Non ho avuto modo di seguire il dibattito successivo, ma credo che sarebbe interessante analizzare la differenza di vedute tra Pagano e Cuoco.
La figura di Vincenzo Cuoco trova poco spazio nel film e salvo qualche intervento non risulta chiara la portata del suo pensiero.
Credo che ogni rivoluzione abbia bisogno del suo tempo e delle condizioni storiche e, soprattutto, militari per reggere. Tuttavia la distanza tra le posizioni bellissime, ma spesso autoreferenziali dei rivoluzionari e quelle pratiche e realistiche del popolo è la più grande evidenza (bellissima la risposta del puparo quando gli chiedono di parlare di libertà. In quella parte E.F.P. mi è sembrata Pizzarotti
)
Nel film emerge chiaramente il problema di comunicare con il popolo (lì c'era un problema anche di lingua e non solo di linguaggio). La capacità di intercettare il consenso è un problema fondamentale di ogni sistema politico.
Fatte le debite differenze si tratta di un tema molto attuale.
La conclusione di E.F.P. è molto amara, ma credo che sia troppo autocelebrativa. (Sarà che io ho una particolare ammirazione per Cuoco)