Mettere il Paese davanti a tutto

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Etrusco
00mercoledì 26 ottobre 2011 14:11
LA NECESSITÀ DI UNA SVOLTA VERA

Mettere il Paese davanti a tutto


Prima il Paese. L'Italia non è la Grecia. È la settima economia al mondo, la seconda industria manifatturiera d'Europa. Ha più patrimonio che debiti. È ricca il doppio della Spagna. È perfettamente solvibile. Fine. Non merita ironie e sarcasmi. Ma il rispetto deve conquistarselo. E poi pretenderlo. Le misure che l'Europa ci chiede sono sempre state necessarie. Ora lo sono anche per gli altri, per la salvezza dell'euro. Le avessimo adottate per tempo, non correremmo il rischio di confezionarle in fretta e male. Da commissariati. Qualcuno dice: no al diktat di Bruxelles. Bene, ma non scordiamoci che: siamo un Paese fondatore dell'Unione europea; che chiediamo ogni anno 200 miliardi in prestito; che viviamo di export e moriremmo di autarchia (è già accaduto). Il resto sono chiacchiere in libertà e perniciose illusioni.

Sarà anche ingiusto, ma oggi siamo percepiti come il lato debole dell'Europa. Perché non siamo più credibili. Abbiamo annunciato per mesi provvedimenti poi smentiti o non attuati. Varato sì una manovra da 59,8 miliardi, di cui 20 però incerti, ma per la crescita, che rende sostenibile il debito, non è stato fatto finora nulla.
Alesina e Giavazzi, sul Corriere , hanno proposto misure concrete. Discutiamone. Non basta una lettera d'intenti (Tremonti l'ha firmata?) per dimostrare agli altri, dopo mesi di ondeggiamenti, che facciamo finalmente sul serio. Berlusconi sembra voler sopravvivere a se stesso. Ma se non è in grado di adottare, per l'opposizione della Lega, provvedimenti seri ed equi, non solo sulle pensioni, ne tragga le conseguenze. E in fretta. Vada da Napolitano e rimetta il mandato. Esiste in Europa, piaccia o no (a noi non piace perché vi vediamo anche un pregiudizio anti-italiano) un problema legato alla persona del premier, più che al governo. E la colpa è solo sua. Il Cavaliere, con il quale la storia sarà meno ingenerosa della cronaca, è anche uomo d'azienda. Sa valutare il momento in cui è necessario mettersi da parte per salvare la sua creatura, il partito e le future sorti del centrodestra italiano. Ma prima ancora viene il Paese. Una volta tanto.

E la soluzione quale potrebbe essere? Non è semplice. Più volte, su queste colonne, si è invitato il premier a fare come Zapatero: chiedere le elezioni anticipate e dire che non si ricandiderà. L'avesse fatto, saremmo fuori dal mirino della speculazione. Come la Spagna. Oggi, davanti alla palese dissoluzione di una maggioranza, che vota la fiducia ma non governa, l'esito non potrebbe essere che quello di elezioni ravvicinate, imposte dagli eventi. Un eventuale governo Letta o Schifani, o tecnico (improbabile) di cui si parla in queste ore, si troverebbe comunque nella scomoda necessità di dare una risposta economica credibile ai mercati. E di fare scelte impopolari e costose in termini di consensi. Una proposta utile potrebbe essere quella di considerare il «pacchetto Europa» di un eventuale nuovo esecutivo come un programma bipartisan, aperto al contributo e al voto di tutti. Un'opposizione responsabile, se si trovasse al governo, non potrebbe fare diversamente su molti temi oggi in discussione. E non avrebbe più l'alibi della presenza ingombrante di Berlusconi. Ma a giudicare dalle dichiarazioni di queste ore, sembrano prevalere populismo e opportunismo. Le malattie italiane sono tante, purtroppo.

Editoriale di Ferruccio de Bortoli sul Corriere della Sera
26 ottobre 2011 07:36
.pisicchio.
00giovedì 27 ottobre 2011 10:17
Molto lucido e condivisibile. Etrusco tu lo condividi? Sei d'accordo con l'aumento dell'eta' pensionabile a 67 anni per tutti? Se ci fosse un governo di sinistra pensi sarebbe in grado di attuare una misura del genere? Credo sia un nodo cruciale. Pazzesco che in Italia l'unica mezza riforma delle pensioni l'abbia fatta Dini...e questi invece di farla mandano le letterine all'UE...
--letizia22--
00venerdì 28 ottobre 2011 11:04
Re:
.pisicchio., 27/10/2011 10.17:

