Una delega per liberalizzare le professioni: avvocati e commercialisti senza esame di Stato?

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Niña de Luna
00sabato 2 luglio 2011 15:52
Le professioni restano senza riforma. Per ora. Dopo i tentennamenti negli ultimi giorni, il Consiglio dei ministri ha esaminato ieri alcune norme dedicate alla liberalizzazione delle professioni e contenute in un disegno di legge delega predisposto dall'Economia. Questa bozza - di cui non si fa però menzione nel comunicato diffuso al termine della riunione da Palazzo Chigi - è ancora più severa nei confronti degli Ordini rispetto alle misure inizialmente contenute nella bozza di Dl sulla manovra, che prevedeva la cancellazione delle restrizioni all'accesso.

Secondo la nuova proposta, si potrà diventare avvocato o dottore commercialista dopo la laurea e un periodo di praticantato, rispettivamente di due e tre anni. Sono vietate le tariffe minime o fisse, verranno introdotte le società professionali di capitali e sono banditi i divieti sulla pubblicità. Gli Ordini non potranno stabilire limiti numerici per quanti vogliono esercitare l'attività. A questo punto occorrerà vedere se il ministero della Giustizia condividerà la proposta.

Fonte: Ilsole24ore



Cosa ne pensate? [SM=x43607]
lucas22
00sabato 2 luglio 2011 16:10
liberalizzare all'estremo mi sembra troppo assurdo , preferisco un esame di sato che sia un esame di stato e non un concorso (altamente aleatoreo e poco meritocratico).
sono per un esame di stato , come lo era in passato ,mera formalità ma pur sempre un esame per valutare ,appunto se un soggetto possa essere abilitato o mno all'eserciaio della professione legale. non un esame che anche se fatto bene è altamente aleatorio circa il risultato(mi riferisco allo scritto).
Aggiungerei piu' controlli sulla pratica forense mer smascherare i finti praticanti (che molto spesso superano l'esame a discapito di chi realmente vfa e vuole fare la professione).
Paperino!
00sabato 2 luglio 2011 16:21
Pò andare bene se anche Giurisprudenza, come le altre Università, passasse al numero chiuso.
Togliere l'esame di Stato e abilitare decine di migliaia di avvocati ogni anno vorrà dire fare la FAME.
goisis
00sabato 2 luglio 2011 17:20
Sarei favorevole.Non vedo il perchè un ragazzo che ha conseguito una laurea e svolto un regolare periodo di tirocinio debba essere chiamato ad aggirare un ulteriore scoglio come l'esame di abilitazione il cui superamento purtroppo molto spesso risulta del tutto aleatorio.
goisis
00sabato 2 luglio 2011 17:21
Concordo però sul fatto del numero chiuso
.irly.
00sabato 2 luglio 2011 17:37
Re:
Paperino!, 02/07/2011 16.21:

Pò andare bene se anche Giurisprudenza, come le altre Università, passasse al numero chiuso.
Togliere l'esame di Stato e abilitare decine di migliaia di avvocati ogni anno vorrà dire fare la FAME.




quoto [SM=x43799]
ObbligazioneNaturale
00sabato 2 luglio 2011 17:38
Non concordo sul numero chiuso. Ritengo che debba essere il mercato a dover scegliere (ovviamente rimuovendo vincoli come i tariffari minimi ed il divieto di pubblicita') chi possa sopravvivere e chi no. Il numero chiuso non farebbe che diminuire l'offerta per mantenere alto il prezzo della prestazione, questa non e' concorrenza, e' corporativismo.
(pollastro)
00sabato 2 luglio 2011 17:40
Concordo con Lucas: l'esame di Stato occorre ancora e osservo che per eliminarlo bisognerebbe prima modificare la Costituzione, ma dovrebbe essere serio e non aleatorio come oggi, in cui la correzione dei compiti non offre garanzie. Bisognerebbe perciò controllare che non ci sia pratica fittizia e fare valere (con un meccanismo di riconoscimento di crediti di favore) il periodo di pratica effettiva, per non premiare chi sa solo studiare, senza avere concretezza e conoscenze dei processi e procedimenti reali. L'università odierna è troppo teorica e scaduta di qualità per abilitare da sola alla professione legale (anche in Spagna, finora refugium peccatorum, questa possibilità è stata eliminata). Se si eliminasse l'esame di Stato e tutti i laureati, con la sola pratica, potessero diventare avvocati, la professione si inflazionerebbe inoltre ancora di più di oggi, gli albi si gonfierebbero all'inverosimile e il titolo di avvocato varrebbe zero. Il sistema diventerebbe a quello di commom law, molto diverso e a cui non siamo abituati, dove sono le associazioni di avvocati e gli studi legali ad avere la responsabilità di formare alla professione, di curare l'aggiornamento specialistico a tutela dei terzi di buona fede (clienti e utenti della giustizia) e il potere disciplinare. Per conseguenza, bisognerebbe eliminare anche i consigli dell'ordine, che non capisco che cosa ci rimarrebbero a fare.
ObbligazioneNaturale
00sabato 2 luglio 2011 18:34
Re:
(pollastro), 02/07/2011 17:40:

Concordo con Lucas: l'esame di Stato occorre ancora e osservo che per eliminarlo bisognerebbe prima modificare la Costituzione, ma dovrebbe essere serio e non aleatorio come oggi, in cui la correzione dei compiti non offre garanzie. Bisognerebbe perciò controllare che non ci sia pratica fittizia e fare valere (con un meccanismo di riconoscimento di crediti di favore) il periodo di pratica effettiva, per non premiare chi sa solo studiare, senza avere concretezza e conoscenze dei processi e procedimenti reali. L'università odierna è troppo teorica e scaduta di qualità per abilitare da sola alla professione legale (anche in Spagna, finora refugium peccatorum, questa possibilità è stata eliminata). Se si eliminasse l'esame di Stato e tutti i laureati, con la sola pratica, potessero diventare avvocati, la professione si inflazionerebbe inoltre ancora di più di oggi, gli albi si gonfierebbero all'inverosimile e il titolo di avvocato varrebbe zero. Embe'? Il famoso prestigio professionale? Non ci vedo nulla di male che ci siano 100000 avvocati piuttosto che 10, vorra' dire che i clienti, selezionati i professionisti piu' utili faranno poi morire di fame i meno bravi. Ho come l'impressione che qualcuno abbia paura della concorrenza e quindi in un modo (ostacolando la mobilita' al basso dei prezzi) o nell'altro (limitando l'accesso alla professione) voglia salvaguardare il proprio orticello Il sistema diventerebbe a quello di commom law, molto diverso e a cui non siamo abituati, dove sono le associazioni di avvocati e gli studi legali ad avere la responsabilità di formare alla professione, di curare l'aggiornamento specialistico a tutela dei terzi di buona fede (clienti e utenti della giustizia) e il potere disciplinare. Studi come Freshfields, Gottlieb, Beplex, GoP, adottano modelli simili, curando spesso la formazione del trainee o dell'associato fino all'equity partner. Probabile che sia un sistema funzionante, forse ben piu' dell'avvocato di provincia che manda il tirocinante a fare la spesa. Per conseguenza, bisognerebbe eliminare anche i consigli dell'ordine, che non capisco che cosa ci rimarrebbero a fare. Magari ci liberassimo di certi carrozzoni inutili.




Paperino!
00sabato 2 luglio 2011 18:53
Re:
ObbligazioneNaturale, 02/07/2011 17.38:

Non concordo sul numero chiuso. Ritengo che debba essere il mercato a dover scegliere (ovviamente rimuovendo vincoli come i tariffari minimi ed il divieto di pubblicita') chi possa sopravvivere e chi no. Il numero chiuso non farebbe che diminuire l'offerta per mantenere alto il prezzo della prestazione, questa non e' concorrenza, e' corporativismo.




E' un bel discorso, ma ho il sospetto che tu non abbia affatto dato uno sguardo alla situazione reale che si sta profilando.
Avere decine di migliaia di nuovi avvocati ogni anno che si sommano alle centinaia di migliaia già buttate in un mercato oramai ipersaturo, ed eliminare pure i minimi tariffari significa dire: signori, volete mangiare? Allora non pensiate di essere dei professionisti. Fatevi una concorrenza senza limiti e ammazzatevi pure l'un l'altro offrendovi a un tozzo di pane pur di avere voi il cliente e sottrarlo all'altro...in una drammatica lotta per la sopravvivenza.

Siamo usati come ammortizzatore sociale. Tutti quelli che sarebbero in strada vengono oggi parcheggiati per 10 anni a Giurisprudenza, poi messi per altri 5-6 anni a fare i praticanti senza stipendio, per dover poi - da avvocati - chiudere poche pratiche guadagnando onorari di €200.

E' una vita da fame, e non c'entra il corporativismo...quello serve quando ci sono lussi da difendere. Qui si chiede che si ridia quel minimo di dignità sociale a una categoria abusata per dare i 200€ di sussidio alla gente.
Ci hanno messo tutti in mezzo a una strada.
ObbligazioneNaturale
00sabato 2 luglio 2011 19:41
Re: Re:
Paperino!, 02/07/2011 18:53:




