Un'analisi del momento politico-istituzionale attuale

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(pollastro)
00giovedì 7 marzo 2013 12:46
Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Credo che Bersani, uomo perbene (ma non più che questo) sia al capolinea; ha diritto, come chi ha vinto (ma non convinto) a provare, ma non entrerà, come Mosé, nella terra promessa; nel PS vedo piuttosto Barca e Renzi in pole position per il prossimo (a brevissimo) giro.
La mia previsione è quella di un governo (magari di profilo "tecnico" e di scopo, cioè con personalità di area, ma sena leaders; PD e PdL non sono in condizione di governare assieme apertamente oggi, i rispettivi elettorati si ribellerebbero e toglierebbero loro molti più voti di quanti non ne abbiano già persi nel complesso, alle elezioni appena trascorse) che faccia approvare una nuova legge elettorale e chieda al nuovo capo dello Stato le elezioni anticipate. A parte il fatto che un Governo che sopravviva giorno dopo giorno raccattando voti alle Camere è un azzardo (un governo così si consegnerebbe in realtà a decisioni altrui, che potrebbero in qualsiasi momento "staccargli la spina" al Senato), gli otto punti della Direzione PD sono chiaramente o un programma di legislatura (per cui non c'è tempo, la legislatura sarà palesemente corta: le Camere sono divise tra tre frammenti di uguale forza e un frammentino, MOnti, se si considera che il premio di maggioranza del Porcellum è andato non ad una maggioranza davvero forte nel Paese, ma solo alla minoranza per un pelo più forte, PD+ Sel) o un manifesto elettorale (anche Berlusconi porterà il suo in piazza, delle nuove elezioni si sente già l'odore).
Aggiungo, sul piano costituzionale, una perplessità e una linea di possibile convergenza multipartisan: 1, Perplessità: Grillo sa che, prima di votare le sole proposte di legge che gli piacciono, il governo deve avere la fiducia? E' disposto a fare varare un Esecutivo? Altrimenti, o per questo corre in soccorso il PdL (in questo caso il governo non avrà dentro né Bersani, né Berlusconi), o bisogna tenersi Monti per gestire le elezioni. 2, Proposta: in realtà, uno scambio alto e non "inciucista" sarebbe possibile: doppio turno di collegio con ballottaggio fra i primi tre candidati oltre una certa soglia minima, se nessuno avesse localmente la maggioranza assoluta, razionalizzazione di quello che oggi c'è già, cioè un allargamento dei poteri del Capo dello Stato, che col maggioritario a doppio turno è fisiologicamente raccordato, quindi elezioni in autunno (occorre il tempo minimo per una revisione costituzionale). Si tratta di una proposta che guarda a un modello "similfrancese", provando a razionalizzare l'esistente e alla quale potrebbero aderire tutti, perché non prefigura equiibri politici, ma lascia che li determinino le scelte degli elettori
Raffaele_23
00giovedì 7 marzo 2013 13:20
Purtroppo credo anch'io che il tentativo (obbligato) di Bersani fallirà e sarà l'ouverture per un gioco ben più pesante. Secondo me Napolitano punterà ad un Governo del Presidente che ottenga la fiducia di centrosinistra e M5S. Un Governo tecnico, ma non "montiano - bocconiano", direi più istituzionale, composto da persone sufficientemente scevre dai partiti da ottenere la fiducia dei grillini. Sarebbe controproducente mettere in piedi un Governo che escluda l'appoggio del primo partito in Italia e, sebbene sia la soluzione sostanzialmente più canonica, sperare nell'alleanza PD-PDL annichilirebbe i rispettivi elettorati. Tra l'altro non darebbe altro che un'apparente governabilità (non dimentichiamo che la paralisi del Governo Monti è stata causata proprio dal cortocircuito tra le due forze politiche, localizzabile all'incirca al tempo della riforma del lavoro). Dalla strana maggioranza io suppongo che passeremo ad uno "strano Governo": apartitico, di elevato spessore, con poche (ma ingenti) cose da fare (riforma elettorale, riforme anticasta, riforma delle Istituzioni) per poi ritornare a votare. Personalmente mi auguro proprio una legge similfrancese, come proposto dal prof. Credo che astrattamente il modello proporzionale sia più democratico, ma per un Paese fortemente diviso e polarizzato come l'Italia un maggioritario è l'unica soluzione ad impasse politici.
GiuristaCorsaro
00giovedì 7 marzo 2013 13:21
L'attuale momento politico-istituzionale, efficacemente descritto dal prof. Prisco, è il miglior terreno fertile per un rinnovamento del nostro paese. Paradossalmente se vogliamo trovarci un qualcosa di buono nella profonda crisi in cui versa l'Europa occidentale è quello di poter dare attuazione al suo stesso etimo: occidente = tramonto.
Il tramonto, nel nostro paese, di un modo di fare politica che ha messo in ginocchio la parte sana delle istituzioni, delle imprese e dei lavoratori. Auspico il tramonto di tutte le facce dell'avida gerontocrazia che si è accorta troppo tardi della presenza nel nostro paese dei giovani. E' troppo facile ora esibire 8 punti, quando fino a 1 anno e mezzo fa, ecco come votavano in parlamento sia la destra che la sinistra su uno dei punti principali delle riforme da attuare:



Giuseppe.appioclaudio
00giovedì 7 marzo 2013 15:00
Mi ripeterò, ma io credo che la prorogatio (della quale, tra l'altro, tanto si parla in questi giorni) sia l'unica soluzione praticabile. Credo, in buona sostanza, che questo Parlamento possa al massimo approvare una legge elettorale che garantisca la stabilità.

