00 08/01/2015 19:49
Re: L'amaca di Michele Serra
latte++, 08/01/2015 17:53:


NESSUNO saprà mai se la decisione di celebrare i funerali di Pino Daniele prima a Roma e poi a Napoli (e solo dopo, diciamo così, le pressioni popolari) rispecchi veramente la sua volontà. Comunque sia, colpisce il piccolo incidente diplomatico post mortem tra un napoletano compassato e silenzioso (silenzioso e musicista: l’ossimoro è solo apparente) e la sua meravigliosa, difficile città. Senza la quale la musica di Daniele sarebbe stata impensabile; ma dentro la quale ribollono umori e atteggiamenti in grado di triturare, ingoiare e infine digerire qualunque differenza e qualunque distanza, e figurarsi la delicata, ammirevole misura che aveva quel bluesman pallido, dalla voce danzante e femminea.

Serbiamo ancora memoria — purtroppo — dei funerali del povero Mario Merola, una bolgia atroce, sguaiata, che pareva confezionata dagli odiatori di Napoli con un perfido montaggio dei luoghi comuni che la imprigionano. L’augurio di chi ama Napoli è che la difficile gestione dei funerali di Pino Daniele, quali siano le ragioni che l’hanno motivata, serva a ragionare un poco su certe sregolatezze emotive, i decibel di troppo, le lacrime in eccesso. Pino era napoletano fino al midollo e il suo sostanziale e ricercato esilio, in vita come in morte, è l’ultimo regalo fatto a Napoli. Non un’offesa, un dono. Un invito al silenzio, quel silenzio che ai funerali — non solo a Napoli — non esiste più.



Perché mai le emozioni dovrebbero essere regolate? Non amo le sceneggiate nemmeno io, ma non le odio. Napoli è una città capace ancora di emozionarsi. Il rumore, le grida, i "decibel di troppo" sono per gran parte dei napoletani un modo per esorcizzare il dolore. Fa parte della cultura popolare di Napoli; può non piacere, ma ciò che ha reso grande Pino è la capacità di descrivere Napoli senza la paura di criticarla, ma scoprendone la poesia e la forza anche in quelli che sono i suoi difetti (basti pensare a Donna Cuncetta che "allucca[v] pe' dispietto").
Napoli è una città eccessiva, un città che l'amore te lo vomita addosso, dalla quale un carattere schivo, una volta raggiunta la notorietà, tende a fuggire, ma è una città capace di dare tutta sé stessa. Personaggi come Pino Daniele, Troisi ed Eduardo De filippo hanno preso tutto da Napoli e l'hanno tradotto in arte: era giusto che tornasse dove era partito. È stata la famiglia, sull'onda del dolore (perché comunque è morto un uomo di 59 con figli piccoli), a gestire male la situazione, ma era impensabile che per un personaggio pubblico della sua portata e così importante per la città di Napoli non avesse un funerale pubblico.
PS non ho voluto partecipare né al flash mob né alle esquie, ma ho apprezzato la compostezza