E' un bel discorso, ma ho il sospetto che tu non abbia affatto dato uno sguardo alla situazione reale che si sta profilando.
Avere decine di migliaia di nuovi avvocati ogni anno che si sommano alle centinaia di migliaia già buttate in un mercato oramai ipersaturo, ed eliminare pure i minimi tariffari significa dire: signori, volete mangiare? Allora non pensiate di essere dei professionisti. Fatevi una concorrenza senza limiti e ammazzatevi pure l'un l'altro offrendovi a un tozzo di pane pur di avere voi il cliente e sottrarlo all'altro...in una drammatica lotta per la sopravvivenza.
Ancora, non vedo dove sia il problema. E' cosi' ovunque. Il mondo delle imprese ad esempio, accade cosi' negli Stati Uniti dove la gente si fa in quattro pur di emergere. Perche' dovremmo essere diversi? Il tuo ragionamento e' poi insostenibile anche dal punto di vista generale. Ipotizziamo per assurdo che ogni anno in Italia si riesca a produrre non piu' di 1000 avvocati. I restanti 90000 ai quali e' stato impedito tramite sbarramento di accedere alla Facolta' dovranno comunque riciclarsi in qualche altro settore (accade con Medicina e Biologia). Al limite avrai migliorato le condizioni dei pochi avvocati, nel frattempo la collettivita' dovra' comunque affrontare la questione del ricollocamento della massa, aggiungiamoci poi il problema creato al cliente. Meno avvocati significa tariffe piu' elevate. Quello che prospetti e' un monopolio dell'accesso all'istruzione. Stai attento con questi ragionamenti. Non e' detto infatti che la situazione migliori, paradossalmente poi (per i sostenitori del numero chiuso) e' proprio Medicina ad essere la Facolta' universitaria piu' corrotta e ricolma di scandali.
Siamo usati come ammortizzatore sociale. Tutti quelli che sarebbero in strada vengono oggi parcheggiati per 10 anni a Giurisprudenza, poi messi per altri 5-6 anni a fare i praticanti senza stipendio, per dover poi - da avvocati - chiudere poche pratiche guadagnando onorari di €200.
Questo lo sapevi anche prima dei 5 anni. Non ritengo che lo Stato debba fare da balia ai propri cittadini, sopravvalutero' i miei coetanei. Ma a 20 anni sostengo che una persona sia conscia delle proprie scelte e possa operare una decisione matura sul proprio futuro. In soldoni, se non sei particolarmente intelligente, se non ami lavorare nel settore, se non sei particolarmente abile, avresti dovuto intraprendere (e' un tu generico) una strada diversa. Quanti ragazzi accettano il minimo sindacale pur di laurearsi, quanta gente snobba materie importanti e opta per tesi in materie piu' semplici? Le scelte si pagano. Comunque di avvocati preparati, laureati col massimo dei voti in materie "utili", anglofoni e disoccupati ne conosco pochi. Casomai si puo' sempre emigrare. E comunque la gente sta male per un deficit di concorrenza non per altro. Eliminate i tariffari minimi, ridimensionate gli ordini professionali (che da sindacati e' ovvio tutelino gli iscritti piu' contributivi a scapito dei giovani e dei non iscritti), punite i patroni/padroni. Francamente non capisco in che modo uno laureato in 10 anni e con il minimo dei voti possa danneggiare un laureato in 7-6-5 e con il massimo, mi stai disegnando uno scenario di guerra tra poveri quando il vero problema e' altrove. Il giovane meritevole che sa di esserlo apprezza la competizione, non e' in alcun modo ostacolato dalla altrui presenza (e tra parentesi, e' paradossale che si voglia fare selezione restringendo quando in tutto il mondo la selezione e' fatta allargando il bacino di scelta)
E' una vita da fame, e non c'entra il corporativismo...quello serve quando ci sono lussi da difendere. Qui si chiede che si ridia quel minimo di dignità sociale a una categoria abusata per dare i 200€ di sussidio alla gente.
Ci hanno messo tutti in mezzo a una strada.




ObbligazioneNaturale
00sabato 2 luglio 2011 19:41
Re: Re:
Paperino!, 02/07/2011 18:53:




E' un bel discorso, ma ho il sospetto che tu non abbia affatto dato uno sguardo alla situazione reale che si sta profilando.
Avere decine di migliaia di nuovi avvocati ogni anno che si sommano alle centinaia di migliaia già buttate in un mercato oramai ipersaturo, ed eliminare pure i minimi tariffari significa dire: signori, volete mangiare? Allora non pensiate di essere dei professionisti. Fatevi una concorrenza senza limiti e ammazzatevi pure l'un l'altro offrendovi a un tozzo di pane pur di avere voi il cliente e sottrarlo all'altro...in una drammatica lotta per la sopravvivenza.
Ancora, non vedo dove sia il problema. E' cosi' ovunque. Il mondo delle imprese ad esempio, accade cosi' negli Stati Uniti dove la gente si fa in quattro pur di emergere. Perche' dovremmo essere diversi? Il tuo ragionamento e' poi insostenibile anche dal punto di vista generale. Ipotizziamo per assurdo che ogni anno in Italia si riesca a produrre non piu' di 1000 avvocati. I restanti 90000 ai quali e' stato impedito tramite sbarramento di accedere alla Facolta' dovranno comunque riciclarsi in qualche altro settore (accade con Medicina e Biologia). Al limite avrai migliorato le condizioni dei pochi avvocati, nel frattempo la collettivita' dovra' comunque affrontare la questione del ricollocamento della massa, aggiungiamoci poi il problema creato al cliente. Meno avvocati significa tariffe piu' elevate. Quello che prospetti e' un monopolio dell'accesso all'istruzione. Stai attento con questi ragionamenti. Non e' detto infatti che la situazione migliori, paradossalmente poi (per i sostenitori del numero chiuso) e' proprio Medicina ad essere la Facolta' universitaria piu' corrotta e ricolma di scandali.
Siamo usati come ammortizzatore sociale. Tutti quelli che sarebbero in strada vengono oggi parcheggiati per 10 anni a Giurisprudenza, poi messi per altri 5-6 anni a fare i praticanti senza stipendio, per dover poi - da avvocati - chiudere poche pratiche guadagnando onorari di €200.
Questo lo sapevi anche prima dei 5 anni. Non ritengo che lo Stato debba fare da balia ai propri cittadini, sopravvalutero' i miei coetanei. Ma a 20 anni sostengo che una persona sia conscia delle proprie scelte e possa operare una decisione matura sul proprio futuro. In soldoni, se non sei particolarmente intelligente, se non ami lavorare nel settore, se non sei particolarmente abile, avresti dovuto intraprendere (e' un tu generico) una strada diversa. Quanti ragazzi accettano il minimo sindacale pur di laurearsi, quanta gente snobba materie importanti e opta per tesi in materie piu' semplici? Le scelte si pagano. Comunque di avvocati preparati, laureati col massimo dei voti in materie "utili", anglofoni e disoccupati ne conosco pochi. Casomai si puo' sempre emigrare. E comunque la gente sta male per un deficit di concorrenza non per altro. Eliminate i tariffari minimi, ridimensionate gli ordini professionali (che da sindacati e' ovvio tutelino gli iscritti piu' contributivi a scapito dei giovani e dei non iscritti), punite i patroni/padroni. Francamente non capisco in che modo uno laureato in 10 anni e con il minimo dei voti possa danneggiare un laureato in 7-6-5 e con il massimo, mi stai disegnando uno scenario di guerra tra poveri quando il vero problema e' altrove. Il giovane meritevole che sa di esserlo apprezza la competizione, non e' in alcun modo ostacolato dalla altrui presenza (e tra parentesi, e' paradossale che si voglia fare selezione restringendo quando in tutto il mondo la selezione e' fatta allargando il bacino di scelta)
E' una vita da fame, e non c'entra il corporativismo...quello serve quando ci sono lussi da difendere. Qui si chiede che si ridia quel minimo di dignità sociale a una categoria abusata per dare i 200€ di sussidio alla gente.
Ci hanno messo tutti in mezzo a una strada.




(pollastro)
00sabato 2 luglio 2011 20:02
Dal professore Prisco e da Pollastro, che per una volta - coincidendo completamente nelle opinioni e trovandosi assieme davanti al computer - scrivono "a doppia firma" al forum

