Governo: Un piano per i titoli di studio nei concorsi La laurea peserà meno.

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|Lyuba|
00domenica 22 gennaio 2012 12:33
L'ipotesi di un sistema di valutazione dei diplomi dei singoli atenei. Il voto di laurea dovrebbe sparire come elemento di punteggio.
ROMA - Venerdì prossimo, in Consiglio dei ministri, confronto sul tema della laurea: il suo valore legale, il peso che ha nei concorsi pubblici. Sullo sfondo, la proposta di un diverso criterio di accreditamento dei singoli atenei: ovvero il peso specifico che potrà avere il prestigio accademico di un'università (quindi anche i suoi criteri selettivi) rispetto ad altre. Stando alle indiscrezioni, nelle cartelle del governo sarebbe pronto per la discussione un provvedimento con molte novità.
Primo: nei concorsi pubblici, soprattutto per i quadri dirigenziali, dovrebbe cadere il vincolo del tipo di laurea. Basterà un titolo per partecipare. Ci saranno le doverose eccezioni «tecniche» (nel caso in cui occorra una competenza specifica, per esempio, da ingegnere). Però conteranno maggiormente la capacità e la professionalità dimostrata dal candidato durante il concorso. In sostanza, per diventare dirigente di una Asl poco importerà se ho una laurea in Giurisprudenza o in Lettere, sarà decisivo il mio risultato personale nel concorso. Secondo: revisione del criterio legato al voto di laurea, che dovrebbe sparire come elemento di punteggio. Terzo: diverso accreditamento, cioè «apprezzamento», delle singole università, che smetteranno di essere di fatto tutte uguali.

Se ne è già discusso venerdì scorso: al dibattito informale hanno partecipato, oltre al presidente Mario Monti e al ministro dell'Istruzione Francesco Profumo, anche i ministri Anna Maria Cancellieri (Interni), Paola Severino (Giustizia), Filippo Patroni Griffi (Pubblica amministrazione) suscitando anche l'interesse di Lorenzo Ornaghi (Beni culturali, rettore della Università Cattolica di Milano). Nel prossimo Consiglio dei ministri, con ogni probabilità, si arriverà a una sintesi. Creando un elemento di forte novità e discontinuità rispetto al passato.

In Confindustria, per esempio, si fa sapere che «non si può non essere d'accordo» con una mossa che «va sicuramente nella direzione di una vera liberalizzazione». Ma si sottolinea anche come si debba proteggere il «consumatore di formazione» (lo studente, la sua famiglia) circa la qualità del prodotto che si sceglie. Ovvero aiutare quel «consumatore» a capire quale sia l'ateneo giusto. O se, addirittura, certi atenei siano da evitare. Naturalmente nel settore privato la laurea in sé ha un peso specifico diverso rispetto al settore pubblico. La Confindustria da sempre guarda con favore alla prospettiva di un maggior rigore nella selezione degli atenei e a una autentica concorrenza tra i migliori. E ripone molta fiducia nel lavoro dell'Anvur, l'Agenzia nazionale di valutazione del Sistema universitario e della ricerca presieduta da Stefano Fantoni.

Dice Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli: «Nel settore privato non cambierà molto. E' del tutto ovvio che un capo del personale di una qualsiasi azienda assume valutando i pro e i contro delle caratteristiche dei candidati, indipendentemente dalla laurea e dal suo stesso punteggio. Detto questo, se davvero il Consiglio dei ministri varasse un provvedimento del genere, si stabilirebbe un principio sacrosanto anche per la pubblica amministrazione. Cioè la possibilità di accedere per le competenze acquisite dalla singola persona e non solo in base al famoso "pezzo di carta". Mi sembra molto giusta la prospettiva di rimuovere, per esempio, il blocco del tipo laurea per accedere alle professioni della pubblica amministrazione».

