ognuno ha la sua...verità.
San Francesco in camicia nera
San Francesco «non condannò mai l'uso delle armi per la legittima difesa»: lo ha detto il vicepremier Gianfranco Fini, pronunciando stamani ad Assisi il cosiddetto messaggio agli italianì durante le celebrazioni per la festa del patrono d'Italia. Fini ha sottolineato che Francesco «desiderava la pace come mezzo al servizio del bene comune» e ha ricordato che la regola francescana non proibì l'uso delle armi ma l'aggressione armata. «Una nozione importante - ha osservato Fini - nell' epoca attuale, in cui la libertà deve essere difesa ogni giorno dalle persone in divisa». Fini ha sottolineato che Francesco «non aizzò rivolte sociali, nè l'invidia dei deboli contro i potenti, insegnando l'umiltà dei doveri e non predicando la lotta di classe. Con i potenti - ha proseguito il vicepremier - si comportava con grande realismo e spirito di equilibrio. Fu con questo atteggiamento che si recò in missione di pace presso il sultano d'Egitto». Per Fini «è con questo stesso spirito che oggi va affrontato il confronto con altre culture e religioni, per portare un autentico contributo di pace, verità e libertà, senza mai rinunciare alla nostra identità». Secondo il vicepremier, va in questa direzione la proposta di legge approvata dalla Camera per fare del giorno di San Francesco una «festa del dialogo». (articolo 21)
I giudizi espressi dal vice premier sulle questioni legate alla "lotta di classe", "all'invidia dei deboli verso i potenti" sono il frutto di una cultura per niente francescana, ma quanto meno duecentesca. Francesco era un uomo dei suoi tempi. Tempi in cui la mortalità infantile era a livelli inimmaginabili (anche per le nazioni attuali del Sud del mondo), l'età media era di quarant'anni, ci si ammalava di peste bubbonica, di tetano: qualunque malattia infettiva, compresa l'influenza, poteva essere letale. Poi. guerre, ingiustizie, ecc. ecc. L'economia era basata sullo sffruttamento della terra e sul commercio, la circolazione monetaria era quello che era, ecc. ecc. E non c'erano torri nè gemelle, né spaiate, perchè ancora non avevamo imparato l'architettura dei minareti ...
Non riporto paragoni con le condizioni delle terre dei musulmani di allora: sarebbe inutile. Ma se andate a Granada o a Siviglia vedrete ancora oggi che se la passavano un po' meglio dei nostri antenati. Un'operazione chirurgica almeno la facevano con il bisturi e non cospargendo di sale la ferita e incidendovi sopra una croce ...
Me ne sono fatto uno scrupolo personale. Appena sento puzza di fascismo, ne scrivo a vista.
A che serve riproporre in questi termini la figura del nostro Santo Patrono? Forse a ricordarci che siamo un paese diviso. E' o non è la riproposizione dell'eterna tiritera fascista sulla società pacificata e dello Stato dispensatore di armonia, senza la mediazione della democrazia, ma con quella della buona parola del Padre della Patria o, in sua insolvenza, del manganello e dell'olio di ricino?
Sì. Lo è.
Dunque:
San Francesco partecipò effettivamente alla Quinta Crociata (1217 - 1221), quella condotta da Giovanni di Brienne, re di Gerusalemme e Andrea II, re di Ungheria. A bandirla fu quel buontempone di Innocenzo III, che predicava la teocrazia, cioè la supremazia del potere spirituale (leggi il papato) su quello temporale (leggi l'Imperatore: prima Enrico VI, poi Ottone, infine, per fortuna del mondo intero, Federico II di Svevia). La crociata, per la cronaca, si concluse con un solenne disastro.
Francesco operava in Egitto come "cappellano militare", mai si oppose all'idea della Crociata e aveva opinioni molto particolari sull'opera di evangelizzazione da condurre nelle terre degli infedeli. Pensava che in un primo momento non ci si dovesse mettere al servizio della Parola di Dio, ma accettare e sottomettersi alle regole di chi li ospitava. Solo in un secondo momento si sarebbe passati all'opera di evangelizzazione vera e propria. Come i temibili terroristi di oggi.