Sarebbe interessante anche un ragionamento collettivo sulle possibili riforme istituzionali delle quali, stando all'opinione di molti autorevoli osservatori, questo paese avrebbe bisogno.
A.Cosentino
00giovedì 7 marzo 2013 16:28
Altro che governo, ipotesi di alleanze o collaborazione per il bene dell'Italia! I comunisti con le loro toghe rosse vogliono sovvertire l'esito delle urne e condizionare il consenso in vista di probabili nuove elezioni,lo davano tutti per morto ed invece sono rimasti malissimo quando hanno visto il centrodestra rinascere.E' davvero impossibile tollerare una simile persecuzione giudiziaria che dura da vent'anni e che si ravviva ogni qual volta vi sono momenti particolarmente complessi nella vita politica del Paese. Per questo il Popolo della Libertà il 23, a Roma, sarà in piazza al fianco del presidente....
(pollastro)
00giovedì 7 marzo 2013 17:14
Caro Cosentino, forse la campagna elettorale si dovrà rifarla presto, spero con una legge specifica diversa, ora puoi tirare un attimo il fiato. La piazza è un elemento importante della dialettica democratica, ma resta il fatto che ora bisogna eleggere nell'ordine i Presidenti delle Camere e il Presidente della Repubblica. E tra le due scadenze formare un governo che abbia la fiducia delle Camere: non è materia opinabile, è solo la Costituzione che c'è, fin quando c'è. Quindi, ripeto: quale governo, con quale maggioranza?
A.Cosentino
00giovedì 7 marzo 2013 17:36
Caro Pollastro non si tratta di campagna elettorale (che non ho mai fatto) ma di semplici dati oggettivi delle realtà. Non si può far finta di nulla! Essendo queste le premesse,vedo difficile riuscire a fare un governo con Bersani e soci, anche solo per cambiare la legge elettorale, perchè loro non riconoscono al centro-destra come leader Berlusconi, ... per non parlare della magistratura deviata che ,anche oggi, ha dato prova della sua capacità sovversive...
connormaclaud
00giovedì 7 marzo 2013 18:00
Re:
(pollastro), 07/03/2013 12:46:

Dal professore Prisco, che mi prega di postare

2, Proposta: in realtà, uno scambio alto e non "inciucista" sarebbe possibile: doppio turno di collegio con ballottaggio fra i primi tre candidati oltre una certa soglia minima, se nessuno avesse localmente la maggioranza assoluta, razionalizzazione di quello che oggi c'è già, cioè un allargamento dei poteri del Capo dello Stato, che col maggioritario a doppio turno è fisiologicamente raccordato, quindi elezioni in autunno (occorre il tempo minimo per una revisione costituzionale). Si tratta di una proposta che guarda a un modello "similfrancese", provando a razionalizzare l'esistente e alla quale potrebbero aderire tutti, perché non prefigura equiibri politici, ma lascia che li determinino le scelte degli elettori




Una revisione sostanzialmente indolore.
Mi domando però se abbia ancor senso contemplare le coalizioni o passare ad elezioni ed eventuali balottaggi tra singoli partiti.
Se il nostro problema è essenzialmente quello di coalizioni che vanno a male sarebbe forse meglio bandirle [SM=x43813]
Dal basso della mia ignoranza preferirei un balottaggio tra i primi due candidati ed eventualmente prevederne un terzo solo se in grado di formare/presentare una lista con una percentuale di consensi oltre una soglia X .
Allargherei i poteri del presidente del consiglio e riformerei il bicameralismo nostrano.
Adesso lapidatemi pure [SM=x43828]
Giuseppe.appioclaudio
00giovedì 7 marzo 2013 18:04
Re: Re:
connormaclaud, 07/03/2013 18:00:




Una revisione sostanzialmente indolore.
Mi domando però se abbia ancor senso contemplare le coalizioni o passare ad elezioni ed eventuali balottaggi tra singoli partiti.
Se il nostro problema è essenzialmente quello di coalizioni che vanno a male sarebbe forse meglio bandirle [SM=x43813]
Dal basso della mia ignoranza preferirei un balottaggio tra i primi due candidati ed eventualmente prevederne un terzo solo se in grado di formare/presentare una lista con una percentuale di consensi oltre una soglia X .
Allargherei i poteri del presidente del consiglio e riformerei il bicameralismo nostrano.
Adesso lapidatemi pure [SM=x43828]



No, non hanno alcun senso...ma in Italia funziona così. [SM=x43814]
(pollastro)
00giovedì 7 marzo 2013 18:13
Ho già scritto qui in precedenza che è inutile per la sinistra non prendere atto che Berlusconi è il leader della destra e per la destra non farsi una ragione che Bersani (non so per quanto ancora) quello della sinistra. In questo Paese occorre una legittimazione reciproca, visto che - pur avendo perso entrambe le parti voti a favore di Cinque Stelle - ciascuna ha avuto nove milioni di voti e il popolo sovrano va rispettato nella sua interezza, non per quello che piace a noi (va rispettato anche l'elettorato grillino, naturalmente, portatore di istanze di rinnovamento e trasparenza che per certi aspetti, pur non avendo io votato Cinque Stelle, trovo condivisibili). Il punto è che è costituzionalmente necessario un governo, che a mio parere non può avere al suo interno né Bersani, né Berlusconi e che occorre in fretta una nuova legge elettorale, poi si vedrà. La magistratura "eversiva" la lascerei stare: la Cassazione ieri ha assolto Berlusconi e non può essere buona o cattiva a seconda di quello che decida. Se occorre rispetto tra le parti politiche, ne occorre anche tra politica e magistratura: ognuna abbia il suo ruolo e non si gridi sempre alla sovversione. Che poi sia necessario riformare anche l'ordinamento giudiziario, questo mi trova concorde
(pollastro)
00giovedì 7 marzo 2013 18:19
Caro Connormclaud, le coalizioni politiche non possono essere cancellate per decreto. Può non piacere, ma è la nostra storia e quella della grande maggioranza dei Paesi. Il bipartitismo rigido è anzi un'eccezione quasi solo statunitense, il monopartitismo è semplicemente fuori dal panorama democratico). Anche in Gran Bretagna governa oggi una coalizione e anche lì qualcuno si è chiesto se il bipartitismo secco (che nemmeno in quel Paese è reale, ma è solo frutto del maggioritario "plurality") sia ancora adatto alla complessità e frammentarietà delle società contemporanee
Niña de Luna
00giovedì 7 marzo 2013 18:43
L’ascesa del Movimento Cinque Stelle non è finita. Beppe Grillo non si accontenta. L’obiettivo è conquistare il governo del Paese, ma senza alleanze o maggioranze relative: “Vogliamo il 100% del Parlamento, non il 20% o 25% o 30%: quando il movimento arriva al 100%, quando i cittadini diventeranno lo Stato, il movimento non avrà più bisogno di esistere. L’obiettivo è quello di estinguere noi stessi”. Il portavoce del Movimento parla così con Time al quale spiega di aver “incanalato tutta la rabbia in questo movimento. Dovrebbero ringraziarci uno ad uno: se noi falliamo l’Italia sarà guidata dalla violenza nelle strade”. E mette in guardia: se il suo movimento fallirà “questo accadrà”. ”Tutto è iniziato qui: il fascismo, le banche. Abbiamo inventato il debito e anche la mafia. Se la violenza non è iniziata qui” è grazie ai Cinque Stelle, insomma. Tutto questo mentre il presidente della Bce Mario Draghi non ha dubbi e tranquillizza i mercati: indipendentemente dall’esito delle elezioni, ormai è inserito il pilota automatico e dunque le riforme in Italia si continueranno a fare.

