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Di fronte alla Sindone decade la scomunica per aborto.

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    AmmazzaPreti
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    Utente Master
    00 16/05/2010 13:21
    Il cardinal Severino Poletto, arcivescovo di Torino, ha emanato un decreto per revocare la scomunica automatica (latae sentientiae) in cui sono incorse tutte le donne cattoliche che hanno abortito, a patto che queste si confessino proprio a Torino durante l’ostensione della Sindone.

    Tutto ciò al fine di “mostrare concretamente la misericordia del Padre nei confronti di chi è pentito di un delitto commesso”. I sacerdoti “che siano regolarmente abilitati a ricevere le confessioni dei fedeli per l’intero territorio della città di Torino” hanno quindi “la facoltà di rimettere nell’atto della confessione sacramentale la scomunica non dichiarata relativa all’aborto procurato”.

    Come noto, per la Chiesa l’aborto è un peccato molto più grave della pedofilia, tanto che mentre per il primo la scomunica è automatica, il secondo può essere ‘lavato’ da una semplice confessione. Che poi rimanga un crimine orrendo e un reato severamente perseguito dalla Legge non sembra aver preoccupato granché, almeno fino ad oggi, le gerarchie ecclesiastiche.

    Ora, in modo veramente grottesco e anacronistico, la Chiesa ricorre all’espediente della Sindone per cancellare la scomunica alle fedeli che hanno abortito.

    Quello che somiglia a un semplice ‘condono’ in casa cattolica, in realtà cela significati molto più profondi che, in alcuni casi, stridono profondamente con il messaggio cristiano di cui la Chiesa di fa promotrice.

    Innanzitutto perché palesa che le donne non sono tutte uguali davanti a Dio. Alcune, e precisamente quelle che si troveranno in questo periodo a Torino, sono ‘più uguali’ delle altre, condannate latae sententiae e senza speranza di amnistia a convivere con una colpa che le porterà a bruciare nel fuoco eterno.

    In secondo luogo per un ricorso anacronistico e strumentale alla superstizione. L’adorazione delle reliquie costituisce fuori da ogni dubbio un comodo mezzo per rimpinguare le casse del Vaticano, ma utilizzata come arma di ricatto, come in questo caso, potrebbe sortire l’effetto di allontanare i cattolici adulti e istruiti, quelli che non credono a un dio impresso su un lenzuolo di lino o disciolto nel sangue di un santo. Al contrario, il loro dio trascendente non può perdonare sulla base di arbitrari criteri geografici definiti dal cardinale di turno. A tal proposito, merita menzione il comunicato delle Comunità cristiane di base del Piemonte: “Riteniamo gravissima la scelta del vescovo di Torino di utilizzare la sua autorità per concedere alle donne che, nei giorni dell’ostensione della sindone, confessano a un prete di aver abortito, l’automatica cancellazione della scomunica che, altrettanto automaticamente, era stata loro comminata. […]La gerarchia della chiesa cattolica insiste nel culto delle reliquie; non ci stupisce, ma ci amareggia profondamente, perché così facendo sposta l’attenzione dei fedeli dalla testimonianza alla superstizione”.

    In ultima analisi, questo decreto cardinalizio dimostra ai cattolici – se già non lo avessero sufficientemente chiaro – che le ‘leggi di Dio’ non sono altro che leggi scritte da uomini che si definiscono, senza alcuna prova, suoi rappresentanti, tant’è che le cambiano a seconda dell’esigenza (o convenienza) del momento. Se la Sindone può riportare qualche pecorella all’ovile perché non cavalcare l’onda?

    Il cardinal Poletto, lo stesso che inneggia all’obiezione di coscienza sui temi etici perché “la legge di Dio è superiore a quella degli uomini“, ha addirittura conferito alla legge divina – universale per definizione – una valenza locale: solo alle donne che si confesseranno a Torino, e solo in questo periodo, potrà essere rimessa la scomunica derivante dall’aborto. Sarà stato l’esito delle recenti elezioni regionali in Piemonte, dove la Lega ha stravinto, a suggerire al cardinale questo piglio federalista?

