Vi riscrivereste alla Federico II?

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Alessandro.1987
00giovedì 5 febbraio 2015 14:04
Parlando con molti coetanei da poco laureatisi presso la facoltà di Giurisprudenza della Federico II ho constatato come vi sia una certa diversità di opinioni sul nostro Ateneo.
In particolare noto che in tanti, se potessero tornare indietro, si iscriverebbero in un altro Ateneo: chi a Salerno chi in altre regioni del Centro-Nord.

Voi - laureandi e laureati - come valutate la vostra esperienza alla Federico II?
Suprema.Moltheni
00giovedì 5 febbraio 2015 14:40
Per l'offerta formativa, per l'arretratezza nei metodi di insegnamento, per la lentezza burocratica...no! Salvo pochissimi Professori, ma non si può scegliere un Ateneo sulla base di due o tre eccellenti docenti.
Una volta la Federico II era l'orgoglio di Napoli, ora di illustre c'è solo la statua del bellissimo Imperatore.
Per carità, ci sono anche studenti capre, e quindi un'università scende di livello, anche per gli iscritti, ma questo Ateneo non ha mai fatto tentativi, salvo casi eccezionali, di evolversi con i tempi e con le esigenze del mondo lavorativo.
Penso ad esempio dell'inutilità di allungare il percorso da 4 ai 5 anni, se poi non vi si fanno esercitazioni o tirocini in itinere come a Medicina.
Tornassi indietro, mi iscriverei in un altro Ateneo, non più "facile" ma più "giusto" e che soprattutto mi offrisse un percorso di studi più consono ai tempi.
Kyara!
00giovedì 5 febbraio 2015 16:57
No. Non lo rifarei. Assolutamente.
connormaclaud
00giovedì 5 febbraio 2015 18:45
Altro ateneo ed altra facoltà
Alessandro.1987
00giovedì 5 febbraio 2015 21:36
Re:
Ciao Suprema! Prima o poi penseranno che a scrivere sia sempre la stessa persona, con due pseudonimi diversi [SM=g2725401]: anche stavolta la pensiamo allo stesso modo [SM=x43813] .

Aggiungo solo alcune mie considerazioni personali:

premesso che sono contrario al numero chiuso, la nostra facoltà negli ultimi anni, a causa anche della concorrenza al ribasso (ai limiti del dumping) da parte di altri atenei sorti come funghi in zona, ha smesso di essere un polo di eccellenza, finendo per intercettare solo persone della provincia di Napoli, Caserta, qualche lucano e gli esuli di Foggia (il cui Ateneo sembra sia proprio il non plus ultra in negativo, stando al MIUR).
Studiamo poi obbligatoriamente esami inutili e solo di recente sono stati reintrodotti alcuni complementari di diritto penale, di economia, di civile e costituzionale i cui istituti, quando ti confronti con l'esterno, tutti danno per scontato tu conosca [SM=g2725362] .
Penso al fatto che da noi si studi obbligatoriamente Storia della giustizia (non sarebbe meglio accorparlo con storia del diritto medioevale e moderno, ripristinando l'esame di storia del diritto italiano?) ma ci laureiamo senza conoscere la differenza tra corruzione e concussione.
O, ancora, studiamo le procedure solo sui testi, mnemonicamente, senza aver mai visto un'aula di tribunale o un atto. Fatto l'esame quello che ricordi è uno zero totale.
In altri Atenei infine i piani di studio sono molto più personalizzabili e quindi ognuno, fatti gli imprescindibili esami di base, può studiare ciò che più gli interessa.

Quando mi sono iscritto Giurisprudenza alla Federico II era tra le prime nella classifica MIUR, oggi è sprofondata. Qualcosa vorrà pur dire...Ed è davvero un peccato perché di Professori (anche di assistenti) eccellenti, noti anche fuori dalla Campania, ce ne sono ancora e ne ho fortunatamente incontrati molti durante il percorso di studi.