A Grillo parla però ancora Pierluigi Bersani: ”Grillo non vuole diplomazia né scambi di sedie, io meno di lui. Bisogna dare risposte serie e non incappucciate davanti al Paese. Non inseguo Grillo in tutto questo che dice la mattina, il pomeriggio e la sera. Non replico agli insulti, ho in testa il mio Paese”. “Lui ha scelto la via parlamentare – evidenzia il segretario Pd – poteva incanalare questa protesta per via extraparlamentare. Ora dica come intende prendersi responsabilità davanti al Paese”. “Io riconosco – ha spiegato Bersani -il risultato elettorale, cerco di interpretarlo ma loro dicano che cosa vogliono… La situazione sociale è grave, non c’è spazio per scherzare”. Quanto ad un futuro governo, se il tentativo del Pd andasse in porto, il segretario sostiene che “il cambiamento dovrà essere confermato anche nella formazione del governo che deve avere novità e competenze perché la situazione è seria e ci vuole esperienza”.

Poi il leader del centrosinistra chiede prudenza. “Non si deve evocare la violenza, bisogna avere senso di responsabilità. E’ sempre molto difficile – ha aggiunto – dire chi spegne micce e chi le accende, posso solo dire che c’è un’enorme tensione in questo Paese e ci vorrebbe grande senso di responsabilità, dare risposte serie, perché questo Paese può morire. Io riconosco questo risultato, loro dicano cosa vogliono. Non c’è spazio per scherzare”.

Infine Grillo sul tema della democrazia interna ai partiti: “Se si parla di ridurre i costi della politica, a Grillo a dico siamo pronti, ma tu sei pronto a discutere di democrazia interna, trasparenza, codici etici, a fare una legge sui partiti?”, ha detto il segretario Pd. “Noi non abbiamo nessun timore che prendiamo la questione nell’insieme perché c’è un oggettino che si chiama democrazia, su questo saremo abbastanza resistenti e su questo Grillo da noi non avrà sponde”, ha assicurato.

Ma Grillo insiste. I partiti ”mostrano di essere l’uno contro l’altro ma, dietro le quinte, sono la stessa cosa. Sinistra e destra in Italia hanno sempre fatto finta di combattere. Ora devono fare alla luce del sole gli accordi che hanno fatto nell’ombra per 20 anni. E se lo fanno, saranno politicamente morti”. L’intervista pubblicata dal settimanale statunitense è intitolata “Incontrando il comico canaglia diventato persona influente”. Destra e sinistra – ha aggiunto Grillo – vogliono “scaricare la loro infelicità politica, la loro disintegrazione politica su di me, affermando che sono io a non formare un governo, a creare instabilità. Ma io non posso discutere con loro”.

Da qui il no a qualsiasi accordo con altri partiti, ribadisce: “C’è una regola nel nostro movimento. Noi non facciamo accordi con i partiti. Chiunque si unisce al nostro movimento firma questa regola. Non c’è niente da decidere. E’ come nel calcio. Se tu giochi, affermi di voler segnare con una mano? No, accetti le regole”. Rispondendo al cronista che gli faceva notare come lotta a corruzione e riduzione dei costi della politica siano misure sulle quali anche il Pd vuole lavorare con il M5S per ottenerle, Grillo ha osservato: “Loro parlano della trasparenza dei partiti, noi parliamo della loro dissoluzione.
E’ differente. Wellington e Napoleone non possono trovare un modo per collaborare. Noi siamo qualcosa di differente”.

Per il leader del M5S oggi “il Paese è diviso in due. Coloro che votano per gli altri partiti, è gente che non vuole cambiare le cose. Perchè hanno pensioni elevate, forse due case. Lo stato è il loro datore di lavoro”. “Ma il dibattito cambierà perché presto non ci saranno salari pubblici o pensioni. Non ci saranno soldi”. E già ora, “metà della popolazione non ne può più”, ha ancora aggiunto Grillo.

