Daniele Sepe vs Saviano (s' port')

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OneOfTheesedays
00venerdì 4 giugno 2010 01:27
Daniele Sepe scrive un rap anti Saviano:
«È intoccabile più del Papa»
Il musicista, «comunista» napoletano, accusa lo scrittore di non accettare il contraddittorio e di essere manovrato

corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/arte_e_cultura/2010/3-giugno-2010/daniele-sepe-scrive-rap-anti-saviano-intoccabile-piu-papa--17031306245...

Compagni che sbagliano. LE DOSI. [SM=x43820]




OneOfTheesedays
00venerdì 4 giugno 2010 01:28
Saviano purché francescano

di Massimo Gramellini- La Stampa

Fino a quando lo affermavano politici prevenuti e intellettuali invidiosi, si poteva sorvolare. Ma ora che persino un punto di riferimento per le masse come il centravanti milanista (e napoletano) Borriello accusa Saviano di «aver lucrato sulla mia città», la questione si fa maledettamente seria. È giusto che uno scrittore possa acquisire fama e denaro parlando di camorra, come un centravanti facendo dei gol? Nel suo ultimo disco il musicista partenopeo Daniele Sepe - meno conosciuto di Borriello perché non si è mai fidanzato con Belen - rinfaccia a Saviano: «Hai fatto fortuna, ma chi ti paga è il capo dei burattinai», come se fosse la berlusconiana Mondadori ad aver arricchito il suo autore e non viceversa. Eppure basta bighellonare fra i blog che commentano le parole di Borriello per accorgersi che tanti la pensano come lui e paragonano Saviano a «uno che fa beneficenza e va a dirlo in giro».

In questo Paese cattolico e contadino, che pensa al denaro di continuo ma non smette di considerarlo lo sterco del demonio, è passato il principio che argomenti nobili come la legalità e la giustizia sociale vanno maneggiati in incognito e senza percepire compensi di mercato. Briatore può farsi docce di champagne su tutti gli yacht che vuole: è coerente col personaggio. Ma Santoro non deve guadagnare come Letterman né Saviano come Grisham, perché da chi sferza il malcostume gli italiani pretendono voto di povertà. A noi gli eroi piacciono scalzi e sfigati, per poterli compatire e sentirci più buoni. Così dopo votiamo i miliardari con maggiore serenità.

[SM=x43601]


Paperino!
00venerdì 4 giugno 2010 01:55
Re:
OneOfTheesedays, 04/06/2010 1.28:

Saviano purché francescano

di Massimo Gramellini- La Stampa

Fino a quando lo affermavano politici prevenuti e intellettuali invidiosi, si poteva sorvolare. Ma ora che persino un punto di riferimento per le masse come il centravanti milanista (e napoletano) Borriello accusa Saviano di «aver lucrato sulla mia città», la questione si fa maledettamente seria. È giusto che uno scrittore possa acquisire fama e denaro parlando di camorra, come un centravanti facendo dei gol? Nel suo ultimo disco il musicista partenopeo Daniele Sepe - meno conosciuto di Borriello perché non si è mai fidanzato con Belen - rinfaccia a Saviano: «Hai fatto fortuna, ma chi ti paga è il capo dei burattinai», come se fosse la berlusconiana Mondadori ad aver arricchito il suo autore e non viceversa. Eppure basta bighellonare fra i blog che commentano le parole di Borriello per accorgersi che tanti la pensano come lui e paragonano Saviano a «uno che fa beneficenza e va a dirlo in giro».

In questo Paese cattolico e contadino, che pensa al denaro di continuo ma non smette di considerarlo lo sterco del demonio, è passato il principio che argomenti nobili come la legalità e la giustizia sociale vanno maneggiati in incognito e senza percepire compensi di mercato. Briatore può farsi docce di champagne su tutti gli yacht che vuole: è coerente col personaggio. Ma Santoro non deve guadagnare come Letterman né Saviano come Grisham, perché da chi sferza il malcostume gli italiani pretendono voto di povertà. A noi gli eroi piacciono scalzi e sfigati, per poterli compatire e sentirci più buoni. Così dopo votiamo i miliardari con maggiore serenità.

