Cent'anni di solitudine....di Garzia Marquez
vedo che questo bellissimo intenso libro ricorre spesso tra i preferiti....
e anche uno dei miei preferiti....ricordo di averlo letto quasi tutto di un fiato.....in un giorno e una notte....qualche anno fa....è di un coinvolgimento incredibile....
mi ricordo di avervi trovato una delle più belle e sensuali pagine descritte dell'incontro tra due amanti....per questo voglio riportarlo.....
"Amaranta Ursula uscì dal bagno alle quattro e mezzo del pomeriggio. Aureliano la vide passare davanti alla sua stanza, con una vestaglia a pieghe tenui e un asciugamano arrotolato in giro alla testa come un turbante. La seguì quasi in punta di piedi, barcollando per la sbornia, ed entrò nella stanza nuziale nel momento in cui lei apriva la vestaglia e tornava a chiuderla spaventata. Fece un cenno silenzioso verso la stanza attigua, che aveva la porta socchiusa, e dove Aureliano sapeva che Gastòn era in procinto di scrivere una lettera.
'vattene' disse senza voce.
Aureliano sorrise, la sollevò con la vita con le due mani, come un vaso di begonie, e la gettò supina sul letto. Con uno strattone brutale, la spogliò della tunica da bagno prima che lei avesse il tempo di impedirglielo, e si sporse sull’abisso di una nudità appena lavata che non aveva né una sfumatura della pelle, né una venatura di peli, né un neo recondito che lui non avesse già immaginato nelle tenebre di altre stanze. Amaranta Ursula si difendeva sinceramente, con astuzie di femmina saggia, donnolando il suo scivoloso e flessibile e fragrante corpo di donnola, mentre tentava di massacrargli le reni con le ginocchia e gli scorpionava la faccia con le unghie, ma senza che né lui né lei emettessero un sospiro che non potesse confondersi con la respirazione di qualcuno che fosse in contemplazione del parsimonioso crepuscolo di aprile dalla finestra aperta. Era una lotta feroce, una battaglia a morte, che tuttavia sembrava sprovvista di qualsiasi violenza, perché fatta di aggressioni distorte e di elusioni spettrali, lente, prudenti, solenni, di modo che tra l'una e l'altra c'era il tempo perché tornassero a fiorire le petunie e che Gastòn dimenticasse i suoi sogni di aeronauta nella stanza vicina, come se fossero due amanti nemici in cerca della riconciliazione nel fondo di un acquario diafano. Nell'affanno dell'accanito e cerimonioso divincolio, Amaranta Ursula comprese che la meticolosità del suo silenzio era così irrazionale, che avrebbe potuto destare i sospetti del marito attiguo, assai più degli strepitii di guerra che cercavano di evitare. Allora cominciò a ridere con le labbra strette, senza rinunciare alla lotta, ma difendendosi con morsi falsi e sdonnolando il suo corpo a poco a poco, finché tutti e due si accorsero di essere al tempo stesso avversari e complici, e la zuffa degenerò in un ruzzo convenzionale e le aggressioni si trasformarono in carezze. Improvvisamente come per gioco, come per un altra monelleria, Amaranta Ursula trascurò la difesa, e quando cercò di reagire, spaventata di ciò che elle stessa aveva reso possibile, era ormai troppo tardi. Una commozione immane la immobilizzo nel suo centro di gravità, la seminò nel suo luogo, e la sua volontà difensiva fu demolita dall'ansia irresistibile di scoprire cosa erano i sibili aranciati e i globi invisibili che l'aspettavano dall'altra parte della morte. Ebbe appena il tempo di allungare la mano e cercare a tentoni l'asciugamano, e mettersi una mordacchia tra i denti, per non far uscire gli strilli di gatta che già le stavano straziando le viscere."
(pag. 360 dell'edizione Mondadori del 1986)
non penso abbia bisogno di commento