Lodo Schifani: giù le mani dalla Corte
di Sandra Bonsanti
13/01/04
Il lodo Schifani non esiste più. E’ servito a mettere al riparo, temporaneamente, il presidente del Consiglio da un processo molto scomodo. Non è servito a mettere al riparo il semestre europeo dalle gaffe e dalla rozzezza istituzionale dello stesso. La Corte costituzionale si è rivelata una volta ancora il vero alto baluardo della nostra fragile democrazia contro le aggressioni interessate, così come avevano stabilito i padri costituenti.
E’ una bella giornata, per il Paese, che poche ormai ne conosce, ma che spera in un futuro migliore e non tanto lontano. E’ una bella giornata per tutti quegli italiani che si erano mobilitati per contrastare l’approvazione della legge: più di quindicimila cittadini avevano sottoscritto nel giugno scorso l’appello di giuristi e costituzionalisti lanciato da Libertà e Giustizia. Oltre alle violazioni contenute nella legge, denunciavamo il fatto che il lodo serviva a Berlusconi per sfuggire alla giustizia del proprio paese e degradava “irrimediabilmente la sua figura e ancor più il prestigio delle istituzioni italiane”.
Dunque, oggi, che è una bella giornata, il primo pensiero va alla Corte, e ci vien fatto di dire, con parole care a L&G, “Giù le mani dalla Corte costituzionale”. Non è un mistero infatti, ma una certezza da quando i quattro “saggi” (Andrea Pastore di Forza Italia, Roberto Calderoni della Lega, Francesco D’Onofrio dell’Udc e Domenico Nania di An) riuniti a Lorenzago dal 20 al 25 agosto produssero una sorta di nuova costituzione italiana, che la Casa delle Libertà ha pensato e pensa di ridisegnare la Corte, alterandone la composizione e tentando di regionalizzarla e politicizzarla.
Giù le mani dalla Corte diciamo alla maggioranza di governo (se esiste ancora) ed anche all’opposizione che non si sogni di accettare compromessi su questa istituzione.
Adesso ci piacerebbe che il processo potesse ripartire senza tifo da stadio da una parte e senza ignobili attacchi ai Pm dall’altra. Ci piacerebbe che chi ha sbagliato paghi, chi ha messo a disposizione somme immense per corrompere i giudici venga dichiarato colpevole di un grave reato.
Non invochiamo ribaltoni legati all’aula di giustizia, ma nemmeno pensiamo giusto di esser governati in eterno da politici che di scrupoli, nella loro vita passata e presente, ne hanno sentiti pochi. Non crediamo che il voto popolare sia il lavacro di ogni peccato. E crediamo invece ancora, in questa bella giornata, che la questione morale sia uno dei valori fondamentali da cui far ripartire ogni tentativo di rinnovamento nel paese. Con buona pace di chi, ancora oggi, pensa che essa sia una fissazione di una piccola parte di italiani, ininfluenti nei grandi giochi della politica.