Molto lucido e condivisibile. Etrusco tu lo condividi? Sei d'accordo con l'aumento dell'eta' pensionabile a 67 anni per tutti? Se ci fosse un governo di sinistra pensi sarebbe in grado di attuare una misura del genere? Credo sia un nodo cruciale. Pazzesco che in Italia l'unica mezza riforma delle pensioni l'abbia fatta Dini...e questi invece di farla mandano le letterine all'UE...




attualmente il pd non sarebbe in grado di governare,figuriamoci di trovare il consenso per una riforma cosi importante per la collettivita'.Il limite dei 67anni dovrebbe essere modificato per i lavori usuranti,ma credo che qualche legge che tratti diversamente i lavori usuranti gia'c'e',o cmq me lo auguro.
Sul fatto della letterina all' UE,abbiamo toccato il ridicolo,siamo trattati,e ci facciamo trattare,vista l'incapacita' di governare della maggioranza,come un paese "mediterraneo",e lo dico con rispetto dei paesi mediterranei.

Piu di Berlusconi,il male dell'italia e' il PD,questo pd PARASSITA.
.pisicchio.
00venerdì 28 ottobre 2011 22:24
Sono d'accordo sui lavori usuranti. Non si può chiedere ad un ultrasessantenne di salire su un'impalcatura. A limite bisognerebbe cambiargli le mansioni.

Attendo di conoscere il parere di Etrusco su età pensionabile e licenziamenti.
giusperito
00venerdì 28 ottobre 2011 23:00
Intanto do il mio parere.
L'età è finalmente in linea con la normalità. Tuttavia trovo ridicolo che la lettera ricalchi quanto già previsto dalle norme approvate nella finanziaria ultima partorita. I 67 anni cmq partiranno dal 2026 (se non erro) e ciò mi sembra qualifichi lampantemente quanto è grande la cazzata del momento. Sarebbe stato più intelligente anticipare al 2013 con possibilità di fare un'opzione del tipo se continui ti do x di più (c'è gente che vuole continuare a lavorare). L'obbligatorietà sarebbe dovuta scattare al massimo nel 2016.
Sui licenziamenti, invece, sono in profondo disaccordo. Si tratta della classica norma all'italiana. In pratica si darebbe (nei boatos di questi giorni) la possibilità all'azienda di scegliere tra reintegro ed INDENNIZZO in caso di licenziamento ILLEGITTIMO. Signori questa è follia. Una norma del genere non può essere calata all'improvviso in un sistema rigido e privo di veri ammortizzatori sociali. Inoltre questa classe politica non ha la capacità di valutare l'interesse generale, ma piegherebbe anche questa riforma all'interesse padronale (scusate il termine, ma chi mi conosce sa quanto sia liberista). In Italia i contratti a tempo determinato, grandeedimportanteinnovazionechiestadall'europachelìfantutticosì, costano meno di quelli a tempo indeterminato; peccato che in Europa sia il contrario. Il punto è quindi: questa classe dirigente ha la capacità di fare una riforma seria per rendere davvero libero il lavoro?

Lety per quanto questo PD sia inferiore alle aspettative non me la sento di attribuirgli responsabilità non sue. Saranno inadatti a governare? Beh a questo punto non c'è nessuno peggio di questi qui, veri e proprio terroristi del potere.
Credo sia il caso di puntare su chiunque sia diverso e discontinuo rispetto a questo governo. B. è al potere da quasi 10 anni e non può scaricare colpe su nessuno. Il Pd avrà fatto una pessima opposizione, ma le decisioni si prendono al governo. Chi ha governato, chi ha fatto finta che la crisi non ci fosse, chi ha perso credibilità al punto che oggi lo spread è salito al 6%, chi resta incollato alla poltrona senza i numeri, chi si disinteressa del Paese per proteggere i suoi loschi traffici è il vero, unico ed assoluto responsabile.

A me il PD non piace, ma è venuto il momento di cambiare.
trixam
00venerdì 28 ottobre 2011 23:40
L'unica vera riforma possibile delle pensioni è abolire l'INPS(l'istituto nazionale per lo strozzinaggio). Questo fetido mostriciattolo fascista che è un'ipoteca sulla democrazia e sul nostro futuro.

Sul mercato del lavoro, finché non si elimina l'anomalia tutta italiana del divieto sostanziale di licenziare, anche uno che mette un carrello davanti alle porte per impedire agli altri operai di andare a lavorare, non si costruirà mai un mercato del lavoro moderno ed efficiente.
Gius però ha ragione, la flessibilità non è la precarietà.

