Schieramenti in Conclave e previsioni sul prossimo Papa

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(pollastro)
00sabato 9 marzo 2013 10:45
Conclave, Scola e il “pacchetto dei 40” contro il candidato di Bertone
La Curia schiera il brasiliano Scherer, uomo forte dello Ior. Il cardinale e arcivescovo di Milano Angelo Scola, candidato dai "riformatori", può contare sui voti del gruppo degli americani
di Marco Ansaldo e Paolo Rodari, www.repubblica.it, venerdì 8 marzo 2013

Crescono le chances di elezione al soglio di Pietro per Angelo Scola, arcivescovo di Milano, che a pochi giorni dall'entrata in Conclave conta dalla propria parte una quarantina di voti. Sostenuto da molti cardinali stranieri, diversi della Mitteleuropa ma anche non pochi statunitensi, è la prima scelta dei "riformatori" contro il "partito romano". Dal canto loro, il decano Angelo Sodano e il camerlengo Tarcisio Bertone, un tempo nemici e oggi alleati che cercano di resistere all'irruzione del novum, provano a fare quadrato attorno al brasiliano di origini tedesche Odilo Pedro Scherer: una soluzione che permetterebbe loro di portare un italiano in Segreteria di stato, il nodo nevralgico del potere vaticano.
Da una parte i "riformatori", dunque, per la maggior parte stranieri, che ritengono sia arrivato il tempo di un cambiamento radicale nella leadership della Chiesa, a motivo di Vatileaks e di una governance vaticana ritenuta negli ultimi anni insoddisfacente. Dall'altra il "partito romano", in maggioranza formato da italiani, e cioè quella Curia romana che cerca di resistere al cambiamento. Sono i due fronti che si sfideranno nell'imminente Conclave. Due fronti ognuno coi propri candidati.
I riformatori, oltre a Scola, ne hanno altri due. Si tratta dell'arcivescovo di New York Timothy Dolan e dell'arcivescovo di Boston Sean O'Malley. Una scelta alla Karol Wojtyla il primo, una soluzione più spirituale (e di chiara linea della purificazione sulla pedofilia) il secondo. Scola, invece, piace di più all'area europea, soprattutto della Mitteleuropa, spinto principalmente da Christoph Schönborn, primate di Vienna, che ne apprezza il lavoro in chiave ecumenica svolto a Venezia con la Fondazione Oasis. Ma ciò che conta è la sostanza: sia Dolan, sia O'Malley, sia Scola, non sono particolarmente amati a Roma. Non hanno particolari legami con la Curia, vogliono più trasparenza nel governo e le grandi pulizie dalle mele marce, a cominciare dalla gestione delle finanze interne che per troppi anni ha presentato punti a dir poco oscuri.
I curiali hanno anch'essi tre candidati, tutti extraeuropei. Il loro intento, infatti, è portare al soglio di Pietro uno straniero in modo da garantire a un italiano la segreteria di Stato. Oltre a Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo e membro della commissione cardinalizia che vigila sullo Ior - legato a Bertone, non sembra essere ritenuto papabile dai suoi confratelli brasiliani - , c'è il candidato più vicino dell'area del decano Angelo Sodano, e cioè l'argentino Leonardo Sandri. Prefetto delle Chiese orientali, Sandri ha il vantaggio di conoscere bene la curia.
Ma contro di lui, e il suo mentore Sodano, è arrivata proprio l'accusa del cardinale di Chicago George, voce autorevole degli americani. Sandri e Sodano sono ritenuti colpevoli di avere coperto il fondatore dei Legionari di Cristo Marcial Maciel, che abusò di minori e ha almeno sei figli. Il terzo candidato, amato dai cardinali vicini a Bertone, è il singalese Malcolm Ranjith. Arcivescovo di Colombo, ha avuto due esperienze in Curia, come segretario aggiunto di Propaganda Fide e come segretario della Congregazione sulla liturgia. Amato dal mondo tradizionalista, lasciò la Liturgia dopo soli quattro anni di lavoro: in sostanza Ratzinger si convinse che la sua presenza era più importante in patria, lo Sri Lanka, che a Roma.
In Conclave tutto dipenderà da come questi due schieramenti si confronteranno. Se formeranno due blocchi granitici, potrebbero portare il voto allo stallo, costringendo i cardinali a decidere per una terza soluzione. Secondo molti un porporato a metà fra i due blocchi, non sgradito a nessuno insomma, è il primate d'Ungheria, quel Peter Erdo formatosi alla scuola della rivista teologica Communio, fondata da Ratzinger e dal teologo Hans Urs Von Balthasar. Erdo sarebbe un ponte verso l'Oriente, l'area che soprattutto per le domande inerenti la linea da adottare verso la Cina ha catturato parte del dialogo delle Congregazioni generali.
Per chi parteggia Ratzinger? Secondo molti l'ultimo concistoro, nel quale - in pieno Vatileaks - ha voluto creare cardinali soltanto stranieri lasciando fuori gli italiani - fra questi a sorpresa il patriarca di Venezia Francesco Moraglia - è un segnale che parla da solo.
Niña de Luna
00sabato 9 marzo 2013 11:12
Prego che venga eletto un Papa che riformi la Chiesa, sradicando il male che infetta il Vaticano. Non so se sia vero, ma si parla di un importante dossier che arriverà nelle mani del nuovo Papa... Troppe cose oscure e forse questa è l'occasione giusta per fare luce.
(pollastro)
00sabato 9 marzo 2013 11:39
Vaticano. Il retroscena
Elezione Papa, quella spaccatura tra gli italiani
La strategia di Sodano e Bertone per Filoni segretario di Stato. Ravasi senza un sostenitore forte
di Gian Guido Veccho, www.corriere.it, sabato 9 marzo 2013

