Figlio'e'ntrocchia
Sull'origine etimologica di tale parola, che indica scaltrezza e furbizia, nel dialetto napoletano, esistono ben tre orientamenti
Secondo alcuni, deriverebbe dal latino "intra oculos", volendo con ciò rappresentare la capacità del soggetto di farti qualcosa negli occhi, senza che tu possa accorgertene.
Tale spiegazione, tuttavia, non pare convincente, perché riferisce il tutto alla 'ntrocchia, senza far comprendere per quale ragione l'espressione dialettale faccia riferimento al "figlio" della 'ntrocchia, quale sinonimo di donna di malaffare.
Per tale ragione, un altro orientamento opta per il "concepito int' a rocchia", ossia "da una cooperativa di padri".
Un terzo e preferibile orientamento , invece, si fonda sul latino "antorca(m)" e il suo diminutivo "antorcula(m)" (fiaccola), unito ad "in torculum" (in giro). È, infatti, noto che la meretrice svolgeva, e svolge tutt'oggi, il proprio mestiere in giro e illuminando il suo posto di lavoro con una torcia, oggi falò
Da "antorcula", poi, per metatesi interna, si arriva ad "antrocla". Normale, infine, il passaggio da 'cl in 'cch, tipico del dialetto partenopeo. Infine, per altra metatesi interna, si arriva a 'ntrocchia