    Ciò che più stupisce, ancora una volta, è l’atteggiamento dei cattolici, lontani dal ribellarsi ad essere rappresentati da un’istituzione anacronistica, misogina e antiscientifica che arriva a decretare amnistie ‘a tema’ sul peccato, dando un’immagine di se se stessa più vicina a quella di un esercizio commerciale alle prese con i saldi promozionali che di guida spirituale di cui reclama il primato per l’umanità intera.

    Fonte:http://www.cronachelaiche.it





  • --letizia22--
    00 16/05/2010 13:25
    cosa non si fa per perdonare i pedofili.... ;-)
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    Selkis
    Post: 20.896
    Post: 14.021
    Utente Gold
    00 16/05/2010 13:36
    ecco la risposta, per me sensatissima, di una comunità cristiana:

    Abbiamo un sincero rispetto delle molte migliaia di cristiani che in questi giorni vengono a Torino per vedere la sindone. Non giudichiamo la fede di chi, vedendo l’immagine di un corpo martoriato impressa in un vecchio lenzuolo, prova emozione, si sente confortato nella sua fede. Non ci permettiamo di giudicare la fede di nessuno.

    Né ci interessa argomentare sull’autenticità del “sacro lino”, anche se concordiamo con chi ritiene che non abbia veramente avvolto il corpo di Gesù.

    Come cristiani e cristiane appartenenti a piccole comunità sparse per il Piemonte (a Chieri, Torino, Pinerolo, Piossasco, Alba, Cuneo) riteniamo che i vertici della chiesa cattolica abbiano perso una occasione per ricordare al popolo dei credenti che Gesù non lo incontriamo in un lenzuolo ma nella vita, nella sofferenza, nelle lotte e nelle speranze dei poveri, perché Gesù è vivo, è presente nella storia.

    Crediamo che non ci sia bisogno di immagini per vivere la fede: Dio si rivolge a noi con la forza della sua parola che ci richiama a cercarlo tra i vivi, a testimoniarlo tra le tante persone che vivono con fatica.

    Riteniamo invece gravissima la scelta del vescovo di Torino di utilizzare la sua autorità per concedere alle donne che, nei giorni dell’ostensione della sindone, confessano a un prete di aver abortito, l’automatica cancellazione della scomunica che, altrettanto automaticamente, era stata loro comminata. Gesù aveva affidato la responsabilità di “legare e sciogliere” alla comunità intera, in una relazione di amore reciproco che è il cuore della sua preghiera eucaristica, così come leggiamo nel Vangelo di Giovanni: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato” (Gv 15,12). Davanti a lui nessuno aveva tirato la pietra a quell’adultera... Invece questa responsabilità comunitaria è stata trasformata in un “potere” esclusivo dei “sacri gerarchi”.

    Viene utilizzata l’occasione dell’ostensione per arrogarsi il diritto di condonare una scomunica, data arbitrariamente per un atto così delicato che provoca enormi sofferenze alle donne che lo vivono.

    Ci limitiamo a constatare quanto poco amore evangelico ci sia in queste assurde scelte della gerarchia.

    La gerarchia della chiesa cattolica insiste nel culto delle reliquie; non ci stupisce, ma ci amareggia profondamente, perché così facendo sposta l’attenzione dei fedeli dalla testimonianza alla superstizione.

    Noi, cristiani e cristiane delle comunità di base del Piemonte, con umiltà pensiamo che nell’oggi difficile che stiamo vivendo non dobbiamo cercare il volto di Gesù nelle immagini e nelle reliquie, ma nel volto del nostro prossimo, qualunque sia la sua cultura o la sua fede. Solo tentando di vivere la fede in Gesù in questo modo, nella fatica di tutti i giorni, possiamo essere un segno, una testimonianza utile a costruire una società meno divisa, più accogliente, più cristiana.

    Le comunità cristiane di base del Piemonte




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    AmmazzaPreti
    Post: 4.677
    Post: 4.620
    Utente Master
    00 16/05/2010 13:53
    Re:
    Selkis, 16/05/2010 13.36:

    ecco la risposta, per me sensatissima, di una comunità cristiana:

    Abbiamo un sincero rispetto delle molte migliaia di cristiani che in questi giorni vengono a Torino per vedere la sindone. Non giudichiamo la fede di chi, vedendo l’immagine di un corpo martoriato impressa in un vecchio lenzuolo, prova emozione, si sente confortato nella sua fede. Non ci permettiamo di giudicare la fede di nessuno.