Gavosto sottolinea poi un altro aspetto, che riguarda più direttamente le «fabbriche del sapere» (le università) e quindi i famosi «consumatori di formazione» (gli studenti che si affacciano sul mondo del lavoro). Dice Gavosto: «Non tutti gli atenei sono uguali. Lo sappiamo benissimo. Di conseguenza non tutti i voti conseguiti sono uguali. E bisognerà saperne tenere conto, nelle nuove norme. Ma sarebbe tempo che gli atenei si specializzassero puntando sulle discipline nelle quali sono più forti. Farò un esempio: Teramo offre una facoltà di Veterinaria sicuramente tra le migliori in Italia se non in Europa. Sarebbe bene che si concentrasse in quella materia, lasciando perdere in prospettiva i corsi più deboli. E ciò dovrebbe valere per tutte le università del nostro Paese»

Invece Attilio Oliva, presidente di TreeLLLe-per una società dell'apprendimento continuo (che da anni si occupa di miglioramento della qualità dell'education nel nostro Paese), punta l'indice contro l'abitudine tutta italiana di affidarsi burocraticamente e schematicamente alla «certezza» dei numeri, cioè dei punteggi: «L'ossessione dell'oggettività uguale equità si trasforma in un inno alla deresponsabilizzazione di chi è chiamato a scegliere, a selezionare».

Cosa vuole dire, con questo ragionamento, Oliva? «Molto semplice. Il punteggio diventa l'unico elemento amministrativo-burocratico di certezza. Mentre è del tutto evidente che il valore delle singole lauree dipende soprattutto dalla qualità e dalla serietà dell'ateneo che le ha rilasciate. Insomma, la vera svolta si avrà quando, nella scelta dei migliori, anche nella pubblica amministrazione ci sarà una adeguata responsabilizzazione dei selezionatori. Magari dopo una discussione collettiva, arrivando a una sintesi».

Corriere della Sera

Che ne pensate di questa liberalizzazione? [SM=g2725370]
MARTINA.SANNINO83
00domenica 22 gennaio 2012 12:47
Mah!
Mela.87
00domenica 22 gennaio 2012 13:18
Benvenga la meritocrazia, ma per rendere efficaci tutte queste modifiche c'è bisogno di un monitoraggio costante e stringente, altrimenti che la Federico II Giurisprudenza sia più tosta, quindi garantisca maggiormente per il laureato, rischia di diventare solo una falsa etichetta. Ottimo che il voto non conti più una cippalippa, e soprattutto bene che si valutino le capacità del singolo candidato (solo mi chiedo, come cambieranno i criteri di valutazione?), in realtà per ogni lavoro c'è bisogno di attidudini diverse, che lo studio non sempre da. Bene che l'università sia vista come un plus, oggi ci vanno tutti, senza che la useranno mai! Anche se non capisco perchè non si valuti il tipo di laurea in base al concorso.. Io comunque dico che tutto questo non basta, voglio una preparazione migliore e più spendibile già mentre frequento i corsi all'Università, non voglio stare a perdere un sacco di tempo dopo per la pratica o la preparazione a un concorso, e voglio più soldi per noi, voglio che la mia preparazione sia più competitiva; qua con una laurea presa in tempo e col massimo dei voti nessuno (giustamente?) ti calcola..
cucciolottastupenda
00domenica 22 gennaio 2012 15:25
non sono d'accordo....chiamatemi pure persona dalle scarse vedute ma ammettiamo che io abbia un problema di salute tra 2 medici con diversi voti di laurea io preferirei farmi curare da quello che ha 110 e lode....non so voi... [SM=g2725335]
poi nn sn d'accordo che magari una laurea presa nell'università X sia più importante di un'altra presa nell'università y...si rischierebbe di creare studenti di serie A e di serie B....mah...è tutto da vedere [SM=x43800]
cucciolottastupenda
00domenica 22 gennaio 2012 15:32
Re: L'ipotesi di un sistema di valutazione dei diplomi dei singoli atenei. Il voto di laurea dovrebbe sparire come elemento di punteggio.
|Lyuba|, 22/01/2012 12.33:

ROMA - Venerdì prossimo, in Consiglio dei ministri, confronto sul tema della laurea: il suo valore legale, il peso che ha nei concorsi pubblici. Sullo sfondo, la proposta di un diverso criterio di accreditamento dei singoli atenei: ovvero il peso specifico che potrà avere il prestigio accademico di un'università (quindi anche i suoi criteri selettivi) rispetto ad altre. Stando alle indiscrezioni, nelle cartelle del governo sarebbe pronto per la discussione un provvedimento con molte novità.
Primo: nei concorsi pubblici, soprattutto per i quadri dirigenziali, dovrebbe cadere il vincolo del tipo di laurea. Basterà un titolo per partecipare. Ci saranno le doverose eccezioni «tecniche» (nel caso in cui occorra una competenza specifica, per esempio, da ingegnere). Però conteranno maggiormente la capacità e la professionalità dimostrata dal candidato durante il concorso. In sostanza, per diventare dirigente di una Asl poco importerà se ho una laurea in Giurisprudenza o in Lettere, sarà decisivo il mio risultato personale nel concorso. Secondo: revisione del criterio legato al voto di laurea, che dovrebbe sparire come elemento di punteggio. Terzo: diverso accreditamento, cioè «apprezzamento», delle singole università, che smetteranno di essere di fatto tutte uguali.

Se ne è già discusso venerdì scorso: al dibattito informale hanno partecipato, oltre al presidente Mario Monti e al ministro dell'Istruzione Francesco Profumo, anche i ministri Anna Maria Cancellieri (Interni), Paola Severino (Giustizia), Filippo Patroni Griffi (Pubblica amministrazione) suscitando anche l'interesse di Lorenzo Ornaghi (Beni culturali, rettore della Università Cattolica di Milano). Nel prossimo Consiglio dei ministri, con ogni probabilità, si arriverà a una sintesi. Creando un elemento di forte novità e discontinuità rispetto al passato.

In Confindustria, per esempio, si fa sapere che «non si può non essere d'accordo» con una mossa che «va sicuramente nella direzione di una vera liberalizzazione». Ma si sottolinea anche come si debba proteggere il «consumatore di formazione» (lo studente, la sua famiglia) circa la qualità del prodotto che si sceglie. Ovvero aiutare quel «consumatore» a capire quale sia l'ateneo giusto. O se, addirittura, certi atenei siano da evitare. Naturalmente nel settore privato la laurea in sé ha un peso specifico diverso rispetto al settore pubblico. La Confindustria da sempre guarda con favore alla prospettiva di un maggior rigore nella selezione degli atenei e a una autentica concorrenza tra i migliori. E ripone molta fiducia nel lavoro dell'Anvur, l'Agenzia nazionale di valutazione del Sistema universitario e della ricerca presieduta da Stefano Fantoni.

Dice Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli: «Nel settore privato non cambierà molto. E' del tutto ovvio che un capo del personale di una qualsiasi azienda assume valutando i pro e i contro delle caratteristiche dei candidati, indipendentemente dalla laurea e dal suo stesso punteggio. Detto questo, se davvero il Consiglio dei ministri varasse un provvedimento del genere, si stabilirebbe un principio sacrosanto anche per la pubblica amministrazione. Cioè la possibilità di accedere per le competenze acquisite dalla singola persona e non solo in base al famoso "pezzo di carta". Mi sembra molto giusta la prospettiva di rimuovere, per esempio, il blocco del tipo laurea per accedere alle professioni della pubblica amministrazione».

Gavosto sottolinea poi un altro aspetto, che riguarda più direttamente le «fabbriche del sapere» (le università) e quindi i famosi «consumatori di formazione» (gli studenti che si affacciano sul mondo del lavoro). Dice Gavosto: «Non tutti gli atenei sono uguali. Lo sappiamo benissimo. Di conseguenza non tutti i voti conseguiti sono uguali. E bisognerà saperne tenere conto, nelle nuove norme. Ma sarebbe tempo che gli atenei si specializzassero puntando sulle discipline nelle quali sono più forti. Farò un esempio: Teramo offre una facoltà di Veterinaria sicuramente tra le migliori in Italia se non in Europa. Sarebbe bene che si concentrasse in quella materia, lasciando perdere in prospettiva i corsi più deboli. E ciò dovrebbe valere per tutte le università del nostro Paese»

Invece Attilio Oliva, presidente di TreeLLLe-per una società dell'apprendimento continuo (che da anni si occupa di miglioramento della qualità dell'education nel nostro Paese), punta l'indice contro l'abitudine tutta italiana di affidarsi burocraticamente e schematicamente alla «certezza» dei numeri, cioè dei punteggi: «L'ossessione dell'oggettività uguale equità si trasforma in un inno alla deresponsabilizzazione di chi è chiamato a scegliere, a selezionare».