Suprema.Moltheni, 05/02/2015 14:40:

Per l'offerta formativa, per l'arretratezza nei metodi di insegnamento, per la lentezza burocratica...no! Salvo pochissimi Professori, ma non si può scegliere un Ateneo sulla base di due o tre eccellenti docenti.
Una volta la Federico II era l'orgoglio di Napoli, ora di illustre c'è solo la statua del bellissimo Imperatore.
Per carità, ci sono anche studenti capre, e quindi un'università scende di livello, anche per gli iscritti, ma questo Ateneo non ha mai fatto tentativi, salvo casi eccezionali, di evolversi con i tempi e con le esigenze del mondo lavorativo.
Penso ad esempio dell'inutilità di allungare il percorso da 4 ai 5 anni, se poi non vi si fanno esercitazioni o tirocini in itinere come a Medicina.
Tornassi indietro, mi iscriverei in un altro Ateneo, non più "facile" ma più "giusto" e che soprattutto mi offrisse un percorso di studi più consono ai tempi.




primaperòportamiasognare
00giovedì 5 febbraio 2015 21:40
Re:
connormaclaud, 05/02/2015 18:45:

Altro ateneo ed altra facoltà




idem [SM=x43799]
Suprema.Moltheni
00giovedì 5 febbraio 2015 21:48
Re: Re:
Alessandro.1987, 05/02/2015 21:36:

Ciao Suprema! Prima o poi penseranno che a scrivere sia sempre la stessa persona, con due pseudonimi diversi [SM=g2725401]: anche stavolta la pensiamo allo stesso modo [SM=x43813] .










Sì, ho notato anch'io che sembri il mio alterego maschile [SM=g2725403]

Comunque credo che la Federico II si è adagiata sugli allori, pensava che arroccandosi sul vecchio sistema, avrebbe potuto sfidare i secoli. Non è così, e alla lunga ci saranno sempre meno iscritti ne sono certa.
GOLDEN.22
00venerdì 6 febbraio 2015 00:11
Stessa università, ALTRA FACOLTÀ!
birrena@
00venerdì 6 febbraio 2015 11:32
No, non mi riscriverei alla FedericoII e forse neppure a questa facoltà.


Qui c'è solo apprendimento (in alcuni casi neppure questo!) ma non c'è gioia e neppure pensiero, fatta eccezione per qualche professore che ha davvero passione per ciò che fa, sa insegnare (cosa non da tutti) e sa dare anche consigli utili, perchè un insegnante oltre a fornire le nozioni della propria materia dovrebbe essere anche una guida, un modello a cui isprirarsi, e molte volte ciò non accade.
trixam
00venerdì 6 febbraio 2015 13:13
Come prima scelta chiaramente no, per il semplice motivo che il dipartimento di giurisprudenza della Fed II non è una facoltà universitaria e quindi non permette di vivere l'esperienza universitaria nella sua interezza.

Non lo è innanzitutto fisicamente perché mancano le strutture adeguate per svolgere l'attività universitaria, il palazzo storico è storico e quindi lo perdoniamo, ma io vorrei conoscere quelli che hanno progettato i due palazzi a Porta di Massa e Via Marina giusto per chiedergli: "ma in che cazzo di università avete studiato"?
Sembrano essere stati trasportati di peso dalla DDR, erano buoni per fare sedi periferiche della Stasi altro che adibirle ad università.

Il problema di fondo però è la didattica che semplicemente non esiste, cioè si ci sono i corsi e tutto il resto ma per come sono strutturati sono del tutto inutili e lo dimostra il fatto che gli studenti li frequentano principalmente nella speranza di avere "sconti" sul programma o altri benefit simili come se stessero al
supermercato.
Per non parlare di altri problemi come la burocrazia asfissiante o la propensione internazionale vicina allo zero.

Insomma è un laureifico, anche se questo non va inteso necessariamente in senso negativo. Ci sono professori di valore, ci sono ricercatori bravi, ci sono studenti di talento; ma sono tutti messi in un meccanismo organizzato male che gli fornisce incentivi distorti e produce come risultati degli studenti che sono focalizzati solo sul "prendere" esami e arrivare alla laurea, non importa come, e professori che fanno il minor sforzo possibile nello gestire questo traffico umano come fossero vigili urbani.


Paperino!
00venerdì 6 febbraio 2015 15:27
Avete elencato un po' tutti i motivi.
Non mi reiscriverei alla Fed II, assolutamente.

Università troppo vecchia, che non è stata al passo dei tempi, assolutamente seminata da un'evoluzione troppo veloce, un mercato del lavoro troppo distante, tecnologie che non conosce (internet, questa sconosciuta...).

