I FUNERALI DI MONS. PADOVESE «Ha pagato con il sangue la sua fedeltà al Vangelo»

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FELICEDILAURO
00lunedì 7 giugno 2010 18:52
«Il vescovo Luigi Padovese è stato definito "una persona perbene", e tale era in realtà.
Questa sua morte ricorda come la fedeltà al Vangelo, in certe situazioni, possa essere pagata con il sangue». Lo ha detto l'arcivescovo di Smirne ed ex presidente della Conferenza Episcopale Turca, mons. Ruggero Franceschini, nell'omelia tenuta nella Cattedrale del Vicariato Apostolico dell'Anatolia gremita di fedeli giunti da tutto il Paese per le esequie del suo successore massacrato giovedì scorso a coltellate, in circostanze ancora non ben chiare.

Mons. Padovese, ha affermato Franceschini rivolto ai presenti, «conosceva bene i Padri di questa Chiesa, io, in tutta umiltà posso dire di aver conosciuto e amato i figli di questa Chiesa e di questa terra; e da Padre, fratello e amico, pieno di dolore ma con forza, ricordando il venerato santo padre Giovanni Paolo II, dico a voi, a tutti voi: non abbiate paura! Non perdetevi di coraggio, siate lieti, come gli Apostoli, di vivere nella sofferenza e nella prova, senza venir meno alla vostra fede, che è il motivo della nostra speranza, che è il fondamento della nostra gioia».

«Sì cari fratelli - ha aggiunto - gioia, perchè nessuno riuscirà a spegnere questa fiaccola, poichè essa è sostenuta non solo dai tanti martiri e santi di questi luoghi, dalla Vergine Santissima patrona di questa comunità, ma da oggi, ne sono certo, da un angelo in più presso il trono di Dio: il vostro, il nostro vescovo Luigi».

«La memoria di padre Luigi - ha ricordato mons. Franceschini, che è anche lui religioso cappuccino come lo scomparspo presule - non avrebbe bisogno di essere esaltata con un elenco di opere buone; ma per amore di verità e di giustizia, ci piace ricordare alla Chiesa di Turchia e agli amici non-cristiani alcune delle cose che ha potuto operare, nell'ambito della carità e della cultura, nel breve periodo del suo ministero come vescovo in Anatolia. Dalle cose più semplici fino all'impegnativa organizzazione dei Simposi, degli incontri e dei convegni di studio».

Tra «le cose più significative», Franceschini ha elencato «la condivisione del cibo con gli amici musulmani durante le reciproche feste, la creazione di un servizio di distribuzione a domicilio di generi
alimentari ad oltre 70 famiglie in difficoltà (di cui una sola cristiana)" e il fatto che "il personale stesso della casa del vescovo (oltre 10 lavoratori) è composto in maggioranza da persone di religione islamica».

Per Franceschini, «la simpatia verso la cultura islamica confermata anche dagli ottimi rapporti con il mufti di Iskenderun», mentre «delle buone relazioni con le autorità civili è quasi superfluo parlare, basta vederle qui oggi, amici tra amici, a condividere lo stesso dolore».

Ma anche se «l'aspetto più noto di mons. Padovese era senz'altro quello dello studioso e sarebbe difficile ricordare qui tutti i titoli e gli incarichi accademici, addirittura impossibile elencare le pubblicazioni scientifiche, basti menzionare le preziose guide per i pellegrini cristiani in Turchia e naturalmente gli studi sulla teologia dei padri della Chiesa vissuti in questa terra, i Simposi Culturali, organizzati ad altissimo livello a Iskenderun, Antakya, Tarso ed Efeso, fin dal 1990 (l'ultimo è
stato sospeso proprio per la sua morte)», l'aspetto più importante della sua eredità morale riguarda «la carità del vescovo Luigi che, ha continuato il presule italiano, «si allargava al mondo della sofferenza, negli eventi sraordinari come nella vita quotidiana».

In proposito, mons. Franceschini ha citato gli aiuti profusi alla popolazione durante le alluvioni qui Iskenderun e a Batman, l'aiuto costante e generoso alle persone colpite dalla malattia, il contributo
determinante per la canalizzazione dell'acqua in alcuni villaggi isolati. «Tutto questo padre Luigi - ha detto Franceschini - l'ha fatto senza aspettarsi nulla in cambio, nessun tornaconto, nessun rientro di immagine, nessuna propaganda religiosa, solo carità cristiana, come insegna il Vangelo».

