Re:
L'italia non sa bene cosa farsene dello strumento militare, ufficialmente alla luce dell'art.11 cost. ufficiosamente alla luce dell'idiozia imperante, e questa evidenza è parsa ancor più evidente agli inizi degli anni '90 con il totale disinteresse per un settore che,dopo pericoli di presunti golpe ,terrorismo interno e mafia è stato sempre più,in maniera bipartisan aggiungo, tartassato dalle folli politiche italiane.
A partire dalla prima guerra del golfo, anticipato dalle false partenze in Libano e somalia, si è scoperto ,grazie essenzialmente alle pressioni internazionali e dei nostri partnes, l'universo delle missioni di peace keeping, con o senza egida nato.
Emblematico poi che la retorica della destra, contraddetta dai fatti, si scontri con un utilizzo,molto più concreto ed invasivo (e penso al kosovo, in primis),dello strumento difesa da parte dei governi di centrosinistra.
Eviterei di ridurre però la questione al battibecco di sempre,alla solita contrapposizione di sigle e colori che non hanno più senso di esistere svuotati del loro contenuto e rinnegati, de facto, dalle rispettive fazioni.
Fatta questa doverosa premessa,propongo un principio molto semplice: mantenere le ffaa garantendo un sufficiente standard operativo ha un senso, abbassare l'asticella significa mantenere un sistema inadeguato ad espletare le proprie funzioni e,di conseguenza, creare uno spreco.
Evitando analisi a compartimento stagno è necessario evidenziare che industria, oggi in ginocchio, e ricerca, da decenni in stato vegetativo, risentono dell'indifferenza politica e si sostanziano in tagli e arretratezza.
L'assenza di calibrati piani a breve-medio termine,in soldoni,non dà certezze agli investimenti delle industrie e,di rimando, ricerche di sviluppo e nuove assunzioni.
Non serve nascondersi dietro un dito per dire che buona parte delle applicazioni civili,in diversi campi,sono precedute da ricerche militari e non mi sembra il caso di ricordare che alenia,come fincantieri e finmeccanica hanno bisogno di programmi per restare dignitosamente a galla.
Mi si faceva notare che la marina verrà potenziata,mi risulta però che contestualmente ad un ingresso di soli 11 natanti ne andranno in pensione al'incirca 50. L'assottigliamento,nel prossimo decennio,nel numero e nei mezzi porterà a non poter più espletare le missioni della ffaa.
Stendo un velo pietoso sulla soppressione di numerosi reggimenti e l'accorpamento in,vecchie e nuove brigate, di quel che resta dell'ei o dei numeri avioggetti che non verranno sostituiti dall'ami,senza contare la riduzione d'organico di 30000 unità attuato ad una già presente carenza tabellare del 20% d'organico,su tutti i ruoli rispetto alla L. 14/11/2000 n.331.
L'incapacità gestione della politica fa sì che l'italia non sappia promuovere un settore che, in ogni stato normale, ha una considerazione ed un ruolo ben diverso.
Repetita iuvant: l'italia investe lo 0,89% del pil per lo strumento militare,contro una media europea del 1,41%.
Piccola parentesi in riferimento alla CSDP (common security and defence policy -UE-),oggi già esistono gli EUBG,basti pensare alla forza anfibia SIAF, ma il futuro della difesa comune può essere solo ed esclusivamente quello di ffaa coordinate,ma nazionali (ergo indipendenti),il resto è inattuabile all'interno di un sistema europeo che non è mai nato e che è tenuto in vita dalla sola moneta unica.
Per avere questa "ottimizzazione di prestazione" è necessario avere un apparato bellico,seppur ridimensionato o smart,ma non certo mignon.
Gli stati uniti d'europa non esistono e , Dio volendo, non esisteranno neanche in un prossimo futuro.