Bene fatelo, ma Travaglio è un randello a doppio taglio.



    Ma che c'entra? Non vorrai mica metterti a far le pulci all'unico giornalista che ebbe la "colpa" di riportare la notizia?

    Ferrara riesce a randellarsi sonoramente già da solo,
    come quando diede gli ultimi consigli fatali a Craxi, quando si buttò anima e corpro nella campagna pro-life, poi nel fallimentare progetto politico "No Aborto" [SM=x43606]

    Amen.
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    giusperito
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    00 27/02/2011 01:23
    Re: Re:
    Etrusco, 26/02/2011 20.32:



    Ma che c'entra? Non vorrai mica metterti a far le pulci all'unico giornalista che ebbe la "colpa" di riportare la notizia?

    Ferrara riesce a randellarsi sonoramente già da solo,
    come quando diede gli ultimi consigli fatali a Craxi, quando si buttò anima e corpro nella campagna pro-life, poi nel fallimentare progetto politico "No Aborto" [SM=x43606]

    Amen.




    di quale notizia parli?? di quella in cui si diffamava o di quella in cui artatamente si ometteva un'informazione al fine di far sembrare una cosa piuttosto di un'altra?
    Voglio fare le pulci a chi mente, così come tu le fai a Ferrara sottolineando l'importanza di dire il vero.
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    Etrusco
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    00 27/02/2011 02:19
    Re: Re: Re:
    giusperito, 27/02/2011 1.23:


    ...CUT...
    Voglio fare le pulci a chi mente, così come tu le fai a Ferrara sottolineando l'importanza di dire il vero.




    Ma che c'entra qui aprire una digressione su Travaglio?
    Così si aumanta la confusione: meglio sarebbe aprire un thread a parte per criticare Travaglio.

    I.M.H.O.
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    napulitanboy
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    00 27/02/2011 10:21
    Re: Re: Re: Re:
    Etrusco, 27/02/2011 2.19:




    Ma che c'entra qui aprire una digressione su Travaglio?
    Così si aumanta la confusione: meglio sarebbe aprire un thread a parte per criticare Travaglio.

    I.M.H.O.




    Appena ho letto mi son chiesto: ma è Giusperito oppure qualcuno che si è appropriato del suo nick che scrive? [SM=g10353]

    è come se improvvisamente, mentre si parla di meloni, uno se ne esce dicendo "e vabbè, ma pure gli Ipad son diventati più costosi".

    Questa cultura del "vabbè, ma mica solo io... PURE VOI" oppure "eh, ma voi avete fatto questo, noi quest'altro"... è quanto di più ignorante possa esistere in un discorso sociale/politico.

    Quindi evito di dar peso a questo(anche perché, fondamentalmente, della fedina penale di Marco Travaglio, sebbene su quella sentenza avremmo abbastanza da dire, non ce ne fotte un ben emerito "ci a zeta due o").





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    giusperito
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    00 27/02/2011 12:56
    Con tutte le baggianate che dice,
    sempre comunque accreditate di grande intelligenza, vien da chiedersi che ne sarebbe di Giuliano Ferrara in un paese serio, cioè diverso dall’Italia.


    Nap tu hai ragione che è come se uno gioca bastoni e l'altro risponde spade..ma il punto è che un articolo del genere dove si contesta la correttezza intellettuale e l'onestà nel riportare fatti scritto da Travaglio, che si fregia di essere il giornalista del Paese serio da venire, non mi piace e non lo reggo. Soprattutto non reggo l'idea che Ferrara parli agli italiani senza vergogna, mentre lui parla al mondo serio, omettendo la verità e trasformandola. Pannella qualche giorno fa parlava di Santoro e co., dicendo che erano portatori di una Verità altra ed autoreferenziale.
    Non contesto il contenuto dell'articolo di T., ma la protervia di chi viene a fare la morale. Insomma è vero che il "da che pulpito viene la predica" è una fallacia argomentativa, ma quando si vuole moralizzare e dare patenti di serietà, credibilità ed onestà bisogna ricordare ai suoi fan che Ferrara non è un caso isolato.
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    edmondantes01
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    Utente Junior
    00 27/02/2011 15:09
    Re:
    [SM=x43608]


    giusperito, 27/02/2011 12.56:

    Con tutte le baggianate che dice,
    sempre comunque accreditate di grande intelligenza, vien da chiedersi che ne sarebbe di Giuliano Ferrara in un paese serio, cioè diverso dall’Italia.


    Nap tu hai ragione che è come se uno gioca bastoni e l'altro risponde spade..ma il punto è che un articolo del genere dove si contesta la correttezza intellettuale e l'onestà nel riportare fatti scritto da Travaglio, che si fregia di essere il giornalista del Paese serio da venire, non mi piace e non lo reggo. Soprattutto non reggo l'idea che Ferrara parli agli italiani senza vergogna, mentre lui parla al mondo serio, omettendo la verità e trasformandola. Pannella qualche giorno fa parlava di Santoro e co., dicendo che erano portatori di una Verità altra ed autoreferenziale.
    Non contesto il contenuto dell'articolo di T., ma la protervia di chi viene a fare la morale. Insomma è vero che il "da che pulpito viene la predica" è una fallacia argomentativa, ma quando si vuole moralizzare e dare patenti di serietà, credibilità ed onestà bisogna ricordare ai suoi fan che Ferrara non è un caso isolato.




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