Quanto al rapporto dell’Italia con l’Unione Europea Grillo precisa di non aver “mai detto che voglio essere dentro o fuori dell’euro, ma che “voglio informazioni corrette. Voglio un piano B per la sopravvivenza per i prossimi dieci anni. E poi, con un referendum decidiamo”. “Prima è necessario informare: cerchiamo di capire cosa sono i costi e i benefici”, ha aggiunto spiegando che solo suggerendo di lasciare l’euro, si viene considerati “pazzi”: “Non c’è dialogo. Solo suggerendolo sei un demagogo, sei pazzo, vuoi trascinare l’Italia in default, sei irresponsabile. Solo perché si dice” di esaminare questa ipotesi, di pensare a “cosa accadrebbe davvero”.

“Se Barack Obama fosse capace di fare il 5% di quel che dice, sarebbe un grande. Ma anche lui è imprigionato in un sistema. L’arte del compromesso, che è stata un’arte della politica, non è più valida. Il compromesso deve essere tra cittadini, non tra repubblicani e democratici”. Dagli Usa “abbiamo copiato l’uso di internet: ho preso le piattaforme ‘meetup’ da Howard Dean. Lui le usava per raccogliere fondi, io per raccogliere informazioni, forum”.

Poi il consueto attacco ai media italiani: “Sono peggio dei partiti“. “Forse i giornali locali vanno bene. Ma quelli che formano l’opinione pubblica, i sette canali televisivi e i tre giornali” maggiori “fanno parte del sistema”, dice. Il futuro di Grillo? Non da politico, ma da comico, il suo mestiere: “Farò un tour mondiale – annuncia – Farò spettacoli. E sarò quello che sono”. E alla domanda se si considera ancora un comico, il leader del Movimento Cinque Stelle risponde: “Un comico straordinario“.

Fonte:Il fatto quotidiano

Il 100% del Parlamento? Non farà nulla, nè accordi, nulla fino a quando otterrà il 100% del Parlamento? Ma il partito che ha avuto questa percentuale in Italia, non è stato il Partito Fascista?
Sono nauseata come tutti dalla classe politica ma mai mi sognerei di dire che bisogna distruggere i partiti. [SM=x43822]
Raffaele_23
00giovedì 7 marzo 2013 19:03
Credo che le coalizioni siano necessarie a maggior ragione in un Paese poco coeso come il nostro. Oltre alla legge elettorale, penso sia anche il caso di eliminare il bicameralismo perfetto. Via i senatori eletti (così riduciamo anche il numero dei parlamentari, che sembra essere diventato il vaso di Pandora), sostituiti dai rappresentanti delle autonomie, eliminando così la liturgia delle conferenze Stato-Regioni, Stato- Comuni e via discorrendo. Bisognerebbe anche mettere mano all'art. 117, ricentralizzando alcune competenze strategiche. Una volta razionalizzate le competenze concorrenti, il Senato potrebbe occuparsi di tali materie mentre la Camera legifererebbe nelle materie di competenza esclusiva. Lascerei inalterata la doppia competenza per le leggi costituzionali.
connormaclaud
00giovedì 7 marzo 2013 19:36
Re:
(pollastro), 07/03/2013 18:19:

Caro Connormclaud, le coalizioni politiche non possono essere cancellate per decreto. Può non piacere, ma è la nostra storia e quella della grande maggioranza dei Paesi. Il bipartitismo rigido è anzi un'eccezione quasi solo statunitense, il monopartitismo è semplicemente fuori dal panorama democratico). Anche in Gran Bretagna governa oggi una coalizione e anche lì qualcuno si è chiesto se il bipartitismo secco (che nemmeno in quel Paese è reale, ma è solo frutto del maggioritario "plurality") sia ancora adatto alla complessità e frammentarietà delle società contemporanee




Non si tratta di cancellarle per decreto,ma di eliminare i vantaggi in ambito elettorale. Saprà certamente meglio di me che modificando la legge elettorale sarà più facile eliminare de facto le accozzaglie di comodo ed i partiti da 3 persone.
La nostra storia è fatta di partiti con solide basi ideali come potevano essere dc,msi,psi,pci,pri etc. non certo liste civiche e partiti da 3 voti.
Confesso di essere un presidenzialista all'ammerrecana,ma se non si vuol cambiare si vada più a fondo con il proporzionale e s'immetta con correttivo maggioritario minimo.
Si adatterà certamente meglio alla complessità e frammentarietà della individuale società contemporanea.

Se permette una battuta, non sarà una legge elettorale o una riforma costituzionale a migliorare la situazione,ma solo le tendenze del popolo sovrano potranno dare indicazioni sul miglior "abito da indossare" .
(pollastro)
00giovedì 7 marzo 2013 19:50
Fal professore Prisco, che mi prega di postare

Carissimo Connormclaud, Vincenzo Cuoco scrisse com'è noto che il fallimento dei giacobini napoletani fu di avere voluto adattare un vestito costituzionale francese al popolo napoletano. Lo sai, perché sei un uomo colto e figuriamoci se non sono d'accordo.
La mia proposta similfrancese (in astratto preferirei un modello alla tedesca) è solo un tentativo di indicare come si potrebbero razionalizzare tendenze già presenti e cioè un pluralismo politico esistente, ma paralizzante e il già da tempo avvenuto allargamento del ruolo del Presidente della Repubblica.
Dopodiché, se il problema è ripulire seriamente il sistema, ci sto; se invece fosse (ma non lo dico a te) quello di cui alle dichiarazioni di Grillo riportate con giusta perplessità da Nina De Luna, legate l'uomo mascherato, portatelo in manicomio (che purtroppo non c'è più) e buttate la chiave. Ma attenzione: non è solo pazzo, è pericoloso
Niña de Luna
00giovedì 7 marzo 2013 20:04
Re:
(pollastro), 07/03/2013 19:50:

Fal professore Prisco, che mi prega di postare

Carissimo Connormclaud, Vincenzo Cuoco scrisse com'è noto che il fallimento dei giacobini napoletani fu di avere voluto adattare un vestito costituzionale francese al popolo napoletano. Lo sai, perché sei un uomo colto e figuriamoci se non sono d'accordo.
La mia proposta similfrancese (in astratto preferirei un modello alla tedesca) è solo un tentativo di indicare come si potrebbero razionalizzare tendenze già presenti e cioè un pluralismo politico esistente, ma paralizzante e il già da tempo avvenuto allargamento del ruolo del Presidente della Repubblica.
Dopodiché, se il problema è ripulire seriamente il sistema, ci sto; se invece fosse (ma non lo dico a te) quello di cui alle dichiarazioni di Grillo riportate con giusta perplessità da Nina De Luna, legate l'uomo mascherato, portatelo in manicomio (che purtroppo non c'è più) e buttate la chiave. Ma attenzione: non è solo pazzo, è pericoloso



Sono assolutamente d'accordo professore, mi fa molta paura!
Giuseppe.appioclaudio
00giovedì 7 marzo 2013 20:05
Se escludiamo il monopartitismo (a me non dispiacerebbe, visto che ho perso ogni fiducia verso la democrazia liberale) e se vogliamo prendere atto della balcanizzazione del sistema politico italiano, bisogna individuare una via di uscita al più presto...Anche perché, di questo passo, si va verso la paralisi irreversibile e tra un po' i mercati torneranno a mostrarsi nervosi, con le conseguenze che tutti possiamo immaginare.

P.S.
Vorrei chiedere al Professore cosa intende per allargamento del ruolo del Presidente della Repubblica.
connormaclaud
00giovedì 7 marzo 2013 21:03
(pollastro), 07/03/2013 19:50:

Fal professore Prisco, che mi prega di postare

Carissimo Connormclaud, Vincenzo Cuoco scrisse com'è noto che il fallimento dei giacobini napoletani fu di avere voluto adattare un vestito costituzionale francese al popolo napoletano. Lo sai, perché sei un uomo colto e figuriamoci se non sono d'accordo.
La mia proposta similfrancese (in astratto preferirei un modello alla tedesca) è solo un tentativo di indicare come si potrebbero razionalizzare tendenze già presenti e cioè un pluralismo politico esistente, ma paralizzante e il già da tempo avvenuto allargamento del ruolo del Presidente della Repubblica.
Dopodiché, se il problema è ripulire seriamente il sistema, ci sto; se invece fosse (ma non lo dico a te) quello di cui alle dichiarazioni di Grillo riportate con giusta perplessità da Nina De Luna, legate l'uomo mascherato, portatelo in manicomio (che purtroppo non c'è più) e buttate la chiave. Ma attenzione: non è solo pazzo, è pericoloso




Carissimo professore, anche lei rimpiange la Basaglia? [SM=x43819]

Se il presidenzialismo è stato improponibile in passato non si può dire altrettanto per l'oggi.
Non mi sognerei mai di imporre un sistema alieno se le condizioni fossero diverse,ma questa non è più la prima o la seconda repubblica ,ma una massa informe ancora alla ricerca d'identità.
Abbiamo tra le mani un disperato bisogno di cambiamento e l'elettorato tutto si è espresso in questa direzione.
Se razionalizzassimo un pluralismo compromissorio che gli italiani hanno già bocciato a suo tempo creeremmo le condizioni per tante mezze riforme che legislatura dopo legislatura creerebbero ulteriore confusione.
Se il bipartitismo non è nelle nostre corde,cosa della quale sono convinto, una potenziale alternanza tra più soggetti politici è una delle poche strade percorribili.
La critica che potrebbe esser mossa ad una simile posizione è l'instabilità che,nel corso delle legislature, l'azione di maggioranze diverse potrebbe portare con sè,ma in tal caso - cantandomela e suonandomela [SM=x43819] - risponderei che irrigidendo il processo di formazione costituzionale si potrebbe risolvere il problema. Altri correttivi in difesa delle minoranze dovrebbero però essere prese in esame (work in progess).

A conferma della necessità di governi forti c'è il fattore UE che semmai e fino a quando non dovesse essere un'europa dei popoli - il processo d'integrazione richiede molto più tempo di quanto gli europeisti ed i burocrati vogliano credere- ci pone di fronte all'attuale e primario problema di avere governi legittimati e forti.
Andare a tentoni con governi compromissori e fragili coalizioni ci rende deboli e facili da colpire.



Sul sig. Grillo preferirei non pronunciarmi,ma spero che,insieme all'm5s, dia il suo contributo a far maturare gli italiani.
A costo di apparire antidemocratico preferisco che si metta spalle al muro questa nuova armata brancaleone e non gli si lasci la possibilità di continuare a cantare il solito ritornello e rischiare di averlo come fattore alle prossime elezioni.
Fossi in Napolitano o nel pd/pdl rinuncerei ad un governo politico per uno tecnico "aperto",ma da intera legislatura.
Non mi fa paura Grillo,ma potrei aver qualche preoccupazione per il dopo Grillo; dopo Robespierre fu la volta di Napoleone.