Una volta si accampavano tra brande e tramezzi nel Palazzo Apostolico e la faccenda, considerata l’età media, era garantita, «il Conclave non durerà più di tre giorni, dopo il terzo non se ne può più di vivere in queste condizioni: magari si prende una sedia e la si fa Papa, pur di uscire», considerava il cardinale Giuseppe Siri, veterano di quattro votazioni che un paio di volte entrò Pontefice nella Sistina per uscirne cardinale e a ragion veduta spiegava: «I Papi si fanno in conclave».
Ora gli elettori alloggiano più comodi, come nel 2005 nelle sobrie. ma confortevoli stanze del Santa Marta, e la faccenda del tempo non è poi così scontata: anzi, diventa sempre più un elemento essenziale nell’elezione del Pontefice. La stessa scelta della data di inizio, martedì, è indicativa di come potrebbero andare le cose davanti al Giudizio universale di Michelangelo: una sorta di compromesso tra i «curiali» e gli Italiani che avevano fretta di cominciare già domenica o lunedì e i cardinali «stranieri» che puntavano a guadagnare qualche giorno e infine ne hanno spuntato uno. Sembra poco, ma non lo è, tra i porporati si ripete da tempo che in ventiquattr’ore sono sorti o tramontati molti Papi. I cardinali hanno ancora tre giorni pieni di tempo per confrontarsi, oggi e magari lunedì, nelle congregazioni generali. ma soprattutto durante gli incontri informali. Oltretevere si parla di un pranzo tra due «papabili» come Angelo Scola e Christoph Schönborn e non sono dettagli di colore. visto che l’italiano, nemo propheta in patria , trova consensi (crescenti) all’estero più che tra i connazionali. Del resto la situazione si sta definendo, almeno quella di partenza. Anche se tutto è molto più fluido e complesso di quanto non fosse nei due conclavi precedenti, nel ‘78 e nel 2005. Dopo la «rinuncia» al pontificato di Benedetto XVI sono emersi due fattori nuovi. Anzitutto, è saltata la già logora distinzione tra «conservatori» e «progressisti»: il confronto si gioca piuttosto tra i «ratzingeriani», che proseguirebbero la linea del Papa emerito e chi, specie nella vecchia Curia, non l’ha mai digerita, la tensione che ha fatto da terreno di coltura allo scandalo Vatileaks. L’altro elemento nuovo è il ruolo centrale dei cardinali Usa: il gruppo degli undici è assai coeso e ha «papabili» serî (Wuerl, Dolan, O’Malley), se anche non fosse la volta buona per il primo Pontefice americano è ormai difficile pensare che il Papa possa essere eletto senza o addirittura contro di loro. La tensione sulla data del conclave - e anche sui briefing pubblici degli americani - si spiega con il timore degli americani e di altri «stranieri» che i «romani» avessero già pronto il «loro» candidato e quindi la necessità di far maturare un’alternativa. Fin dall’inizio, anche per le polemiche e i veleni tutti «italiani», l’aria è stata di guardare «oltre Oceano», al continente americano. In Curia sono pronti a sostenere il brasiliano Odilo Pedro Scherer, 63 anni, l’arcivescovo di San Paolo considerato il più «papabile» dell’America Latina, sempre più centrale. Per un legge non scritta, se il Papa è «straniero» il Segretario di Stato è italiano. E due «ex» come il Camerlengo Tarcisio Bertone e il Decano Angelo Sodano puntano a sistemare un italiano al comando - il nome è quello di un grande diplomatico, come il cardinale Ferdinando Filoni - il governo della Curia è fondamentale.
Così c’è il candidato sudamericano e ci sono i candidati Usa. Fin dall’annuncio di Benedetto XVI, però, ci sono stati due nomi «favoriti» e rimasti opportunamente distanti dalle tensioni di questi giorni: il canadese Marc Ouellet, teologo poliglotta che conosce bene l’America Latina, e l’italiano Angelo Scola, due «ratzingeriani» che si dividono il sostegno dei confratelli Usa. Un paradosso apparente dell’arcivescovo di Milano, tra l’altro, è il consenso che gli viene anche da chi al conclave del 2005 sarebbe stato dalla parte di Carlo Maria Martini: la divisione classica, appunto, è saltata, Scola garantisce la «riforma spirituale» di Ratzinger ed è apprezzato dai «progressisti» come dall’Opus Dei. Tra gli italiani, è percepito come il meno legato alla Curia. Fondatore della rivista internazionale Oasis , Scola è apprezzato e vede crescere i consensi, al momento, fuori Curia e fuori Italia: un po’ come il cardinale Gianfranco Ravasi, che però non ha kingmaker. Per questo il fattore tempo, il giorno in più e il succedersi degli scrutinî, può essere decisivo. Alla fine, nelle more del duello tra America del Nord e del Sud, gli elettori - a cominciare dai 60 europei - potrebbero andare sul sicuro e affidarsi al Vecchio Continente: Scola, appunto, ma anche l’austriaco Christoph Schönborn o l’ungherese Péter Erdö. Il tempo, d’altra parte, gioca anche a favore delle sorprese, Africa e Oriente sono suggestioni molto meno remote. L’elezione di Wojtyla, nel ‘78, almeno in questo resta esemplare. Le riunioni sono importanti, certo. Alla fine, però, «i Papi si fanno in conclave».


connormaclaud
00sabato 9 marzo 2013 12:34
Ho il sentore che il prossimo pontefice sarà italiano,ma non quello che danno per favorito.
Giuseppe.appioclaudio
00sabato 9 marzo 2013 14:15
In realtà, i guai peggiori, per la Chiesa, potrebbero essere provocati proprio da un' eccessiva spinta riformatrice...
Paperino!
00sabato 9 marzo 2013 15:03
Quanta politica: ma non dovrebbe essere ciascuno ispirato direttamente dal Signore?
E perché non vanno "all'urna" senza preoccuparsi di consultarsi e di fare strategie?