L'arcivescovo di Smirne ha anche ricordato nella sua omelia «la profonda amicizia» che legava mons. Padovese «a sua santità il Patriarca Bartolomeo e a tutti i fratelli ortodossi, oggi qui rappresentati dai loro pastori».

«Questo - ha concluso - era il vescovo che il Signore ci aveva donato, questo l'amico che tutti abbiamo perso. Auguriamo a lui, frate di san Francesco, sacerdote del Dio altissimo e Vescovo della Santa Chiesa, di riposare in pace accanto al suo Signore. Con lui, anche noi qui continueremo a pregare perchè su questo Medio Oriente il cielo torni ad essere più sereno, e i cuori ritrovino la strada della pace, per una coesistenza armoniosa nella collaborazione per il bene comune».

Il corpo di monsignor Padovese sarà successivamente tumulato a Milano nella tomba di famiglia.
angel in the sky
00martedì 8 giugno 2010 09:16
come volevasi dimostrare...non è depresso!
TURCHIA
AsiaNews: "Monsignor Padovese
vittima di omicidio rituale"

L'agenzia del Pontificio istituto missioni estere rivela nuovi dettagli sull'uccisione del vescovo, parla di "sacrificio contro il male" ed esclude che l'assassino sia malato di mente



CITTA' DEL VATICANO - Non è stato il gesto di un malato di mente ma si è trattato di un omicidio rituale, con modalità e motivazioni da ricercare nel fanatismo religioso. Ad avanzare la nuova ipotesi a proposito dell'uccisione del presidente dei vescovi turchi, monsignor Luigi Padovese 1, è stata oggi AsiaNews, agenzia del Pontificio istituto missioni estere, che inserisce quindi l'omicidio nella visione dell'Islam fondamentalista e ritiene che alla luce dei fatti siano "da rivedere le dichiarazioni del governo turco e le prime convinzioni espresse dal Vaticano, secondo cui l'uccisione non avrebbe risvolti politici e religiosi, fermo restando che, come ha detto Benedetto XVI 2, questo assassinio non può essere attribuito alla Turchia e ai turchi, e non deve oscurare il dialogo".

"Testimoni - scrive oggi AsiaNews - affermano di aver sentito il vescovo gridare aiuto. Ma ancora più importante, è che essi hanno sentito le urla di Murat subito dopo l'assassinio". Secondo le fonti citate dall'agenzia del Pime, l'uomo è salito sul tetto della casa è ha gridato: "Ho ammazzato il grande satana! Allah Akbar!". Anche la dinamica
dell'uccisione è più chiara: il vescovo è stato accoltellato in casa. Egli è riuscito ad avere la forza di andare fuori, sulla soglia della casa, sanguinante e gridando aiuto e là avrebbe trovato la morte. Forse solo quando egli è caduto a terra, qualcuno gli ha tagliato la testa".

"Il grido - sottolinea AsiaNews - coincide perfettamente con l'idea della decapitazione, facendo intuire che essa è come un sacrificio rituale contro il male. Ciò mette in relazione l'assassinio con i gruppi ultranazionalisti e apparentemente fondamentalisti islamici che vogliono eliminare i cristiani dalla Turchia. Del resto, secondo un giornale turco, il
Milliyet del 4 giugno, l'assassino avrebbe detto alla polizia di aver compiuto il gesto 'per rivelazione divina'".

Secondo Asianews, "la presunta insanità mentale del 26enne che da oltre quattro anni viveva a fianco del vescovo è ormai indifendibile". Ercan Eris, l'avvocato della Conferenza episcopale turca, sostiene che l'omicida non può essere diventato depresso in un giorno e che non esiste nessun rapporto sanitario che lo dichiari tale. Ormai è certo che il giovane è sano di mente. "Non c'è alcun certificato medico - riporta AsiaNews - che attesti la sua invalidità mentale. Negli ultimi tempi egli stesso diceva di essere depresso, ma ormai si pensa che questa fosse tutta una strategia per potersi difendere in seguito".

Ieri da Ankara è giunto a Iskenderun il ministro della Giustizia condannando esplicitamente il gesto e assicurando che verrà fatto il possibile per fare piena luce su quanto accaduto. Stabilire la verità è necessario per lo Stato turco, perché mostri la sua modernità e capacità di garantire il diritto; ma è necessario anche alla chiesa.

