Il ruolo dell'Università in tempo di crisi

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Giuseppe.appioclaudio
00domenica 24 marzo 2013 21:06
www.ilmessaggero.it/ECONOMIA/istat_laureati_disoccupati/notizie/2605...


Che ne dite di fare "massa critica" virtuale e di analizzare questo problema, evitando, possibilmente, le vagonate di banalità postate dai colti lettori alla fine dell'articolo? [SM=x43805]
(pollastro)
00domenica 24 marzo 2013 23:46
Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Bella segnalazione, grazie. Mi riservo un intervento più "pensato". Per il momento, ritengo di potere trarre dall'articolo conforto ad una mia opinione radicata, che ho cercato di motivare in più sedi e anche su questo sito.
I sistemi formativi dovrebbero a mio parere cambiare molto. Riferendomi alla situazione di Giurisprudenza, che conosco di persona, occorrerebbe incrociare la nostra tradizione formativa (lezione - monologo dall'"alto" a studenti partecipi solo formalmente) con quella di common law (formazione casistica con docente che coordina ed espone le linee del sistema, ma studenti che così elaborano, guidati, dal basso il loro auto-sviluppo).
Faccio un esempio: prima del Concilio Vaticano II, la messa cattolica era detta dal sacerdote in dialogo con Dio, perdipiù in un latino che implicitamente escludeva i fedeli, cui il sacerdote all'altare dava unfatti le spalle, le letture erano calate dall'alto e dall'alto commentate. Dopo il Concilio, il sacerdote dice messa guardando i fedeli, in lingua nazionale, il rito è partecipato, òe letture condivise (cioè fatte anche dai fedeli), anche se il Vangelo resta letto e commentato sempre dal sacerdote.
Ebbene, il modello formativo prevalente in molte università e(o di molti docenti resta il primo ancora oggi, del tutto obsoleto.
L'obiettivo, secondo me. dovrebbe essere invece quello di lasciare al pastore (= professore) una guida sì del gregge (=studenti), solo inizialmente più "stringente"; già progredendo la formazione, però (cioè già - all'università - dopo il primo anno), l'obiettivo dovrebbe essere in sostanza quello che ogni pecora del gregge diventi "pastore di se stessa".
Questo darebbe a mio parere una formazione effettiva, ragionata e con verifiche pratiche indispensabili. Credo che il risultato sarebbe migliorare la qualità dei laureati e una più rapida ed efficace inserimento nel mercato del lavoro.
Un altro punto a cui tengo è che i sistemi formativi dovrebbero prevedere alternanza di studio (ma, beninteso quando si studia, a tempo pieno e con frequenza, proprio per corrispondere al modello dell'autoformazione in aula, non a casa e stiando libri/dispense da soli; andrebbe in tale direzione anche incrementata la formazione via Internet, ma con ineliminabili momenti di verifica "faccia a faccia", lavorando assieme e guardandosi negli occhi) e di lavoro. Sarebbe anche necessario incrementare seriamente (come già oggi si fa, ma si è solo all'inizio) la formazione permanente (crediti formativi post lauream, introducendo lauree "a scadenza"; la laurea, cioè, non sarebbe conseguita "uma volta per tutte", ma solo una base che andrebbe mantenuta validata conseguendo un surplus certificato di conoscenze aperto e continuo nel tempo, altrimenti - come nel gioco dell'oca - si resterebbe fermi X giri, o addirittura si tornerebbe indietro).
Spero che queste riflessioni, stimolate dalla lettura dell'articolo postato, non sembrino banalità od utopia (utopia significa peraltro "in nessun luogo", ma secondo Mannheim nel senso di "non ancora", non in quello di "irrealizzabile in assoluto"). Vogliono solo essere un contributo, molto modesto, alla possibile discussione in argomento
trixam
00domenica 24 marzo 2013 23:49
L'università ha storicamente una serie di missioni: fornire competenze e specializzazioni di alto livello; produrre ricerca, cultura e idee innovative sul futuro; favorire la mobilità sociale;
selezionare tra i talenti del paese i migliori destinati a formare la classe dirigente del futuro.

In italia l'università non soddisfa nessuna di queste missioni nella stragrande maggioranza dei casi. Il motivo per cui non lo fa va ricercato nel fatto che è il prodotto di un sistema di istruzione che funziona male ché rispecchia i difetti del paese.