Io però non capisco questo accanirsi sul pd, che poveretto conta poco o nulla nella partita che si sta giocando, troppo impegnato nelle sue faide che abbiamo scoperto sono in grado di riprodursi. Perciò dopo venti anni di rottura di p... con il duello veltroni d'alema, che non ha ancora visto la fine, sono già alla nuova generazione con Civati contro Renzi, alla faccia dei ggiovani che sono la forza del paese.

L'articolo di De bortoli mi sembra chiarissimo.
Il salotto buono il Pd al governo non lo vuole, non si fidano.
Quello a cui mirano, a parte il governo tecnico per cercare di disegnare in prima persona le regole del gioco futuro, è un centro destra post berlusconiano che vada al governo con la loro benedizione per i prossimi venti anni.
.pisicchio.
00venerdì 28 ottobre 2011 23:46
Re:

D'accordo sia nel merito che riguardo gli auspici di cambiamento.

A mio avviso commetti un errore di metodo. Parli di "norme" ma queste al momento non esistono...c'è solo una letterina d'intenti ridicola...

Come giustamente puntualizzi l'età pensionabile scatterebbe tra 15 anni (a mio avviso ne abbiamo bisogno ORA). Quanto ai licenziamenti, circa 11 anni fa mi recai in comune a firmare una proposta di referendum abrogativo dell'articolo 18. Pochi mesi prima avevo letto un'intervista di Tiziano Treu che ribadiva la necessità di intervenire sull'articolo 18 (accompagnato da una riforma degli ammortizzatori sociali). Analoga opinione era stata esternata in un importante convegno dal compianto prof. Giugni (il c.d. padre/nonno dell'articolo 18).

Ormai non ci credo più. Sono disilluso. L'Italia probabilmente continuerà a galleggiare fino a quando non cadremo con il culo per terra. Ed è veramente triste perchè si tratta di un paese stupendo pieno di potenzialità.

scusate eventuali errori di battitura...


giusperito, 28/10/2011 23.00:

Intanto do il mio parere.
L'età è finalmente in linea con la normalità. Tuttavia trovo ridicolo che la lettera ricalchi quanto già previsto dalle norme approvate nella finanziaria ultima partorita. I 67 anni cmq partiranno dal 2026 (se non erro) e ciò mi sembra qualifichi lampantemente quanto è grande la cazzata del momento. Sarebbe stato più intelligente anticipare al 2013 con possibilità di fare un'opzione del tipo se continui ti do x di più (c'è gente che vuole continuare a lavorare). L'obbligatorietà sarebbe dovuta scattare al massimo nel 2016.
Sui licenziamenti, invece, sono in profondo disaccordo. Si tratta della classica norma all'italiana. In pratica si darebbe (nei boatos di questi giorni) la possibilità all'azienda di scegliere tra reintegro ed INDENNIZZO in caso di licenziamento ILLEGITTIMO. Signori questa è follia. Una norma del genere non può essere calata all'improvviso in un sistema rigido e privo di veri ammortizzatori sociali. Inoltre questa classe politica non ha la capacità di valutare l'interesse generale, ma piegherebbe anche questa riforma all'interesse padronale (scusate il termine, ma chi mi conosce sa quanto sia liberista). In Italia i contratti a tempo determinato, grandeedimportanteinnovazionechiestadall'europachelìfantutticosì, costano meno di quelli a tempo indeterminato; peccato che in Europa sia il contrario. Il punto è quindi: questa classe dirigente ha la capacità di fare una riforma seria per rendere davvero libero il lavoro?

Lety per quanto questo PD sia inferiore alle aspettative non me la sento di attribuirgli responsabilità non sue. Saranno inadatti a governare? Beh a questo punto non c'è nessuno peggio di questi qui, veri e proprio terroristi del potere.
Credo sia il caso di puntare su chiunque sia diverso e discontinuo rispetto a questo governo. B. è al potere da quasi 10 anni e non può scaricare colpe su nessuno. Il Pd avrà fatto una pessima opposizione, ma le decisioni si prendono al governo. Chi ha governato, chi ha fatto finta che la crisi non ci fosse, chi ha perso credibilità al punto che oggi lo spread è salito al 6%, chi resta incollato alla poltrona senza i numeri, chi si disinteressa del Paese per proteggere i suoi loschi traffici è il vero, unico ed assoluto responsabile.

A me il PD non piace, ma è venuto il momento di cambiare.