p.s.
sono solo un povero fesso
(pollastro)
00giovedì 7 marzo 2013 21:54
Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Devo due risposte.
Allargamento del ruolo del Presidente della Repubblica: se Napolitano nomina una persona senatore a vita e poi lo incarica di formare il governo; se promulga una legge di conversione di un decreto-legge non rinviabile al Parlamento perché contiene misure economiche irrinunziabili, ma contemporaneamente usa il potere di messaggio per precisare che su certi punti non è d'accordo; se fa sapere pubblicamente che il decreto-legge salva Eluana non lo firmerebbe (in precedenza un Presidente della Repubblica egualmente resisteva, magari, ma non lo faceva sapere); se nel pieno della crisi economica Obama e Merkel chiamano al telefono il Presidente della Repubblica e non quello del Consiglio; se Obama lo riceve alla Casa Bianca come un nonno saggio di un Paese di eredi scapestrati, mentre nessuno si fila il Ministro degli Esteri, allora nessuna delle competenze esercitate è da sola usurpata o sviluppata illegittimamente, in una repubblica parlamentare, ma la loro combinazione ha per risultato oggettivo di allargare il ruolo fel Capo dello Stato a spese dell'Esecutivo. Lo dico da osservatore e senza criticare Napolitano, anzi.
Bipartitismo: quello rigido non è adatto all'Italia, non è nella sua storia. Diverso è per il bipolarismo: lo siamo sempre stati ed è fisiologico: da guelfi e ghibellini, a fascisti e antifascisti, fa democristiani e comunisti, a forzitalici e ulivisti, ecc... . Però una cosa è il confronto anche duro - che non esclude e talora prevede di fatto momenti di unità nazionale, perché Right or wrong, it's my country, come dicono nella patria europea di un Paese bipartitico non alle vongole - un'altra cosa è la delegittimazione reciproca, con uso partigiano di una parte compiacente della magistratura (il che vale per entrambi i poli), visto che la democrazia prevede almeno due gambe (maggioranza e opposizione), un'altra cosa ancora è l'inciucio, un'altra infine è la protesta fortissima, che non è il reclutamento ttraverso YouTube di deputati vegani che credono di essere spiati col microchip sparato sotto la pelle (quando dormicano, suppongo) e l'inseguimento dell'Uomo Mascherato che dichiara che l'Italia sarà una democrazia solo quando loro saranno il 100% alle Camere: approssimandosi tale eventualità, chiedei asilo politico altrove, per insegnare nella Libera Università del Ghana
(pollastro)
00giovedì 7 marzo 2013 21:57
Ops, molti errori di battuta miei nel trascrivere in fretta il biglietto manoscritto del professore; chiedo scusa, ma il senso è chiaro
(peter crouch)
00giovedì 7 marzo 2013 22:45
Se, ora il problema è Grillo..ma per favore..gente che non rinuncia al vitalizio...gente mafiosa, che mangia sulle nostre spalle ed il problema è Grillo...signori...questa è l'Italia.

E' colpa di Grillo.
(peter crouch)
00giovedì 7 marzo 2013 22:48
se un buon 25 % ha votato Grillo ci sarà un motivo no?

A me sinceramente fa paura chi, silenziosamente e nelle stanze dei bottoni ha distrutto e divorato il divorabile...



GiuristaCorsaro
00giovedì 7 marzo 2013 23:02
Re:
(peter crouch), 07/03/2013 22:48:

se un buon 25 % ha votato Grillo ci sarà un motivo no?

A me sinceramente fa paura chi, silenziosamente e nelle stanze dei bottoni ha distrutto e divorato il divorabile...







Quoto.
Niña de Luna
00giovedì 7 marzo 2013 23:30
Re:
(peter crouch), 07/03/2013 22:45:

Se, ora il problema è Grillo..ma per favore..gente che non rinuncia al vitalizio...gente mafiosa, che mangia sulle nostre spalle ed il problema è Grillo...signori...questa è l'Italia.

E' colpa di Grillo.




Nessuno sta dicendo che è colpa di Grillo, ma non possiamo fare neanche come negli anni venti, dove c'era la crisi dei Partiti e la crisi economica e affidarci ciecamente a un soggetto che non vuole dialogare e dice che vuole il 100% dei seggi in Parlamento. Io non nego che qualcosa di buono questo movimento ce l'ha, perché comunque ha portato cittadini normali a scendere in prima linea, ma sicuro il buono non è Grillo e non è Casaleggio. Mi sentirò tranquilla quando esponenti del MoVimento possano rilasciare liberamente interviste, quando cerchino non il compromesso ma almeno un dialogo. Paralizzando soltanto, senza dialogare, il Paese è un atto irresponsabile.
(pollastro)
00giovedì 7 marzo 2013 23:43
Nina de Luna ha scritto un post a cui aderisco senza modificare una virgola. Nessuno sta dicendo che Grillo sia la causa di certi mali, lui è il "nuovo" ed è l'effetto, semmai, del disagio e della critica verso il "vecchio". Detto questo, se il "nuovo" si annuncia nei termini da lei ricordati e che vedo anch'io, beh...è un "nuovo" inquietante. E non per me, né per lei, che non abbiamo vitalizi da difendere, ma per chi - se non comanda pro tempore per elezione popolare - vorrebbe almeno essere sicuro che potrà ancora dissentire, occorrndo, da chi lo fa
moggii
00venerdì 8 marzo 2013 01:04
Sono d'accordo con Nina e Pollastro su Grillo...speravo di cambiare idea su di lui ma più andiamo avanti e più penso che è totalmente pazzo [SM=g2725333] anche i poveri grillini mi sembrano terrorizzati da lui
GiuristaCorsaro
00venerdì 8 marzo 2013 10:02
Riporto l'editoriale di ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA, pubblicato sul Corriere della Sera.

RISULTATO ELETTORALE E PROTESTA
M5S, il voto e quell'Italia insoddisfatta
che da quarant'anni cerca di cambiare
Votare per M5S non significa necessariamente aderire al programma politico del movimento


Nell'interpretazione che viene data del massiccio consenso elettorale ottenuto dal Movimento 5 Stelle si nota spesso un fraintendimento: cioè l'assunto che votare per M5S abbia significato aderire al programma del movimento stesso o, ancora di più, confidare nelle capacità di leadership politica di Beppe Grillo. Sicché ci si chiede scandalizzati come sia stata possibile questa apertura di credito da parte di tanti pur dotati di qualche giudizio.