Il sistema di istruzione è come una casa dove l'università appresenta il tetto che è pieno di buchi e crepe e ha tegole che cadono perché le fondamenta sono traballanti e le mura marce.

In Italia non c'è nessuna attenzione -tranne lodevoli eccezioni come il progetto avviato dal comune di Reggio Emilia- per la formazione prescolare che tutti gli studi scientifici ed economici(Heckmann 1999) indicano come elemento fondamentale per la formazione della personalità e il successo scolastico futuro. I poveri genitori italiano devono penare per trovare un asilo che nella stragrande maggioranza dei casi è un luogo dove parcheggiare il bambino, una
specie di carcere infantile.

I cicli scolastici e i programmi sono pensati ancora sulla logica degli anni 60 con percorsi fintamente egualitari, tipici dell'ipocrisia sessantottina, che in realtà disegnano una scuola in
gran parte classista e produttrice di disuguaglianze. La scuola pubblica dove studia il 95% della popolazione in età scolare è affidata ad uno stato non in grado di garantire un servizio uniforme
su tutto il territorio nazionale(dato che sfugge ai teorici del numero chiuso), perciò a scuole di buona qualità(minoritarie) frequentate in gran parte da studenti provenienti da ceti medio
alti si frappongo fabbriche di ignoranza frequentate in gran parte da studenti provenienti da ceti medio bassi. A stabilire se avrai una buona istruzione in Italia è il caso e il culo.
Poi uno capisce perché l'Italia sia il paese con il maggior livello di disuguaglianza nell'europa continentale.

Un cenno andrebbe fatto anche ai protagonisti del sistema gli insegnanti, nota molto dolente.
C'è del vero quando si dice che questa professione così importante ha subito un declassamento sociale, oggi difficilmente l'insegnante è una figura di riferimento nella vita degli studenti.
Ma questo risultato non è frutto del destino cinico e baro ma di un sistema di reclutamento assolutamente inadeguato e confusionario che non ha mirato a selezionare le persone più adeguate a svolgere questo ruolo così importante(e sarebbe utile dare uno sguardo a come vengono
selezionati gli insegnanti in altri paesi per capire) ma a fare di questa professione un ammortizzatore sociale per le aspirazioni della piccola borghesia.

Infine va fatto cenno al fatto che i sistemi di istruzione necessitano di infrastrutture e qui è inutile sottolineare le inadeguatezze italiche(anche qui diverse a seconda dei posti).
Ad esempio avete mai pensato perché l'italia che ha una gloriosa tradizione sta scomparendo dal panorama di sport come l'atletica leggera? Perché negli altri paesi l'atletica si fa a scuola dove c'è la pista da corsa, la pedana per i salti, un campo sportivo, tutte cose dove muovono i primi passi i Bolt e Green del futuro.

Alla fine di questo percorso ti ritrovi a 18/19 anni, dopo esserti divertito un sacco questo va detto, a chiederti che cosa vuoi fare senza avere basi molto solide per capirlo.
Infatti in Italia i diplomati in rapporto alla popolazione sono comunque pochi, mi pare il 50% nel range 19-64 anni contro percentuali tra il 70 e l'80 dei paesi europei, sono inclini a sviluppare analfabetismo di ritorno ad esempio qualche anno fa una ricerca constatò che un italiano quarantenne su due non era in grado di capire le bollette o ancora il 75% di coloro che hanno un conto in banca(e il nostro è/era un paese ad alta propensione al risparmio) non conosce la differenza tra azione e obbligazione. Per non dire delle ricadute politiche nefaste che queste situazioni creano da quelli che credono alla decrescita felice, all'agricoltura a zero chilometri fino a quelli che votano per la restituzione dell'Imu.

Perciò la scelta di un diciannovenne è raramente ispirata ad un progetto di vita e alla preparazione acquisita e molto più spesso è influenzata da quelle che sono le tradizioni familiari e culturali della zona in cui vive unite alle possibilità economiche della famiglia.

Tutto questo crea un grave problema di squilibri nella domanda di istruzione universitaria troppo concentrata in settori con poche prospettive.

L'insieme degli elementi critici visti sul sistema di istruzione all'asilo al diploma si ritrovano concentrati al massimo nell'università: organizzazione di corsi di laurea assurdi,
mancanza di chiari progetti formativi, strutture gravemente carenti, personale docente reclutato secondo modalità opache e in gran parte non meritocratiche, incapacità di produrre idee innovative e ricerca di alta qualità, separazione dal mondo reale, totale mancanza di modelli di leadership.
Alla fine in gran parte dei casi una laurea in Italia vale quanto un diploma in un altro paese e la cosa non preoccupa perché in Italia non conta la qualità dell'istruzione ricevuta ma il "titolo" e l'apparenza tipo il sentirsi chiamare "dottore".