--letizia22--
00sabato 29 ottobre 2011 12:49
Non mi accanisco sul pd,e' il pd che si accanisce con se stesso.Non riesco ad immaginare il Pd al Governo perche' e' lo stesso pd di sempre,con gli stessi mali tipici della sua giovane storia.Il classico pd che fa incazzare uno che vorrebbe una sinistra diversa,cosa che in Italia purtroppo sembra per ragioni storiche,religiose-ipocrite,una missione impossibile.Dell'alternativa tra un pd cattolico centrista,ed una sinistra estremista non so che farmene.Se penso alle riforme che servono al paese giudico il pd per come e' configurato,poi vabe,bisogna aspettare la nuova legge elettorale,ma cmq lo giudico inadeguato.
giusperito
00sabato 29 ottobre 2011 13:25
Lety il PD non è il partito di sinistra che vorrei, ma è la migliore espressione della sinistra italiana che certo non può essere rappresentata dall'IDV e da SEL. E' anche l'unico partito in cui si discute della lettera di Alesina e Giavazzi. Viva Dio che si discute e che ci sono idee diverse.

Questa è un'infografica sulle correnti del PD:
www.linkiesta.it/pd-correnti

Linko anche l'articolo di Alesina e Giavazzi di qualche giorno fa:
In extremis il premier annuncia un intervento sulle pensioni. Ma le ipotesi valutate finora per far riprendere la crescita sono pannicelli tiepidi per un malato che rischia l’arresto cardiaco. I provvedimenti fiscali di mezza estate ridurranno il deficit di un ammontare pari a sei punti di prodotto interno lordo (pil) sull’arco di un triennio, intervenendo quasi esclusivamente con maggiori imposte.
L’ultima volta che ciò accadde in Italia, nell’autunno del 1992, la crescita l’anno successivo segnò meno un per cento e i consumi meno 3, nonostante in quell’occasione, diversamente da oggi, l’effetto dell’aumento delle tasse fosse in parte temperato dalla svalutazione della lira. Una forte caduta del pil nel prossimo anno, e forse nei prossimi due, non è quindi da escludere. E questo dopo un decennio in cui l’Italia è cresciuta metà del resto d’Europa. In queste condizioni, mettere in rete le ricette mediche, snellire qualche procedura burocratica, progettare qualche nuova infrastruttura sono interventi palesemente inadeguati. L’Italia ha bisogno di una scossa, non di pannicelli. Innanzitutto, smettiamola di illuderci che grandi progetti come l’Expo di Milano o qualche nuova autostrada siano la via per la crescita. Il rendimento di queste opere è ampiamente sopravvalutato. La scarsità di infrastrutture fisiche non è la priorità del Paese. E allora che fare? Le proposte, certo non nuove, su cui ancora una volta torniamo, hanno una caratteristica comune: non costano nulla, anzi alcune consentirebbero allo Stato di risparmiare.

1) Sbloccare il mercato del lavoro con una progressiva introduzione di contratti unici che eliminino al tempo stesso sia l’eccessiva precarietà sia la perfetta inamovibilità dei dipendenti di alcuni settori.

2) Sostituire la cassa integrazione con sussidi di disoccupazione temporanei, ispirandosi alla flex security dei Paesi nordici.

3) Tornare alla formulazione originale dell’articolo 8 della manovra finanziaria di agosto, quella inizialmente scritta dal ministro Sacconi e poi modificata su richiesta dei sindacati e con l’accordo di Confindustria: maggiore libertà per imprenditori e lavoratori di fare, se d’accordo, scelte a livello aziendale.

4) Permettere ai salari del settore pubblico di essere diversi da una regione all’altra a seconda del costo della vita. Al Sud il costo della vita è in media il 30 per cento inferiore rispetto a quello del Nord, ma i salari monetari dei dipendenti pubblici sono uguali. Questo permetterebbe un risparmio di spesa pubblica e faciliterebbe l’impiego nel settore privato al Sud dove oggi invece conviene lavorare per le amministrazioni pubbliche.

5) Favorire l’occupazione femminile con agevolazioni fiscali quali le aliquote rosa per le donne che lavorano. L’occupazione femminile in Italia è la più bassa d’Europa.

6) Riformare con equità le pensioni di anzianità (oltre all’aumento dell’età pensionabile annunciato da Berlusconi) e prevedere, con la dovuta gradualità, che si possa lasciare il lavoro solo quando si raggiungono i requisiti per una pensione di vecchiaia o i massimi contributivi. Lo scorso anno l’Inps ha liquidato 200 mila nuove pensioni di vecchiaia e un numero simile (175 mila) di nuove pensioni di anzianità. Ma l’importo medio di un’anzianità è di 1.677 euro, contro 602 euro di una pensione di vecchiaia.