Pare quasi che ci sia dell'altro, oltre la semplice Fede. [SM=x43820]
Giuseppe.appioclaudio
00sabato 9 marzo 2013 15:16
Re:
Paperino!, 09/03/2013 15:03:

Quanta politica: ma non dovrebbe essere ciascuno ispirato direttamente dal Signore?
E perché non vanno "all'urna" senza preoccuparsi di consultarsi e di fare strategie?

Pare quasi che ci sia dell'altro, oltre la semplice Fede. [SM=x43820]




Perchè la Chiesa è collocata in una dimensione materiale (in senso stretto). Se ci accorgessimo di essere altro, il nostro viaggio sarebbe già terminato e forse non avremmo nemmeno bisogno di bere o di mangiare...ma non è certo colpa di Cardinali e Vescovi [SM=x43805]
angel in the sky
00sabato 9 marzo 2013 19:51
se è vera la profezia di Malachia il "Petrus Romanus" verrà fuori tra questi 4:
Tarcisio Bertone
Peter Turkson
Peter Erdo
Pedro Scherer

(pollastro)
00sabato 9 marzo 2013 21:26
ma Pietro II potrebbe essere anche il nome che assume per la carica (e comunque io allora guarderei anche a chi ha per secondo nome Pietro, come hai giustamente fatto con Bertone. Non mi ricordo, ma ci hai messo anche il cardinale brasiliano, che lo ha pure lui di secondo mome?)
(pollastro)
00sabato 9 marzo 2013 21:27
Sì, lo hai fatto. In effetti, sono tutti nomi che si fanno
angel in the sky
00sabato 9 marzo 2013 22:34
Sì, Pietro potrebbe essere il nome di battesimo o anche il nome da Papa.

Tarcisio Bertone ha come secondo nome Pietro ed è nato a Romano Canavese. Ha dunque entrambi gli appellativi della profezia: Pietro e Romano.

Gli altri 3 hanno Pietro come primo nome, ma l'unico a cui si addice pienamente il "Romanus" della profezia è il ghanese Turkson perchè sta in Curia a Roma da parecchi anni.

A meno che il "Romanus" non sia il nome da Papa, cioè il nuovo Papa si chiamerà Romano II.

L'unico che ho elencato e che non è tanto preso in considerazione tra i papabili è l'ungherese Erdo.

E comunque, fatta eccezione per Bertone, sono tutti abbastanza giovani, difatti hanno poco più di 60 anni.


connormaclaud
00sabato 9 marzo 2013 22:52
Re:
angel in the sky, 09/03/2013 19:51:

se è vera la profezia di Malachia il "Petrus Romanus" verrà fuori tra questi 4:
Tarcisio Bertone
Peter Turkson
Peter Erdo
Pedro Scherer




la pesudo profezia attribuita al santo?
Per chi cerca segni tutto può rappresentare un indizio,ma mi terrei alla larga da simili profezie come dalle quartine di nostradamus

angel in the sky
00domenica 10 marzo 2013 08:45
Re: Re:
connormaclaud, 3/9/2013 10:52 PM:



la pesudo profezia attribuita al santo?
Per chi cerca segni tutto può rappresentare un indizio,ma mi terrei alla larga da simili profezie come dalle quartine di nostradamus





peccato per te che abbia indovinato diversi Papi, da ultimo Ratzinger. [SM=g9242]




angel in the sky
00domenica 10 marzo 2013 09:08
ormai non esistono più gli schieramenti di quarant'anni fa (conservatori-progressisti), piuttosto l'attenzione si incentra tra chi vuole riformare la Curia e chi no. Insomma tra chi tenterà di far pulizia come Ratzinger o chi, come Wojtyla, lascerà fare ai curiali ciò che vogliono.
E comunque vanno valutati due appoggi di peso:per chi voterà lo Ior?E per chi voterà l'Opus Dei? [SM=x43808]



connormaclaud
00domenica 10 marzo 2013 09:11

In persecutione extrema Sanctae Romanae Ecclesiae sedebit Petrus Romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibus transactis, civitas septicollis diruetur, et Judex tremendus iudicabit populum suum. Finis



Abbi pazienza,restando nel complesso neotestamentario non è forse scritto che nessuno,se non il Padre, sa il giorno e l'ora del giudizio?
La rivelazione di Givanni dove la mettiamo poi?
Ad onor del vero potrebbe anche esserci un filo rosso tra l'ultima profezia dello pseudo Malachia e le allegorie dell'apocalisse acchè si dovrebbe però considerarlo un elenco non finito e che salta un tot di papi per arrivare alla fine.
Non è poi uno strano caso che queste,come altre,hanno la caratteristica di essere applcabili solo dopo il sostanziarsi dell'evento? [SM=g9242]

Tolta la copiosa letteratura di demolizione delle suddette profezie, ti lascio con una provazione: petrus romanus deve considerarsi solo come indizio nel nome o ndlla terra d'appartenenza?


angel in the sky
00domenica 10 marzo 2013 09:16
Re:
connormaclaud, 10/03/2013 09:11:


In persecutione extrema Sanctae Romanae Ecclesiae sedebit Petrus Romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibus transactis, civitas septicollis diruetur, et Judex tremendus iudicabit populum suum. Finis



Abbi pazienza,restando nel complesso neotestamentario non è forse scritto che nessuno,se non il Padre, sa il giorno e l'ora del giudizio?
La rivelazione di Givanni dove la mettiamo poi?