George.Stobbart
00lunedì 25 marzo 2013 00:27
Con l 'università italiana in queste condizioni per un giovane neo diplomato è preferibile lavorare fin da subito, imparare sul campo, farsi un curriculum di tutto rispetto.
Se fossi un imprenditore preferirei assumere una persona con un bagaglio professionale elevato piuttosto che un laureato che oltre al titolo non ha nessuna competenza. E questo è molto brutto.
Niña de Luna
00lunedì 25 marzo 2013 01:23
Più leggo questi articoli e più mi passa la voglia di laurearmi. [SM=g2725336]
MARTINA.SANNINO83
00lunedì 25 marzo 2013 08:23
La mia analisi potrebbe non essere serena e ponderata, quindi me ne scuso già da ora.
Ho quasi finito e, giorno dopo giorno, mi passa la voglia di studiare e di finire. Sto da un po' nel circuito universitario e, ora come ora, ciò che balza all'occhio è l'inutilità della "nostra" laurea, almeno intesa così com'è allo stato attuale. Siamo bravissimi a sciorinare nozioni e articoli, conosciamo dottrine diverse, conosciamo alla perfezione le pronunce della Cassazione negli ambiti più vari. Siamo studenti modello. Che cosa meravigliosa!!!!!Ma a cosa ci serve tutto questo?A nulla!!!!Passiamo anni a sgobbare sui libri, cerchiamo di studiare al meglio, sia per gratificazione personale che per spuntare voti alti con i prof. ma, allo stato pratico, non sappiamo far nulla.
Ed è triste!E ancor più triste è ascoltare le "giustificazioni" patetiche di alcuni prof. quando intendono bocciarti. Tanto per dirne una, a me è capitato un "come si vede che non avete esperienza di tribunale!Queste cose le sapreste benissimo". Come dire, oltre il danno, la beffa.So che è un passaggio inevitabile ma, a quasi 30 anni, di questo tipo di mortificazioni, ne potrei fare a meno.
Se ci facessero corsi pratici, tirocini, esercitazioni, per noi sarebbe sicuramente più agevole. Ho amici in mezza Europa e nemmeno conoscono il significato di "studente fuori corso", per loro è un ossimoro. Qua non dico sia la normalità, ma ci manca poco.
Loro fanno stages già all'interno del circuito universitario e non è affatto raro che vengano assunti nel giro di 6 mesi dalla laurea. Perché non possiamo "modernizzarci" anche noi?Cosa ostacola la nostra realizzazione professionale?Io so solo che non sono più serena, vivo male perché, pur lavorando, non posso essere indipendente, non posso pagarmi da sola le tasse universitarie(sempre + care pur non offrendomi nulla), non posso decidere ancora cosa fare della mia vita.
Siamo troppi, troppi, troppi. La selezione andrebbe fatta a monte(test di ingresso, esami di sbarramento da un anno all'altro), ma non ha senso farla in corso d'opera!!!!!Sfoltite l'università da esami inutile, provate e farci caratterizzare il percorso: così facendo, una volta usciti, potremmo avere un ventaglio più ampio di offerte e possibilità. E invece no. Ci toccano esami freddi e sterili, gli stessi da una vita, esami nozionistici che dimenticheremo appena tornati a casa. Perché non possiamo avere le stesse possibilità di tutti gli altri studenti?Io non voglio paragonare la nostra università alle altre, ma ci sono alcuni momenti di scoramento, in cui mi pento di averla scelta. Se avessi fatto un altro tipo di percorso, adesso sarei già fuori e sarei più soddisfatta. Quest'università mi ha schiacciato a terra, mi sta facendo passare la voglia di studiare. Sarà brutto dirlo, ma ora non so se consiglierei un percorso universitario. Sicuramente, se tornassi indietro, IO farei la stessa scelta, ma la vivrei in modo totalmente diverso. Di sicuro, vivrei la mia vita. Invece, mi trovo a quasi 30, senza arte nè parte, con un immenso bagaglio culturale(e me ne vanto, perchè ne vado più che fiera), ma con una "vita sociale" pari a zero perchè ho vissuto fino ad ora in funzione dello studio!Pensate che scema!
connormaclaud
00lunedì 25 marzo 2013 08:40
Tante belle proposte,ma troppo relative e ricurve su se stesse.
Al tavolo delle proposte dovrebbero esserci quesiti fondamentali destinati ad incidere sull'evoluzione del sistema universitario e lavorativo.
L'individuazione di obiettivi concreti prima dei buoni propositi per l'anno nuovo.