Cosa vuole dire, con questo ragionamento, Oliva? «Molto semplice. Il punteggio diventa l'unico elemento amministrativo-burocratico di certezza. Mentre è del tutto evidente che il valore delle singole lauree dipende soprattutto dalla qualità e dalla serietà dell'ateneo che le ha rilasciate. Insomma, la vera svolta si avrà quando, nella scelta dei migliori, anche nella pubblica amministrazione ci sarà una adeguata responsabilizzazione dei selezionatori. Magari dopo una discussione collettiva, arrivando a una sintesi».

Corriere della Sera

Che ne pensate di questa liberalizzazione? [SM=g2725370]



cioè...aprendiamo ad esempio il concorso per le agenzie delle entrate potrebbe essere tentato anche da uno laurreato in Filodofia o Beni culturali? [SM=g2725333]
ObbligazioneNaturale
00domenica 22 gennaio 2012 15:35
Re:
cucciolottastupenda, 22/01/2012 15.25:

non sono d'accordo....chiamatemi pure persona dalle scarse vedute ma ammettiamo che io abbia un problema di salute tra 2 medici con diversi voti di laurea io preferirei farmi curare da quello che ha 110 e lode....non so voi... [SM=g2725335]
poi nn sn d'accordo che magari una laurea presa nell'università X sia più importante di un'altra presa nell'università y...si rischierebbe di creare studenti di serie A e di serie B....mah...è tutto da vedere [SM=x43800]




Cough gli studenti dovrebbero scegliere l'Ateneo anche in base all'effettiva qualita' dello stesso. Non so te, ma e' auspicabile che uno studente dia un'occhiata anche ai curricula dei docenti.

cucciolottastupenda, 22/01/2012 15.32:



cioè...aprendiamo ad esempio il concorso per le agenzie delle entrate potrebbe essere tentato anche da uno laurreato in Filodofia o Beni culturali? [SM=g2725333]




Non vedo il problema se fosse altrettanto preparato. Si chiamano concorsi per un motivo. Certamente sapranno usare meglio le doppie.
cucciolottastupenda
00domenica 22 gennaio 2012 15:52
Re: Re:
ObbligazioneNaturale, 22/01/2012 15.35:




Non vedo il problema se fosse altrettanto preparato. Si chiamano concorsi per un motivo. Certamente sapranno usare meglio le doppie.




piccolo o.t. Mi pare evidente che è stato un lapsus manus il mio..
|Lyuba|
00domenica 22 gennaio 2012 15:57
Per me va anche bene nel momento in cui lo studente è messo nella posizione di poter scegliere l'università più accreditata anche economicamente, cioè se voglio fare veterinaria e la migliore in tale settore è a Teramo, io, studente di Palermo senza mezzi economici come ci vado? Sarò costretto a sceglierne una meno accreditata, ma più vicina a dove vivo, ergo sarò uno studente di serie B non per scelta, ma per mancanza di mezzi.
Quindi ben venga una differenziazione del valore del "pezzo di carta", ma deve essere garantita a tutti gli studenti l'opportunità di scegliere indipendentemente dal reddito.
Mela.87
00domenica 22 gennaio 2012 18:56
Re:
cucciolottastupenda, 22/01/2012 15.25:

non sono d'accordo....chiamatemi pure persona dalle scarse vedute ma ammettiamo che io abbia un problema di salute tra 2 medici con diversi voti di laurea io preferirei farmi curare da quello che ha 110 e lode....non so voi... [SM=g2725335]
poi nn sn d'accordo che magari una laurea presa nell'università X sia più importante di un'altra presa nell'università y...si rischierebbe di creare studenti di serie A e di serie B....mah...è tutto da vedere [SM=x43800]




