Poesia "Valle Giulia"- Pier Paolo Pasolini

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idina
00venerdì 18 luglio 2014 17:41
Una poesia che purtroppo ho conosciuto solo di recente.

La battaglia di Valle Giulia (1º marzo 1968) è il nome con cui è noto uno scontro di piazza tra manifestanti universitari e polizia, nell'ambito delle manifestazioni legate al movimento Sessantottino, in cui i primi tentarono di riconquistare la Facoltà di Architettura dell'Università di Roma attaccando la polizia, che la presidiava dopo averla sgomberata da un'occupazione studentesca.

Sulla rivolta di Valle Giulia Pier Paolo Pasolini scrisse una famosa poesia, intitolata Il PCI ai giovani!!, in cui affermò di schierarsi dalla parte dei celerini:

Questa presa di posizione costò allo scrittore un ulteriore isolamento all'interno del suo partito, il PCI, ma catalizzò l'attenzione del mondo culturale italiano sul "movimentismo" che in questa fase storica stava nascendo con la battaglia. Pasolini colse però un aspetto che avrebbe distinto una particolarità di ciò che si svolse e di ciò che se ne sarebbe sviluppato: si trattava per la prima volta, almeno in Italia, di un contrasto politico in cui appartenenti a classi sociali privilegiate (come allora nella media degli studenti di quella particolare facoltà romana) si trovavano a rappresentare istanze della sinistra estrema e comunque in rottura con le istituzioni.

(Fonte: wikipedia)

Ecco la pesia:

II PCI ai giovani!!
È triste. La polemica contro
il PCI andava fatta nella prima metà
del decennio passato. Siete in ritardo, figli.
E non ha nessuna importanza se allora non eravate ancora nati...
Adesso i giornalisti di tutto il mondo (compresi
quelli delle televisioni)
vi leccano (come credo ancora si dica nel linguaggio
delle Università) il culo. Io no, amici.
Avete facce di figli di papà.
Buona razza non mente.
Avete lo stesso occhio cattivo.
Siete paurosi, incerti, disperati
(benissimo) ma sapete anche come essere
prepotenti, ricattatori e sicuri:
prerogative piccoloborghesi, amici.
Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte
coi poliziotti,
io simpatizzavo coi poliziotti!
Perché i poliziotti sono figli di poveri.
Vengono da periferie, contadine o urbane che siano.
Quanto a me, conosco assai bene
il loro modo di esser stati bambini e ragazzi,
le preziose mille lire, il padre rimasto ragazzo anche lui,
a causa della miseria, che non dà autorità.
La madre incallita come un facchino, o tenera,
per qualche malattia, come un uccellino;
i tanti fratelli, la casupola
tra gli orti con la salvia rossa (in terreni
altrui, lottizzati); i bassi
sulle cloache; o gli appartamenti nei grandi
caseggiati popolari, ecc. ecc.
E poi, guardateli come li vestono: come pagliacci,
con quella stoffa ruvida che puzza di rancio
fureria e popolo. Peggio di tutto, naturalmente,
e lo stato psicologico cui sono ridotti
(per una quarantina di mille lire al mese):
senza più sorriso,
senza più amicizia col mondo,
separati,
esclusi (in una esclusione che non ha uguali);
umiliati dalla perdita della qualità di uomini
per quella di poliziotti (l’essere odiati fa odiare).
Hanno vent’anni, la vostra età, cari e care.
Siamo ovviamente d’accordo contro l’istituzione della polizia.
Ma prendetevela contro la Magistratura, e vedrete!
I ragazzi poliziotti
che voi per sacro teppismo (di eletta tradizione
risorgimentale)
di figli di papà, avete bastonato,
appartengono all’altra classe sociale.
A Valle Giulia, ieri, si è cosi avuto un frammento
di lotta di classe: e voi, amici (benché dalla parte
della ragione) eravate i ricchi,
mentre i poliziotti (che erano dalla parte
del torto) erano i poveri. Bella vittoria, dunque,
la vostra! In questi casi,
ai poliziotti si danno i fiori, amici.
trixam
00sabato 19 luglio 2014 11:06
La poesia non è un granché ma all'epoca fu una bomba. Per la verità la posizione di Pasolini era consequenziale alla sua impostazione culturale, politica e poetica basata interamente sulla contrapposizione tra il mondo borghese frutto dello sviluppo economico corruttore ed il mondo sano, pulito, puro, innocente della brava gente, il popolo, lasciato fuori dalla rivoluzione industriale e non contaminato dal consumismo, idealmente rappresentato dalle borgate romane.