7) Riforma della giustizia civile che accorci i suoi tempi, oggi glaciali, uno dei maggiori ostacoli, soprattutto per i giovani imprenditori. In un articolo pubblicato su questo giornale il 5 giugno abbiamo fatto proposte concrete sull’organizzazione del lavoro dei giudici per raggiungere questo obiettivo a costo zero.

8) Eliminare alcuni dei privilegi garantiti agli ordini professionali. Aprire ai privati la gestione dei servizi pubblici locali (per esempio gestione dei rifiuti). Liberalizzare i mercati, partendo da ferrovie, poste ed energia.

9) Allargare la base imponibile riducendo l’evasione per poter abbassare le aliquote: niente condoni, perché i condoni sono un invito a evadere il fisco. Vincolarsi per legge a destinare le maggiori entrate derivanti dal recupero dell’ evasione unicamente alla riduzione delle aliquote fiscali, in particolare sul lavoro, con una specifica attenzione a quello femminile.

10) Dimezzare i costi della politica, nel vero senso della parola, cioè una riduzione del cinquanta per cento. Ciò non avrebbe un effetto macroeconomico diretto ma darebbe un importante segnale politico di svolta.

Dal punto di vista del metodo bisogna abbandonare la concertazione. Non è possibile che un governo debba decidere qualunque riforma intorno a un tavolo (reale o virtuale) in cui i difensori dei privilegi che quella riforma taglierebbe possono fare proposte alternative e contrattarle con il governo. Infine rimane il problema di «quale» governo abbia il coraggio di fare tutte queste cose. Berlusconi ha una grande occasione per dare un colpo d’ala al proprio governo. Oppure serve una grande coalizione? O un governo tecnico? Non siamo politologi e non lo sappiamo, ma di una cosa siamo convinti: se non si sblocca l’impasse in cui siamo caduti, se neppure il baratro cui ci stiamo affacciando spaventa questa classe politica, allora siamo veramente nei guai. E con noi l’Europa.

Alberto Alesina
Francesco Giavazzi
--letizia22--
00sabato 29 ottobre 2011 13:43
Re:
giusperito, 29/10/2011 13.25:

Lety il PD non è il partito di sinistra che vorrei, ma è la migliore espressione della sinistra italiana che certo non può essere rappresentata dall'IDV e da SEL. E' anche l'unico partito in cui si discute della lettera di Alesina e Giavazzi. Viva Dio che si discute e che ci sono idee diverse.

Questa è un'infografica sulle correnti del PD:
www.linkiesta.it/pd-correnti

Linko anche l'articolo di Alesina e Giavazzi di qualche giorno fa:
In extremis il premier annuncia un intervento sulle pensioni. Ma le ipotesi valutate finora per far riprendere la crescita sono pannicelli tiepidi per un malato che rischia l’arresto cardiaco. I provvedimenti fiscali di mezza estate ridurranno il deficit di un ammontare pari a sei punti di prodotto interno lordo (pil) sull’arco di un triennio, intervenendo quasi esclusivamente con maggiori imposte.
L’ultima volta che ciò accadde in Italia, nell’autunno del 1992, la crescita l’anno successivo segnò meno un per cento e i consumi meno 3, nonostante in quell’occasione, diversamente da oggi, l’effetto dell’aumento delle tasse fosse in parte temperato dalla svalutazione della lira. Una forte caduta del pil nel prossimo anno, e forse nei prossimi due, non è quindi da escludere. E questo dopo un decennio in cui l’Italia è cresciuta metà del resto d’Europa. In queste condizioni, mettere in rete le ricette mediche, snellire qualche procedura burocratica, progettare qualche nuova infrastruttura sono interventi palesemente inadeguati. L’Italia ha bisogno di una scossa, non di pannicelli. Innanzitutto, smettiamola di illuderci che grandi progetti come l’Expo di Milano o qualche nuova autostrada siano la via per la crescita. Il rendimento di queste opere è ampiamente sopravvalutato. La scarsità di infrastrutture fisiche non è la priorità del Paese. E allora che fare? Le proposte, certo non nuove, su cui ancora una volta torniamo, hanno una caratteristica comune: non costano nulla, anzi alcune consentirebbero allo Stato di risparmiare.

1) Sbloccare il mercato del lavoro con una progressiva introduzione di contratti unici che eliminino al tempo stesso sia l’eccessiva precarietà sia la perfetta inamovibilità dei dipendenti di alcuni settori.

2) Sostituire la cassa integrazione con sussidi di disoccupazione temporanei, ispirandosi alla flex security dei Paesi nordici.