Io no, per fortuna!..scusa se ti sembrerò un po'insolente, ma trovo davvero simpatica la tua osservazione! cioè, prima di prenotare una visita dallo specialista, gli chiedi il voto di laurea? e quello della specializzazione? [SM=x43808] ..credo siano decisamente altri i fattori da considerare..
Giubo
00domenica 22 gennaio 2012 19:20
Re:
cucciolottastupenda, 22/01/2012 15.25:

non sono d'accordo....chiamatemi pure persona dalle scarse vedute ma ammettiamo che io abbia un problema di salute tra 2 medici con diversi voti di laurea io preferirei farmi curare da quello che ha 110 e lode....non so voi... [SM=g2725335]
poi nn sn d'accordo che magari una laurea presa nell'università X sia più importante di un'altra presa nell'università y...si rischierebbe di creare studenti di serie A e di serie B....mah...è tutto da vedere [SM=x43800]




scusami ma io obietto che preferirei farmi curare da un medico che magari non avrà preso il massimo dei voti ma che sa quello che deve fare piuttosto da uno con la lode che però non ha mai manualmente messo mano ad un bisturi.
cucciolottastupenda
00lunedì 23 gennaio 2012 00:33
ragazzi, non prendiamoci in giro, nolente o volente il voto di laurea è un indice che serve a testare la preparazione,perlomeno teorica, di una persona...e ovviamente la preparazione di uno che ha tutti 18 sarà diversa e inferiore da chi prende tutti 30...i voti servono per distinguere chi sà più da chi sà meno,chi ha studiato di più da chi ha studiato di meno...io sto parlando di teoria, poi, ovviamente, è la pratica quella che fà la differenza..io parlo da persona che non prenderà 110 e lode e non lo prenderà perchè nn ha studiato abbastanza.. [SM=x43805]
feliceraia
00lunedì 23 gennaio 2012 01:12
Re:
cucciolottastupenda, 23/01/2012 00.33:

ragazzi, non prendiamoci in giro, nolente o volente il voto di laurea è un indice che serve a testare la preparazione,perlomeno teorica, di una persona...e ovviamente la preparazione di uno che ha tutti 18 sarà diversa e inferiore da chi prende tutti 30...i voti servono per distinguere chi sà più da chi sà meno,chi ha studiato di più da chi ha studiato di meno...io sto parlando di teoria, poi, ovviamente, è la pratica quella che fà la differenza..io parlo da persona che non prenderà 110 e lode e non lo prenderà perchè nn ha studiato abbastanza.. [SM=x43805]




scusami ma tu sai il voto di laurea del tuo medico di fiducia?
feliceraia
00lunedì 23 gennaio 2012 01:18
proprio nella "professione" il voto non serve perche ci si potrebbe laureare con il minimo ma cmq essere figlio di uno dei migliori avvocati di napoli ed avere di conseguenza la "fiducia" di molti piu clienti di un avvocato laureato con il massimo. concordo pienamente sul fatto che nn si tenga conto più del voto per i concorsi perche secondo me è una limitazione ingiustificata e soprattutto inutile.
Giubo
00lunedì 23 gennaio 2012 06:55
ho potuto constatare di persona che non sempre il voto fa così testo...
.pisicchio.
00lunedì 23 gennaio 2012 07:45
Una roba del genere non la faranno passare mai.

E' inutile discuterne. I partiti in Parlamento e i sindacati fuori (vedi recenti mafiose dichiarazioni della Camusso) stanno definitivamente affossando il Paese.

Spero si vada alla bancarotta e alla guerra civile così ci togliamo lo sfizio di andare in Parlamento e presso le sedi dei sindacati con i forconi.
angel in the sky
00lunedì 23 gennaio 2012 11:01
Re:
cucciolottastupenda, 23/01/2012 00.33:

ragazzi, non prendiamoci in giro, nolente o volente il voto di laurea è un indice che serve a testare la preparazione,perlomeno teorica, di una persona...e ovviamente la preparazione di uno che ha tutti 18 sarà diversa e inferiore da chi prende tutti 30...i voti servono per distinguere chi sà più da chi sà meno,chi ha studiato di più da chi ha studiato di meno...io sto parlando di teoria, poi, ovviamente, è la pratica quella che fà la differenza..io parlo da persona che non prenderà 110 e lode e non lo prenderà perchè nn ha studiato abbastanza.. [SM=x43805]




preferisco farmi curare da un medico che ha preso anche tutti 18 ma ha studiato su testi di 2000 pagine, piuttosto che da un medico che ha tutti 30 ma ha preparato gli esami studiando dagli appunti.