Incapaci di sdoganare l'insegnamento, di smummificarlo ed avvicinarlo un po' al mondo reale che ti attende dopo. Si esce dalla FED II assolutamente impreparati a tutti, a meno di non aver pensato da soli a come formarsi per fatti propri.
Laurearsi in giurisprudenza e non aver mai visto, non dico un'aula di Tribunale, ma neppure una messa in mora delle più fetenti, è il simbolo di una Università che si è dimenticata che i libri sono uno strumento e non un fine, che il sapere è diretto a una vita reale del tutto secondaria tra quelle mura.

Se solo avessero applicato non dico tutti, ma un terzo dei suggerimenti programmatici messi nero su bianco, per restare a questo forum, dallo stesso dott. Prisco, oggi probabilmente staremmo parlando di tutta un'altra facoltà.
La nostra, invece, e mi spiace dirlo, è davvero rimasta ai tempi di Federico II, nemmeno si sono accorti che oggi c'è internet.

connormaclaud
00sabato 7 febbraio 2015 08:56
Re: Re:
Alessandro.1987, 05/02/2015 21:36:



premesso che sono contrario al numero chiuso, la nostra facoltà negli ultimi anni, a causa anche della concorrenza al ribasso (ai limiti del dumping) da parte di altri atenei sorti come funghi in zona, ha smesso di essere un polo di eccellenza, finendo per intercettare solo persone della provincia di Napoli, Caserta, qualche lucano e gli esuli di Foggia (il cui Ateneo sembra sia proprio il non plus ultra in negativo, stando al MIUR).
Studiamo poi obbligatoriamente esami inutili e solo di recente sono stati reintrodotti alcuni complementari di diritto penale, di economia, di civile e costituzionale i cui istituti, quando ti confronti con l'esterno, tutti danno per scontato tu conosca [SM=g2725362] .
Penso al fatto che da noi si studi obbligatoriamente Storia della giustizia (non sarebbe meglio accorparlo con storia del diritto medioevale e moderno, ripristinando l'esame di storia del diritto italiano?) ma ci laureiamo senza conoscere la differenza tra corruzione e concussione.
O, ancora, studiamo le procedure solo sui testi, mnemonicamente, senza aver mai visto un'aula di tribunale o un atto. Fatto l'esame quello che ricordi è uno zero totale.
In altri Atenei infine i piani di studio sono molto più personalizzabili e quindi ognuno, fatti gli imprescindibili esami di base, può studiare ciò che più gli interessa.





Le altre università della regione,data la giovane età, hanno tutto l'interesse a sperimentare per migliorare e migliorarsi, non è un caso che queste siano molto più vive ed audaci della nostra che invece s'è adagiata sui fasti di un passato ormai mitico.
L'apertura ed il continuo scambio con altre realtà universitarie, altri modi e metodi d'intendere la formazione universitaria arricchiscono gli atenei e benficano gli studenti, che pur sostenendo qualche esame in meno, vivono l'università un pò di più rispetto a noialtri.

Trixiam ha evidenziato il grande male, la nostra facoltà tutto ricorda fuorchè un'università,manca di vitalità e comunicazione con l'esterno. I docenti che vengono da fuori durano al massimo un anno e mentre il resto del mondo vive d'interminabili cambiamenti in un mare aperto noi viviamo/abbiamo vissuto in uno stagno dove tutto è cristalizzato da tempo immemorare e i delfini in cattedra ripropongono pedissequamente lo stile ed i programmi dei loro predecessori.

Non credo esistano esami inutili, bensì inutili programmi rinforzati di tanto superfluo e che trasformano l'esame in una partita di poker.
Ho visto i programmi proposti in importanti atenei italiani e, per la miseria, erano molto più snelli e concreti dei nostri e, come se non bastasse, le lezioni semplificavano il tutto- con diverse prove intercorso sui singoli argomenti- , così da rendere l'esame mera controfirma del lavoro svolto durante il corso, senza contare la possibilità di scegliere con quale cattedra seguire il corso e sostenere l'esame,strumento che permette quel minimo di sana concorrenza interna che migliora l'università.

Hai detto bene, serve personalizzare maggiormente il piano di studi, ma in attesa del grande passo ci sono tanti piccoli passi che ogni docente, in piena autonomia, può compiere per migliorare il livello complessivo dell'insegnamento.