E perchè mica Malachia ha scritto la data e l'ora del giudizio finale???
Non lo dice, non gli attribuire cose non oggetto di profezia.


Ad onor del vero potrebbe anche esserci un filo rosso tra l'ultima profezia dello pseudo Malachia e le allegorie dell'apocalisse acchè si dovrebbe però considerarlo un elenco non finito e che salta un tot di papi per arrivare alla fine.
Non è poi uno strano caso che queste,come altre,hanno la caratteristica di essere applcabili solo dopo il sostanziarsi dell'evento? [SM=g9242]

No, non è vero che si applicano dopo l'evento. Vedansi quelle di Fatima.

Tolta la copiosa letteratura di demolizione delle suddette profezie, ti lascio con una provazione: petrus romanus deve considerarsi solo come indizio nel nome o ndlla terra d'appartenenza?

Potrebbe dire qualsiasi cosa, il nome del futuro Papa, il nome di battesimo, dov'è nato, un riferimento all'ordine di provenienza,ecc.










connormaclaud
00domenica 10 marzo 2013 09:30
angel "Judex tremendus iudicabit populum suum" lega il giudizio a quest'ultimo papa,ergo l'indicazione generale c'è eccome [SM=x43805]
A fatima è stato interpreto alla luce della sensibilità della veggente [SM=x43799],cosa che caratterizza tutte le profezie.
Si sono pienamente realizzate? tolta la prima resta qualche dubbio

Riguardo a petrus romanus non potrebbe semplicemente indicare un papa? [SM=x43812]
connormaclaud
00domenica 10 marzo 2013 10:20
Approfondimento sui cardinali al Conclave

vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/conclave/
angel in the sky
00domenica 10 marzo 2013 10:27
Re:
connormaclaud, 10/03/2013 09:30:

angel "Judex tremendus iudicabit populum suum" lega il giudizio a quest'ultimo papa,ergo l'indicazione generale c'è eccome [SM=x43805]
A fatima è stato interpreto alla luce della sensibilità della veggente [SM=x43799],cosa che caratterizza tutte le profezie.
Si sono pienamente realizzate? tolta la prima resta qualche dubbio

Riguardo a petrus romanus non potrebbe semplicemente indicare un papa? [SM=x43812]



IN primo luogo ti ripeto che nella profezia di Malachia non vi sono nè data nè ora della Parusia con conseguente giudizio finale.



In secondo luogo noto che non conosci le profezie di Fatima.

ok, a questo link
troverai descritti i 3 segreti, proprio dal sito ufficiale del Vaticano. [SM=g2725340]

Il primo è la visione dell'inferno e collima con ciò che Bibbia e Magistero dicono da 2 millenni.
Il secondo è la previsione di un'altra guerra mondiale, cioè la seconda (avverato), nonchè i problemi che la Russia avrebbe creato (avverato).
Il terzo è ancora in fieri.

In terzo luogo Petrus Romanus è riferito a un Papa, stiamo parlando proprio di questo [SM=x43820]




connormaclaud
00domenica 10 marzo 2013 11:28
ot
Scusami cara,legare la fine dei tempi ad un papa non significa dare una chiara indicazione temporale? [SM=g2725362]


Dal momento in cui ci ha donato il Figlio suo, che è la sua unica e definitiva parola, ci ha detto tutto in una sola volta in questa sola Parola... Infatti quello che un giorno diceva parzialmente ai profeti, l'ha detto tutto nel suo Figlio... Perciò chi volesse ancora interrogare il Signore e chiedergli visioni o rivelazioni, non solo commetterebbe una stoltezza, ma offenderebbe Dio, perché non fissa il suo sguardo unicamente in Cristo e va cercando cose diverse e novità » (CCC 65, S. Giovanni della Croce, Salita al Monte Carmelo, II, 22)

[SM=x43828]

Anyway conosco il sito e ti invito a rileggere oltre la trascrizione dei messsaggi profetici,c'è un ottimo commento teologico del papa emerito



In terzo luogo Petrus Romanus è riferito a un Papa, stiamo parlando proprio di questo



Un Papa, non il successore di "gloria olivae" [SM=x43799] ,c'èst à dire un elenco incompleto che termina con l'affermazione che la Chiesa resistà fino al giorno del Giudizio,questo si coincidente con le Scritture
MARTINA.SANNINO83
00domenica 10 marzo 2013 12:19
Re: Re:
angel in the sky, 10/03/2013 10:27:



IN primo luogo ti ripeto che nella profezia di Malachia non vi sono nè data nè ora della Parusia con conseguente giudizio finale.