3) Tornare alla formulazione originale dell’articolo 8 della manovra finanziaria di agosto, quella inizialmente scritta dal ministro Sacconi e poi modificata su richiesta dei sindacati e con l’accordo di Confindustria: maggiore libertà per imprenditori e lavoratori di fare, se d’accordo, scelte a livello aziendale.

4) Permettere ai salari del settore pubblico di essere diversi da una regione all’altra a seconda del costo della vita. Al Sud il costo della vita è in media il 30 per cento inferiore rispetto a quello del Nord, ma i salari monetari dei dipendenti pubblici sono uguali. Questo permetterebbe un risparmio di spesa pubblica e faciliterebbe l’impiego nel settore privato al Sud dove oggi invece conviene lavorare per le amministrazioni pubbliche.

5) Favorire l’occupazione femminile con agevolazioni fiscali quali le aliquote rosa per le donne che lavorano. L’occupazione femminile in Italia è la più bassa d’Europa.

6) Riformare con equità le pensioni di anzianità (oltre all’aumento dell’età pensionabile annunciato da Berlusconi) e prevedere, con la dovuta gradualità, che si possa lasciare il lavoro solo quando si raggiungono i requisiti per una pensione di vecchiaia o i massimi contributivi. Lo scorso anno l’Inps ha liquidato 200 mila nuove pensioni di vecchiaia e un numero simile (175 mila) di nuove pensioni di anzianità. Ma l’importo medio di un’anzianità è di 1.677 euro, contro 602 euro di una pensione di vecchiaia.

7) Riforma della giustizia civile che accorci i suoi tempi, oggi glaciali, uno dei maggiori ostacoli, soprattutto per i giovani imprenditori. In un articolo pubblicato su questo giornale il 5 giugno abbiamo fatto proposte concrete sull’organizzazione del lavoro dei giudici per raggiungere questo obiettivo a costo zero.

8) Eliminare alcuni dei privilegi garantiti agli ordini professionali. Aprire ai privati la gestione dei servizi pubblici locali (per esempio gestione dei rifiuti). Liberalizzare i mercati, partendo da ferrovie, poste ed energia.

9) Allargare la base imponibile riducendo l’evasione per poter abbassare le aliquote: niente condoni, perché i condoni sono un invito a evadere il fisco. Vincolarsi per legge a destinare le maggiori entrate derivanti dal recupero dell’ evasione unicamente alla riduzione delle aliquote fiscali, in particolare sul lavoro, con una specifica attenzione a quello femminile.

10) Dimezzare i costi della politica, nel vero senso della parola, cioè una riduzione del cinquanta per cento. Ciò non avrebbe un effetto macroeconomico diretto ma darebbe un importante segnale politico di svolta.

Dal punto di vista del metodo bisogna abbandonare la concertazione. Non è possibile che un governo debba decidere qualunque riforma intorno a un tavolo (reale o virtuale) in cui i difensori dei privilegi che quella riforma taglierebbe possono fare proposte alternative e contrattarle con il governo. Infine rimane il problema di «quale» governo abbia il coraggio di fare tutte queste cose. Berlusconi ha una grande occasione per dare un colpo d’ala al proprio governo. Oppure serve una grande coalizione? O un governo tecnico? Non siamo politologi e non lo sappiamo, ma di una cosa siamo convinti: se non si sblocca l’impasse in cui siamo caduti, se neppure il baratro cui ci stiamo affacciando spaventa questa classe politica, allora siamo veramente nei guai. E con noi l’Europa.