Rispetto a quello che dicono ObbligazioneNaturale e Paperino (la cui descrizione dell'odierno avvocato proletarizzato è realistica), già in questo momento i grandi studi operanti in Italia curano la formazione dei loro colleghi più giovani, fino alla possibile partnership. Solo che per gli aspetti attualmente giuspubblicistici (disciplina, regolazione delle tariffe, ecc...) non lo fanno. Il common law ha molti aspetti utili e da importare, sul punto, ma facendo attenzione al rischio di trapiantare semi in un terreno in ipotesi non accogliente. Non è insomma la nostra tradizione, quindi non si può incominciare col numero chiuso dalla fine, senza porsi problemi che sono all'origine della scelta professionale: ridisegno più pragmatico e in senso giurisprudenziale dei corsi di laurea in giurisprudenza, accesso alle facoltà (che stanno trasformardosi in Dipartimenti dopo la riforma Gelmini, con un occhio alle Law schools statunitensi, ma chissà se saranno ancora tanto teoriche come oggi) sempre a numero chiuso, esami scritti generalizzati con redazione di reports (oggi però gli studenti perlopiù, con eccezioni, copiano da Internet tesi e tesine), riviste redatte da soli studenti come vetrina per il reclutamento professionale (senza cioè fare contareinfluenze protettive dei "figli di papà", ma premiando solo i bravi), effettiva - e non fittizia - pratica professionale retribuita, eccetera... Su www.costituzionalismo.it di qualche anno fa chi scrive (qui ci riferisce al professore Prisco) ha pubblicato una lettera di proposte innovative al preside De Giovanni
(pollastro)
00sabato 2 luglio 2011 20:22
Abbiamo dimenticato una cosa, per cui la aggiungiamo chiedendo scusa: va bene aumentare la concorrenza, ma questa è illusoria se il prodotto è poco qualificato, è concorrenza cioè distorta, in cui vince non il più rigoroso, ma chi fa vedere (almeno per accaparrarsi il cliente) la luna nel pozzo. Ecco perché noi sosteniamo che gli ordini degli avvocati devono fare essenzialmente formazione al rialzo e in molti casi la fanno: le loro scuole sono migliori di quelle (però quasi obbligatorie, per chi vuole dare il concorso in magistratura) delle professioni legali delle università (è qui il quasi monopolio imposto e la distorsione) e siamo entrambi testimoni dell'ottimo lavoro incominciato a Villa De Nicola, a Torre del Greco, dalla Fondazione intitolata al primo Presidente della Repubblica, che lì ha sede, per l'alta formazione degli avvocati.Che la selezione sia da affidare al mercato è in linea di principio giusto, ma in pratica qui è diffusa un'idea distorta del mercato. Quella corretta è che esso è un assetto fondato su regole, in cui chi tragredisce va fuori e comunque intanto l'utenza va protetta dai troppi "Maghi Otelma" che infestano la piazza. Un controllo minimo sulle tariffe è indispensabile: qui operano ad esempio Comuni che impongono agli avvocati contratti al minimo e poi (quando la causa è vinta) per liquidare rapidamente la parcella (in ogni caso imposta come esigua) richiedono un ulteriore sconto rispetto al minimo tabellare. Non è questione di chiusure corporative, ma di tutelare l'utenza da avventurieri e la dignità degli avvocati seri e che pagano le tasse da improvvisatori e imbroglioni. In attesa di altri controlli interni ai singoli studi (in Usa le associazioni legali hanno "bollini blu" di qualità...), gli ordini professionali - però riformati, come sta facendo la legge professionale da troppo tempo in discussione - sono quello che al momento abbiamo, in argomento.
lucas22
00sabato 2 luglio 2011 21:05
IO istituirei controlli sia per i dominus che per i praticanti , eliminerei allo scritto il parere penale e/o civile a seconda del ramo che uno vuole fare, mi sembra assurdo per un civilista che abbia fatto pratica presso un civilista essere abilitato anche a patrocinare in giudizi penali e viceversa.
In tal modo si ridurebbe anche il numero dei giorni d'esame e la correzzione per i commissari diventerebbe meno gravosa.

Vorrei un accesso alla professione ragionevole un esame che sia un esame ma che non si trasformi, come quello attuale , in un simil-concorso. Cioè l'esame di stato in linea di massima dovrebbe poter essere superato tranquillamente da chi (quasi la totalità dei candidati come in tutti gli esami di Stato ) abbia fatto una seria pratica e sappia redigere un compito dignitoso, avendo la conoscenza in primis dei codici di procedura e della costituzione e poi in maniera sufficiente delle altre materie come ecclesiastico ecc.
gegge82
00sabato 2 luglio 2011 22:20
Mi sembra che i sostenitori del numero chiuso per quanto riguarda l'accesso alla facolta' di Giurisprudenza dimentichino una cosa...e cioè che non tutti quelli che si iscrivono a tale facolta' hanno come obiettivo quello di accedere alle professioni forensi. C'è chi lo fa in prospettiva di ottenere una preparazione adeguata in vista dei vari concorsi pubblici o addirittura si laurea per poter accedere a posizioni o avanzamenti di carriera in cui tale laurea è condizione necessaria.
Se davvero si volesse porre in essere il n.c. , credo che bisognerebbe creare due diversi tipi di piani di studi; quello per l'accesso alle professioni (magari a numero chiuso) ed un altro , con anche altre materie , per chi ha altre ambizioni.
(pollastro)
00domenica 3 luglio 2011 00:03
Dal professor Prisco (anche a mio nome, visto che continuo a condividere)

Preciso che non sostengo il numero chiuso a Giurisprudenza; dico solo che, se lo si vuole introdurre per l'esame di Stato e l'accesso agli albi, sarebbe allora più logico anticipare questa misura e introdurne altre; insomma, gli sbarramenti non si mettono alla fine di un percorso lassista, ma si rende più rigoroso il percorso dall'inizio. Quanto poi all'esame di Stato come formalità per chi ha studiato seriamente all'università ed è in grado di fare un compito dignitoso, il problema sta proprio qui: troppa gente non ha studiato seramente e non è in grado di scrivere un compito dignitoso (anche errori di citazioni latine - e allora è imbecille, perché non sono obbligatorie - ma poi errori di italiano, prima ancora che sciocchezze giuridiche... parlo per esperienza vissuta di commissario più volte...). Il fatto è che l'università e la pratica sono organizzate - e controllate - in modo pessimo
Paperino!
00domenica 3 luglio 2011 04:05
Re:
(pollastro), 03/07/2011 00.03:

Dal professor Prisco (anche a mio nome, visto che continuo a condividere)

Preciso che non sostengo il numero chiuso a Giurisprudenza; dico solo che, se lo si vuole introdurre per l'esame di Stato e l'accesso agli albi, sarebbe allora più logico anticipare questa misura e introdurne altre; insomma, gli sbarramenti non si mettono alla fine di un percorso lassista, ma si rende più rigoroso il percorso dall'inizio. Quanto poi all'esame di Stato come formalità per chi ha studiato seriamente all'università ed è in grado di fare un compito dignitoso, il problema sta proprio qui: troppa gente non ha studiato seramente e non è in grado di scrivere un compito dignitoso (anche errori di citazioni latine - e allora è imbecille, perché non sono obbligatorie - ma poi errori di italiano, prima ancora che sciocchezze giuridiche... parlo per esperienza vissuta di commissario più volte...). Il fatto è che l'università e la pratica sono organizzate - e controllate - in modo pessimo



[SM=x43601] [SM=x43601] [SM=x43601] [SM=x43601] [SM=x43601] [SM=x43601]
Esatto, uno sbarramento posto alla fine dell' intero percorso di studi è qualcosa di abominevole.

La proposta di Gegge pure è ragionevole: ma più che separare i corsi di studi, io separerei i percorsi. Chi passa le selezioni può accedere alla libera professione (senza esame di abilitazione all'albo ex post [SM=x43804] ), chi non lo supera acquisisce la laurea per i concorsi, per gli scatti di carriera etc etc...
Fatta salva la facoltàà, per chi non è passato il primo anno, e che nel frattempo sta seguendo i corsi e facendo gli esami, di continuare a presentarsi, sempre ex ante, anche gli anni successivi e tentare di superare l'esame di ingresso per abilitarsi anche alla professione.
goisis
00domenica 3 luglio 2011 10:44
Concordo sul fatto dei percorsi differenziati a seconda della professione che si vuole intraprendere. Sarebbe pù utile creare delle lauree abilitanti, che offrano una preparazione non solo teorica ma anche pratica, in modo da rendere uno studente che esce dall'università competitivo per affrontare il mondo del lavoro. Non è concepibile che un ragazzo che è stato all'università 8-9 anni (visto che la riforma Zecchino-Berlinguer ha, di fatto, trasformato gli atenei italiani in un parcheggio) ancora non ha alcuna competenza pratica.
lorepc
00domenica 3 luglio 2011 20:38
Liberalizzare la professione non sarebbe, a mio avviso, una soluzione congrua ai problemi dell'avvocatura italiana.
Tuttavia sono necessari degli accorgimenti, sia a livello didattico-accademico che formativo. Non nascondiamoci, l'università italiana (per quel che ci riguarda la facoltà di Giurisprudenza) forma dei "giuristi a forma di libro". Nel percorso di studi sono previsti solo esami orali. Di pareri nemmeno l'ombra, figuriamoci a parlare di tirocini vari ed eventuali. Il risultato è che si esce dall'accademia con un pezzo di carta, un mix di conoscenze (non tutte necessarie, a mio parere) ed un bagaglio carico d'ignoranza "pratica". Non è corretto che a formare un praticante debba essere un avvocato che il più delle volte cerca solo un reggi-fila o un sostituto in udienza! A dare una prima plasmata ai futuri avvocati DEVE essere l'università! In che modo? Attivando corsi teorico-pratici, aprendo le porte dei tribunali e, perchè no, avviando dei veri e propri tirocini. Ma non è tutto. Una volta usciti dalla facoltà sarebbe utile regolamentare in maniera più rigida il praticantato, RESPONSABILIZZANDO i dominus ed EDUCANDOLI al rispetto del loro ruolo di "formatori"! Poi vabbè secondo me sarebbe il caso addirittura di regolarizzare la posizione economico-contributiva dei praticanti, è una vergogna che debbano essere sfruttati senza vedere l'ombra di un quattrino (anzi, rimettendoci di tasca proria!). L'esame di stato? No comment!!! Si dimentica che si tratta di un'abilitazione, non di un concorso... E' uno scempio sotto tutti i punti di vista!!! Una classica vergogna italiana...
P.S. Ma obbligazione naturale è il ministro Alfano sotto mentite spoglie?
(pollastro)
00domenica 3 luglio 2011 22:15
Sono in parte d'accordo con lorepc (occorrerebbe um'università più pragmatica e giurisprudenziale, fondata su compiti scritti in aulka e pochi esami orali, su redazione di atti, test, reports, riviste Internet di studenti, ecc...), in parte no (un avvocato serio forma buoni praticanti; le scuole di applicazione forense presso i tribunali sono nettamente migliori di quelle delle professioni legali presso le università)
crazygirl.
00domenica 3 luglio 2011 22:26
AREOPAGO VESUVIANO
00lunedì 4 luglio 2011 11:32
Troppi discorsi inutilmente filosofici!!!
Io butto il sangue in questa nostra universita, in piu' con gli esami che ho, 5 anni fa, sarei gia' stato laureato (prima ne bastavano 26 oggi 32!!!!)