Alessandro.1987
00sabato 7 febbraio 2015 14:34
ciao connormacloud,

chiarisco quello che intendevo dire a proposito della inutilità di alcuni esami. C'è un esame, che al 99% dei colleghi sembrerà dell'inutilità più totale - diritti confessionali - che ho dato perché mi consentiva di avere dei rudimenti di diritto islamico (la cui conoscenza, oltre che per cultura personale, ho trovato importante come termine di paragone quando ho studiato diritto internazionale, diritto costituzionale e diritto penale) e di storia dei rapporti tra i nostri ordinamenti.
Però, un conto è che fosse un esame complementare, un altro che si studiasse obbligatoriamente a scapito di esami come diritto penale parte speciale o diritto di famiglia (per citarne un paio).
Tutto è importante, soprattutto oggi che si va verso la ipersettorializzazione del diritto e quindi del mercato. Però, e anche qui sono d'accordo con Trixam (del cui post condivido ogni virgola - questa sì che è una notizia [SM=x43799] ) e Paperino, nella nostra università l'impressione che si ha è che certi esami siano strutturati in un certo modo nell'interesse di tutti tranne degli studenti.

Altro limite che ho potuto notare è che negli altri atenei i Professori organizzano incontri con studenti di altri Atenei e visite guidate in altri centri d'eccellenza universitaria, così da arricchire l'esperienza della platea. Mai visto nulla di simile (eccezion fatta per l'iniziativa di Assumma di portare i corsisti a Rebibbia).

Continuo a credere che non sia troppo tardi per evitare che la Federico II si tramuti in un laureificio regolarmente retto dalle dinamiche di cui parla Trixam, perché Professori eccellenti ci sono ancora. Ma se nessuno - di quelli che possono - vuole farlo...
connormaclaud
00sabato 7 febbraio 2015 18:28
Dovremmo capire se una laurea di giurisprudenza è il primo passo verso la formazione di un giurista ovvero di un tecnico del diritto, tutto si riduce a questo.
L'esistenza di più complementari è una timida virata verso la personalizzazione del percorso di studi e,per quanto mi riguarda, gli esami "confessionali" , comparatistici, storico-filosofici o d'economia non sono da meno rispetto agli approfondimenti civilisti o penalistici,o agli stessi mattoni, dipende dal tipo di formazione che si cerca.
Avendo un percorso unico e generico, tutti sbracciano per trovare un equilibro, alias dignità e peso della materia, ma ci fossero percorsi ad indirizzi non ci sarebbero problemi del genere.

Pacifico che se sono interessato ad una formazione penalistica desidero che tutti gli esami caratterizzanti vengano sviscerati in ogni loro aspetto e sfumatura, sul piano teorico e pratico, con l'obbligatorietà degli esami complementari direttamente collegati, ma allo stesso tempo...sic et simpliciter... preferisco buttare meno sangue sulla sponda civilistica e viceversa.