Secondo voci nella polizia, sembra che Murat stia offrendo una nuova giustificazione del suo gesto: monsignor Padovese sarebbe un omosessuale e lui, Murat, 26 anni, sarebbe la vittima, "costretta a subire abusi". La strategia difensiva dell'omicida è indirizzata cioè a sostenere l'ipotesi di un atto di "legittima difesa". Secondo esperti del mondo turco citati da AsiaNews, l'uccisione di monsignor Padovese mostra un'evoluzione delle organizzazioni dello "Stato profondo": è la prima volta che essi mirano così in alto. Finora avevano colpito semplici sacerdoti 3; ora invece hanno attentato al capo della chiesa turca. Allo stesso tempo, il loro fare è divenuto più sofisticato, meno grezzo di una volta. Non ci si limita alla "pazzia", usata già per l'omicida di don Andrea Santoro 4, ma si offrono più spiegazioni, per confondere l'opinione pubblica nazionale e internazionale.

(07 giugno 2010)




Selkis
00mercoledì 9 giugno 2010 10:01
“Sicuro è che non si tratta di un assassinio politico o religioso, si tratta di una cosa personale”, ma questo per Benedetto XVI. “Aspettiamo ancora tutte le spiegazioni”, aggiungeva, e probabilmente faceva riferimento alle indagini in corso. Ora, “secondo voci nella polizia turca” (Il Sole-24Ore, 8.6.2010), Murat Altun avrebbe confessato di aver ucciso monsignor Padovese perché esasperato dalle sue asfissianti avances sessuali. “Una cosa personale”, proprio come aveva detto Benedetto XVI. Ma un martire della fede torna sempre comodo, soprattutto se la “cosa personale” è imbarazzante, e allora ecco che il papa potrebbe essere costretto a rivedere la sua opinione sull’omicidio. “Non vogliamo mescolare questa situazione tragica con il dialogo con l’islam”, aveva detto, ma ora potrebbe essere costretto a farlo, spinto dalla comunità cattolica in Turchia, alla quale un vescovo martire tornerebbe assai più utile di un vescovo omosessuale, e da quei lepantisti che hanno subito storto il muso al suo porgere la mano ai “fratelli musulmani”.


Ricordate i sei senegalesi uccisi dalla camorra a Castelvolturno nel 2008? Uccisi perché neri? Pare che furono fatti fuori per errore: la camorra li riteneva, a torto, rivali nello spaccio di droga. A chi poteva tornar comodo che la strage avesse un movente “razzista”? Un po’ a tutti, forse agli stessi camorristi, dopo aver capito di aver sbagliato bersaglio. I quali non è affatto escluso che nel far fuori i sei senegalesi possano aver gridato: “Crepate, negri di merda!”.
Così per la morte di monsignor Padovese: potrebbe tornar comodo anche agli islamisti che sia stato ucciso perché cristiano, e vescovo per giunta, piuttosto perché avesse fatto saltare i nervi ad Altun con le sue pressanti richieste. Che questi possa aver gridato: “Allah Akbar!” (ma le fonti sono tutte di parte cattolica) diventa la cosa più importante, mentre passano in secondo piano tutte le stranezze del caso.

Monsignor Luigi Padovese aveva rinunciato al suo viaggio a Cipro poche ore prima di essere ucciso, dopo che Murat Altun gli aveva comunicato che non lo avrebbe seguito. Quel viaggio era un appuntamento importantissimo (doveva essere accanto a Benedetto XVI che consegnava quell’Instrumentun laboris alla cui stesura il Padovese aveva dato un grande contributo), ma a tuttora nessuno sa spiegare perché il vescovo vi abbia rinunciato.
Murat Altun era alle sue dipendenze come autista da quattro anni, e tuttavia il Padovese lo voleva accanto a sé anche quando non doveva spostarsi. Non sarebbero mancate occasioni per uccidere prima il vescovo, soprattutto nella settimana che ha preceduto quella nella quale si è consumato l’omicidio, nella quale il Padovese ha trattenuto presso di sé l’Altun senza mai consentirgli di tornare a casa. È diventato islamista in quarantotto ore, l’Altun?
Tutti dicono che si fosse convertito o stesse per farlo: per un islamista sarebbe inammissibile anche solo il simularlo.


Non regge, la tesi dell’omicidio rituale è fragile fino all’inconsistenza. E il fatto che su di essa si affanni soprattutto chi conosceva bene monsignor Padovese puzza maledettamente.