Non sapendo darsi una risposta, allora, secondo un antico costume nazionale, si avanza immediatamente il sospetto di opportunismo, trasformismo, «voltagabbanismo», e quant'altro.
A mio giudizio chi vede le cose a questo modo si condanna a capire poco o nulla della storia recente e meno recente d'Italia. A non capire un dato di fondo: che c'è una generazione d'Italiani, c'è una parte del Paese, la quale già a partire dalla fine degli anni Settanta si accorse di quattro fatti che solo ora, dopo decenni, stanno entrando nella consapevolezza di tutti. Questi: a) che il sistema di governo sancito dalla seconda parte della Costituzione, nonché la legge elettorale proporzionale, erano ormai del tutto inadeguati ai bisogni del Paese; b) che esisteva un fenomeno come la partitocrazia, responsabile non solo di aver distorto profondamente il funzionamento del sistema suddetto ma anche di un malcostume e di un malgoverno sempre più vasti e opprimenti, c) che la Democrazia cristiana stava esaurendo la sua originaria spinta propulsiva e la sua funzione di salvaguardia democratica; d) che la presenza egemone a sinistra del Partito comunista equivaleva alla perenne subalternità della sinistra italiana, e cioè che con il Pci questa sinistra non avrebbe mai vinto un'elezione, non sarebbe mai andata al governo. Quella parte del Paese, insomma, vedeva con molto anticipo che un'intera fase storica - la fase del dopoguerra - andava ormai terminando, pur potendo continuare a contare sull'immane forza di una vischiosa continuità. E che dunque era necessario imboccare strade nuove.

Da allora - dapprima esigua, poi negli anni sempre più numerosa - quell'Italia del cambiamento è alla disperata ricerca del modo in cui riuscire finalmente a mutare lo stato delle cose: di uno strumento, di un'idea, di un varco. Ed è così che da allora quella parte del Paese, e con lei una fascia generazionale d'Italiani, di volta in volta ha guardato con simpatia al Partito radicale, ha sperato in Craxi, si è schierata con le iniziative referendarie di Mario Segni, ha cercato di capire le ragioni della Lega, ha puntato inizialmente su Berlusconi. Così come adesso fa un'apertura di credito a Grillo. Ma vogliamo dirlo? Non identificandosi mai, realmente, con le scelte di volta in volta compiute. Vedendone benissimo limiti e contraddizioni, ma sperando sempre, se si vuole illudendosi di servirsene strumentalmente: come una sorta di grimaldello.

Ingenuità? Certo, ingenuità. È facile dirlo (dirlo ieri e dirlo oggi), ma l'alternativa quale era? Una sola, evidentemente: stare dall'altra parte. Dalla parte, cioè, che fino ad oggi ha resistito o si è opposta ogni volta al cambiamento, o vi si è adattata solo perché non poteva altrimenti; di chi ha dovuto aspettare la caduta del muro di Berlino per decidere di non dirsi più comunista; dalla parte che ha preferito vedere la Dc disintegrarsi piuttosto che fare qualcosa prima; che fino a ieri giurava sull'intangibilità della Costituzione; dalla parte di chi a suo tempo (per quanto tempo!) giudicava una bestemmia qualunquistica parlare di partitocrazia; di chi per decenni non ha mai fatto nulla di concreto, mai nulla, per arginare corruzione e sperperi di misura inaudita. Ma che naturalmente - proprio come sta facendo anche oggi - ogni volta non mancava di arricciare il naso atteggiandosi a custode del bon ton politico, esibiva la propria educata compostezza di Padre Fondatore di fronte alla sgarbata impertinenza dei nuovi venuti, impartiva a destra e a manca lezioni di coerenza. L'Italia del cambiamento, così, si è dovuta (e si deve) sentire dare dell'opportunista e del voltagabbana da chi in quarant'anni è passato tranquillamente dal Pci di Togliatti e Longo al Pd di Bersani ma è convinto che però lui no, per carità, lui non ha mai cambiato idea! Solo gli altri fanno queste cosacce.

Un'Italia del cambiamento, irrequieta, sempre divisa, destinata regolarmente a vedere le sue speranze deluse per mille motivi, tra cui non da ultimo l'inadeguatezza dei partiti e degli uomini cui è stata fin qui costretta ad affidarsi. E molto probabilmente sarà così anche stavolta, con gli sprovvedutissimi parlamentari del M5S e con il loro capo. «Ma non era ogni volta prevedibile?» - mi sembra già di sentire chiedere dall'immancabile censore. Sì, forse sì: era prevedibile (e anche previsto, aggiungo). Ma almeno un dubbio, una sia pur tenue possibilità ogni volta c'era. Mentre dall'altra parte che cosa c'era ancora alla vigilia delle ultime elezioni? Il tetragono immobilismo di chi in dodici mesi non aveva trovato il modo di cancellare una legge elettorale nefanda o di avviare la minima riforma istituzionale, l'insensibilità di chi in un anno intero non aveva mosso un dito per tagliare davvero costi e privilegi della politica, neppure per abolire una manciata di province. E come sola alternativa accreditata la presunzione che per governare bastino i conti in ordine.
Prigioniera di un lungo passato, tramutatosi in un eterno e soffocante presente, l'Italia del rinnovamento ha preferito chiudere gli occhi. E fare un salto nel buio.

8 marzo 2013

Fonte: RL=http://]http://www.corriere.it/politica/13_marzo_08/movimento-5-stelle_946d0c88-87bc-11e2-ab53-591d55218f48.shtml

Concordo sulle perplessità di Nina de Luna e di Pollastro fino ad un certo punto. Ma mi chiedo se forse la democrazia del nostro paese non fosse stata già minata da qualche decennio, in una sorta di autoritarismo affaristico e clientelare strisciante che ha avuto la connivenza anche di buona parte della stampa e delle televisioni. Negli ultimi anni la crisi economica ha evidenziato ancora di più questo abbassamento del senso democratico delle istituzioni, che ha reso il popolo sovrano in popolo suddito.
moggii
00venerdì 8 marzo 2013 12:48
Il problema è che chi fa un salto nel buio si trova di solito sfracellato per terra...
trixam
00venerdì 8 marzo 2013 13:32
Il prof non ha specificato un dettaglio: il presidente della repubblica dovrebbe essere eletto direttamente dai cittadini?
Perché questo è l'elemento fondamentale per avvicinarsi al modello francese oltre al dubbio turno e per la nostra tradizione sarebbe una cosa nuova.