C'è un episodio che non tutti gli storici riportano e che riguarda l'attività di Francesco in Egitto. E' il tentativo di conversione del Sultano da lui operato prima della sconfitta definitiva de Il Cairo.
Secondo quanto riportato da Frate Illuminato, parrebbe che Francesco, rapito dai Turchi, e riempito di botte, riuscisse a fuggire, ma non prima di portare a termine il suo disperato e miracolante tentativo. Mi dispiace, ma alcuni passi tocca leggerli.
Disse a Francesco il sultano. "II vostro Signore insegna nei Vangeli che voi non dovete rendere male per male, e non dovete rifiutare neppure il mantello a chi vuoi togliervi la tonaca" Quanto più voi cristiani non dovreste invadere le nostre terre!". Rispose il beato Francesco: "Mi sembra che voi non abbiate letto tutto il Vangelo. Altrove, infatti, è detto: "Se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo lontano da tè. E, con questo, Gesù ha voluto insegnarci che, se anche un uomo ci fosse amico o parente, o perfino fosse a noi caro come la pupilla dell'occhio, dovremmo essere disposti ad allontanarlo, a sradicarlo da noi, se tentasse di allontanarci dalla fede e dall'amore del nostro Dio. Proprio per questo, i cristiani agiscono secondo giustizia quando invadono le vostre terre e vi combattono, perchè voi bestemmiate il nome di Cristo e vi adoperate ad allontanare dalla religione quanti uomini potete. Se invece voi voleste conoscere, confessare e adorare il Creatore e Redentore del mondo, vi amerebbero come se stessi!".
Chiaro?
Insomma, se si voleva usare la figura di Francesco come uomo del dialogo e dedicare nel giorno del 4 ottobre una giornata di approfondimento interculturale e interreligioso (che va benissimo) si poteva almeno contestualizzare un pochino. Purtroppo il Francesco che parla agli animali, si spoglia dei suoi averi per condurre una vita di povertà, insegnarci le regole dell'umiltà e riceve le stimmate non è un buon esempio quando si parla di dialogo con l'Islam. Solo se si cerca di giustificare i toni da crociata di oggi con le crociate vere di ieri, allora capisco la riproposizione di un simile Francesco.
Questo Francesco è un uomo medievale e ha molti più punti di contatto con chi oggi ci atterrisce con i suoi gesti odiosi, che non con chi partì anch'egli per una crociata e concluse un accordo del quale il mondo deve rendergli grazie ancora oggi, se vogliamo parlare di pace e stabilità. E sempre che si voglia continuare a sguazzare nel Medioevo.
Quel tipo si chiamava Federico II di Svevia. Assolutista convinto, per niente democratico, collezionista di scomuniche, lbertino, divenne Re di Gerusalemme sposando Iolanda di Brienne, dopo essersi accordato con i Turchi, senza spargimento di sangue. Ma essendo scomunicato non trovò nessuna autorità cristiana disposta a celebrarne la cerimonia. Capito? (Aveva ottenuto quello per cui ci si massacrava da anni e nessun Papa glielo voleva riconoscere ...)
Alla Crociata di fatto non acconsentì, spergiurando. Invece, alla sua corte si circondò di matematici e filosofi anche arabi, certo anche per compiacersi di un potere senza confini.
Grazie a lui a Napoli nacque la prima cattedra di Anatomia.
Ne continuerà a salvare più quella che le sciocchezze di Fini, che non crediamo abbia pronunciato la pronfusione con un saio indosso e dopo aver rinunciato alle sue laute prebende parlamentari.
Proprio per questo, andava detto.
(A meno che Fini non volesse sostenere che Francesco aveva già benedetto la spedizione italiana in Iraq mentre parlava con il sultano. Ma allora saremmo davanti a una semplice, ma pericolosa, strumentalizzazione)
ognuno ha una sua verità, insomma...
interessante leggere anche di altre campane, non solo quelle francescane.
tutto qui.