Non ti sto parlando di un caso teorico, bensì reale.

Conosco personalmente due persone che studiano in 2 università differenti e stanno per laurearsi in medicina, una persona di certo prenderà 110 e lode l'altra persona no.
Io andrò a curarmi dalla seconda.


MataHari_371
00lunedì 23 gennaio 2012 12:40
Re:
cucciolottastupenda, 22/01/2012 15.25:

non sono d'accordo....chiamatemi pure persona dalle scarse vedute ma ammettiamo che io abbia un problema di salute tra 2 medici con diversi voti di laurea io preferirei farmi curare da quello che ha 110 e lode....non so voi... [SM=g2725335]
poi nn sn d'accordo che magari una laurea presa nell'università X sia più importante di un'altra presa nell'università y...si rischierebbe di creare studenti di serie A e di serie B....mah...è tutto da vedere [SM=x43800]




una ragazza che conosco si è laureata in medicina con 110 e lode,una sessione d'anticipo,con tesi pubblicata e plauso della commissione...casualmente [SM=g2725402] il padre è professore universitario nella sua stessa facoltà e primario nel reparto in cui lei è stata ammessa come prima in graduatoria per la specializzazione,ora chi non la conosce e non sa tutto questo potrebbe pensare a lei come ad un genio,ok...voi mi direte anche chi la conosce potrebbe pensarlo,perché non è detto che sia arrivata così in alto per meriti suoi,bene...qualche tempo fa il padre ebbe un problema di salute,niente di grave per fortuna,necessitava di una semplicissima flebo...cavoli,ma che fortuna avere un altro medico in casa,la brillante dottoressa prima in graduatoria...che ve lo dico a fare,dopo ben tre anni di specializzazione il piccolo luminare della medicina non fu in grado neppure di fare una semplicissima flebo al padre e dovettero chiamare a casa un infermiere!bene...io da questa non mi farei neppure misurare la pressione!!!come si dice in questi casi??? [SM=g2725333] ...ah...a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca quasi sempre [SM=g2725401]
cucciolottastupenda
00lunedì 23 gennaio 2012 12:41
Re: Re:
angel in the sky, 23/01/2012 11.01:




preferisco farmi curare da un medico che ha preso anche tutti 18 ma ha studiato su testi di 2000 pagine, piuttosto che da un medico che ha tutti 30 ma ha preparato gli esami studiando dagli appunti.

Non ti sto parlando di un caso teorico, bensì reale.

Conosco personalmente due persone che studiano in 2 università differenti e stanno per laurearsi in medicina, una persona di certo prenderà 110 e lode l'altra persona no.
Io andrò a curarmi dalla seconda.





io nn ho mai sentito di persone che studiano medicina dagli appunti....
|Lyuba|
00lunedì 23 gennaio 2012 12:58
Quando ti rivolgi ad un professionista non gli chiedi di certo il voto di laurea, ti affidi alla fama, a chi si è trovato bene (il cosiddetto passaparola). Io mi trovo benissimo con il mio dentista, ma mica so con quanto si è laureato, me ne hanno parlato benissimo delle persone, prima di andarci ho controllato soltanto che fosse iscritto all'albo, l'opinione personale me la sono fatta andandoci, sapere il voto di laurea che garanzia mi avrebbe dato?!
angel in the sky
00lunedì 23 gennaio 2012 13:57
Re: Re: Re:
cucciolottastupenda, 23/01/2012 12.41:



io nn ho mai sentito di persone che studiano medicina dagli appunti....




a Napoli no, ma in altre regioni d'Italia sì.