Per altro io ho forti perplessità su questo modello che è stato frutto di una elaborazione emergenziale -sostanzialmente fu un modo per legalizzare il fatto che De gaulle assumesse la dittatura per evitare che il paese si sfasciasse- e per molto tempo ha funzionato piuttosto male sia come sistema di governo quando c'era la stabilità con il presidente che si azzuffava con i governi da lui stesso nominati; sia con le coabitazioni quando la rissa era istituzionale.
Inoltre io ho dei dubbi sul fatto che il doppio turno possa avere gli stessi benefici che ha avuto in francia dove comunque esiste un sistema politico ed istituzionale molto diverso, in Italia con il nostro strano centralismo localistico i vincitori del primo turno andrebbero a caccia di voti ovunque con il rischio di aumentare l'influenza delle migliaia di forze marginali e la creazione di strane maggioranze locali che di solito fanno danni e anche parecchi.

Alla fine gli stessi francesi se ne sono resi conto e hanno posto rimedi accorpando le presidenziali e le politiche dal 2002 e poi varando nel 2007 una riforma costituzionale che ha ridefinito i poteri limitando tra l'altro quelli del presidente, cosa che ha dato più equilibrio al sistema.
Non dimentichiamo mai che la differenza tra Francia e Italia non è tanto la forma di governo ma il fatto che in Francia c'è un'alta burocrazia di altissimo livello che ha in mano le leve del potere ed è in grado di limitare i danni della politica demenziale che anche lì pullula, mentre in Italia l' alta burocrazia è fatta di incompetenti paurosi(con lodevoli eccezioni come la dottoressa Cannata al Tesoro), corrotti e maneggioni intenti solo ad accaparrarsi privilegi personali.

In definitiva l'influenza dei francesi sul nostro ordinamento non è mai stata molto positiva, anche la nostra malandata costituzione in sostanza l'abbiamo scopiazzata dalla costituzione della terza e quarta repubblica francese compreso il modello di governo assembleare che ci ritroviamo e non mi sembra sia stato un successo.

Per me le alternative sono o adottare un serio sistema proporzionale con le conseguenze che esso comporta(ad esempio la preminenza dei partiti) o un serio sistema maggioritario uninominale e a turno secco all'inglese(mia opzione preferita) con l'adozione conseguente della figura del primo ministro e del premierato e con il parlamento che ha ridotti poteri legislativi ma forti poteri di controllo.

Va detto però che tutti questi ragionamenti sono aria fritta perché le leggi elettorali e le costituzioni si scrivono(o riscrivono) quando i sistemi politici sono già definiti, se nel 1947 non ci fosse stato sullo sfondo un chiaro sistema politico in grado di reggere la neonata repubblica e legittimato dall'essere l'erede del Cln non sarebbe stata scritta nessuna costituzione.

In italia, tolto che nasce un partito ogni mezz'ora, ci sono 3 forze principali di cui una è l'erede del partito comunista ed è diretto da gente che fa rimpiangere Andropov cresciuta tra l'istituto Gramsci e le Frattocchie ed ha come Spin Doctor Miguel Gotor, uno che ad ogni apparizione ti fa perdere mezzo milioni di voti.
L'altro è un partito fondato da un puttaniere miliardiario monopolista, evasore fiscale e ora condannato per violazione del segreto istruttorio ed è un partito di scopo, nel senso che serve solo ad impedire che B finisca in galera oltre a permettere a gente che in un'azienda media starebbe a pulire i cessi di guadagnare cifre assurde. L'altro è un non partito guidato da un ex comico che è andato in parlamento per non starci e punta solo allo sfascio perché spera di vincere sulle macerie.
Andate avanti voi che a me viene da ridere.

Ps il prof però continua a sottovalutare Renzi anche se lo ha promosso da quando lo considerava un semplice monello.
Prof ma Renzi mica è Fanfani che si mette a fare i governi balneari, Renzi ha capito che può governare solo se lo conquista per suo diritto.
E Renzi sarà l'ultima diga contro Grillo quando si tornerà a votare.

PPs Questa come altre analisi si basano sempre su una visione statica, cioè che si può andare avanti a piacimento e che nel mondo non succede niente mentre le follie italiane si consumano.
Raffaele_23
00venerdì 8 marzo 2013 13:49
Trixam ha ragione, io penso che un ampliamento (formale) dei poteri del Presidente della Repubblica vada di pari passo con una sua elezione diretta che, per l'Italia, non è auspicabile visto il leaderismo carismatico che piace tanto agli Italiani. Meglio mantenere il suo ruolo istituzionale di terzietà, benchè nei fatti assuma spesso coloriture molto politiche, come il settennato di Napolitano insegna. Io penso che per l'Italia serva una legge elettorale che preveda coalizioni (visto che il bipartitismo non è cosa nostra),preferenze per evitare lo squallore delle liste bloccate, una soglia di sbarramento e un premio di maggioranza non esorbitante come quello del Porcellum, ma comunque tale da stabilizzare un Parlamento che, altrimenti, rispecchierebbe sempre un Paese fortemente frammentato che non può permettersi di immaginare governi di solidarietà nazionale che durino intere legislature o quasi, come in Germania (almeno finchè il berlusconismo e l'antiberlusconismo non saranno scomparsi, e ci vorranno anni ancora dopo la dipartita di Berlusconi). Inoltre, se ci si ostina ancora con il bicameralismo perfetto, almeno una legge elettorale con funzionamento uguale per le due Camere visto che fanno le medesime cose.
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