00 12/06/2014 23:08
Premetto di non aver visto la serie.
Comunque ritengo che non si possa negare che i mass media siano una grossa cassa di risonanza, sufficiente ad "etichettare" persone provenienti da quartieri "difficili" come Scampia, Secondigliano ecc.. come camorristi e dunque, a contribuire ulteriormente alla loro emarginazione sociale.

Tuttavia, non mi sembra neanche corretto evitare di parlarne, perché si finirebbe per gettare nel dimenticatoio realtà esistenti.

Forse la soluzione migliore è nel mezzo: non "gonfiare" oltre i limiti del reale certe situazioni, ma narrare i fatti come si svolgono realmente. Sono cose che accadono quotidianamente, perché non parlarne?
Nel contempo le istituzioni, dovrebbero incentivare l'opera delle associazioni e dei comitati impegnati nei vari territori nel "recupero" di queste persone. O addirittura evitare che queste persone possano delinquere, magari iniziando dai bambini.

Del resto, se consideriamo lo stato attuale delle carceri italiane, di sicuro le stesse non contribuiscono ad attuare la funzione rieducativa della pena prevista dalla nostra costituzione. In breve, chi entra in carcere di certo non "esce" recuperato, anzi, spesso esce ancor più "arrabbiato" (per usare un termine carino) di quando ci è entrato.
Con questo, non voglio dire che chi ha commesso reati non debba scontare la sua pena negli istituti penitenziari, ma soltanto che sarebbe meglio che la persona venisse sottratta fin dall'inizio da certi ambienti che, frequentati, la portano inevitabilmente a delinquere. E questa "sottrazione" non può che avvenire grazie all'opera delle istituzioni e dei comitati suddetti.

Ma forse questo discorso è pura utopia, le istituzioni non aiutano e zone come Secondigliano, Scampia (ma non solo questi luoghi) continueranno ad essere ricordati solo come posti in cui la gente si ammazza per strada, in cui quelli della Napoli "bene" vanno a rifornirsi di droga ed in cui imperversa l'ignoranza. [SM=x43801]