lehitraot Ariel

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connormaclaud
00domenica 12 gennaio 2014 08:41
Nato Ariel Schneinermann, diventato Ariel Sharon, sarebbe passato alla storia come "la spada di Davide". E' morto da guerriero, dicono, lottando, fino all'ultimo. E' stato una figura imponente, drammatica (l'onta di Sabra e Chatila). Nessuno è stato più vituperato nel corso della lunghissima carriera militare e politica. Aveva una vocazione di sinistra, agraria, collettivista, ma per invidie interne all'esercito divenne un eroe della destra sionista e religiosa, il padre degli insediamenti in Cisgiordania.

L'establishment laburista lo detestava e ammirava. E' storia nota: da generale, nel 1967, Sharon con la 202a Brigata di paracadutisti, sfondò nel Sinai, contro il parere di Moshe Dayan. Fu ancora lui, Sharon, che nel 1973, dopo il disastroso avvio della guerra del Kippur, che vide Israele presa fra due fuochi siriano ed egiziano, sfondò in Egitto alla testa dei suoi uomini, passando il Canale di Suez. Un prodigio militare, dunque. Il miglior commento alla morte di Sharon è forse venuto dal suo successore, Ehud Olmert: "Arik è sempre stato nella linea dove il destino ebraico si decide". Per tutta la carriera, Sharon si mosse in nome della sicurezza di Israele e del popolo ebraico, dal ritiro di Gaza ai carri armati spediti dentro la casbah di Jenin. Ha spesso salvato il suo paese. Dopo averlo fondato, letteralmente, in battaglia. Non ha mai chiesto scusa. Nel bene e nel male, un grande. Il suo nome significa "il leone di Dio".

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Arik Sharon nasce il 27 febbraio 1928 nel moshav Kfar Malal, da padre lituano e madre russa, con il nome originale Ariel Scheinerman. Ma nella Palestina sotto mandato inglese non sono quelli gli anni per godersi un’infanzia tranquilla. Già all'età di 14 anni, Sharon si arruola nella milizia di autodifesa ebraica dell’Haganà. Ferito a vent’anni mentre combatte da tenente nella prima guerra arabo-israeliana, capitano a 21 anni e ufficiale dell’intelligence a 23, si congeda per iscriversi all’università. Ma si sente un pesce fuor d’acqua, e in capo a pochi mesi torna nell’esercito. Maggiore, comandante di quella speciale Unità 101 appositamente creata per reagire agli attacchi terroristici, poi però sciolta dopo la rappresaglia del 1953 in cui sono morti 60 civili palestinesi. Sharon ha tuttavia coperto responsabilità non sue, e dopo qualche mese la 101 è ricostruita come Brigata Paracadutisti 202. Generale a 28 anni, nella guerra del 1956 combina un nuovo pasticcio, ingaggiando di testa sua una battaglia in cui muoiono 40 soldati.

Di nuovo congedato, si laurea in legge. Ma nel 1962 il nuovo capo di Stato maggiore Rabin lo vuole comandante della Scuola di Fanteria. Durante la Guerra dei Sei Giorni comanda una divisione corazzata, e nel 1969 ha il Comando Sud. Dayan però è geloso di lui, e quando da ministro della Difesa nel 1972 blocca la sua nomina a capo di Stato maggiore, Sharon si congeda per la terza volta ed entra in politica. Nel Likoud, visto che Dayan è laburista. Gli fa da propellente la sua ultima parentesi in divisa, quando è richiamato come comandante di una divisione corazzata della riserva durante la Guerra del Kippur. Il generale Elazar – che Dayan gli ha preferito come capo di Stato maggiore – si fatto infatti prendere di sorpresa. Ma è lui a risollevare la situazione aggirando le truppe egiziane sbarcate sul canale con un'ardita contromanovra sulla costa africana, e iniziando una marcia sul Cairo, poi fermata dalla tregua.

Furibondo, Sharon lascia la divisa definitivamente in polemica con il governo che ha preferito il negoziato alla vittoria sul campo. Da ministro della Difesa decide l’"Operazione Pace in Galilea" per porre fine agli attacchi terroristici contro il nord di Israele. Ma quando le truppe israeliane entrano a Beirut, gli alleati falangisti ne approfittano per saldare antichi conti in sospeso. E’ la strage dei campi profughi di Sabra e Shatila. Criticato per non averla impedita, Sharon è costretto alle dimissioni dalla Difesa. Resta però ministro in vari dicasteri, da ultimo agli Esteri con Netanyahu, dopo la cui sconfitta diviene il nuovo leader del Likud. Accusato di aver provocato la Seconda Intifada del 2000 dopo una discussa passeggiata presso il complesso delle moschee di Al-Aqsa, a sorpresa una volta al potere diventa invece l’uomo del ritiro da Gaza, avendo comunque ridotto al minimo gli attentati suicidi con la costruzione di un muro di protezione.

Contestato nel Likud, fonda il nuovo partito Kadima. Sta per vincere le elezioni come uomo di pace, quando nel gennaio 2007 un ictus lo riduce allo stato vegetativo in cui è rimasto per sette anni.

www.ilfoglio.it/soloqui/21300
trixam
00domenica 12 gennaio 2014 11:55
Ariel Sharon zikhrono livrakha. Grande soldato, grande patriota e grande leader.
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