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Un grande questo Gramellini.
Che poi, se vogliamo parlare di soldi, io vorrei questo Borriello cosa fa, per prendere tutti quei soldi???
Che meriti ha???
E lo stesso Sepe, chi lo paga? Quanto guadagna?
Bah...che gente piccola.


faber83.
00venerdì 4 giugno 2010 02:03

Il papà di Borriello , tale Vittorio Borriello , in arte Biberon , ERA UN USURAIO CHE SVOLGEVA IL SUO "ONESTO" LAVORO IN UN QUARTIERE ( S.Giovanni a Teduccio ) CONTROLLATO DAI MAZZARELLA.
FU UCCISO DA UN PENTITO ( tale Pasquale Centore che nel corso di una deposizione lo definisce " boss " ) PER AVER RECLAMATO UNA SOMMA DI 300.000.000 DI LIRE COME INTERESSI SU UN PRESTITO.

( fonte : L'espresso )

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Camorra-all'-attacco/2049361

PRIMA DI BEATIFICARE BORRIELLO, INFORMIAMOCI SUI FATTI.

Paperino!
00venerdì 4 giugno 2010 02:05
Che poi tutte le accuse vertono sul fatto che Saviano non sia un esperto di mafia (embè, e che c'entra?? Ha riportato SOLTANTO le cronache giudiziarie e le sentenze, non sarà un conoscitore di chissà quali dettagli, ma è uno che queste cose, pur arcinote AI POCHI, LUI LE HA MESSE NERO SU BIANCO RENDENDOLE ARCINOTE AI MOLTI).
Come si fa a non capire che il punto è questo?
A chi da fastidio tutta questa attenzione portata sulla camorra? Solo a chi vorrebbe invece un rassicurante silenzio e poter continuare a fare inciuci nell'ombra. Non vedo altri.
Saviano non è un grande conoscitore di nulla, ma è uno che parla...e questo non va bene a chi vorrebbe tenere sempre Napoli sotto la coltre del silenzio.
Tanto, finché certe verità restano sepolte tra le carte dei tribunali, e nessuno ne parla, è ancora facile potersi muovere, strappare prescrizioni, portare parenti dei boss nella politica etc etc...
Ma se se ne parla, e TUTTO diventa ARCINOTO ai più, ecco che le difficoltà aumentano e gli inciuci diminuiscono.

Poi questa storia che Saviano guadagna. Che palle!! Sto Sepe vorrei sapere quanto ha sul conto in banca. Un comunista come lui perché non scrive canzoni e vende cd a 3 euro? Perché li vende a 20? Quanto guadagna? Che vita conduce???
Perché non ce lo viene a spiegare, il comunista???
Mah. Ridicolo.
Astronascente86
00venerdì 4 giugno 2010 02:08
Re:
OneOfTheesedays, 04/06/2010 1.28:

Saviano purché francescano

di Massimo Gramellini- La Stampa

Fino a quando lo affermavano politici prevenuti e intellettuali invidiosi, si poteva sorvolare. Ma ora che persino un punto di riferimento per le masse come il centravanti milanista (e napoletano) Borriello accusa Saviano di «aver lucrato sulla mia città», la questione si fa maledettamente seria. È giusto che uno scrittore possa acquisire fama e denaro parlando di camorra, come un centravanti facendo dei gol? Nel suo ultimo disco il musicista partenopeo Daniele Sepe - meno conosciuto di Borriello perché non si è mai fidanzato con Belen - rinfaccia a Saviano: «Hai fatto fortuna, ma chi ti paga è il capo dei burattinai», come se fosse la berlusconiana Mondadori ad aver arricchito il suo autore e non viceversa. Eppure basta bighellonare fra i blog che commentano le parole di Borriello per accorgersi che tanti la pensano come lui e paragonano Saviano a «uno che fa beneficenza e va a dirlo in giro».