In secondo luogo noto che non conosci le profezie di Fatima.

ok, a questo link
troverai descritti i 3 segreti, proprio dal sito ufficiale del Vaticano. [SM=g2725340]

Il primo è la visione dell'inferno e collima con ciò che Bibbia e Magistero dicono da 2 millenni.
Il secondo è la previsione di un'altra guerra mondiale, cioè la seconda (avverato), nonchè i problemi che la Russia avrebbe creato (avverato).
Il terzo è ancora in fieri.

In terzo luogo Petrus Romanus è riferito a un Papa, stiamo parlando proprio di questo [SM=x43820]











insieme a te mi faccio una cultura!
maximilian1983
00lunedì 11 marzo 2013 01:12
Personalmente spero (e prego) che venga eletto un papa che sia "cattolico". Certi nomi che girano mi fanno venire le vertigini.

Quanto alle profezie. Come già dissi al momento della rinuncia dell'ex papa (parlare di "papa emerito" è una contraddizione logica) esse sono legate tutte alla grande apostasia della Chiesa. E quindi al pericolo della perdita della fede cattolica. Per questo spero che venga eletto un papa "cattolico". Perchè il "personale" ecclesiastico degli ultimi anni è piuttosto scadente. Scadenti i preti, mal formati e ignoranti, responsabili della grande ignoranza dei fedeli loro affidati. E scadenti i vescovi, gran parte frutto del circolo dei favoriti del cardinale Re, altrimenti detto "sua isteria".
Sarebbero sufficienti le profezie di Fatima, per chi crede, a vedere l'apostasia ampiamente diffusa, oggi. Oppure quelle altrettanto inquietanti di Garabandal. O quelle Akita in Giappone. O alle parole profetiche di don Bosco, della visione di papa Leone XIII e di papa Pio X. O quelle di Padre Pio. E tantissime altre. Tutte uguali. Ma non sono sufficienti. Nonostante l'ottimismo di Giovanni XIII che si scagliava contro i "profeti di sventure", i fedeli attingono alle scritture. E le stesse parole di Gesù, di San Paolo e della Apocalisse di San Giovanni contraddicono il papa del concilio.

In questi giorni ho letto un'interpretazione originale del "Pietro II" della profezia di Malachia (alle quali, sinceramente, non presto attenzione se non in termini di cosa di "svago"). Questo Pietro II verrebbe interpretato come un Pietro "bis", un papa doppio. Vale a dire un altro papa (cioè un "secondo Pietro", il papa che sarà eletto in settimana) in presenza (cioè vivente) di un "primo Pietro" (vale a dire il cosiddetto papa "emerito" Benedetto XVI! [SM=g2728904]
(pollastro)
00lunedì 11 marzo 2013 12:07
Questo spiegherebbe razionalmente, in effetti, la profezia di Malachia. Circa il papa "cattolico" , io mi accontenterei di uno "cristiano", cioè che ricostruisse la fede a partire non da dogmi, ma dalla sincerità dei cuori. Sbaglierò io e certo la fede non può essere solo "sociologia di sostegno dei deboli"; ma - a parte che anche questo è importante - non mi pare essenziale alla fede distribuire pagelle di "correttezza" o meno su chi va a messa, è regolarmente sposato o no, è gay o no, eccetera, ma guardare alla sincerità con cui si pone all'ascolto dell'altro (e dell'Altro) e dei suoi bisogni, di solidrietà spirituale e di aiuto concreto. Ho però il timore che agli occhi di Maximilian questo non basti, che cioè sia troppo "intimistico" e nel fondo espressione di una sensibilità protestante. A me sembra comunque che la rinascita della fede - nei termini che ho detto - non verrà dalla grassa (certo oggi in condizioni di sofferenza materiale, ma ancora nulla rispetto all'Africa, ad esempio) Europa o dagli Stati Uniti, ma dai luoghi dove la vita è sofferenza vera, il che suggerisce o addirittura impone riflessioni non solo sulla contingenza, bensì sul suo significato (siamo transeunti, occorre darsi una mano nelle sofferenze. Se un Dio c'è, Altrove saremo premiati, ma in ogni caso avremo vissuto una vita corretta, non l'avremo sprecata)
connormaclaud
00lunedì 11 marzo 2013 12:50
Basta digitare su internet “profezia” + “papa” per capire in tre secondi il successo di una infestante vulgata dalle numerose sfaccettature. Secoli di invenzioni, interpolazioni, post-datazioni, false attribuzioni e re-interpretazioni hanno consolidato e trasmesso la profezia più complessa, diffusa e resistente sull’“ultimo papa”, per la quale, a differenza di altre più recenti ed evanescenti, abbiamo delle fonti scritte da (ri)leggere e interpretare.

Nell'anno 1595 il monaco Arnoldo Wion, inseriva all’interno di un'opera intitolata Lignum Vitae ornamentum et decus Ecclesiae, il testo di una profezia sui sommi pontefici fino ad allora ignota. Senza fornire nessuna indicazione sulle fonti del testo, si limitava ad attribuirla a Malachia, vescovo benedettino di Armagh aggiungendo che, data la sua brevità e il fatto che non fosse ancora stata stampata, la riproduceva per appagare il desiderio di parecchi; si trattava di un elenco cronologico di papi, a partire da Celestino II (1143-1144), ciascuno accompagnato da un motto di riferimento. La profezia descriverebbe ciascuno dei 111 (o 112, se si include anche il testo conclusivo, che però non è un motto) futuri pontefici.