Apro una piccola parentesi ricordando che ogni singola facoltà merita un'analisi particolareggiata e scevra da tanto inutili quanto puerili generalizzazioni.
Per l'economia del thread e la caratterizzazione del forum mi fermerò a madama giurisprudenza.

La primaria questione riguarda chi o cosa stiamo formando.
Futuri avvocati,magistrati e notai o generici operatori giuridici o ancora altre figure professionali?
Trovata la prima risposta possiamo passare ad ipotizzare frequenze obbligatorie e percorsi personalizzati, ma solo dopo aver messo dei paletti,a livello nazionale, all'accesso o durante il percorso di laurea.
Se la risposta al primo quesito dovesse stabilire che l'obiettivo non è quello di figure professionali altamente specializzate -non confondete con qualificate- proporrei la possibilità di mutuare insegnamenti da facoltà affini,ergo non solo economiche.
Nel caso in cui si decidesse di avere figure altamente specializzate proporrei una chiusura,sine qua, per tutti gli sbocchi lavorativi non strettamente giuridici.
In ultimo,non certo per importanza, andrebbe non solo rivisto bensì rivoluzionato un sistema di ricerca connesso alle università,ma totalmente indipendente,c'est à dre,impossibilità di stare con un piede in due scarpe...

Tutto il resto,se non alla luce di quanto sopra, non dà e non toglie nulla al nostro sistema bizantino
goisis
00lunedì 25 marzo 2013 13:44
Purtroppo,come varie volte qui dibattuto,il sistema scolastico ed universitario italiano è molto indietro.La cosa tuttavia che maggiormente mi preoccupa è che voglia di cambiare e modernizzare non ne vedo proprio
goisis
00lunedì 25 marzo 2013 14:05
Martina il problema di fondo è che in questo paese non vi è alcuna voglia di cambiare e per di più al cospetto di qualsiasi proposta di modifica ci si deve scontrare con gli interessi delle varie caste.Innanzitutto per me si dovrebbe fare per la nostra facoltà ciò che è stato fatto circa 30 anni fa per Medicina:il numero chiuso (serio si intende)in ogni facoltà di Giurisprudenza italiana.Mi sembra inutile sfornare ogni anno ad es. 5000 laureati quando il mercato del lavoro è in grado di assorbirne solo 500...Purtroppo non viene fatto in quanto ogni anno gli atenei perderebbero fior di quattrini.In secondo luogo il percorso di studi dovrebbe essere (oltre che più breve) settoriale e caratterizzante a seconda della professione che si vuole intraprendere;faccio un esempio l'esame di Privato Comparato o Storia della giustizia lo farei fare solo a chi dopo la laurea vuole intraprendere la libera docenza in materie giuridiche non a chi vuole fare l'avvocato o il magistrato.Terzo punto la laurea deve essere abilitante;ora anche la Spagna abolirà l'esame di avvocato mentre da noi esiste ancora in quanto deve essere uno strumento per limitare l'accesso alla professione e allo stesso tempo per far arricchire docenti che fanno corsi intensivi a pagamento e case editrici.Quarto punto:il tirocinio dovrebbe essere anticipato già durante il percorso accademico.In tal senso qualcosa è stato fatto dal decreto salva-italia dell'esecutivo Monti ma non se ne da attuazione perchè gli ordini professionali non hanno interesse a stipulare la convenzione con gli atenei atta a far decollarequesta riforma.
Giuseppe.appioclaudio
00lunedì 25 marzo 2013 14:24
Interventi interessanti (non avevo dubbi). La posizione del Professore è nota. Anche perchè, fino ad oggi, è stato l'unico docente della nostra facoltà a prendere una posizione netta sulla questione della didattica e bisogna dargliene atto (non è una sviolinata, tanto ormai sono prossimo alla laurea, l'esame con il prof l'ho già sostenuto e non mi conosce nella vita privata).