Credo che sia interessante sottolineare due cose. Il primo è che questa poesia aprì uno squarcio di luce impressionante sul sessantotto italiano abbastanza diverso da quelli di altri paesi.
Pasolini capì che quella in corso non era una rivoluzione CONTRO la borghesia come avrebbe dovuto essere in un'ottica marxista, ma era una rivoluzione DENTRO la borghesia per rovesciare i rapporti di forza ed in particolare il modello della famiglia patriarcale.
In altri paesi i movimenti di protesta pur essendo dominati dalla confusione e da visioni utopiche generate dall'ebbrezza della conquista di un'identità generazionale avevano al loro interno spinte positive ed istanze di progresso che hanno avuto effetti benefici su quei paesi.
Ad esempio in Olanda il movimento portò ad una notevole svolta politica con sviluppi positivi.

In italia invece no. I nostri sessantottini allevati alla cultura del bolscevismo volevano il potere e basta. Ed alla fine lo hanno conquistato e mantenuto fino ad oggi distinguendosi per miopia, cinismo ed un egoismo.
Basta sentirli. Hanno raso al suolo il paese e ne vanno anche fieri.

La borghesia italiana già di per sé non era un granché. Delegittimata fin dagli albori della storia nazionale dall'incapacità di trasformare il risorgimento in un movimento nazionale e popolare, ha mancato nei decenni al compito storico che la borghesia ha svolto nei paesi moderni: essere apostolo di un processo di progresso sociale e politico tramite i valori del civismo, della responsabilità, del lavoro, del mercato, della rule of law.
I sessantottini riuscirono a peggiorarla trasformandola in quello che è adesso: una classe parassitaria desiderosa di rendite e monopoli culturalmente gretta e affetta da asfissiante provincialismo.
Inoltre, l'ironia cinica della storia, i sessantottini hanno costruito e promosso uno stato paternalista che tramite il suo sistema di welfare favorisce la famiglia patriarcale con un under 30 su due che vive a casa con i genitori. Siamo tutti Ricucci.



IL secondo aspetto interessante nella posizione di Pasolini ha riflessi sull'attualità.
Pasolini fu marginalizzato dal pci perché il partito era profondamente omofobo e tradizionalista. L'omossessualità era un tabù per il pci come lo era per i cattolici.
Tuttavia esisteva anche una differenza su questioni sostanziali. Ricordiamo che Pasolini espresse idee oggi pazzesche per una mente progressista di centrosinistra, ne cito 3: si schierò per l'abolizione della scuola dell'obbligo, contro il divorzio, contro l'aborto.
Tutto questo aveva una sua logica nell'ambito di quello che dicevo sopra. Pasolini riteneva questi temi come strumenti di omologazione ai valori borghesi e di corruzione del proletariato indotto così a rinunciare alla sua innocenza e carica rivoluzionaria.
Una visione strapaesana e medievale, sulla quale influiva di certo il suo rapporto ossessivo con il cattolicesimo, che creò allora quello strano paradosso che nei giorni attuali è lampante: posizioni retrograde presentate come conquiste per opporsi all'equilibrio politico del tempo.

Se qualcuno ha dubbi mi riferisco proprio a Peppe Grillo ed al suo movimento che in nome della lotta alla KA$TA sono pronti ad abbracciare e sdoganare idiozie assurde come i vaccini che provocano l'autismo, le scie chimiche, i microchips sotto pelle messi dagli americani, i complotti del Bildelberg, Stamina, il signoraggio bancario, i chilometri zero ed altre cretinate del genere la cui lista sarebbe troppo lunga.

Un paese sventurato come l'Italia genera incapaci al governo e nightmares all'opposizione. Come direbbe Vasco: "è tutto un equilibrio sopra la follia".
Paperino!
00sabato 19 luglio 2014 14:34
E' un'interessante analisi, di una realtà che non ho conosciuto se non attraverso lo schermo di testi o film.
Il 68 come rivoluzione interna alla borghesia, la riscoperta della natura proletaria della condizione dei poliziotti (un concetto espresso anche da Gramsci, ed in aperta polemica e controtendenza rispetto all'idea che vede(va) la polizia come "mano fascista"...o almeno, rispetto all'idea che lo siano i singoli poliziotti, una parte dei quali avevano molto più diritto di sentirsi "di sinistra" di tanti "sessantottini"...).
Figli di papà ovunque, specie nella sinistra, che si compiaceva di esser rivoluzionaria a parole...genitori di una successiva generazione di "radical chic", una borghesia di sinistroidi per moda, a suo modo nient'altro che conformista nel suo essere "contro il sistema", una nuova forma di conformismo autoreferenziale e qualche volta gratuitamente violento.

Concordo che più che una poesia sembra un articolo...ma un articolo di denuncia, e per ciò davvero interessante.
connormaclaud
00sabato 19 luglio 2014 20:03
idina
00domenica 20 luglio 2014 11:52
Re:
[SM=g51998] che
connormaclaud, 19/07/2014 20:03:





Gran bel pezzo! [SM=g51998] [SM=g2725401]
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