Non tutti i motti hanno la stessa precisione: quelli riferiti ai papi sino alla fine del XVI secolo sono molto accurati, con allusioni dirette al loro stemma, al loro cognome, alla loro attività, mentre i successivi sono molto più vaghi ed approssimativi. Coincidenze rarissime e stiracchiate, insomma.

A chi si deve, in questa forma, tale scritto? Quasi sicuramente non a Malachia, poiché vi sono chiari indizi sulla sua falsa attribuzione, primo fra tutti il fatto che Bernardo di Chiaravalle, amico e biografo di Malachia, non citò mai in alcuna sua opera questo testo. La prova maggiore della sua falsità è che nella lista sono presenti tutti i papi del periodo precedente al XVI secolo, ma solo due antipapi su otto, come nell'elenco preparato dallo storico Onofrio Panvinio, contemporaneo di Wion; la presenza di indicazioni biografiche erronee fornite dallo stesso Panvinio fa presumere una dipendenza del testo profetico da quello di un autore del XVI secolo.



L'autenticità della profezia di Malachia, di cui non esiste il manoscritto originale ma solo il testo a stampa di Wion, fu messa d’altronde in dubbio già nel XVII secolo nella confutazione scritta nel 1689 dal gesuita Claude-François Ménestrier.



Che il nesso tra i motti e le figure papali sia vago e facilmente ricavabile ex-post, è piuttosto chiaro: ad esempio, Pastor et nauta è Giovanni XXIII, Flos Florum, Paolo VI, mentre a papa Benedetto XVI corrisponde il motto Gloria olivae, variamente interpretato –prima e dopo- come un papa italiano (terra delle olive), un papa non italiano (di carnagione olivastra), un papa che si adopera per la pace (l'ulivo è simbolo di pace), o ancora Benedetto o dei benedettini perché sono chiamati “olivetani”.


Dopo il motto Gloria olivae l'elenco si conclude con un breve testo: « Durante l'ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa siederà il Pietro romano, che pascerà il gregge fra molte tribolazioni; passate queste, la città dai sette colli sarà distrutta ed il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo. Fine.


Il testo non suggerisce in alcun modo che tale pontificato sia immediatamente consecutivo all’ultimo papa della lista, non contiene alcuna nuova profezia ed è un riferimento al fatto che la sequenza dei papi dovrà prima o poi a concludersi. Lo stesso nome, "Pietro romano", potrebbe solo riferirsi genericamente al papa. Gli eventi descritti sono gli stessi segnalati nell’Apocalisse, in cui la distruzione di Babilonia una città appunto costruita su sette colli (Ap. 17,9) precede il giudizio universale.

Ma non è tutto. Di recente S.M. Olaf, autore del romanzo La vigilia dell’eternità, (Fazi Editore 2001; riedito nel 2005 con il titolo La profezia dell’ultimo Papa), scrive che nella trascrizione delle profezie sarebbe andato perduto un motto, "Caput nigrum", in ultima o penultima posizione, a indicare un papa nero, lo stemma di papa Ratzinger, un papa giovane: si aggiunge così un elemento iper-contemporaneo quanto di successo, che l’autore lega a tre medaglioni vuoti nella basilica romana di San Paolo Fuori le Mura, dove, lungo i cornicioni, sono riprodotte le immagini di tutti i Pontefici; peccato che a una verifica effettuata in questi giorni ci risultino ventisette spazi vuoti e non due che farebbero presagire una fine della catena di successione papale. Si resta nel campo dell’ambiguità e dell’imprecisione, non della storia che è storia del passato e del presente e mai può esserlo del futuro.


vaticaninsider.lastampa.it/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/concalv...


maximilian1983
00lunedì 11 marzo 2013 13:26
Re:
(pollastro), 11/03/2013 12:07:

Questo spiegherebbe razionalmente, in effetti, la profezia di Malachia. Circa il papa "cattolico" , io mi accontenterei di uno "cristiano", cioè che ricostruisse la fede a partire non da dogmi, ma dalla sincerità dei cuori. Sbaglierò io e certo la fede non può essere solo "sociologia di sostegno dei deboli"; ma - a parte che anche questo è importante - non mi pare essenziale alla fede distribuire pagelle di "correttezza" o meno su chi va a messa, è regolarmente sposato o no, è gay o no, eccetera, ma guardare alla sincerità con cui si pone all'ascolto dell'altro (e dell'Altro) e dei suoi bisogni, di solidrietà spirituale e di aiuto concreto. Ho però il timore che agli occhi di Maximilian questo non basti, che cioè sia troppo "intimistico" e nel fondo espressione di una sensibilità protestante. A me sembra comunque che la rinascita della fede - nei termini che ho detto - non verrà dalla grassa (certo oggi in condizioni di sofferenza materiale, ma ancora nulla rispetto all'Africa, ad esempio) Europa o dagli Stati Uniti, ma dai luoghi dove la vita è sofferenza vera, il che suggerisce o addirittura impone riflessioni non solo sulla contingenza, bensì sul suo significato (siamo transeunti, occorre darsi una mano nelle sofferenze. Se un Dio c'è, Altrove saremo premiati, ma in ogni caso avremo vissuto una vita corretta, non l'avremo sprecata)