In questo Paese cattolico e contadino, che pensa al denaro di continuo ma non smette di considerarlo lo sterco del demonio, è passato il principio che argomenti nobili come la legalità e la giustizia sociale vanno maneggiati in incognito e senza percepire compensi di mercato. Briatore può farsi docce di champagne su tutti gli yacht che vuole: è coerente col personaggio. Ma Santoro non deve guadagnare come Letterman né Saviano come Grisham, perché da chi sferza il malcostume gli italiani pretendono voto di povertà. A noi gli eroi piacciono scalzi e sfigati, per poterli compatire e sentirci più buoni. Così dopo votiamo i miliardari con maggiore serenità.

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Chapeau, mon ami!!!
Etrusco
00venerdì 4 giugno 2010 08:55
Sembrerebbe che ciò che Saviano scrive nei suoi libri dia molto fastidio agli affari di Camorra...

Altrimenti come si spiegherebbe tutto questo fuoco incrociato su di lui?
tommy3dita
00venerdì 4 giugno 2010 09:43
Re:
OneOfTheesedays, 04/06/2010 1.28:

Saviano purché francescano

di Massimo Gramellini- La Stampa

Fino a quando lo affermavano politici prevenuti e intellettuali invidiosi, si poteva sorvolare. Ma ora che persino un punto di riferimento per le masse come il centravanti milanista (e napoletano) Borriello accusa Saviano di «aver lucrato sulla mia città», la questione si fa maledettamente seria. È giusto che uno scrittore possa acquisire fama e denaro parlando di camorra, come un centravanti facendo dei gol? Nel suo ultimo disco il musicista partenopeo Daniele Sepe - meno conosciuto di Borriello perché non si è mai fidanzato con Belen - rinfaccia a Saviano: «Hai fatto fortuna, ma chi ti paga è il capo dei burattinai», come se fosse la berlusconiana Mondadori ad aver arricchito il suo autore e non viceversa. Eppure basta bighellonare fra i blog che commentano le parole di Borriello per accorgersi che tanti la pensano come lui e paragonano Saviano a «uno che fa beneficenza e va a dirlo in giro».

In questo Paese cattolico e contadino, che pensa al denaro di continuo ma non smette di considerarlo lo sterco del demonio, è passato il principio che argomenti nobili come la legalità e la giustizia sociale vanno maneggiati in incognito e senza percepire compensi di mercato. Briatore può farsi docce di champagne su tutti gli yacht che vuole: è coerente col personaggio. Ma Santoro non deve guadagnare come Letterman né Saviano come Grisham, perché da chi sferza il malcostume gli italiani pretendono voto di povertà. A noi gli eroi piacciono scalzi e sfigati, per poterli compatire e sentirci più buoni. Così dopo votiamo i miliardari con maggiore serenità.

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concordo su tutto,ma quella in grassetto mi pare una put...a colossale

--letizia22--
00venerdì 4 giugno 2010 10:33
in definitiva danno la colpa a saviano che all'estero dici napoletano,e ti dicono ah camorrista,senza guardare alle proprie responsabilita'.Purtoppo e' vero,questo scrittore parte della citta' non se lo merita,e se fa soldi con questi argomenti tanto di cappello,sarebbe meglio fare i soldi giocando a calcio o facendo la pupa?!assurdo!
lulae
00venerdì 4 giugno 2010 11:32


mai sentito parlare di tal Domenico Sepe [SM=x43803]

poteva trovare un modo meno idiota per farsi conoscere.
gran generale
00venerdì 4 giugno 2010 11:46
OneOfTheesedays, 04/06/2010 1.28:


In questo Paese cattolico e contadino, che pensa al denaro di continuo ma non smette di considerarlo lo sterco del demonio, è passato il principio che argomenti nobili come la legalità e la giustizia sociale vanno maneggiati in incognito e senza percepire compensi di mercato. Briatore può farsi docce di champagne su tutti gli yacht che vuole: è coerente col personaggio. Ma Santoro non deve guadagnare come Letterman né Saviano come Grisham, perché da chi sferza il malcostume gli italiani pretendono voto di povertà. A noi gli eroi piacciono scalzi e sfigati, per poterli compatire e sentirci più buoni. Così dopo votiamo i miliardari con maggiore serenità.



bellissimo articolo
questa parte, poi, è meravigliosa [SM=x43601]

quello italiano è davvero un popolo piccolo piccolo
Un_Minollo
00venerdì 4 giugno 2010 12:19
Re:
OneOfTheesedays, 04/06/2010 1.28:

Saviano purché francescano

di Massimo Gramellini- La Stampa

Fino a quando lo affermavano politici prevenuti e intellettuali invidiosi, si poteva sorvolare. Ma ora che persino un punto di riferimento per le masse come il centravanti milanista (e napoletano) Borriello accusa Saviano di «aver lucrato sulla mia città», la questione si fa maledettamente seria. È giusto che uno scrittore possa acquisire fama e denaro parlando di camorra, come un centravanti facendo dei gol? Nel suo ultimo disco il musicista partenopeo Daniele Sepe - meno conosciuto di Borriello perché non si è mai fidanzato con Belen - rinfaccia a Saviano: «Hai fatto fortuna, ma chi ti paga è il capo dei burattinai», come se fosse la berlusconiana Mondadori ad aver arricchito il suo autore e non viceversa. Eppure basta bighellonare fra i blog che commentano le parole di Borriello per accorgersi che tanti la pensano come lui e paragonano Saviano a «uno che fa beneficenza e va a dirlo in giro».

In questo Paese cattolico e contadino, che pensa al denaro di continuo ma non smette di considerarlo lo sterco del demonio, è passato il principio che argomenti nobili come la legalità e la giustizia sociale vanno maneggiati in incognito e senza percepire compensi di mercato. Briatore può farsi docce di champagne su tutti gli yacht che vuole: è coerente col personaggio. Ma Santoro non deve guadagnare come Letterman né Saviano come Grisham, perché da chi sferza il malcostume gli italiani pretendono voto di povertà. A noi gli eroi piacciono scalzi e sfigati, per poterli compatire e sentirci più buoni. Così dopo votiamo i miliardari con maggiore serenità.

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Mammamia! Ritratto perfetto di ciò che siamo! [SM=x43619]


Koogar
00venerdì 4 giugno 2010 12:31
«Almeno con me non possono dire che parlo per invidia. Io non scrivo libri e neppure sui giornali. Io suono il sassofono, che tengo da invidiargli a Saviano?».
In effetti lo scrittore che ha venduto milioni di copie con il suo «Gomorra» e il musicista Daniele Sepe hanno storie diverse, frequentano mondi diversi, si muovono su piani diversi. Però una cosa da dedicare a Roberto Saviano Daniele Sepe ce l’ha: la canzone «Cronache di Napoli», dal nuovo cd «Fessbuk – Buona notte al manicomio », in uscita dopodomani per «il manifesto cd», stessa casa madre, quindi, della società editrice di «Eroi di carta», il recente saggio del sociologo Alessandro Dal Lago che demolisce l'immagine di Saviano. Come fa con toni ancora più duri Daniele Sepe, rivolgendo allo scrittore parole in lingua napoletana che danno di Saviano una descrizione ben diversa da quella dell’eroe anticamorra cui si è abituati.

