00 11/04/2014 21:48
Forse ha ragione Trixam, siamo tutti un po' qualunquisti. Però non credo che tutti i fautori del numero programmato siano dei meschini desiderosi di annientare la concorrenza. In primis, non posso citare dati statistici a tal proposito, ma mi sembra di buon senso affermare che una selezione all'accesso (ripeto, non discuto sulle modalità, che possono essere varie e sicuramente perfettibili) è la base per una migliore didattica. A parità di fattori, secondo voi si insegna/apprende meglio in una classe di 500 studenti oppure in una di 50? Quando gli studenti di Giurisprudenza chiedono lezioni pratiche, tirocini e amenità del genere, si ricordino che si trovano in una Università che materialmente non ha spazio a sufficienza per tutti gli studenti iscritti.
Poi, un passo sull'accountability: non so se Trixam la intendeva anche in questa accezione, ma che accountability ha un'Università che si presenta come una scelta di ripiego per alcuni (molti?) dei suoi iscritti, che funge da parcheggio per chi non ha molto altro da fare?
Certo, se volessi perseverare nel qualunquismo, potrei opporre a itreniavapore gli esempi, a me più o meno vicini, di ragazzi che hanno studiato prima, dopo e durante i test di ingresso a Medicina e li hanno passati, pur non avendo baroni alle spalle. Io stesso, da figlio di operaio, nella mia vita da studente e ora da laureato ho superato alcune selezioni e altre no. Nè mi sento di affermare che tutti i medici italiani, che hanno superato più di un test, siano dei raccomandati ignoranti. Nè oso negare che possono esserci malcostumi e illegalità, ma non possono diventare il presupposto per negare il principio alla base della selezione.
Oltre alle ragioni didattiche che ho menzionato, è innegabile che ci sia nel numero chiuso anche una esigenza di "programmazione" (Trixam mi lapiderà!) di lungo periodo del mercato del lavoro. Ma non certo in un'ottica di minore concorrenza: proprio Giurisprudenza dovrebbe essere a numero chiuso da decenni, visto che i suoi sbocchi lavorativi d'elezione (pubblico impiego, professioni legali) sono in calo costante. Personalmente non sono favorevole a trasformare i diciannovenni di oggi (che spesso non scelgono Giurisprudenza, ma se la riservano come ultima spiaggia in quanto priva di test) in presumibili disoccupati di domani. Ma ciò non vuol dire che per quelli che superano la selezione, si formano (meglio) ed entrano nel mercato del lavoro la concorrenza non sia aperta. Anzi, forse è anche più autentica, oserei dire.
Infatti, personalmente penso che il miglior regalo che si possa fare alle classi privilegiate sia quello di un'Università pubblica scadente, dal momento che chi se lo può permettere manda il figlio a studiare all'estero, magari in un'aula con 20 persone, non certo nell'Università pubblica dove il professore parla a centinaia di studenti in aule diroccate. Il problema non è selezionare all'accesso, ma rendere la strada verso la selezione all'accesso non discriminatoria: il punto non è il test, che secondo il luogo comune passano solo i "figli di", ma mettere lo studente figlio di operaio nelle condizioni di passarlo e di avere un'Università con una didattica decente e con una prospettiva lavorativa di concorrenza, ma non di precariato a vita. D'altronde, non capisco perchè il concetto di numero programmato non possa andare di pari passo con un'Università pubblica: in Germania le tasse universitarie sono quasi inesistenti, eppure molti percorsi universitari prevedono non solo il numero chiuso, ma percorsi molto più strutturati e regimentati del nostro (ad esempio, date un'occhiata alla formazione legale in Germania).