Gesù non ci vuole buoni, ma santi. Essere buoni agli occhi del mondo per perdere l'eternità non serve a nulla (parlo naturalmente cattolicamente parlando, ciò che è buono per il mondo, per l'onu, la ue, può essere non buono per la nostra salvezza spirituale...). Del resto non è scritto che saremo ingannati da tanti "lupi" con l'aspetto di "agnelli"? Quello auspicato da Pollastro è proprio questo (che poi mi si spieghi cosa significhi questa auspicata purezza, questa fede sincera dei cuori? nel cuore dell'uomo possono albergare i peggiori istinti...nessuno si salva da solo...). Un intimismo solipsistico che conduce all'autosufficienza e alfine alla disperazione (è il primo sintomo del fascino luciferino...).
Personalmente avrei molto da ridire anche sui luoghi dove alberga la sofferenza. Pollastro dà per scontata la sola sofferenza "materiale", quella dovuta alla mancanza di beni per vivere bene. Conosco amici africani che rimpiangono i tempi in cui mancavano di tutto. La notte per andare al bagno dovevano uscire di casa e andare ad un bagno comune. Eppure si volevano bene, i vicini erano come familiari. Avevano poco e desideravano tanto (mi ha commosso un'amica nel raccontare quando ad Asmara andavano a guardare i panettoni nelle vetrine e li desideravano ma non potevano comprarli). Oggi abbiamo molto ma non siamo veramente felici. Credo che il luogo più infelice della terra sia l'occidente. Qui c'è un'immane sofferenza che sta distruggendo tutto e tutti. E non ce ne accorgiamo.
Niña de Luna
00lunedì 11 marzo 2013 14:42
Vi chiedo di guardare questo servizio delle Iene:

http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/377753/trincia-abusi-nascosti-dalla-chiesa.html


La mia fede in Dio non vacilla, ma nelle Istituzioni e soprattutto nelle "alte sfere" sì. Io da cattolica pretendo giustizia, non posso pensare che tra quelli che saranno "ispirati dallo Spirito Santo" ci sia un cardinale che abbia coperto questi crimini. Prego, prego affinché venga eletto l'Uomo Giusto, il vero Vicario di Cristo, e da lui mi aspetto riforme, mi aspetto che recida tutte le mele marce, Gesù è morto testimoniando la Verità. Questo mi aspetto, vedo parroci che con pochi soldi mandano avanti progetti per i bambini, per le famiglie bisognose, oppure partono in missione in Africa. E i grandi teologici? I vescovi? Dove sono? Sulle loro poltrone senza muovere un dito per risolvere i veri problemi della Chiesa (per carità salvando la pace di qualcuno). Poi mi fanno ridere quando si erigono a paladini della morale!
E' davvero l'omicidio il crimine peggiore che possa commettere l'uomo? Mi dispiace, io dico di no. Abusare di un bimbo, oppure un adolescente, significa che si uccide l'anima di quel futuro adulto, sono ferite che non si rimarginano,mai.
Raffaele_23
00lunedì 11 marzo 2013 17:44
Personalmente concordo pienamente con pollastro, per quanto il tema non mi appassioni più di tanto. Io credo che il concetto stesso di dogma presupponga una società rigida, statica, una mentalità conservatrice e poco incline alla libertà. Il dogma è qualcosa da non discutere, ed è un'arma potentissima per il controllo delle coscienze e dunque delle vite degli individui: in fin dei conti il cattolicesimo è imperniato sul senso di colpa e sul pentimento o, in alternativa, sull'obbedienza. In una società liquida come la nostra io penso che le religioni dogmatiche siano destinate a fallire, a vantaggio delle religioni improntate su principi: Ama il prossimo non è un dogma, ed è un principio presente nelle più svariate religioni. Gesù ci vorrà pure santi (ammesso e non concesso che santo significhi adeguarsi ai dettami desunti da un testo ultramillenario interpretato da una gerarchia di uomini a loro volta non certo tutti santi) ma bisogna vedere se l'uomo può essere santo. E, ancora, se un altro uomo può accertare, e come, che il primo lo sia veramente.
maximilian1983
00lunedì 11 marzo 2013 18:19
Re:
Raffaele_23, 11/03/2013 17:44:

Personalmente concordo pienamente con pollastro, per quanto il tema non mi appassioni più di tanto. Io credo che il concetto stesso di dogma presupponga una società rigida, statica, una mentalità conservatrice e poco incline alla libertà. Il dogma è qualcosa da non discutere, ed è un'arma potentissima per il controllo delle coscienze e dunque delle vite degli individui: in fin dei conti il cattolicesimo è imperniato sul senso di colpa e sul pentimento o, in alternativa, sull'obbedienza. In una società liquida come la nostra io penso che le religioni dogmatiche siano destinate a fallire, a vantaggio delle religioni improntate su principi: Ama il prossimo non è un dogma, ed è un principio presente nelle più svariate religioni. Gesù ci vorrà pure santi (ammesso e non concesso che santo significhi adeguarsi ai dettami desunti da un testo ultramillenario interpretato da una gerarchia di uomini a loro volta non certo tutti santi) ma bisogna vedere se l'uomo può essere santo. E, ancora, se un altro uomo può accertare, e come, che il primo lo sia veramente.




