connormaclaud, 25/04/2013 15:14:
Non è possibile trovare l'antitodo se non si conosce il veleno.
Il problema carceri va inserito in un contesto generale socio-economico-politico,non con provvedimenti ad capocchiam slegati dalle politiche adottate.
Se continuiamo con discorsi ipocriti, pomposi e incredibilmente vuoti,per non dire idioti, non si arriverà mai a migliorare la situazione dei detenuti.
Il primo passo è quello dei distinguo e di entrare nell'ordine d'idee che un paese piccolo,dove c'è gente alla canna del gas e milioni di nuovi poveri non può più permettersi la letterina delle buone intenzioni,tanto amata nelle scuole e nei discorsi d'insediamento, ma scelte nell'interesse comune.
Se un cieco guida un altro cieco ambedue cadranno nella fossa.
Questo amplia il discorso che facevo io, e sono d' accordo con te.
Non ci soffermiamo su sterili questioni semantiche, aiutare, curare, rieducare, è lo stesso.
Dal sito del Ministero della Giustizia:
La riforma penitenziaria, avviata dalla legge 26 luglio 1975, n. 354 (ordinamento penitenziario), ha voluto dare attuazione ai principi costituzionali in materia di esecuzione delle pene detentive, ed in particolare al dettato dell'art. 27 c.3 della Costituzione: "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione".
All’Amministrazione penitenziaria è assegnato il mandato istituzionale di promuovere interventi "che devono tendere al reinserimento sociale" (art. 1, ordinamento penitenziario) dei detenuti e degli internati e ad avviare "un processo di modificazione delle condizioni e degli atteggiamenti personali, nonché delle relazioni familiari e sociali che sono di ostacolo ad una costruttiva partecipazione sociale" (art. 1, comma 2, regolamento di esecuzione, D.P.R.30 giugno 2000 n. 230). Il complesso di attività, misure ed interventi che concorrono a conseguire l'obiettivo della risocializzazione della persona detenuta prende il nome di trattamento rieducativo.
L'art 15 dell'ordinamento penitenziario individua l'istruzione, il lavoro, la religione, le attività ricreative, culturali e sportive, i contatti con il mondo esterno e i rapporti con la famiglia come elementi del trattamento.
Gli interventi attinenti a queste materie si ritengono cioé fondamentali per favorire nei condannati la crescita di una consapevolezza critica delle condotte antigiuridiche poste in essere nonché una volontà di cambiamento.
Non mi pare che la legge faccia distinzioni tra carcerati.
[Modificato da George.Stobbart 25/04/2013 15:38]