Le università non sono tutte uguali.


Giubo
00lunedì 23 gennaio 2012 17:33
sottoscrivo angel in the sky
cucciolottastupenda
00martedì 24 gennaio 2012 14:44
ma ipotizziamo che qsta proposta passi..se la federico II non è tra le università prestigiose cn la mia laurea che ci faccio?
cmq per me tale ipotesi nn farebbe che sostituire una discriminazione cn un'altra perchè i laureati verrebbero discriminati a priori a causa dell'università di provenienza...
(peter crouch)
00martedì 24 gennaio 2012 14:52
leggere certe cose mi fa sorridere..ma da quando un 110 e lode deve essere più produttivo e valido di un 95 ad esempio?

Mettiamo il caso di un praticante..ha 110 e lode e non sa fare una notifica, si vergogna di fare udienza, non sa rapportarsi con la clientela..ma chi lo piglia? [SM=g2725400]
(peter crouch)
00martedì 24 gennaio 2012 14:55
Re:
|Lyuba|, 23/01/2012 12.58:

Quando ti rivolgi ad un professionista non gli chiedi di certo il voto di laurea, ti affidi alla fama, a chi si è trovato bene (il cosiddetto passaparola). Io mi trovo benissimo con il mio dentista, ma mica so con quanto si è laureato, me ne hanno parlato benissimo delle persone, prima di andarci ho controllato soltanto che fosse iscritto all'albo, l'opinione personale me la sono fatta andandoci, sapere il voto di laurea che garanzia mi avrebbe dato?!




condivido pienamente.

(peter crouch)
00martedì 24 gennaio 2012 14:57
Re:
cucciolottastupenda, 22/01/2012 15.25:

non sono d'accordo....chiamatemi pure persona dalle scarse vedute ma ammettiamo che io abbia un problema di salute tra 2 medici con diversi voti di laurea io preferirei farmi curare da quello che ha 110 e lode....non so voi... [SM=g2725335]
poi nn sn d'accordo che magari una laurea presa nell'università X sia più importante di un'altra presa nell'università y...si rischierebbe di creare studenti di serie A e di serie B....mah...è tutto da vedere [SM=x43800]



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dimmi che è una battuta?

gegge82
00martedì 24 gennaio 2012 15:02
diciamo che il diverso punteggio basato sul prestigio dell'universita' ( ma non ho capito come sarebbe stilata la classifica) potrebbe essere un correttivo per attenuare gli effetti negativi delle lauree ottenute via internet con esami che si svolgono con crocette e quiz a risposta multipla... se per fare un concorso come dirigente nella pubblica amministrazione il titolo conseguito lì va bene, almeno che renda meno punti o che non sia equiparato appieno ad uno nostro. Spesso mi chiedo perchè continuo a ostinarmi a finire qui l'universita' quando so'di persone che in 3 anni finiranno... forse perchè poi , se riesco a finire in tempo , la mia preparazione sara' maggiore...anche se il numero di persone che avranno soddisfatto la condizione di accesso (laurearsi in giurisprudenza e equipollenti) saranno molte piu' di quanto preventivato.
cucciolottastupenda
00martedì 24 gennaio 2012 15:36
Re:
(peter crouch), 24/01/2012 14.52:

leggere certe cose mi fa sorridere..ma da quando un 110 e lode deve essere più produttivo e valido di un 95 ad esempio?

Mettiamo il caso di un praticante..ha 110 e lode e non sa fare una notifica, si vergogna di fare udienza, non sa rapportarsi con la clientela..ma chi lo piglia? [SM=g2725400]




in un colloquio di lavoro in ambito privato il 110 e lode butta più fumo negli occhi di un 95....io sto parlando di teoria,m è ovvio che la capacità di trasformare la teoria in pratica è tutt'altra cosa.dalle parole di molti utenti traspare quasi un disappunto e invidia nei confronti di chi ha preso o prenderà 110 e lode, cm se quelli che si sn laureati con il massimo dei voti siano dei "babbasoni", stupidoni e privi di senso pratico...pare che volete giustiicare i vostri voti bassi gettando mer** su quelli che hanno studiato di più...
(peter crouch)
00martedì 24 gennaio 2012 15:56
Re: Re:
cucciolottastupenda, 24/01/2012 15.36:




in un colloquio di lavoro in ambito privato il 110 e lode butta più fumo negli occhi di un 95....io sto parlando di teoria,m è ovvio che la capacità di trasformare la teoria in pratica è tutt'altra cosa.dalle parole di molti utenti traspare quasi un disappunto e invidia nei confronti di chi ha preso o prenderà 110 e lode, cm se quelli che si sn laureati con il massimo dei voti siano dei "babbasoni", stupidoni e privi di senso pratico...pare che volete giustiicare i vostri voti bassi gettando mer** su quelli che hanno studiato di più...



ci sono tanti 110 e lode bravissimi nel proprio lavoro così come tanti 95...tutto qui..perchè una persona con un voto basso dovrebbe essere discriminata...?

Secondo il tuo ragionamento solo chi prende 110 e lode è affidabile..tutto ilr esto si deve buttare nella monnezza?


gennarino.86
00martedì 24 gennaio 2012 16:26
anche io sono contrario all'abolizione del voto perche' se apparentemente serve solo a distinguere i bravi, i piu' dotti da quelli meno brari o meno dotti e pur sempre una testimonianza matematica di un percorso universitario per molti davvero conquistato con le unghie e coi denti. E pur partendo dal fatto che solo dopo la laurea si dimostra se davvero ci sai fare nel mondo del lavoro il voto è un termine di giudizio importante per le ragioni che ho sopra espresso. Naturalmente nessuno poi intende vedersi crollare un riconoscimento , che è il voto finale, sudato e ottenuto dopo anni di sacrifici e di imegno sui libri
itreniavapore@
00martedì 24 gennaio 2012 17:53
Peter Crouch allora mi dici qual è la soluzione ???
Dai sputiamo sto rospo !
Stai dicendo in pratica che:
" Se studi tanto e ti laurei col massimo dei voti, non serve ai fini lavorativi tanto conta quello che sai fare. Dunque, sia che ti laurei con 110 sia che ti laurei con 90 è la stessa cosa che ti danni a fare !"
Quindi il senso del tuo discorso è il seguente:
" Il MERITO ALL'UNIVERSITA' -che è la massima istituzione culturale del Paese- NON ESISTE, DAL MOMENTO CHE IL LAUREATO CON 110 NON NECESSARIAMENTE E' PIU' CAPACE DEL LAUREATO CON 90. NON HA ALCUN SENSO DIFFERENZIARSI PER STUDIO E CONOSCENZE DURANTE IL PERCORSO UNIVERSITARIO PERCHE' IL TUTTO NON HA NECESSARIAMENTE RILIEVO AI FINI DELLA FORMAZIONE DEL LEGULEIO. QUINDI, A TUO GIUDIZIO, UN 90 ED UN 110 HANNO FATTO LO STESSO STUDIO, HANNO LE STESSE CONOSCENZE INSUFFICIENTI E LE STESE LACUNE ".
Una domanda : " MA CHE CAZZO L'HAI FATTA A FARE ST'UNIVERSITA' ??? "
MA SE FOSSI COERENTE- ed è proprio questo il problema- DOVRESTI LOTTARE PER LA LIBERALIZZAZIONE DEGLI ALBI PROFESSIONALI PER DESTITUIRE DI VALORE LA LAUREA IN GIURISPRUDENZA CHE TI SEI PIGLIATO O TI STAI PIGLIANDO VISTO CHE NON SERVE A NULLA...
A TUO GIUDIZIO, in definitiva, NON SOLO L'UNIVERSITA' NON HA CAPACITA' FORMATIVA ( e siamo d'accordo ) MA NON HA SENSO NEPPURE FARE UN PERCORSO SOGGETTIVO DI CONOSCENZA ( perchè tanto non ne saprai mai abbastanza ) . QUINDI PER QUALE CAZZO DI RAGIONE SI DOVREBBE FREQUENTARE L'UNIVERSITA' ???
ATTENDO UNA RISPOSTA.
BUONA SERATA !
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