    Né ci interessa argomentare sull’autenticità del “sacro lino”, anche se concordiamo con chi ritiene che non abbia veramente avvolto il corpo di Gesù.

    Come cristiani e cristiane appartenenti a piccole comunità sparse per il Piemonte (a Chieri, Torino, Pinerolo, Piossasco, Alba, Cuneo) riteniamo che i vertici della chiesa cattolica abbiano perso una occasione per ricordare al popolo dei credenti che Gesù non lo incontriamo in un lenzuolo ma nella vita, nella sofferenza, nelle lotte e nelle speranze dei poveri, perché Gesù è vivo, è presente nella storia.

    Crediamo che non ci sia bisogno di immagini per vivere la fede: Dio si rivolge a noi con la forza della sua parola che ci richiama a cercarlo tra i vivi, a testimoniarlo tra le tante persone che vivono con fatica.

    Riteniamo invece gravissima la scelta del vescovo di Torino di utilizzare la sua autorità per concedere alle donne che, nei giorni dell’ostensione della sindone, confessano a un prete di aver abortito, l’automatica cancellazione della scomunica che, altrettanto automaticamente, era stata loro comminata. Gesù aveva affidato la responsabilità di “legare e sciogliere” alla comunità intera, in una relazione di amore reciproco che è il cuore della sua preghiera eucaristica, così come leggiamo nel Vangelo di Giovanni: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato” (Gv 15,12). Davanti a lui nessuno aveva tirato la pietra a quell’adultera... Invece questa responsabilità comunitaria è stata trasformata in un “potere” esclusivo dei “sacri gerarchi”.

    Viene utilizzata l’occasione dell’ostensione per arrogarsi il diritto di condonare una scomunica, data arbitrariamente per un atto così delicato che provoca enormi sofferenze alle donne che lo vivono.

    Ci limitiamo a constatare quanto poco amore evangelico ci sia in queste assurde scelte della gerarchia.

    La gerarchia della chiesa cattolica insiste nel culto delle reliquie; non ci stupisce, ma ci amareggia profondamente, perché così facendo sposta l’attenzione dei fedeli dalla testimonianza alla superstizione.

    Noi, cristiani e cristiane delle comunità di base del Piemonte, con umiltà pensiamo che nell’oggi difficile che stiamo vivendo non dobbiamo cercare il volto di Gesù nelle immagini e nelle reliquie, ma nel volto del nostro prossimo, qualunque sia la sua cultura o la sua fede. Solo tentando di vivere la fede in Gesù in questo modo, nella fatica di tutti i giorni, possiamo essere un segno, una testimonianza utile a costruire una società meno divisa, più accogliente, più cristiana.

    Le comunità cristiane di base del Piemonte





    Bellissima



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    rennasuper
    Post: 650
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    Utente Senior
    00 16/05/2010 14:02
    Ecco cosa intendo quando dico che chi è un vero cristiano non può essere cattolico. Molto bella questa lettera.




    ~Luca
  • FELICEDILAURO
    00 16/05/2010 21:41
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    giusperito
    Post: 1.649
    Post: 1.645
    Utente Veteran
    Moderatore
    00 16/05/2010 21:56
    questo è lo stile delle gerarchie ecclesiastiche...di cosa ci stiamo meravigliando?
  • FELICEDILAURO
    00 16/05/2010 22:04
    vorrei sapere cosa ne pensa il papa :-(
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    Astronascente86
    Post: 1.065
    Post: 1.065
    Utente Veteran
    00 16/05/2010 22:20
    Re:
    Selkis, 16/05/2010 13.36:

    ecco la risposta, per me sensatissima, di una comunità cristiana:

    Abbiamo un sincero rispetto delle molte migliaia di cristiani che in questi giorni vengono a Torino per vedere la sindone. Non giudichiamo la fede di chi, vedendo l’immagine di un corpo martoriato impressa in un vecchio lenzuolo, prova emozione, si sente confortato nella sua fede. Non ci permettiamo di giudicare la fede di nessuno.

    Né ci interessa argomentare sull’autenticità del “sacro lino”, anche se concordiamo con chi ritiene che non abbia veramente avvolto il corpo di Gesù.