«Fabbula favesa », buscie ‘ngopp’ a ‘sta terra, comm’ ‘e cines’ accis’ int’ ’a scatul’ ’e fierr’» dice il brano, imputando allo scrittore di raccontare favole false e bugie, come sarebbe quella dei container al porto in cui sono stipati i cadaveri di immigrati cinesi, immagine con la quale si apre «Gomorra». Daniele Sepe punta il dito: «Staje arreparat’, si ‘na rosa int’ a ‘na serra, nu sistema te cummiglia e ‘a verita’ se ‘nzerra» (sei coperto e come una rosa in una serra, c’è un sistema che ti protegge e la verità si nasconde).
che subisce chi vive nelle stesse zone dove la camorra impera. «E poi perché dovrei condividere il pensiero di uno che sostiene di ammirare il rigore morale di Almirante? Io sono comunista e figlio di partigiani, e non posso sentire cose come questa».
sentir dire che Saviano parli per la libertà e da uomo libero. C’è una frase del brano che non lascia dubbi: «faje ammuina e picci ma, fore do ‘mpiccio, vuo’ cchiu’ sord’ e ciorta» (fai casini e capricci, ma fuori dagli impicci vuoi più soldi e fortuna), e «‘o capo pav’ ‘a scorta, ‘o stess’ boss che t’ha pavat’ ‘a sturiell’, ch t’appara ‘o pesone e’ ‘o capo de guattarell’» (e il capo paga la scorta, lo stesso che ti paga l’affitto è il capo burattinaio). Per chi non l’avesse capito, il riferimento di Sepe è alla Mondadori e Berlusconi.
sissy forte
00venerdì 4 giugno 2010 13:06
Re:
OneOfTheesedays, 04/06/2010 1.28:

Saviano purché francescano

di Massimo Gramellini- La Stampa

Fino a quando lo affermavano politici prevenuti e intellettuali invidiosi, si poteva sorvolare. Ma ora che persino un punto di riferimento per le masse come il centravanti milanista (e napoletano) Borriello accusa Saviano di «aver lucrato sulla mia città», la questione si fa maledettamente seria. È giusto che uno scrittore possa acquisire fama e denaro parlando di camorra, come un centravanti facendo dei gol? Nel suo ultimo disco il musicista partenopeo Daniele Sepe - meno conosciuto di Borriello perché non si è mai fidanzato con Belen - rinfaccia a Saviano: «Hai fatto fortuna, ma chi ti paga è il capo dei burattinai», come se fosse la berlusconiana Mondadori ad aver arricchito il suo autore e non viceversa. Eppure basta bighellonare fra i blog che commentano le parole di Borriello per accorgersi che tanti la pensano come lui e paragonano Saviano a «uno che fa beneficenza e va a dirlo in giro».

In questo Paese cattolico e contadino, che pensa al denaro di continuo ma non smette di considerarlo lo sterco del demonio, è passato il principio che argomenti nobili come la legalità e la giustizia sociale vanno maneggiati in incognito e senza percepire compensi di mercato. Briatore può farsi docce di champagne su tutti gli yacht che vuole: è coerente col personaggio. Ma Santoro non deve guadagnare come Letterman né Saviano come Grisham, perché da chi sferza il malcostume gli italiani pretendono voto di povertà. A noi gli eroi piacciono scalzi e sfigati, per poterli compatire e sentirci più buoni. Così dopo votiamo i miliardari con maggiore serenità.

[SM=x43601]






Splendido articolo
Mi sono ricordata di uno spezzone di trasmissione su la7 (non ricordo che talk show fosse, sinceramente) in cui Gasaparri con l'aria da sornione da "ti ho fregato, eh?!" continuava a chiedere incessantemente a Travaglio : "Si ma quanto guadagni?? Qual'è la tua busta paga?? "
Travaglio rispondeva che dipendeva dagli anni, dalla vendita dei libri e che comunque non si vergognava certo dei soldi che faceva dato che erano frutto di molto lavoro.
E Gasparri, con la stessa aria beota continuava a ripetere "Si ma quanto? Non vuoi dirlo,eh??"
Ecco in questo piccolo siparietto è riassunta e provata l'intera tesi dell'articolo.
Ma c'è poco da fare, siamo un popolo piccolo piccolo.
Se il saggio indica la luna e lo stolto guarda il dito, l'italiano gli guarda la marca delle scarpe.
giusperito
00venerdì 4 giugno 2010 13:17
non riesco a capire che vergogna ci sia a farsi i soldi.. siamo in uno stato capitalista.. ciò che fa la differenza è solo il modo in cui si fanno i soldi (e la morale non c'entra)
giusperito
00venerdì 4 giugno 2010 13:20
su questo rapper voglio dire solo una cosa.. è un comunista di quelli in stile piazzetta dell'orientale.. è il vulnus della democrazia che dà la parola anche a queste persone..
il modo migliore per trattaer questa gente è non dare risalto a queste cose.. in un paese normale una cosa del genere non avrebbe avuto nemmeno gli onori della cronaca
Paperino!
00venerdì 4 giugno 2010 16:11
Ma io pensavo che fosse Luca Sepe, quello di "Lavezzi" e "Maradona no"...ma chi è sto tipo??
Un altro alla ricerca della sua mezz'ora di notorietà?
Etrusco
00venerdì 4 giugno 2010 16:54
Re:
Paperino!, 04/06/2010 16.11:

Ma io pensavo che fosse Luca Sepe, quello di "Lavezzi" e "Maradona no"...ma chi è sto tipo??
Un altro alla ricerca della sua mezz'ora di notorietà?




Beh, facciamo 5 minuti e non se ne parli più. [SM=x43819]
(Hydra)
00venerdì 4 giugno 2010 17:13
Re:


[SM=x43829]

io lo (in)seguo da tempo e più lo leggo e più mi piace!

è bravissimo.


(Hydra)
00venerdì 4 giugno 2010 17:23
Re: Re:

riporto un suo pezzo del maggio 2009 ma, ahimé, sempre attuale
[SM=x43827]



va in onda lo statista pop

(Massimo Gramellini, La Stampa)

Ormai siamo berlusconizzati a tutto. Perciò, quando lo abbiamo visto affacciarsi alla Nazione dai divani di «Porta a porta» per parlare di un fatto privato come il suo divorzio, sapevamo già che nulla avrebbe potuto stupirci. Nemmeno un tentativo disperato di riconciliazione affidato alla chitarra del maestro Apicella o, al contrario, la firma in diretta di un mandato fiduciario alla sua divorzista Ippolita Ghedini, sorella del Niccolò che lo difende nelle cause penali (quell’uomo è così metodico che ha addestrato un Ghedini per ogni rogna). Invece il Presidente Addolorato, come da sua ultima raffigurazione, ci ha spiazzati ancora una volta, recitando semplicemente se stesso e cioè il primo statista pop che abbia mai calcato il palcoscenico della Storia.

Persino quel simpatico mangiatore di arachidi di Bill Clinton, quando dovette andare in tv a parlare dei fattacci propri, indossò una faccia contrita e atteggiamenti d’eccezione, cercando frasi memorabili che per sua fortuna non trovò. Berlusconi riesce a parlare del terremoto, della moglie e del Milan allo stesso modo, nella stessa sera e a volte nella stessa frase, come se tutto fosse la stessa cosa, perché per lui lo è. Come lo è per milioni di italiani che anche quando non lo amano, lo capiscono, dal momento che Berlusconi, tranne che per il reddito, è identico a loro.

Gli stranieri, basta vedere la Cnn, non riescono a comprendere la nostra mancanza di indignazione. Ma uno può indignarsi dello specchio? Questo è il Paese dove un qualsiasi piccolo imprenditore conclude un affare di miliardi con una mail e intanto scambia via sms una barzelletta sconcia con un amico, mentre al telefono ordina un mazzo di fiori per il compleanno dell’amante. Alto e basso, serietà e cazzeggio, cinismo e lacrima. In contemporanea. Questa è la bassa grandezza d’Italia e chi la vorrebbe diversa rischia di ritrovarsi all’opposizione di se stesso.