Est modus in rebus
bluesrock
00lunedì 9 febbraio 2015 17:56
Eh no, ragazzi...Mi deludete [SM=g2725338]
La risposta esatta era: "Sì, senza dubbio, perchè altrimenti non avremmo mai conosciuto questo splendido forum!" [SM=g2725400]
(pollastro)
00lunedì 9 febbraio 2015 21:32
Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Se potessi fare scelte diverse, tornerei alla Federico II per insegnare?
Forse no: non amo la quotidianità di Napoli, la faticosità del viverci, la mentalità provinciale (diverso è per la sua grande storia, di quando era una capitale europea), il che significa palazzi bellissimi, chiese, musei, sale da concerto, paesaggi, belle persone - non tutte, anzi poche). Forse, avendo vent'anni, ma con l'esperienza di oggi, avrei lasciato l'Italia
Forse sì: solo alla Federico II ho potuto scegliere che cosa e come insegnare, fuggendo insegnamenti istituzionali, aule grandi, discipline con troppi esami e troppi studenti (pochi davvero motivabili, i più turisti per caso), per concentrarmi su "chicche" e su pochi studenti molto motivati, mentre - quando ho insegnato in un'università più piccola - non potevo scegliere e ho dovuto fare di tutto.
La didattica qui è vecchia e polverosa, a mio parere; faccio battaglie, ma i progressi sono lenti, troppi colleghi e troppi studenti mi trovano "stravagante". Quasi tutte le università italiane e comunque tutte le grandi) sono purtroppo e peraltro così: se ne salvano solo alcune medio-piccole: con pochi numeri di studenti si può lavorare meglio sulla qualità (ma i docenti devono fare tutto, vedi sopra per le controindicazioni).
Non vi fissate però con la storia dell'iperspecializzazione. Sul fatto che l'insegnamento debba essere anche pratico, con me sfondate una porta aperta, quindi non vi affollate, che cadete, perché le date una spallata e si spalanca [SM=g2725401] ; ma l'educazione del giurista è formazione al problema, all'inquietudine, in due parole cultura giuridica, non pappardella. Perciò si dovrebbe frequentare, dialogare, esercitarsi con atti e giurisprudenza, confrontarsi anche con specialismi professionali e con linguaggi culturali differenti, ma che cosa lo dico a fare? I migliori tra voi lo sanno, i più però imparano dispense a memori e fuggono da chi vuole aprire le menti e fare ragionare. E non negatelo: non vi crederei.
Ultimo dato: nei concorsi "classici", i primi in graduatoria tra i laureati in giurisprudenza in Campania sono ancora della Federico II. A me sembra un pregiudizio infondato, un frutto di pigrizia delle commissioni, l'abitudine al marchio "usato sicuro", però questo è il dato
fridafrida
00martedì 10 febbraio 2015 23:20
Federico II?
Avessi vent'anni e un patrimonio da investire, andrei a studiare all'estero, senza se e senza ma. Avessi vent'anni e una predisposizione intellettuale diversa, sceglierei Astronomia o Fisica specializzandomi in Astrofisica. Credo che le leggi dell'Universo siano- tutto sommato- più interessanti di quelle che tengono gli uomini assieme su questo grumo chiamato Terra.
[SM=g2725319]
Giuseppe.appioclaudio
00sabato 14 febbraio 2015 00:37
No. Non ci seguirei di nuovo questo cammino federiciano. Quando torno da lavoro e passo davanti all'edificio che ospita il Dipartimento, provo una tristezza enorme. Sembra di vedere quei nobili decaduti che, un paio di secoli fa, giravano con pregiati abiti rattoppati, fingendo di essere ancora blasonati.


E'(quasi) tutto da rifare(didattica, strutture, organizzazione). Qualche docente lo ha capito, ma troppi se ne fregano. Gli studenti, poi, nel 60/70% dei casi, sembrano scimmie cerebrolese e sguazzano in questo mare di mediocrità.
seventy
00mercoledì 18 febbraio 2015 20:13
mai e poi mai!

Condivido tutte le vostre osservazioni sulla scarsa qualità della didattica, la mancanza di strutture, il pessimo rapporto con i docenti e col personale amministrativo, la disparità di valutazione che varia in maniera eccessiva da cattedra a cattedra.
inoltre non è una facoltà che premia il merito : studenti con pessima preparazione ( e linguaggio) superano esami con estrema facilità, altri invece con una solida preparazione vengono tartassati per banalità...


Giuseppe.appioclaudio
00mercoledì 18 febbraio 2015 22:59
Tra l'altro, io bado anche ai dettagli. In questo storico luogo di formazione si è giunti a livelli di sbracamento allucinanti. Studenti in pantaloncini, parcheggiatori abusivi che diventano celebrità, custodi che non trasmettono sicurezza, gente che bivacca nei corridoi...Ma vi immaginate un'azienda invitata a collaborare con questo ambientino?

Molti continuano ad infischiarsene ed è un vero peccato.
Alessandro.1987
00giovedì 19 febbraio 2015 12:59
Re:
Purtroppo è la verità. Ma se se ne accorgono tutti, perché nessuno fa niente?

Giuseppe.appioclaudio, 18/02/2015 22:59:

Tra l'altro, io bado anche ai dettagli. In questo storico luogo di formazione si è giunti a livelli di sbracamento allucinanti. Studenti in pantaloncini, parcheggiatori abusivi che diventano celebrità, custodi che non trasmettono sicurezza, gente che bivacca nei corridoi...Ma vi immaginate un'azienda invitata a collaborare con questo ambientino?

Molti continuano ad infischiarsene ed è un vero peccato.




trixam
00giovedì 19 febbraio 2015 19:01
Nessuno fa niente perché mancano gli incentivi a fare qualcosa. Le organizzazioni complesse, come l'università, non si governano con la buona volontà ma con una serie di regole che determinano incentivi per gli agenti dell'organizzazione a comportarsi in un certo modo, per raggiungere certi risultati, che sono tanto più facilmente
raggiungibili quanto maggiore è l'adesione degli agenti agli obiettivi ed ai valori dell'organizzazione stessa.

