Invito rivolto al Prof. Prisco
Tratto da un articolo pubblicato sulla rivista "Cultura e Diritti" della Scuola Superiore dell'Avvocatura. Autore: Bianca Chiara Sinisi, segretario generale dell'ELSA di Roma.
La formazione del giurista inizia con l'università. Negli anni di studio, il giurista si avvicina al mondo del diritto considerandolo, inizialmente, solo da un punto di vista teorico, con poche occasioni di mettere in pratica quanto va via via imparando sui libri, per poi ritrovarsi, dopo la laurea, a dover operare improvvisamente nel mondo del lavoro. All'improvviso, non c'è più teoria ma pratica, e la domanda che, probabilmente, ogni neolaureato si pone è: "E ora cosa devo fare?".
LA FORMAZIONE DURANTE L'UNIVERSITA'
Durante i cinque anni di università lo studente si confronta per la prima volta con il mondo del diritto.
In Italia, lo studio è incentrato su un approccio fortemente teorico. La formazione è strutturata in una serie di lezioni, in larga parte frontali, volte a illustrare il mondo del diritto per lo più attraverso un'esposizione delle diverse dottrine in materia, con un limitato ricorso all'illustrazione dei casi pratici e delle problematiche che le norme intendono risolvere.
Si viene a conoscenza delle varie branche del diritto, si impara cos'è una legge, come è organizzato lo stato italiano, cosa prescrive il codice, quali sono i reati e quando una persona può essere considerata colpevole, quali sono le norme che disciplinano lo svolgimento del processo. Lo studente impara pagine e pagine di libri, centinaia di disposizioni normative ed altrettante nozioni che gli serviranno per la futura carriera lavorativa. Durante il corso degli studi, però, non ha mai la possibilità di metterle in pratica.
Questo rende notevolmente più difficile lo studio: è complesso capire veramente cosa si stia studiando, comprendere come porsi in relazione all'applicazione di una norma, sapere come si svolge un processo, se lo si impara solo sui libri. La formazione teorica è certo necessaria, ma rimane limitata se non completata con l'esperienza.
Così, durante gli anni di università, ci si trova persi tra un libro e l’altro, con la volontà di applicare quanto imparato senza poterlo fare. E’ infatti assente il contatto con il mondo del lavoro: difficilmente si entrerà in un’aula di tribunale o in uno studio legale. Non si viene a contatto con i professionisti, non si impara a scrivere atti, non si scrivono contratti, non si fanno esercitazioni per la risoluzione di casi pratici. E’ come se l’università dovesse formare dei teorici e non anche degli avvocati, dei giudici.
Questa strutturazione dei nostri studi è una delle maggiori differenze che l’università italiana ha con il resto del mondo. In altri stati, i tirocini costituiscono attività essenziale per potersi laureare, gli esami sono strutturati come risoluzioni di casi pratici e non come interrogazioni teoriche, i corsi si svolgono secondo il metodo socratico, obbligando lo studente ad imparare sin dall’inizio il metodo del ragionamento giuridico per rispondere prontamente. L’università, spesso, prevede simulazioni processuali e corsi obbligatori per imparare a scrivere atti giuridici (…)
Certamente, la nostra formazione è più organica e completa di quella, a volte eccessivamente pragmatica, in uso in altri paesi, ma la mancanza di formazione pratica nel corso dei nostri studi rende più difficile la formazione durante il praticantato: è certamente più difficile per noi imparare a scrivere un atto o un contratto, non avendolo mai fatto prima e questo inoltre scoraggia i professionisti ad assumere più praticanti, dovendo impiegare del tempo nell’insegnare ai neolaureati tali nozioni di base. Inoltre determina uno svantaggio dei laureati italiani rispetto a quelli di altri paesi nel caso si scelga di lavorare all’estero finiti gli studi (…)
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Il mio invito al prof. Prisco consiste in questo: e se si organizzasse, sfruttando la sede universitaria, un percorso formativo secondario finalizzato esclusivamente all'approccio pratico rispetto alle materie di studio.
Redazione di atti e pareri, simulazione di processi, redazione di contratti ecc..
Il tutto, come è ovvio, pro bono...