00 06/09/2013 16:10
I tombaroli, al «lavoro» con metal detector, avevano scoperto e iniziato a depredare una stazione votiva del II sec a.C. dedicata al culto di Giunone Sospita] I tombaroli, al «lavoro» con metal detector, avevano scoperto e iniziato a depredare una stazione votiva del II sec a.C. dedicata al culto di Giunone Sospita




ROMA - Scoperto a Lanuvio dalla Guardia di Finanza uno scavo archeologico clandestino, i tombaroli stavano per impossessarsi del ricco patrimonio di una «stazione votiva» con oltre 24 mila reperti di natura religiosa dedicati al culto di Giunone Sospita. L’area risalente al II secolo a.C. e attiva fino al II secolo dell’era volgare si trova all’interno di un terreno privato incolto, sequestrati 17 mila metri quadri comprendenti opere murarie romane, il materiale archeologico consistente in monete, oggetti di ceramica e piccole sculture in pietra e marmo destinato ad arricchire la dotazione del Museo delle Navi di Nemi diretto da Giuseppina Ghini.

UNO SCAVO HI TECH - Rinvenuti sofisticati componenti elettronici (metal detector, apparecchi ricetrasmittenti) ed utensili utilizzati per lo scavo clandestino. Tre gli indagati, residenti nella zona tra Genzano e il vicino litorale. Il sito appena sottratto alla depredazione è a duecento metri dal santuario di Giunone Sospita scoperto un anno fa, nel luglio 2012, nel corso di un’operazione del Comando di tutela archeologica delle Fiamme Gialle, oggi come allora guidato dal tenente colonnello Gavino Putzu e dal maggiore Massimo Rossi. In quella occasione furono anche identificati e arrestati cinque tombaroli.

PIU' VELOCI DEGLI ARCHEOLOGI - L’esistenza di una stazione votiva a poca distanza dal santuario era stata allora ipotizzata, però ne mancava l’individuazione. I ladrio di reperti sono stati più veloci degli archeologi. Nell’area sequestrata la Soprintendenza archeologica del Lazio, guidata da Elena Calandra, provvederà a eseguire un completo scavo archeologico.


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L'italia è come un povero rincoglionito che defeca su un tesoro.


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