Il linguaggio politico il caso Gasparri - Merlo

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giusperito
00venerdì 20 maggio 2011 11:13
da noisefromamerika
ne’elam: In uno smilzo libretto Zagrebelsky osserva la progressiva, inarrestabile, perversione del linguaggio della politica
…non c’è laicità, ma laicismo; non giustizia, ma giustizialismo; non informazione critica o informazione giornalistica, ma gogna mediatica; …
e di come si diffondano sempre più, anche nelle opposizioni, quelle che lui chiama “le conseguenze perverse dell’imitazione”
…Invece di reagire con uno scarto, una presa di distanza, una denuncia, si andava al seguito sullo stesso terreno, con una dimostrazione che più chiara non avrebbe potuto essere, di lingua vuota… Questo modo di usare la lingua viola una regola fondamentale che tutti dovrebbero osservare, massimamente in politica, il regno delle differenze: ciò che non potrebbe essere diverso non merita d’essere detto.
Oggi quella linea di demarcazione è saltata. Ti faccio un esempio. Nel seguire le vicende delle elezioni amministrative a sindaco di Torino mi ha colpito ciò che Gasparri ha detto di Fassino: è un cassaintegrato della politica. Fin qui nulla di strano. Da Gasparri una “battuta” del genere, se non fosse vera, e lo è, sarebbe comunque verosimile. Tuttavia usare cassaintegrato come un insulto verso l'avversario, per di più in una città come Torino che conosce il problema fin troppo bene, mi è sembrato eccessivo perfino per uno come Gasparri. La cosa curiosa è che tal Merlo (PD) ha difeso Fassino dichiarando
Se Fassino è un “cassaintegrato” della politica, Gasparri è quasi in mobilità dalla politica.

Cioè si utilizza la situazione di disagio dei lavoratori che perdono il lavoro (temporaneamente o definitivamente) per insultare l'avversario. Uno dice una scempiaggine inutilmente offensiva, la parte avversa ci ricama sopra e accetta di misurarsi su quel linguaggio, invece di negarlo e stigmatizzarne l'uso. Segnale di omologazione e di somiglianza maggiore persino dei possibili contenuti, che nel caso specifico non esistono visto che si tratta di aggiungere all'armamentario un insulto nuovo, diciamo così. È una gara al ribasso nella quale chi insegue fa peggio perchè accetta una terminologia non sua e comunque arriva dopo, e comunque non sono eredi di Pajetta. Questa omologazione di vocabolario ci dice molto sulla sinistra attuale: quando non usa parole astruse e incomprensibili, civetta con la volgarità del centrodestra, riuscendo perfino a far di peggio. Non mi stupisce Gasparri, che però il centrosinistra risponda in quel modo, e sulla stessa lunghezza d'onda, fa tristezza.
Paperino!
00venerdì 20 maggio 2011 11:28
Effettivamente Gasparri e Merlo hanno avuto un bel battibecco, degno dei migliori sciocchi..
Giubo
00venerdì 20 maggio 2011 19:37
Gasparri una delle tante anomalie di questa Italia di anomalie
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