Emma Bonino e l'asse PD - Fini

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giusperito
00martedì 29 novembre 2011 10:52
Il Giornale
«Il nostro appoggio alla Bonino? Meglio che perda, così rafforziamo Fini». Sembra un’era geologica fa ma soltanto un anno e mezzo fa, il 28 e il 29 marzo 2010, il centrodestra metteva a segno una clamorosa quanto inattesa vittoria nelle regionali del Lazio.


Concita De GregorioIngrandisci immagine
Un successo in controtendenza rispetto alle difficoltà vissute in quel periodo da tutti i governi europei in carica, reso ancora più significativo dall’estromissione della lista del Pdl. Ebbene oggi, a distanza di un anno e mezzo da quella consultazione elettorale all’indomani della quale l’offensiva dei finiani salì ulteriormente di tono fino al tentativo di ribaltone del 14 dicembre, Concita De Gregorio, allora direttore de l’Unità , racconta un retroscena che fornisce ulteriori elementi per ricostruire il quadro di una fase controversa della nostra storia politica recente.

Un addio sceneggiato da tempo
«Emma Bonino si candidò a Roma per assenza di un candidato dell’opposizione e aveva tutte le possibilità di vincere. Siccome il Pd non sembrava voler sostenere la sua candidatura, io andai da un altissimissimo dirigente del Pd e gli chiesi se per caso non avessero deciso di non sostenerla» racconta la giornalista. «Se è così, diciamocelo, gli dissi, altrimenti è ipocrita e inutile fare una battaglia del giornale.L’alto dirigente mi rispose così: “A noi questa volta nel Lazio ci conviene perdere. Perché siccome la Polverini è una candidata di Fini ed è l’unica sua candidata della tornata, se vince, Fini si rafforza all’interno della sua posizione critica nel centrodestra e, finalmente, si convince a mollare Berlusconi e a fare il Terzo polo, insieme a Casini. A quel punto noi avremmo le mani libere per allearci con Fini e Casini e andare al governo”».

La replica della De Gregorio è improntata allo stupore. «Ma come farà a spiegare agli elettori che volete perdere? E per giunta per allearvi con il Terzo polo?». Il vaticinio del superdirigente è laconico: «Ma non saremo noi a dare spiegazioni, la spiegazione la darà la crisi economica!». Un ragionamento che fa capire in maniera esplicita quanto nell’opposizione si puntasse sulla capacità di rottura del gruppo finiano e si scommettesse sul ribaltamento del verdetto popolare. Naturalmente la miccia fatta cadere dall’ex direttore dell ’Unità accende l’incendio delle recriminazioni in casa radicale. A Via del Nazareno il responsabile Organizzazione Nico Stumpo prova a buttare acqua sul fuoco. «Solo poche parole: quelle affermazioni non hanno alcun fondamento». E Giuseppe Fioroni, tirato in ballo come possibile protagonista del dialogo, respinge con forza ogni illazione. «Non sono io. Ho sostenuto la Bonino, punto e basta».

La reazione del segretario radicale Mario Staderini è durissima. «Questa rivelazione avrebbe del clamoroso se non fosse che avevamo denunciato tutto a tempo debito» dice, «bastava infatti guardare il budget della campagna elettorale del centrosinistra, che nel caso della Bonino era un quarto di quanto speso per Marrazzo».A questo punto,aggiunge, «al di là del dirigente citato dalla De Gregorio, Pier Luigi Bersani deve dire la verità e chiedere scusa agli elettori».
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