Nel caso del dipartimento la sua organizzazione fornisce gli incentivi che sono stati già ampiamente descritti e quindi il comportamento di professori e studenti è perfettamente logico e razionale; in fondo se vedete la cosa dal punto di vista dell'università il dipartimento funziona benissimo ed è un
fiore all'occhiello con i suo tanti iscritti che contribuiscono a far rimanere alla Fed II lo status di grande università, con tutto quello che comporta in termini di finanziamenti, che invece sta perdendo a livello didattico e non mi riferisco solo a giurisprudenza.
Negli ultimi 5 anni l'università di Napoli ha avuto un declassamento pauroso perché molti dei migliori ricercatori sono scappati via azzerando la capacità di ricerca dell'università.

Servirebbe un intervento esterno ma Dio salvi l'italia da una nuova riforma dell'università fatta da questa classe politica di analfabeti, le precedenti hanno tutte fallito nel tentativo di dare un'organizzazione più efficiente ammesso che si fossero poste l'obiettivo.

Il presidente del consiglio ha pienamente ragione quando dice che ci sono atenei di seria A e altri di serie B e che non si può portare 90 università ad eccellere.

Però come al solito fatta un'analisi giusta non sa trarne le conseguenze che dal mio punto di vista dovrebbero essere le seguenti: 2 atenei statali per regione, 3 per quelle più popolose, più una paio di specificità, fanno circa 40/45 università che dovrebbero restare statali e riorganizzate per renderle altamente competitive.

Il resto andrebbe o affidata ai privati - magari le fondazioni bancarie avrebbero qualcosa da fare piuttosto che giocare a risiko- o se non possibile chiuse perché come disse Barack Obama nel suo primo discorso sull'istruzione: "le cattive scuole vanno chiuse perché distruggono il futuro della nostra nazione".

Naturalmente è giusto per dire, niente cambierà perché la mancanza di incentivi riguarda il sistema di istruzione nel suo complesso che in Italia è progettato più per quelli che devo lavorarci che per gli utenti(parola che farebbe indignare l'Udu) che devono fruirne.
Giuseppe.appioclaudio
00giovedì 19 febbraio 2015 22:23
Io le privatizzerei proprio tutte. Questo assillo per l'università pubblica, nell'ottica di una realtà economica come quella attuale, è proprio ridicolo.
Ogni volta che parlo di privatizzazione, mi sento le solite invettive di chi aggancia Università pubblica al diritto allo studio, mentre io credo che efficienza e diritto allo studio (per tutti "i capaci e meritevoli") possano tranquillissimamente andare d'accordo. Anzi, il laureificio è la più grande ingiustizia che possa essere perpetrata ai danni dei meno abbienti.
Alessandro.1987
00venerdì 20 febbraio 2015 15:18
Re:
La soluzione che prospetti è più che condivisibile Trixam, soprattutto perché sento sempre con maggiore insistenza parlare di introduzione del numero chiuso per ogni percorso di studio come della panacea di tutti i mali. Scelta che, oltre a non piacermi di per sé, credo creerebbe solo altro mercimonio e proliferazione di corsi-sanguisuga di preparazione in stile Alpha-test.

trixam, 19/02/2015 19:01:

Nessuno fa niente perché mancano gli incentivi a fare qualcosa. Le organizzazioni complesse, come l'università, non si governano con la buona volontà ma con una serie di regole che determinano incentivi per gli agenti dell'organizzazione a comportarsi in un certo modo, per raggiungere certi risultati, che sono tanto più facilmente
raggiungibili quanto maggiore è l'adesione degli agenti agli obiettivi ed ai valori dell'organizzazione stessa.

Nel caso del dipartimento la sua organizzazione fornisce gli incentivi che sono stati già ampiamente descritti e quindi il comportamento di professori e studenti è perfettamente logico e razionale; in fondo se vedete la cosa dal punto di vista dell'università il dipartimento funziona benissimo ed è un
fiore all'occhiello con i suo tanti iscritti che contribuiscono a far rimanere alla Fed II lo status di grande università, con tutto quello che comporta in termini di finanziamenti, che invece sta perdendo a livello didattico e non mi riferisco solo a giurisprudenza.
Negli ultimi 5 anni l'università di Napoli ha avuto un declassamento pauroso perché molti dei migliori ricercatori sono scappati via azzerando la capacità di ricerca dell'università.