Alberto Alesina
Francesco Giavazzi




si ma la domanda e': sarebbero capaci di attuare tutto questo??e' normale che la dialettica all'interno del partito magari sia pure viva,ma poi,alla fine,cio' che conta e' tradurre questa dialettica in qualcosa di concreto,senza dire tutto ed il contrario di tutto,come suggerito dalla buona e vecchia imitazione di veltroni fatta da crozza!!!Sono stanca di giudicare il"meno"peggio.VOGLIO"LA SINISTRA CHE VORREI",un po' come la pubblicita' del mulino bianco.Voglio una sinistra capace di rischiare sui temi del lavoro,della crescita,dei diritti sociali,etc. Questa e' una sinistra annacquata.Voglio una sinistra che progredisca in termini di civilta'.Attualmente ho piu' fiducia in un governo tecnico che in un possibile governo pd.
giusperito
00sabato 29 ottobre 2011 13:56
Si, Lety ti quoto in toto...
Il meno peggio non dà soddisfazione. Un governo tecnico sarebbe comunque la scelta migliore per questa congiuntura politica ed economica, perché si eviterebbero elezioni con questa legge elettorale e si potrebbero fare riforme che scontentano tutti.
Strategicamente il Pd fa bene a non dire la sua su certe questioni, perché rischia di scontentare i suoi elettori anche senza essere al governo. Purtroppo questo è un Paese strano, stranissimo in cui i privilegi vengono scambiati per diritti ed in cui i diritti vengono messi in discussione per concedere privilegi. Inutile aprire il solito discorso sugli italiani, sul familismo amorale e sull'incapacità di fare le riforme. In questo Paese nessuno vuole le riforme. Non so se il Pd è in grado di farle, ma è certo che B. non è assolutamente in grado di farle e l'ha provato abbondantemente. In un sistema bipolare è necessario dare un'occasione all'altra parte e vedere se è capace di fare meglio. Ora non posso dire che a me il PD piace (tu lo sai bene), ma tra non votare e votare B. credo sia meglio puntare sul PD. Sono anche stanco di pensare che non ci sia un'alternativa credibile a B., perché è B. a non essere per nulla credibile. Sono sempre più convinto che i veri incompetenti, incapaci ed inadatti a governare siano questi qui di cdx. Inoltre questi qui sono anche terroristi e quindi meglio un PD privo di smalto, ma con residuo senso istituzionale, che questo cdx senza rispetto per niente e nessuno. Il PD almeno si è preso la responsabilità di fare scelte impopolari. Penso al famoso tesoretto. Fui il primo a criticarlo, ma B. ha aumentato l'iva ed il debito pubblico... meglio quel tesoretto accumulato prima del grande crack che questi aumenti dell'iva che non coprono nemmeno più l'aumento dei tassi d'interesse.

In ogni caso il mio discorso si semplifica. Voterò radicale, sperando che si alleino con il PD o che corrano da soli. Dovessero andare a cdx (impossibile!) credo voterò la parte più discontinua con l'attuale governo (non necessariamente sarà il csx)
--letizia22--
00sabato 29 ottobre 2011 15:03
Re:
giusperito, 29/10/2011 13.56:

Si, Lety ti quoto in toto...
Il meno peggio non dà soddisfazione. Un governo tecnico sarebbe comunque la scelta migliore per questa congiuntura politica ed economica, perché si eviterebbero elezioni con questa legge elettorale e si potrebbero fare riforme che scontentano tutti.
Strategicamente il Pd fa bene a non dire la sua su certe questioni, perché rischia di scontentare i suoi elettori anche senza essere al governo. Purtroppo questo è un Paese strano, stranissimo in cui i privilegi vengono scambiati per diritti ed in cui i diritti vengono messi in discussione per concedere privilegi. Inutile aprire il solito discorso sugli italiani, sul familismo amorale e sull'incapacità di fare le riforme. In questo Paese nessuno vuole le riforme. Non so se il Pd è in grado di farle, ma è certo che B. non è assolutamente in grado di farle e l'ha provato abbondantemente. In un sistema bipolare è necessario dare un'occasione all'altra parte e vedere se è capace di fare meglio. Ora non posso dire che a me il PD piace (tu lo sai bene), ma tra non votare e votare B. credo sia meglio puntare sul PD. Sono anche stanco di pensare che non ci sia un'alternativa credibile a B., perché è B. a non essere per nulla credibile. Sono sempre più convinto che i veri incompetenti, incapaci ed inadatti a governare siano questi qui di cdx. Inoltre questi qui sono anche terroristi e quindi meglio un PD privo di smalto, ma con residuo senso istituzionale, che questo cdx senza rispetto per niente e nessuno. Il PD almeno si è preso la responsabilità di fare scelte impopolari. Penso al famoso tesoretto. Fui il primo a criticarlo, ma B. ha aumentato l'iva ed il debito pubblico... meglio quel tesoretto accumulato prima del grande crack che questi aumenti dell'iva che non coprono nemmeno più l'aumento dei tassi d'interesse.

In ogni caso il mio discorso si semplifica. Voterò radicale, sperando che si alleino con il PD o che corrano da soli. Dovessero andare a cdx (impossibile!) credo voterò la parte più discontinua con l'attuale governo (non necessariamente sarà il csx)




Condivido,e' normale anche per me preferire il pd a questa destra,liberarsi di BERLUSCONI e di questa coalizione e' il primo passo. [SM=x43813]
trixam
00sabato 29 ottobre 2011 15:57
Re:
giusperito, 29/10/2011 13.56:

Si, Lety ti quoto in toto...
Il meno peggio non dà soddisfazione. Un governo tecnico sarebbe comunque la scelta migliore per questa congiuntura politica ed economica, perché si eviterebbero elezioni con questa legge elettorale e si potrebbero fare riforme che scontentano tutti.
Strategicamente il Pd fa bene a non dire la sua su certe questioni, perché rischia di scontentare i suoi elettori anche senza essere al governo. Purtroppo questo è un Paese strano, stranissimo in cui i privilegi vengono scambiati per diritti ed in cui i diritti vengono messi in discussione per concedere privilegi. Inutile aprire il solito discorso sugli italiani, sul familismo amorale e sull'incapacità di fare le riforme. In questo Paese nessuno vuole le riforme. Non so se il Pd è in grado di farle, ma è certo che B. non è assolutamente in grado di farle e l'ha provato abbondantemente. In un sistema bipolare è necessario dare un'occasione all'altra parte e vedere se è capace di fare meglio. Ora non posso dire che a me il PD piace (tu lo sai bene), ma tra non votare e votare B. credo sia meglio puntare sul PD. Sono anche stanco di pensare che non ci sia un'alternativa credibile a B., perché è B. a non essere per nulla credibile. Sono sempre più convinto che i veri incompetenti, incapaci ed inadatti a governare siano questi qui di cdx. Inoltre questi qui sono anche terroristi e quindi meglio un PD privo di smalto, ma con residuo senso istituzionale, che questo cdx senza rispetto per niente e nessuno. Il PD almeno si è preso la responsabilità di fare scelte impopolari. Penso al famoso tesoretto. Fui il primo a criticarlo, ma B. ha aumentato l'iva ed il debito pubblico... meglio quel tesoretto accumulato prima del grande crack che questi aumenti dell'iva che non coprono nemmeno più l'aumento dei tassi d'interesse.

In ogni caso il mio discorso si semplifica. Voterò radicale, sperando che si alleino con il PD o che corrano da soli. Dovessero andare a cdx (impossibile!) credo voterò la parte più discontinua con l'attuale governo (non necessariamente sarà il csx)




Gius io però vorrei capire su quali basi si fonda questa aspettativa.
Sinceramente non la capisco. Il governo tecnico significa governo dominato dai poteri forti, davvero pensi che un governo dominato da banche e assicurazioni riuscirebbe a fare qualche liberalizzazione?
E in quali campi? Quelli della vendita della frutta e verdura?



--letizia22--
00sabato 29 ottobre 2011 16:40
Re: Re:
trixam, 29/10/2011 15.57:




Gius io però vorrei capire su quali basi si fonda questa aspettativa.
Sinceramente non la capisco. Il governo tecnico significa governo dominato dai poteri forti, davvero pensi che un governo dominato da banche e assicurazioni riuscirebbe a fare qualche liberalizzazione?
E in quali campi? Quelli della vendita della frutta e verdura?







proprio perche' l'italia e' un paese afflitto dal corparativismo,alcune riforme necessarie ma impopolari possono essere attuate in questo modo.Es di sopra,dini cn la riforma pensinistica.Questa e' la possibile forza di un governo tecnico tutto italiano.
trixam
00sabato 29 ottobre 2011 16:59
Re: Re: Re:
--letizia22--, 29/10/2011 16.40:




proprio perche' l'italia e' un paese afflitto dal corparativismo,alcune riforme necessarie ma impopolari possono essere attuate in questo modo.Es di sopra,dini cn la riforma pensinistica.Questa e' la possibile forza di un governo tecnico tutto italiano.




Non c'è dubbio che il governo dini riuscì a fare la riforma delle pensioni, ma in un contesto del tutto diverso. Infatti che quel governo fosse tecnico è una cosa da discutere. Lo era nel senso che i suoi componenti non ricoprivano cariche elettive, ma la sua nascita fu frutto di un accordo squisitamente politico, quello tra d'alema buttiglione e bossi, per defenestrare berlusconi. Dini fu scelto perché aveva fatto parte del governo berlusconi e perché era disposto a passare al centrosinistra, infatti dopo i primi mesi quel governo si appoggiò su una piattaforma di centrosinistra e tirò la volta alla vittoria dell'ulivo in cui dini ebbe una parte importante tanto da diventare ministro degli esteri nei governi di csx.

Il vero prototipo del governo tecnico fu il governo ciampi, ribatezzato da subito il governo della "teocrazia bancaria".
Quello è il modello a cui il corriere e i suoi sostenitori si ispirano. Quel governo fu una catastrofe, basta pensare che nell'articolo di giavazzi e alesina si chiede l'abbandono del modello della concertazione che fu il maggior successo di quel governo che ciampi rivendica ancora con orgoglio.

Oggi come oggi, il male minore sono le elezioni.
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