Poi passati 2 anni di pratica dovrei pure rimettermi a studiare...... Fatemi calire una cosa... Quando avrei il tempo di cominciare a guadagnare???? Riformassero' sta cxx di universita' con esami inutili... Per nn parlare di testi pieni di dottrine INUTILI PER LA PRATICA REALE, il 90% delle cose che apprendiamo e' completamente inutile., questo il professor Prisco non lo menzionama lo dico Io!! Altro che abolizione dell'esame di abilitazione Io abolirei proprio tutti i baroni dell'universita'... Tutta l'antica metodica di studio... Farei studiare solo i 10 esami piu' importanti e il resto deglianni Pratica retribuita!!!! Tutto il restoxme sono parole parole di gente che crede che per essere buoni avvocati bisogna conoscere ol codice e le procedure a memoria!!!!
AREOPAGO VESUVIANO
00lunedì 4 luglio 2011 11:32
Troppi discorsi inutilmente filosofici!!!
Io butto il sangue in questa nostra universita, in piu' con gli esami che ho, 5 anni fa, sarei gia' stato laureato (prima ne bastavano 26 oggi 32!!!!)

Poi passati 2 anni di pratica dovrei pure rimettermi a studiare...... Fatemi calire una cosa... Quando avrei il tempo di cominciare a guadagnare???? Riformassero' sta cxx di universita' con esami inutili... Per nn parlare di testi pieni di dottrine INUTILI PER LA PRATICA REALE, il 90% delle cose che apprendiamo e' completamente inutile., questo il professor Prisco non lo menzionama lo dico Io!! Altro che abolizione dell'esame di abilitazione Io abolirei proprio tutti i baroni dell'universita'... Tutta l'antica metodica di studio... Farei studiare solo i 10 esami piu' importanti e il resto deglianni Pratica retribuita!!!! Tutto il restoxme sono parole parole di gente che crede che per essere buoni avvocati bisogna conoscere ol codice e le procedure a memoria!!!!
sanimma
00lunedì 4 luglio 2011 11:35
io sono favorevole
Raffaele_23
00lunedì 4 luglio 2011 11:55
Io sono favorevole all'introduzione del numero chiuso per TUTTE le facoltà. Migliorerebbe la didattica e quindi finalizzerebbe meglio gli investimenti pubblici (uno studente universitario costa allo Stato). L'organizzazione sarebbe più agile e potrebbe aprirsi ad attività oggi impensabili in aule-cinema (tirocini pratici, report scritti, miglior rapporto docenti-discenti). Con ciò non credo che il numero chiuso sia una panacea, ma nemmeno che sia la causa di ogni male (leggi: corporativismo). Se l'università fosse così organizzata, produrrebbe studenti più preparati e dunque la concorrenza sarebbe più leale, a differenza di quello che avviene nel mondo di oggi, in cui una quantità abnorme di professionisti sviliti a sottoproletariato serve soltanto a consolidare le posizioni di potere di pochi. Davvero trasognante immaginare una concorrenza perfetta quando c'è chi può permettersi l'indomani un master in Diritto internazionale a Oxford e chi invece deve effettuare una pratica non retribuita, nella speranza di passare l'esame di abilitazione. Quindi competizione sì,ma iniziamo a formare gli aspiranti in modo migliore, cerchiamo di avvicinare le posizioni di partenza, non concretizziamo le regole del mercato sulla pelle della gente, perchè il lavoro non è una merce qualsiasi. Perchè se in macroeconomia l'eccesso di offerta genera abbassamento dei prezzi, nel mercato del lavoro genera soltanto precariato e bassa qualità formativa (pensiamo alle atrocità del precariato per la docenza nelle scuole). Quindi, con selezioni a monte e formazione migliore si può fare a meno di esami di Stato-farsa in cui bisogna fare la selezione che l'Università non vuole assumersi la responsabilità di fare. A questo punto, sarei favorevole ad una liberalizzazione delle tariffe, della pubblicità e delle società di capitali: ma il numero chiuso- o comunque una selezione a monte, come l'iscrizione a decadenza se non si superano tot esami ai primi anni-sarebbe vantaggioso, e credo che, visti i pensionamenti sempre più serrati di docenti universitari, inevitabile.
AREOPAGO VESUVIANO
00lunedì 4 luglio 2011 12:42
Caro Raffaele 23 mi sono fermato dal lwggere il tuo commento credo sia totalmente inutile in quanto poggia su basi ASSURDE... lo studente non pesa sulle spalle dello stato ma sulle proprie e delle proprie famiglie!!!!
nando85
00lunedì 4 luglio 2011 12:57

Sono assolutamente favorevole alla liberalizzazione ed all'abolizione di tutti gli ordini professionali.

