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Una discussione costituzionale tra due colleghi che sono amici e però la pensano diversamente

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    00 28/07/2013 20:17
    «Il governo non si rafforza comprimendo il Parlamento» , intervista di LORENZO FUCCARO, Corriere della Sera, sabato 27 luglio 2010
    Contro il progetto di riforma costituzionale sta formandosi un movimento composto da politici e costituzionalisti che temono una deriva autoritaria. Tra i firmatari di un manifesto pubblicato ieri sul Fatto quotidiano c’è anche Massimo Villone, docente alla Federico II di Napoli, già parlamentare Pds, Ds e Pd, «dal 2008 libero cittadino». Leggendo il vostro appello si ricava l’idea che la Costituzione sia intoccabile. «Non è così. Nell’appello c’è una critica di metodo. Rispetto alle altre bicamerali si toccano le caratteristiche fondamentali dell’articolo 138 che riguardano il tempo e la ponderazione».Sembrano obiezioni formali «Non lo sono perché la riduzione dei tempi significa che non si guarda alla ponderazione del contenuto, ma si guarda alla vita del governo e facendo questo si opera uno stravolgimento. Si dice: modifico la Costituzione per garantire la sopravvivenza del governo. Poi la faccio comprimendo fortissimamente il potere emendativo, ovvero la partecipazione reale dei parlamentari».Ma le Camere hanno approvato le mozioni di indirizzo. «Sono pezzi di carta che vengono direttamente da Palazzo Chigi e sono stati inchiodati alle mani dei parlamentari. Da costituzionalista e da cittadino, dico che una riforma costituzionale non si fa così».Perché?«Ci si è affidati a un comitato di saggi che la pensano in un certo modo. Si è, cioè, orientata la discussione verso un’opzione presidenzialista o semipresidenzialista. E, come costituzionalista, la reputo errata».Eppure si fa un gran parlare della debolezza del governo .« È vero che è debole, ma non lo è nel rapporto con il Parlamento. Lo è perché ha perso pezzi di potere di indirizzo politico. E li ha persi in direzione dell’Europa, delle Regioni, delle liberalizzazioni e privatizzazioni e delle autorità indipendenti. Quindi è debole per ragioni strutturali».E allora che fare?«Se si vuole davvero rafforzarlo si devono riprendere dalle Regioni scelte di livello nazionale che sono andate perdute, come ad esempio è avvenuto per la sanità». Ma come può il governo recuperare potere?«Da questa crisi si è uscirà più poveri, allora non abbiamo bisogno di un uomo solo al comando che impone le scelte, abbiamo invece bisogno di un sistema che garantisca l’ampia condivisione delle scelte che, insisto, saranno difficili. Se non si fa così il Paese non tiene».
    Una replica di Prisco su Facebook
    Avevo letto. Come al solito lucido, ma - come sai, caro Massimo - non condivido la drammatizzazione di questa fase e non firmo appelli: troppe volte l’ho fatto in passato. Il sistema dei partiti (e quindi il Parlamento in cui esso si esprime) è purtroppo indifendibile nel formato attuale e nella bassa qualità dei più. Europa e mercati impongono una stabilità di governo di medio-lungo periodo, che rende probabilmente ineludibile un rafforzamento della copertura presidenziale attiva, cioè quello che già esiste e che sarebbe meglio razionalizzare formalmente, piuttosto che sopportare ulteriori derive “di fatto”, queste sì pericolose: i vincoli di bilancio in Costituzione e gli impegni a ridurre drasticamente il debito pubblico nei prossimi vent'anni non li ho introdotti certo io e ora però dobbiamo farci i conti. Che il Governo sia debole per i troppi poteri ceduti in varie direzioni è indubbio, ma non mi sembra realistico teorizzare a breve un loro possibile recupero, nelle condizioni date. Meglio prendere atto che lo schema di gioco è cambiato. Lo dico con amarezza: come scrivevo e com’è del resto noto, di appelli alla difesa della Costituzione ne ho firmati, di comitati ho fatto parte. Secondo me, cioè, la combinazione mefitica tra pessimo e degradato sistema politico e tradizionale debolezza dell'assetto dell'Esecutivo in Italia richiede infatti (nell’attuale contesto europeo) quello che di fatto esiste e che andrebbe anche formalmente razionalizzato: un sovrappiù di tutela presidenziale attiva. Parliamoci chiaro: senza l’enlargement dei poteri del Quirinale, né Monti, né Letta sarebbero nati e sarebbero rimasti in vita nemmeno il poco che sono durati o stanno stentatamente durando. Questo può non piacermi, ma diciamolo ai mercati, all’Europa, ai Paesi economicamente più forti del nostro, dai quali tutti - ahimè - drammaticamente dipendiamo: abbiamo assunto vincoli costituzionali (e politico-economici per i prossimi vent’anni) che, senza una guida forte, autorevole e duratura (non sto dicendo antidemocratica, è puerile pensare questo) del Governo, saremo spazzati via in pochissimo tempo
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    (pollastro)
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    Utente Veteran
    00 28/07/2013 23:38
    errore di trascrizione mio nel penultimo rigo, chiedo scusa: "tali che...", eccetera