Dal professore Prisco, che mi prega di postare
Ringrazio chi mi ha manifestato apprezzamento. Preciso ulna volta ancora che non partecipo alla "santificazione" di Andreotti, né mi interessa condannarlo: non sono né il Padreterno, col quale se la sta vedendo lui stesso in questo momento, né un magistrato, coi quali se l'è vista da vivo con alterne fortune, ma certo munendosi di ottimi avvocati (il professore Coppi e l'avvocato Bongiorno), verso i quali credo che avesse grandi motivi di gratitudine. Non mi tocca, insomma, "assolvere" o "punire" post mortem alcuno. Ho in genere poca considerazione dei pubblici ministeri, quando intervengono su materie "politicamente calde", né mi esaltano sentenze di prescrizione/assoluzione: da avvocato so che le decisioni umane possono essere influenzate da molti fattori, alcuni dei quali immaginabili, ma che non si possono provare e dunque nemmeno scrivere.
L'accusa di mafiosità a politici è ricorrente. Vittorio Emanuele Orlando, Maestro riconosciuto del diritto costituzionale tra fine Ottocento e metà Novecento, descritto come tale da un avversario politico palermitano, rivendicò "in positivo" tale qualifica. La mia impressione è che Andreotti (sul quale condivido in pieno il giudizio qui postato da Fridafrida: Malagodi, con lui in un governo di centro destra, dichiarò una volta che "faceva invariabilmente gli interssi politici del Vaticano, che qualche volta coicidevano con quelli dello Stato italiano"), in nome del potere abbia fatto davvero di tutto. Devo credere a chi in queste ore ha ricordato la sua fede cattolica, ma mi sembra che invece non credesse agli uomini, per cui prendeva le misure ai poteri forti (servizi segreti deviati e mafia ne fanno ahimé parte) e si regolasse "usandoli" ai suoi fini.
Quello che (non avendo mai votato per il suo partito e quindi di per lui) ho cercato di dire in precedenza è semplicemente che gli eventi della storia vanno innanzitutto studiati e compresi e che non mi sembrano tali giudizi di "santificazione" - o all'opposto di liquidazione - di una persona sintetizzati in poche righe e con linguaggio inadeguato alla correttezza espressiva. La facilità delle comunicazioni in Internet e la mentalità "travaglista" ben descritta da TriXam, che tanto male ha fatto e ancora fa (il PD deve ringraziare anche Repubblica e Il Fatto Quotidiano, oltreché i suoi mediocrissimi dirigenti, se si trova al punto in cui è oggi), non esimono nessuno - perciò ovviamente nemmeno me stesso - dall'onere di studiare e informarsi, prima di scrivere: in questo senso, l'esercizio del sacrosanto diritto alla libera manifestazione del pensiero non dispensa dal previo dovere di cercare di non parlare e scrivere a vanvera. Liberi i giudizi, essi sono però pregevoli solo se (qualunque sia il loro contenuto di merito) siano esternati con equilibrio formale ed avendo fatto preliminarmente tale sforzo di documentazione e riflessione. Mi dispiace invece se qualcuno si è sentito offeso, giacché non era questa la mia intenzione: distinguo le offese personali (da cui rifuggo, mentre più di una volta qui le ho subite e allora - ma solo allora - ho reagito: non sono affatto, in questo, un buon cristiano; non schiaffeggio per primo nessuno, ma non porgo mai l'altra guancia; se ricevo ceffoni, li restituisco) dalla critica anche franca e aspra a comportamenti. Questa è per me la laicità: non offendere chi a mio avviso sbaglia, ma segnalare un errore di valutazione o di metodo nella discussione sì