Interessante è anche il post di Trixam. Condivido la necessità di intervenire in primis sulla scuola e mi ha colpito il suo ragionamento sull'atletica leggera (non ci avevo mai pensato).
Mi dispiace per Martina. Spero che il topic non abbia gettato sale su una ferita aperta.
MARTINA.SANNINO83
00lunedì 25 marzo 2013 15:16
Re:
Giuseppe.appioclaudio, 25/03/2013 14:24:

Interventi interessanti (non avevo dubbi). La posizione del Professore è nota. Anche perchè, fino ad oggi, è stato l'unico docente della nostra facoltà a prendere una posizione netta sulla questione della didattica e bisogna dargliene atto (non è una sviolinata, tanto ormai sono prossimo alla laurea, l'esame con il prof l'ho già sostenuto e non mi conosce nella vita privata).

Interessante è anche il post di Trixam. Condivido la necessità di intervenire in primis sulla scuola e mi ha colpito il suo ragionamento sull'atletica leggera (non ci avevo mai pensato).
Mi dispiace per Martina. Spero che il topic non abbia gettato sale su una ferita aperta.






Come sei dolce!!! [SM=g2725290]
No, nessuna ferita aperta. Ho le spalle grandi per sopportare anche questo. Il professor prisco mi conosce bene, è il mio relatore e conosce le problematiche che gli espongo di continuo. Quest'università è marcia, fin nel midollo di Federico.
E ne ho avuto un'ulteriore conferma nemmeno 10 giorni fa: un professore che non si assume la responsabilità di sconfessare un suo assistente perché "non se la sente". Ed io, scema, ho perso un anno dietro una materia che non mi ha dato niente, nè mi darà niente nella vita. E tutto questo perché?Boh, non so lo. E non finisce qui.
Non credo interessino le mie esperienze, ma onestamente non volevo arrivare al punto di chiedere chiarimenti al preside.
Giuseppe.appioclaudio
00lunedì 25 marzo 2013 15:33
Re: Re:
MARTINA.SANNINO83, 25/03/2013 15:16:






Come sei dolce!!! [SM=g2725290]
No, nessuna ferita aperta. Ho le spalle grandi per sopportare anche questo. Il professor prisco mi conosce bene, è il mio relatore e conosce le problematiche che gli espongo di continuo. Quest'università è marcia, fin nel midollo di Federico.
E ne ho avuto un'ulteriore conferma nemmeno 10 giorni fa: un professore che non si assume la responsabilità di sconfessare un suo assistente perché "non se la sente". Ed io, scema, ho perso un anno dietro una materia che non mi ha dato niente, nè mi darà niente nella vita. E tutto questo perché?Boh, non so lo. E non finisce qui.
Non credo interessino le mie esperienze, ma onestamente non volevo arrivare al punto di chiedere chiarimenti al preside.



Martina, se mi sono preoccupato, è perchè ci sono passato. Anche io, se potessi tornare indietro, non sceglierei la facoltà di Giurisprudenza. Questa facoltà, tolti il Professore Prisco, il Professore Romeo ed il Professore Mastroianni, mi ha lasciato veramente poco. Poco dal punto di vista umano e poco dal punto di vista della formazione (se avessimo un'altra università, parlerei di queste cose in facoltà e non su Giuristifedericiani).
Credo, però, che noi tutti abbiamo un dovere verso le prossime generazioni. Se qualcuno, in passato, si fosse preoccupato di noi, non ci troveremmo in queste condizioni. E' possibile (e doveroso) lottare per una migliore Università...anche se a beneficiarne dovessero essere i nostri figli [SM=x43805]
MARTINA.SANNINO83
00lunedì 25 marzo 2013 15:52
Guarda, io mi auguro che i nostri "nuovi parlamentari", tra cui nostri colleghi federiciani, possano ricordarsi anche di noi e delle problematiche connesse a questa università. Se dovessi rinascere, farei di tutto per farmi eleggere rappresentante degli studenti: da studente, è molto più facile sollevare questioni, dibattiti e cercare le soluzioni ai problemi. La verità, che non abbiamo il coraggio di confessare nemmeno a noi stessi, è che questa facoltà(oh pardon, DIPARTIMENTO)lascia il tempo che trova. Mi sono battuta con i miei per poter frequentare una facoltà come la Federico II ma, onestamente, adesso non so quanto ne sia valsa la pena.
Giuseppe.appioclaudio
00lunedì 25 marzo 2013 16:21
L'Università cambia se cambia la nostra visione del Mondo. Siamo un paese vecchio e l'Università è costruita a misura di una società che non esiste più. Pensare che il giurista, in un contesto globalizzato e nel bel mezzo della società dell'informazione, debba essere ancora l'azzeccagarbugli di famiglia, vuol dire non essersi accorti che il mondo è cambiato.