In tv Berlusconi si è dipinto per l’italiano medio che è. Un padre troppo impegnato sul lavoro, ma che non si è mai dimenticato delle feste di compleanno dei figli, anzi, le ha «sostenute finanziariamente». Un marito distratto, ma capace di romanticismi occasionali e altamente spettacolari, come quando si travestì da nobile berbero per consegnare un gioiello alla «signora». La quale ora non vuole più saperne di lui solo perché si è fidata dei giornali di sinistra, i quali lo hanno dipinto come un depravato seduttore di minorenni, quando invece le cose sono andate così: Silvio era al Salone del Mobile di Milano, ma è dovuto scappare in anticipo per l’imbarazzo che gli procuravano i cori «Grande grande grande» dei fan. Atterrato a Napoli un’ora prima del previsto, ha ingannato l’attesa andando a farsi scattare quattro foto alla festa di compleanno della figlia di un amico. Se adesso la moglie non gli chiede scusa per aver dubitato della sua probità, lui cosa può farci, se non continuare a volerle «un mare di bene»?

In un mondo così meraviglioso e rassicurante c’è poco spazio per l’autocritica. E quando, nel passaggio più rivelatore della serata, Ferruccio De Bortoli, a nome della borghesia lombarda che fu, gli fa notare che un capo del governo non dovrebbe andare a feste di nozze e compleanni, il Premier del Popolo risponde: «Se non andassi ai matrimoni, rinuncerei a essere me stesso. Io parlo con i camerieri, i tassisti, i commessi. Ho un grandissimo rispetto per le persone umili». Applausi in sala e chissà quanti a casa. Questo divorzio minaccia di essere un altro terremoto: nel senso che, invece di togliergli voti, gliene porterà.
OneOfTheesedays
00sabato 5 giugno 2010 17:04
Re: Re: Re:
(Hydra), 04/06/2010 17.23:


riporto un suo pezzo del maggio 2009 ma, ahimé, sempre attuale
[SM=x43827]



va in onda lo statista pop

(Massimo Gramellini, La Stampa)






Bello, me lo ricordo [SM=x43813]


Comunque per amor di verità devo precisare, per chi non lo conoscesse, che Daniele Sepe non è un pincopallino qualsiasi.
è un musicista di lunga data e di grande competenza e talento.
Nonchè eroe della controcultura di sinistra, in prima linea in tante battaglie.
Ed è questo quello che fa più male e che dimostra la vocazione masochista e tafazziana di una certa sinistra (sia essa di "palazzo" o antagonista).

Cioè qui non è indubbio il fatto che si possa criticare o non preferire il giornalista-scrittore Saviano.

Posso capire se avesse innescato con lui una legittima polemiche su posizioni assunte o metodi di indangine.

Invece no, se ne esce con questa "sparata" in versi talmente eccessiva ed ingiustificata da lasciare a bocca aperta.

Almeno a Saviano si deve riconoscere una certa onestà intellettuale ed indipendenza di pensiero
(tanto che pur non lesinando durissime critiche al governo ha, ad esempio, riconosciuto talvolta meriti della destra di governo -maroni- ma ha anche critica fortemente la stessa per la sua totale mancanza di cultura della legalità a differenza della "destra storica" -ed anche qui c'è stata una pioggia di critiche perchè avrebbe elogiato un fascista come almirante)
che, a me sembra, manca totalmente a certi ambienti radical chic di sinistra chiusi ed ideologizzati.

Il riferimento all'editore Berlusconi, "burattinaio di Saviano", si commenta pateticamente da solo ed è stato perfettamente stigmatizzato dall'articolo che ho postato sopra.

Non so che dire, mi dispiace, apprezzavo Sepe, ma ha fatt' sul na figur e merd per la sua totale mancanza di argomenti.

La cosa peggiore è che è caduto nello stesso "giochetto" all'italiana che dice di criticare.
Ormai Saviano non è solo un giornalista, è un simbolo, una icona da amare o odiare acriticamente al di là di quello che effettivamente dice e scrive.

Ormai tutto si misura con i fischi e gli applausi, con i pro o i contro, a discapito di qualsiasi riflessione.

(Scusate il papiello, ma dovevo dar sfogo al mio pessimismo [SM=x43607] )

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