Massimo Volume, 29/12/2010 10.08:
Ma non credo si tratti di cercare di vivere "ogni giorno col sorriso", quanto di essere soddisfatti dalla propria vita, la quale cosa non è, chiaramente, facile.
Penso che se un uomo è insoddisfatto difficilmente riuscirà a vedere del buono a Bol..., ehm, nelle cose che fa, e a mio parere questo vale soprattutto per il mondo del lavoro, che è il luogo dove una persona si realizza. Credo che la massima aspirazione -certo, sempre per quanto riguarda me- sia fare un lavoro che appassioni.
Non vorrei scadere nel ridicolo, ma la mia filosofia del quotidiano è molto vicino al film "Yes man".. a parte scherzi credo che l'approccio alla vita sia il 99% di cosa ne pensiamo. Davvero non voglio appesantire il discorso andando a definire il punto nelle patologie psichiatriche, ma mi sembra facile constatare che la media della soddisfazione non si attesti intorno alla realizzazione dei proprio sogni. Credo che il mondo dei sogni e delle idee (l'idea che un certo lavoro ci appassioni) sia profondamente altro da ciò che poi riusciamo a realizzare. Non parlo di incapacità esistenziale a raggiungere i sogni, ma a comprendere che ciò che realizziamo sia davvero il nostro sogno. Prendiamo il caso che sogni di diventare un magistrato e ti ritrovi a vincere il concorso, sei sicuro che sarebbe sufficiente per essere felice? Secondo me dipende dall'approccio, perché anche il lavoro e la vita che sogni hanno i loro difetti e, quindi, diventa facile spostare verso altro (o un po' più oltre) la meta della felicità. non voglio fare la storia della mia vita, ma da un po' di tempo sto frequentando delle persone (ormai 35enni padri di famiglia) che non hanno realizzato i loro sogni di lavoro o di vita e non hanno assolutamente una posizione di ricchezza (anzi) eppure sono felici.
P.S. Giubo cmq non era assolutamente una critica né a te né al tuo pensiero.
[Modificato da giusperito 29/12/2010 22:20]