Chi è favorevole all'esame di Stato, dovrebbe cortesemente spiegarmi una cosa.

Prima l'esame per divenire avvocato lo passavano praticamente tutti, cani e porci.

Da una decina d'anni a questa parte è noto che si proceda nel promuovere a PERCENTUALE, per evitare un ulteriore intasamento del mercato.

QUINDI, l'esame NON è MAI stato una cosa seria.
NON ha MAI valutato le effettive capacità dei futuri professionisti.

Ora spiegatemi nel concreto com'è possibile credere ancora in uno strumento che ha sempre FALLITO.
Raffaele_23
00lunedì 4 luglio 2011 13:06
Re:
AREOPAGO VESUVIANO, 04/07/2011 12.42:

Caro Raffaele 23 mi sono fermato dal lwggere il tuo commento credo sia totalmente inutile in quanto poggia su basi ASSURDE... lo studente non pesa sulle spalle dello stato ma sulle proprie e delle proprie famiglie!!!!




Formare uno studente costa allo Stato, o per meglio dire è un investimento. Costa pagare gli stipendi ai docenti, agli amministrativi, costa in termini di borse di studio, costa predisporre strutture. Ecco l'assurdità di formare, cioè investire, e poi lasciare emigrare dottorandi e ricercatori proprio quando dovrebbero restituire il loro investimento, iniziando a lavorare. Il mio riferimento era questo, ben lungi da me denigrare i sacrifici fatti dalle famiglie per pagare le tasse universitarie, tra l'altro strutturate secondo un criterio regressivo che è inaccettabile.
Paperino!
00lunedì 4 luglio 2011 13:15
Re:
Raffaele_23, 04/07/2011 11.55:

Io sono favorevole all'introduzione del numero chiuso per TUTTE le facoltà. Migliorerebbe la didattica e quindi finalizzerebbe meglio gli investimenti pubblici (uno studente universitario costa allo Stato). L'organizzazione sarebbe più agile e potrebbe aprirsi ad attività oggi impensabili in aule-cinema (tirocini pratici, report scritti, miglior rapporto docenti-discenti). Con ciò non credo che il numero chiuso sia una panacea, ma nemmeno che sia la causa di ogni male (leggi: corporativismo). Se l'università fosse così organizzata, produrrebbe studenti più preparati e dunque la concorrenza sarebbe più leale, a differenza di quello che avviene nel mondo di oggi, in cui una quantità abnorme di professionisti sviliti a sottoproletariato serve soltanto a consolidare le posizioni di potere di pochi. Davvero trasognante immaginare una concorrenza perfetta quando c'è chi può permettersi l'indomani un master in Diritto internazionale a Oxford e chi invece deve effettuare una pratica non retribuita, nella speranza di passare l'esame di abilitazione. Quindi competizione sì,ma iniziamo a formare gli aspiranti in modo migliore, cerchiamo di avvicinare le posizioni di partenza, non concretizziamo le regole del mercato sulla pelle della gente, perchè il lavoro non è una merce qualsiasi. Perchè se in macroeconomia l'eccesso di offerta genera abbassamento dei prezzi, nel mercato del lavoro genera soltanto precariato e bassa qualità formativa (pensiamo alle atrocità del precariato per la docenza nelle scuole). Quindi, con selezioni a monte e formazione migliore si può fare a meno di esami di Stato-farsa in cui bisogna fare la selezione che l'Università non vuole assumersi la responsabilità di fare. A questo punto, sarei favorevole ad una liberalizzazione delle tariffe, della pubblicità e delle società di capitali: ma il numero chiuso- o comunque una selezione a monte, come l'iscrizione a decadenza se non si superano tot esami ai primi anni-sarebbe vantaggioso, e credo che, visti i pensionamenti sempre più serrati di docenti universitari, inevitabile.



Esatto, condivido tutto...specialmente la parte in grassetto.
E consiglierei ai vari aspiranti ministri Alfani e chi teorizza la bellezza di un mercato "concorrenziale" del genere, di fermarsi un attimo e scoprire la scarsa umanità (sorvolando sul fatto di esser fuori della realtà e vivere in un mondo ideale dove tutto è lineare come nelle loro menti) dei loro punti di vista.
Senza voler demonizzare nessuno, ma questa storia della selezione naturale proprio non si può sentire.

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