Bisogna chiedersi: un giovane giurista quali spazi può conquistarsi in questa nuova società? Recentemente, un manager di un' importanze realtà multinazionale mi faceva notare che non è il giurista ad essere poco richiesto, ma è il giurista neolaureato italiano ad essere completamente inutile per aziende di un certo livello. Usciamo dall'Università con un inglese pessimo, con conoscenze informatiche ridicole, senza alcuna esperienza pratica e dopo anni trascorsi a studiare cose che non servono a nulla, se non a garantire un'occupazione sicura a docenti che hanno conquistato "il posto" 40 anni fa :)
MARTINA.SANNINO83
00lunedì 25 marzo 2013 16:36
Tu pensa...il mio sogno è lavorare in un ambiente pregno di materiale penalistico, criminologico. Avrei tanto voluto sostenere esami del tipo "diritto ed esecuzione penale militare", "criminologia" "diritto militare" etc. Non mi è stato concesso, giacché tali esami erano considerato inflazionati. E vabbè...come si fa a paragonare migliore e più richiesto un esame di diritto bancario in giustapposizione ad un esame di medicina legale o patologia forense, dovranno poi spiegarmelo.
Oltre il danno la beffa...la maggior parte dei master in criminologia sai che prevede come laurea preferenziale di partenza?Psicologia o psichiatria forense!!!!!!!
Giuseppe.appioclaudio
00lunedì 25 marzo 2013 16:50
Re:
MARTINA.SANNINO83, 25/03/2013 16:36:

Tu pensa...il mio sogno è lavorare in un ambiente pregno di materiale penalistico, criminologico. Avrei tanto voluto sostenere esami del tipo "diritto ed esecuzione penale militare", "criminologia" "diritto militare" etc. Non mi è stato concesso, giacché tali esami erano considerato inflazionati. E vabbè...come si fa a paragonare migliore e più richiesto un esame di diritto bancario in giustapposizione ad un esame di medicina legale o patologia forense, dovranno poi spiegarmelo.
Oltre il danno la beffa...la maggior parte dei master in criminologia sai che prevede come laurea preferenziale di partenza?Psicologia o psichiatria forense!!!!!!!




Anche a me piace quel settore. Ho avuto voti molto alti in Diritto Penale, in Diritto Processuale Penale ed in Storia del Diritto Penale. Peccato che, nonostante abbia seguito i corsi e nonostante il buon esisto degli esami, debba constatare che in quel settore ero ignorante prima di sostenere gli esami e lo sono ancora dopo aver studiato la materia. Forse lo sono un pochino di meno, ma non sarei certo in grado di esprimere una valutazione ragionata su un caso. Che vuoi che ti dica, rimandiamo al post laurea...così, se ci va bene, se siamo bravi e se siamo fortunati, inizieremo a lavorare a 40 anni (volendo essere ottimisti, eh...) :)
MARTINA.SANNINO83
00lunedì 25 marzo 2013 17:35
Re: Re:
Giuseppe.appioclaudio, 25/03/2013 16:50:




Anche a me piace quel settore. Ho avuto voti molto alti in Diritto Penale, in Diritto Processuale Penale ed in Storia del Diritto Penale. Peccato che, nonostante abbia seguito i corsi e nonostante il buon esisto degli esami, debba constatare che in quel settore ero ignorante prima di sostenere gli esami e lo sono ancora dopo aver studiato la materia. Forse lo sono un pochino di meno, ma non sarei certo in grado di esprimere una valutazione ragionata su un caso. Che vuoi che ti dica, rimandiamo al post laurea...così, se ci va bene, se siamo bravi e se siamo fortunati, inizieremo a lavorare a 40 anni (volendo essere ottimisti, eh...) :)




E intanto il lavoro!!!Chissà....magari divento direttore marketing dell'azienda per cui lavoro.
connormaclaud
00lunedì 25 marzo 2013 18:19
Re:
MARTINA.SANNINO83, 25/03/2013 16:36:

Tu pensa...il mio sogno è lavorare in un ambiente pregno di materiale penalistico, criminologico. Avrei tanto voluto sostenere esami del tipo "diritto ed esecuzione penale militare", "criminologia" "diritto militare" etc. Non mi è stato concesso, giacché tali esami erano considerato inflazionati. E vabbè...come si fa a paragonare migliore e più richiesto un esame di diritto bancario in giustapposizione ad un esame di medicina legale o patologia forense, dovranno poi spiegarmelo.
Oltre il danno la beffa...la maggior parte dei master in criminologia sai che prevede come laurea preferenziale di partenza?Psicologia o psichiatria forense!!!!!!!