Secondo me bisogna intendersi. Innanzitutto su un certo pregiudizio per la parola "dogma". Quando la sentiamo siamo come presi dallo spirito di Voltaire a caccia di preti da impiccare perchè lesivi della nostra libertà, spesso intesa in senso sessuale (lo stesso Voltaire che in un suo soggiorno a Venezia "acquistò" una bambina di 10 anni per poterne fare il suo giocattolo sessuale!). Il dogma non restringe la nostra libertà. Alle religioni si aderisce volontariamente. Se uno non accetta il dogma semplicemente non vi aderisce. Che esistano i dogmi non è un dramma. Non vedo perchè ci si debba preoccupare quando si mettono in discussione i dogmi laici ed invece quelli delle fedi sono sempre da distruggere. I dogmi del cattolicesimo sono solo 10. E sono dichiarazioni della fede. Senza di essi la fede, come intesa nei secoli dal cattolicesimo, crollerebbe. Tengono tutto insieme in una sorta di armonia. Essi sono:
Unità e Trinità di Dio;
Gesù è il Figlio, incarnato, morto e risorto;
Maria è madre di Dio perchè madre di Gesù (che è Dio da sempre);
Gesù è vero Dio e vero uomo;
Gesù nasce da una vergine;
Esistenza di inferno, purgatorio e paradiso;
Transustanziazione;
Infallibilità papale in materia di fede ed ex cathedra;
Immacolata Concezione;
Assunzione di Maria.

Non si può dire che esista cattolicesimo senza i suddetti dogmi. Ci può essere un'altra religione, diversa. Si può credere nell'amore universale, in Shiva o altri demoni. Anche in se stessi. Non si può pretendere di piegare le religioni ai propri desideri. Oppure facendolo bisogna avere il coraggio di dirsi "altro". Se Pollastro, interrogando un allievo, si sente raccontare emerite baggianate, di sicuro lo boccerà perchè quanto riportato non può in alcun modo essere suscettibile di approvazione. I dogmi sono un po' come le leggi costituzionali di una fede. O sono quelle o sono altre. Se altre, allora saranno di un'altra costituzione. Oppure di una costiutuzione inesistente, che è solo nei nostri sogni.
Giuseppe.appioclaudio
00lunedì 11 marzo 2013 18:24
Quoto Maximilian. Purtroppo, in un clima di apostasia diffusa e di laicismo esasperato (attenzione, parlo di laicismo, non di laicità) :), quando si esprimono alcuni concetti, si viene aditati come fanatici esaltati! [SM=x43818]
Raffaele_23
00lunedì 11 marzo 2013 18:44
Re: Re:
Il dogma non restringe la nostra libertà. Alle religioni si aderisce volontariamente. Se uno non accetta il dogma semplicemente non vi aderisce. Che esistano i dogmi non è un dramma. Non vedo perchè ci si debba preoccupare quando si mettono in discussione i dogmi laici ed invece quelli delle fedi sono sempre da distruggere

Parlare di dogmi laici è fuorviante. Neanche i principi costituzionali sono dei dogmi, perchè anche quello più "sacro" (in senso laico!) può soccombere nel bilanciamento concreto. Il mio ragionamento si ricollega proprio a questo: le religioni dogmatiche sono esclusive, non inclusive: o ti adegui, o là sta la porta.

I dogmi del cattolicesimo sono solo 10. E sono dichiarazioni della fede. Senza di essi la fede, come intesa nei secoli dal cattolicesimo, crollerebbe. Tengono tutto insieme in una sorta di armonia. Essi sono:
Unità e Trinità di Dio;
Gesù è il Figlio, incarnato, morto e risorto;
Maria è madre di Dio perchè madre di Gesù (che è Dio da sempre);
Gesù è vero Dio e vero uomo;
Gesù nasce da una vergine;
Esistenza di inferno, purgatorio e paradiso;
Transustanziazione;
Infallibilità papale in materia di fede ed ex cathedra;
Immacolata Concezione;
Assunzione di Maria.

Sicuramente non sono informato in materia, ma nell'economia del mio discorso è intuibile che non mi riferivo al dogma in senso stretto e tecnico, per il quale vale lo stesso quanto da me detto (se un cattolico mette in dubbio l'infallibilità del Papa non è un cattolico) ma a tutta la sequela di insegnamenti morali che la Chiesa dà ai suoi fedeli: un cattolico che rigetta la visione del sesso come atto procreativo e coniugale non credo possa dirsi un buon cattolico. Dovrà tutt'al più pentirsi dei suoi peccati, confessarli ben sapendo che probabilmente li ricommetterà di nuovo. Una perfetta strategia del controllo dei corpi o, in alternativa, l'uscita dalla Chiesa.

Non si può dire che esista cattolicesimo senza i suddetti dogmi. Ci può essere un'altra religione, diversa. Si può credere nell'amore universale, in Shiva o altri demoni. Anche in se stessi. Non si può pretendere di piegare le religioni ai propri desideri. Oppure facendolo bisogna avere il coraggio di dirsi "altro".
Se Pollastro, interrogando un allievo, si sente raccontare emerite baggianate, di sicuro lo boccerà perchè quanto riportato non può in alcun modo essere suscettibile di approvazione. I dogmi sono un po' come le leggi costituzionali di una fede. O sono quelle o sono altre. Se altre, allora saranno di un'altra costituzione. Oppure di una costiutuzione inesistente, che è solo nei nostri sogni.



Pollastro ce lo dirà lui, ma se il ragazzo argomenta in modo razionale quelle che tu chiami baggianate io lo promuoverei eccome, anche se non condivido quello che dice. Proprio perchè tutto è in discussione e tutto oggetto di dialogo, non vi sono verità precostituite. Le stesse leggi costituzionali si possono cambiare, spesso in meglio o in peggio, e, anzi, a mio parere sono quanto di più lontano ci sia da un dogma, visto la loro molteplicità interpretativa.
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