(http://malvinodue.blogspot.com)
Selkis
00mercoledì 9 giugno 2010 10:03
In molti paesi dove è vigente la shari’a – l’Arabia Saudita, per esempio – la pena comminata per il peccato/reato di sodomia è la decapitazione. Superfluo dire che, anche in questa occasione, come in mille altre nella tradizione islamica, il grido di “Allah Akbar!” che si leva a compimento dell’esecuzione capitale non è altro che un sigillo equivalente al nostro “amen”, nulla più di un “così sia”.
Essere decapitato da mano musulmana, insomma, non è di per se stesso un merito che possano apporsi sul petto solo i martiri della fede cristiana, crociati o meno, ma spetta di diritto pure i gay. Che monsignor Luigi Padovese sia stato decapitato, dunque, non fa prova provata che lo sia stato a causa della veste che indossava, e non esclude che il motivo stesse sotto quella.
angel in the sky
00mercoledì 9 giugno 2010 11:20
Re:
Selkis, 09/06/2010 10.03:

In molti paesi dove è vigente la shari’a – l’Arabia Saudita, per esempio – la pena comminata per il peccato/reato di sodomia è la decapitazione. Superfluo dire che, anche in questa occasione, come in mille altre nella tradizione islamica, il grido di “Allah Akbar!” che si leva a compimento dell’esecuzione capitale non è altro che un sigillo equivalente al nostro “amen”, nulla più di un “così sia”.
Essere decapitato da mano musulmana, insomma, non è di per se stesso un merito che possano apporsi sul petto solo i martiri della fede cristiana, crociati o meno, ma spetta di diritto pure i gay. Che monsignor Luigi Padovese sia stato decapitato, dunque, non fa prova provata che lo sia stato a causa della veste che indossava, e non esclude che il motivo stesse sotto quella.




anche se fosse stato omosessuale l'omicidio è gravissimo e nulla toglie alla colpa di chi lo ha commesso.
Più in generale non credo a tutti quelli che dicono "sono stato costretto ad avere rapporti sessuali con quella persona", questa affermazione è validissima per bambini,adolescenti plagiati, donne sottomesse e minacciate,ma per un uomo adulto non lo è.

E comunque non ho molta fiducia nella polizia turca [SM=x43633]



Selkis
00mercoledì 9 giugno 2010 11:29
Re: Re:
angel in the sky, 09/06/2010 11:20:




anche se fosse stato omosessuale l'omicidio è gravissimo e nulla toglie alla colpa di chi lo ha commesso.
Più in generale non credo a tutti quelli che dicono "sono stato costretto ad avere rapporti sessuali con quella persona", questa affermazione è validissima per bambini,adolescenti plagiati, donne sottomesse e minacciate,ma per un uomo adulto non lo è.

E comunque non ho molta fiducia nella polizia turca [SM=x43633]






ma infatti, l'omicidio è sempre omicidio, ci mancherebbe!
nel caso questo sia il movente, non costituisce di certo un'attenuante, dato che si suppone che abbia accettato la relazione, finchè è durata.
Solo che procamare la vittima un martire della fede solo perchè era un vescovo e mettere in mezzo gli integralismi religiosi quando non c'entrano è pericoloso e aumenta solo il clima di odio.

In quanto italiana, se dicessi che non ho fiducia nella giustizia di un altro Paese sarei ridicola, posso solo sperare che la situazione sia chiarita.

angel in the sky
00mercoledì 9 giugno 2010 12:10
Re: Re: Re:
Selkis, 09/06/2010 11.29:



ma infatti, l'omicidio è sempre omicidio, ci mancherebbe!
nel caso questo sia il movente, non costituisce di certo un'attenuante, dato che si suppone che abbia accettato la relazione, finchè è durata.

su questo concordo pienamente


Solo che procamare la vittima un martire della fede solo perchè era un vescovo e mettere in mezzo gli integralismi religiosi quando non c'entrano è pericoloso e aumenta solo il clima di odio.

non dico che si è martiri solo perché vescovi assassinati.Se fosse stato ucciso per una rapina di certo non lo direi,ma mi baso sugli omicidi di preti e fedeli cattolici e protestanti in Turchia avvenuti engli ultimi anni.Vanno sempre ad uccidere qualche cristiano e,poi,si dichiarano depressi o disturbati psichici.Non mi pare una coincidenza.







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