Scusate ragazzi, ho un periodaccio senza fine.
Cerco di essere veloce, sicuramente poco concisa e probabilmente sciatta.
L'album ce l'ho (ed ho scelto di volerlo) e mi piace, anche se non è esente da critiche ed è tutto tranne che un capolavoro.
È come se fosse una lunga b side che parte sicuramente dagli anni 90 (confermandomi che The division bell poteva essere un album migliore), soprattutto se si pensa al live di quegli anni (il live pulse a cui personalmente sono legatissima).
È frutto di un periodo in cui si era sicuramente recuperata l'idea del "gruppo" ed il piacere di suonare e creare insieme che si era perso probabilmente da animals in poi.
... dicevo (mi sono persa) ...parte dagli anni 90, ma guarda sicuramente indietro (tanto che in alcuni passaggi sembra quasi autocitazionista), molto indietro, all'epoca gloriosa in cui i 4 floyd non facevano che suonare tantissimo.
Ovviamente però non siamo negli anni 60 dell'ufo club nè nei 70 alla ricerca di una identità post syd, perciò non è e non poteva essere qualcosa che somiglia a Pompei o a More o ad atom heart mother, ma ha un gusto più ambient, più soft... molto vicino forse ai lavori solisti di Richard Wright.
Non c'è troppo chitarrismo gilmouriano, anzi forse ci vorrebbe qualche chitarra più incisiva e un po' di ritmica in più.
Mi ha fatto però piacere risentire un redivivo Nick Mason come non lo si sentiva da anni (sul punto ascoltatevi "sum").
La buona notizia è che non è una operazione commerciale o sciatta (grazie Dave, faccio bene a non dubitare mai della tua sensibilità).
La cattiva notizia è che la produzione impeccabile (quella solita dei PF) ogni tanto sembra fine a se stessa.
Per certi aspetti forse potrebbe essere migliore degli ultimi 3 a firma PF, ma mi rendo conto che è ingiusto il paragone, per il carattere stesso del disco, appunto "da b side".
Infatti mi rendo anche conto che tutte le critiche relative al "bisognava lavorare di più qui o lì" oppure "si poteva aggiungere qualche altra lirica oltre louder than words" non tengono presente che non si poteva fare di più perché Richard non c'è più e perché è un lavoro che nasce da outtakes e jam sessions di 20 anni fa.
Insomma è un epitaffio e, se la si guarda da questo punto di vista, non si può negare che sia un bellissimo epitaffio.
Naturalmente, da un punto di vista più strettamente sentimentale, le frasi che si sentono in "Things Left Unsaid" (che è comunque molto bello) o pezzi come "Autumn '68" non possono che far scappare più di un occhio lucido ad ogni vero e profondo floydiano.
Secondo me tra qualche mese forse si potrà essere più obiettivi nel giudicarlo.
In questi giorni ne ho lette veramente tante e diverse, tra chi è in preda ad entusiasmi eccessivi e chi spara a zero non essendo esente da snobismi e pregiudizi (soprattutto watersiani).
P.S. copertina? Bruttina e non mi nominate invano Storm.
Video di Louder? Bruttino, peccato perché la storia del lago era bella.
Packaging? Ovviamente perfetto con edizione deluxe abbastanza interessante, ma forse non indispensabile (indispensabile per i fanatici come me però).
Louder? Pezzo che poteva essere perfetto se non fosse per: 1) testo, bello e significativo, ma insipito, in perfetto stile Polly Samson; 2) le coriste maledette di Pulse; 3) ritornello che mi ammoscia tutto il pezzo e soprattutto la bella intro.
[Modificato da OneOfTheesedays 19/11/2014 19:47]
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