Tieni d'occhio i pochi aufp e concorsi a nomina diretta per le ffaa [SM=x43812]
fridafrida
00lunedì 25 marzo 2013 21:24
Mah…vabbé…secondo me è tutto il sistema della cultura in Italia ad essere un flop madornale. Come giustamente osserva Trixam, a partire dagli asili fino a convogliare il peggio del peggio nelle università. Ai miei tempi (non certo recenti, ma neppure lontanissimi) si aveva ancora il buon senso di iscriversi all’università soltanto se fortemente motivati e culturalmente più preparati. Non parlo di intelligenza, si badi bene. Oggi – invece- anche “ l’analfabeta” ha la presunzione di poterlo fare. Nessuno glielo vieta, per carità, ma un minimo di conoscenza dell’italiano resta fondamentale. Non si può pretendere che sia l’Università il luogo in cui imparare ed insegnare la lingua straniera, il latino o le nozioni di informatica…perdonatemi. Ma che siamo alle elementari? Anzi, potrei dire che da questo punto di vista, ci sia stata un’involuzione.. si pensi che mio padre, alle elementari, imparava il latino. Oggi abbiamo docenti, fin dalle scuole di infanzia, che non sanno parlare né scrivere e che dovrebbero insegnare l’italiano e la grammatica. Anche loro figli di questa involuzione culturale. Non da meno il peso dell’ odierna famiglia italiana che spinge i figli a fare presto, bene o male che sia. Basta che ci si sbrighi. Altrove - negli USA- le famiglie intendono al cultura come un investimento, sicché accantonano somme fin dalla tenera età del bambino, per consentirgli un futuro migliore. Il punto è che della cultura in Italia non frega niente a nessuno. L’obiettivo è il lavoro ed il danaro. Se poi non sai cosa sia il Gange, benché ti sia laureato con ottimi voti, pazienza! ( questo è un esempio imbarazzante cui ho assistito nel dialogo con un 110 e lode). Ma voglio dire, nemmeno chi ci rappresenta a livello istituzionale fa meglio. Neppure quando un giovanissimo laureato e viceministro di governo tecnico, ci ricordava che se ti laurei a ventotto anni sei uno sfigato. È questo il messaggio che si tende a lanciare da un tot d’anni a questa parte: devi correre, se poi non sai in quale direzione e con quale bagaglio culturale, non importa..basta che corri! Della cultura in Italia, d’altronde, non frega neppure alle aziende private, che vogliono la pappa bella e pronta e professionalmente avviata. Sempre in paragone Usa: lì sono i privati a finanziare cospicuamente la cultura. Si badi bene, non intendo dire che il modello americano sia trapiantabile in Italia, o che lo stesso non abbia falle ( spesso le prestigiose università statunitensi reggono il proprio buon nome sulla competizione sportiva, più che sull’alto livello di insegnamento). Atteso dunque che il sistema sia marcio fin dalle radici, un discorso a parte meriterebbe – poi- la facoltà di giurisprudenza. Mi limito ad una sola osservazione: cui prodest un insegnamento del diritto soltanto teorico e di rilievo pratico pari a zero? Forse - e sottolineo forse- solo alle caste, checché se ne dica.

Una postilla per MartinaSannino: è normale, conoscendo cosa sia la scienza criminologica, un titolo preferenziale in materie scientifiche. Se solo vuoi pensare che vi si includono biologia- le neuroscienze- la genetica…te ne fai una ragione!


George.Stobbart
00lunedì 25 marzo 2013 21:30
Cos' è il Gange? [SM=g2725401]
Io ne ho conosciuto uno (sempre 110 e lode) che pensava che il Nepal fosse un sito internet. [SM=g2725400]

(che poi ci sarebbe poco da ridere)
Giuseppe.appioclaudio
00lunedì 25 marzo 2013 21:51
Io ho conosciuto 110 e lode preparatissimi ed estremamente costanti nello studio. Raramente, però, mi hanno dato l'impressione di essere capaci di andare oltre il solito lavoro di memorizzazione di nozioni.