    Come cristiani e cristiane appartenenti a piccole comunità sparse per il Piemonte (a Chieri, Torino, Pinerolo, Piossasco, Alba, Cuneo) riteniamo che i vertici della chiesa cattolica abbiano perso una occasione per ricordare al popolo dei credenti che Gesù non lo incontriamo in un lenzuolo ma nella vita, nella sofferenza, nelle lotte e nelle speranze dei poveri, perché Gesù è vivo, è presente nella storia.

    Crediamo che non ci sia bisogno di immagini per vivere la fede: Dio si rivolge a noi con la forza della sua parola che ci richiama a cercarlo tra i vivi, a testimoniarlo tra le tante persone che vivono con fatica.

    Riteniamo invece gravissima la scelta del vescovo di Torino di utilizzare la sua autorità per concedere alle donne che, nei giorni dell’ostensione della sindone, confessano a un prete di aver abortito, l’automatica cancellazione della scomunica che, altrettanto automaticamente, era stata loro comminata. Gesù aveva affidato la responsabilità di “legare e sciogliere” alla comunità intera, in una relazione di amore reciproco che è il cuore della sua preghiera eucaristica, così come leggiamo nel Vangelo di Giovanni: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato” (Gv 15,12). Davanti a lui nessuno aveva tirato la pietra a quell’adultera... Invece questa responsabilità comunitaria è stata trasformata in un “potere” esclusivo dei “sacri gerarchi”.

    Viene utilizzata l’occasione dell’ostensione per arrogarsi il diritto di condonare una scomunica, data arbitrariamente per un atto così delicato che provoca enormi sofferenze alle donne che lo vivono.

    Ci limitiamo a constatare quanto poco amore evangelico ci sia in queste assurde scelte della gerarchia.

    La gerarchia della chiesa cattolica insiste nel culto delle reliquie; non ci stupisce, ma ci amareggia profondamente, perché così facendo sposta l’attenzione dei fedeli dalla testimonianza alla superstizione.

    Noi, cristiani e cristiane delle comunità di base del Piemonte, con umiltà pensiamo che nell’oggi difficile che stiamo vivendo non dobbiamo cercare il volto di Gesù nelle immagini e nelle reliquie, ma nel volto del nostro prossimo, qualunque sia la sua cultura o la sua fede. Solo tentando di vivere la fede in Gesù in questo modo, nella fatica di tutti i giorni, possiamo essere un segno, una testimonianza utile a costruire una società meno divisa, più accogliente, più cristiana.

    Le comunità cristiane di base del Piemonte




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    lulae
    Post: 7.935
    Post: 7.930
    Utente Master
    00 17/05/2010 09:27
    Re:
    FELICEDILAURO, 16/05/2010 22.04:

    vorrei sapere cosa ne pensa il papa :-(




    e TU che ne pensi? [SM=x43605]




    ...l'essenziale è invisibile agli occhi...


  • FELICEDILAURO
    00 17/05/2010 09:39
    Re:
    FELICEDILAURO, 16/05/2010 21.41:

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    ecco cosa ne penso......
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    lulae
    Post: 7.937
    Post: 7.932
    Utente Master
    00 17/05/2010 14:16
    Re: Re:
    FELICEDILAURO, 17/05/2010 9.39:




    ecco cosa ne penso......




    ma rigurado al decreto dell'arcivescovo o alla lettera delle comunità cristiane di base del Piemonte? [SM=x43606]




    ...l'essenziale è invisibile agli occhi...


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    diegoo.
    Post: 7.676
    Post: 7.675
    Utente Master
    00 17/05/2010 14:26
    Re:
    FELICEDILAURO, 16/05/2010 21.41:

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    Sottoscrivo la petizione di adri:inibiamo l'uso di questa emoticon a felice,vi pregoooo [SM=x43630]
    nel mezzo c'è tutto il resto
    e tutto il resto è giorno dopo giorno
    e giorno dopo giorno è
    silenziosamente costruire
    e costruire è potere e sapere
    rinunciare alla perfezione

    Niccolò Fabi-Costruire

  • FELICEDILAURO
    00 17/05/2010 14:32
    Ovviamente sulla scelta del cardinale....anche se vorrei approfondire prima su certi meccanismi che ora non conosco prima di esprimermi......

    cmq sia è inconcepibile...perchè chi non ha soldi per poter andare a torino cosa fa si appende al tram????