Ma che bel toooopic!!!!!
Proseguo io, con l'etimologia dei vocaboli che addobbano la nostra tavola, per essere colti anche davanti a un bel piatto di pasta
1)- Perchè il
coperto si chiama così, quando invece è tutto... scoperto??
Il coperto, nell’accezione moderna è l’apparecchiatura della tavola (tovaglia, tovagliolo, posate ecc.) e in senso piú esteso il diritto fisso che si paga, in trattoria, per il servizio. Per capire perché tutto ciò si chiama “coperto” (quando in realtà è tutto “scoperto”) occorre tornare indietro nel tempo, fino al Medio Evo. In quel periodo storico le morti per avvelenamento da cibo erano all’ordine del giorno, le pietanze, quindi, venivano chiuse a chiave dentro la credenza, al sicuro, lontano da eventuali avvelenatori. Nello stesso mobile, coperto in un vasellame preziosissimo veniva riposto tutto ciò che occorreva per imbandire la tavola del nobile e degli ospiti di riguardo. Questo uso, in particolare, era molto in auge nelle corti francesi tanto è vero che il nostro “coperto” (nell’accezione di apparecchiatura della tavola) viene dal francese “couvert”.
2)- E le
posate?
Le posate, participio passato del verbo "posare", derivano il loro nome dal fatto che segnalano il posto dove si deve collocare, “posare” il commensale. La parola discende dal latino “pausare” (fermarsi), ma certo ha subíto l’influenza della lingua spagnola, dove “posada” significa “astuccio con le posate” e ha finito col significare “locanda”.
3)- In particolare Il
cucchiaio, la
forchetta, il
coltello
Impensata è l’etimologia della parola “cucchiaio”, presente nella nostra lingua solo a partire dal secolo XIV: deriva dal latino “cochlearium” , che era un recipiente per le chiocciole e poi, secondo Marziale, una specie di cucchiaio tagliente per estrarre le chiocciole dal guscio. La parola è strettamente connessa col greco “kòchlos” (conchiglia). Quindi cucchiaio, conchiglia, chiocciola sono parole legate l’una all’altra e la cosa appare talmente evidente che ci si meraviglia di non averci mai pensato.
Intuitivo il termine forchetta: diminutivo di forca, dal verbo “forare”, di cui una varietà è “ferire”. La radice “far”, in sanscrito “bher”, si trova in “faringe” e “forbice”, il che dimostra che nelle derivazioni “far” ha assunto una valenza sia attiva sia passiva: produrre un foro o essere forato, cavo.
E veniamo al coltello, che ha un’origine molto incerta sebbene sia parola antichissima che si ritrova in tutta l’area indoeuropea. Il coltello, dunque, sarebbe (il condizionale è d’obbligo) il latino “cultellus” diminutivo di “culter, cultri” (coltro), lama assai tagliente, nell’aratro, disposta verticalmente davanti al vomere per fendere il terreno e, per estensione, l’aratro stesso. Il coltello, quindi, si rifarebbe al mondo contadino.
4) Per concludere il pasto... due parole sulla
frutta!
E già che ci siamo, due parole sulla “frutta” il cui plurale resta invariato anche se è tollerata la forma toscana “le frutte”. Cominciamo col dire che chi mangia la frutta è un godereccio, in quanto gode dei prodotti della terra. Il termine frutta viene, infatti, dal verbo “frui” (godere) e questo da una radice indoeuropea,”bhrug”, la stessa che ha dato vita al “frumento”, contrazione di “frugimentum”, e a “frugale”, nel senso di persona che si accontenta dei frutti della terra, quindi di cose semplici.
Buon appetito!!!
fonte:
faustoraso.blogspot.it/2011/03/tavola.html