In ogni caso, può darsi che mi sbagli e che l'invidia condizioni questo mio giudizio. Su una cosa, però, non ho dubbi: l' Università di oggi non fornisce gli strumenti necessari per essere persone attive nella società contemporanea.
MARTINA.SANNINO83
00martedì 26 marzo 2013 07:40
Ah beh...c'era un professore universitario che scriveva "l'interpetrazione". E il bello è che i suoi libri, i suoi scritti, erano editi con tale errore.
cucciolottastupenda
00martedì 26 marzo 2013 21:34
se tornassi indietro mi iscriverei alla stessa facoltà ma in un'università più "semplice"...a quest'ora sarei laureata con un voto più alto di quello cui potrò aspirare a fine carriera...questa università mi ha succhiato la vitalità,l'allegria e la positività..e per cosa poi?per un pezzo di carta in un ambito inflazionato, senza sbocchi, in un'università che di illustre purtroppo ha solo il nome..
lucas22
00martedì 26 marzo 2013 22:30
Il problema è, a parte l'università,la scarsa praticiotà degli esami, la troppa teoria ecc., che il nostro percorso a differenza di altri percorsi universitari e post universitari è lungo.
Questo è il problema grave, la lunghezza del percorso, sia che si voglia fare il magistrato, il notaio,l'avvocato o scegliere la strada degli altri concorsi.
Per avere buone possibilità di sbocchi lavorativi l'unica cosa da fare è laurearsi in fretta. Alla fine molti di noi, me compreso, che si laureano a 30anni devono essere ben consci del fatto che, per colpa loro o per ragioni esterne, essendosi laureati fuoricorso, devono scontare questo "ritardo" che poi questo nn significa che nn si possa diventare un buon professionista rispetto ad un laureato in corso.
Per il resto quoto trixam molti scelgono l'università per convenzione sociale ecc.
Per come stanno andando le cose ad un mio ipotetico figlio consiglierei di fare l'università ma solo se con grande profitto ed abnegazione ( cioè con risultati concreti, senza perdere tempo in 4 anni deve essere fuori). In caso contrario di cercare di lavorare subito perchè nemmeno bisogna rubare i sogni ad una intera generazione e farli arrivare a 30anni con guadagni pari a meno della metà di un operaio, nn permettendogli di crearsi una famiglia e una propria autonomia.
Giuseppe.appioclaudio
00mercoledì 27 marzo 2013 01:25
Se si vuole diventare un paese avanzato (ad oggi l'Italia non lo è) il numero dei laureati, contrariamente alle baggianate che si raccontano in giro, deve essere alto. Il problema, piuttosto, è fare in modo gli studenti siano messi nelle condizioni di studiare come si deve (e se l'80% degli studenti è fuoricorso, vuol dire che, senza cercare alibi stupidi, c'è un problema "di sistema") e che, una volta laureati, fermo restando l'esigenza di fare la necessaria gavetta, possano l a v o r a r e. Quando dico lavorare, intendo dire che devono svolgere un'attività ed essere retribuiti in proporzione alle competenze acquisite. Competenze che devono essere acquisite nell'università e non all'esterno, come accade, se accade, oggi.
goisis
00mercoledì 27 marzo 2013 13:45
Lucas è vero ma purtroppo sono state le recenti riforme ad allungare ancora più il percorso di studi (non lo dico io ma le statistiche)
connormaclaud
00mercoledì 27 marzo 2013 14:29
Servono nuovi -e accettati- corsi di laurea.
In italia nemmeno vengono considerate figure professionali che all'estero rappresentano delle eccellenze.


Se potessi tornare indietro, laurea non spendibile per laurea non spendibile, sceglierei altre facoltà.
cucciolottastupenda
00mercoledì 27 marzo 2013 18:42
Re:
connormaclaud, 27/03/2013 14:29:

Servono nuovi -e accettati- corsi di laurea.
In italia nemmeno vengono considerate figure professionali che all'estero rappresentano delle eccellenze.


Se potessi tornare indietro, laurea non spendibile per laurea non spendibile, sceglierei altre facoltà.




del tipo? [SM=x43805]
connormaclaud
00mercoledì 27 marzo 2013 20:17
Re: Re:
cucciolottastupenda, 27/03/2013 18:42:




del tipo? [SM=x43805]




non ho capito
goisis
00giovedì 28 marzo 2013 13:46
Del tipo il criminologo che in Italia è una figura professionale che esiste solo sulla carta
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