Servirebbe un intervento esterno ma Dio salvi l'italia da una nuova riforma dell'università fatta da questa classe politica di analfabeti, le precedenti hanno tutte fallito nel tentativo di dare un'organizzazione più efficiente ammesso che si fossero poste l'obiettivo.

Il presidente del consiglio ha pienamente ragione quando dice che ci sono atenei di seria A e altri di serie B e che non si può portare 90 università ad eccellere.

Però come al solito fatta un'analisi giusta non sa trarne le conseguenze che dal mio punto di vista dovrebbero essere le seguenti: 2 atenei statali per regione, 3 per quelle più popolose, più una paio di specificità, fanno circa 40/45 università che dovrebbero restare statali e riorganizzate per renderle altamente competitive.

Il resto andrebbe o affidata ai privati - magari le fondazioni bancarie avrebbero qualcosa da fare piuttosto che giocare a risiko- o se non possibile chiuse perché come disse Barack Obama nel suo primo discorso sull'istruzione: "le cattive scuole vanno chiuse perché distruggono il futuro della nostra nazione".

Naturalmente è giusto per dire, niente cambierà perché la mancanza di incentivi riguarda il sistema di istruzione nel suo complesso che in Italia è progettato più per quelli che devo lavorarci che per gli utenti(parola che farebbe indignare l'Udu) che devono fruirne.




trixam
00venerdì 20 febbraio 2015 18:47
SI in genere gli studenti di giurisprudenza vedono nell'introduzione al numero chiuso la soluzione anche al problema della fame nel mondo, in passato ne abbiamo discusso ampiamente. In realtà molti la vogliono semplicemente per impedire agli altri di studiare nell'illusione che questo li aiuti a fare strada più velocemente, il
tutto condito anche da motivazioni umanitarie.

Per altro nella mia idea il numero chiuso sarebbe previsto, in un'ottica di riforma complessiva del sistema, ed anzi sarebbe un elemento importante nella competizione tra università pubbliche e private che dovrebbe migliorare il sistema.

Quanto a quello che dice Giuseppe essendo io uno spietato liberista nemico del popolo tenderei ad essere d'accordo in via di principio, le migliori esperienze le ho avute nelle università private che ho frequentato oltre alla federico II, ma date le condizioni del paese Italia un sistema pubblico-privato è la soluzione migliore e
sarebbe già un miracolo arrivarci vicino.
Ovviamente nell'indifferenza questo sta già accadendo, solo in maniera disordinata e caotica.
Nel senso che le università pubbliche perdono iscritti mentre le poche private buone che ci sono sono subissate di richieste, quest'anno la Bocconi ha avuto domande di iscrizione pari a 5 volte i posti disponibili ed ha chiesto alla regione lombardia e al ministero più soldi - per chi non lo sapesse la Bocconi prende 13 milioni di
finanziamenti pubblici all'anno- per finanziare borse di studio per studenti meno abbienti e aumentare gli iscritti.

Però tutti fanno finta di niente perché in Italia la realtà deve essere subordinata alle fantasie collettive che spesso assumono la forma della follia.
Giuseppe.appioclaudio
00venerdì 20 febbraio 2015 21:31
E questa tendenza è destinata ad incrementarsi...Tra l'altro noto che, per forma mentis, i miei colleghi provenienti da Bocconi e Luiss (perchè, sia chiaro, tra le private, a parte queste due, c'è molta mazzamma) sono molto più a loro agio in azienda. Questa cosa viene puntualmente notata dai colleghi più "anziani" che già stanno organizzando il bilancio familiare in vista del futuro universitario dei loro pargoli.

Altro che serie A e serie B...Qui si va verso la Champion e non so proprio dove possa collocarsi l'ateneo federiciano.
OneOfTheesedays
00venerdì 13 marzo 2015 22:30
manco se me pagano mi ci re-iscriverei :-D
ad ogni modo, di qualcosa pure le sono grata


(comunque più vado avanti, più mi rendo conto della inutilità della facoltà di giurisprudenza così come è strutturata in italia)

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