Complimenti agli ambientalisti per l'ennesimo fiasco

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
trixam
00giovedì 21 gennaio 2010 11:36
Scusate, ci siamo sbagliati: faremo meglio i conti. L'Ipcc (Gruppo intergovernativo dell'Onu sul cambiamento climatico), premio Nobel per la pace nel 2007, ha presentato le proprie scuse all'India, il cui governo aveva vivamente protestato per una previsione catastrofica. Nel 2007 l'Ipcc aveva infatti previsto che, se la tendenza al riscaldamento climatico resta quella attuale, i ghiacciai dell'Himalaya si scioglieranno entro il 2035, e forse anche prima. Sconvolgendo le vite di circa 2 miliardi di persone che vivono con l'acqua che scende dalla catena montuosa più alta del mondo.

GHIACCI - Jairam Ramesh, ministro indiano dell'Ambiente, aveva detto al quotidiano The Times of India che lo studio dell'Ipcc «mancava di dati scientifici» e ora lo ammette lo stesso organismo delle Nazioni Unite. Chris Field, direttore del gruppo di studio responsabile del rapporto criticato, ha riconosciuto l'errore e ha detto che a breve l'Ipcc renderà pubblico un nuovo studio con date diverse. Che i ghiacciai himalayani stiano perdendo massa - come quelli di quasi tutto il mondo - è un dato di fatto ma, dato il loro spessore, è impossibile che alle temperature attuali possano sciogliersi del tutto entro il 2035. Yao Tandong, un glaciologo specializzato nell'altopiano del Tibet, in una recente conferenza internazionale ha indicato che al passo attuale i ghiacciai himalayani si scioglieranno per il 30% entro il 2030, per il 40% entro il 2050 e per il 70% entro la fine del secolo. Questo è il secondo controverso episodio che vede coinvolto l'Ipcc negli ultimi mesi dopo la diffusione di email, forse per l'intrusione di hacker russi, di ricercatori dell'università inglese di East Anglia in cui si ammetteva che alcuni dati erano stati «potenziati» per evidenziare meglio il riscaldamento globale.

MENO CALDO DEL PREVISTO - Ma non è l'unico dubbio sulle stime e sull'andamento futuro del riscaldamento globale - che nessun scienziato autorevole in materia mette più in discussione. In uno studio che sarà prossimamente pubblicato dal Journal of Climate, rivista dell'American Meteorological Society, si evidenzia che, in base ai modelli attuali, dall'inizio dell'era industriale a oggi l'immissione nell'atmosfera di anidride carbonica avrebbe dovuto provocare un aumento della temperatura ben più alto di quello effettivamente registrato. Rispetto alla quantità di CO2 emessa, la temperatura sarebbe dovuta aumentare di 3,8 gradi Fahrenheit (2,11 gradi Celsius), invece è aumentata di 1,4 gradi Fahrenheit (0,78 °C). Secondo gli autori dello studio, guidati da Stephen Schwartz del Brookhaven National Laboratory, ciò è dipeso dall'interazione di due fattori:

1 - la Terra è meno sensibile all'aumento dei gas serra di quanto ipotizzato
2 - la riflessione dei raggi solari dovuta al pulviscolo atmosferico sta facendo diminuire il riscaldamento.
Una terza possibilità è l'inerzia maggiore del previsto del riscaldamento dovuto ai gas serra, anche se gli ultimi studi hanno fatto calare il ruolo di questo ultimo fattore.

La domanda che emerge da questo studio è la seguente: quanta anidride carbonica e altri gas serra possono essere ancora immessi nell'atmosfera prima che gli effetti diventino catastrofici? Se la stima del fattore 1 si trova al punto più basso delle previsioni dell'Ipcc, per non superare i 2 gradi centigradi considerati come limite massimo accettabile del riscaldamento planetario restano altri 35 anni di emissioni attuali di combustibili fossili nell'atmosfera. Ma se il fattore 1 si trova al punto massimo della curva, la concentrazione attuale di gas serra è GIÀ a livelli tali che si supereranno i 2 gradi di riscaldamento. Gli autori indicano che l'influenza del fattore 2 oggi è molto difficile da stimare con buona attendibilità. Schawartz ammette che formulare politiche energetico-ambientali con il livello attuale (incerto) di conoscenze è come navigare in acque pericolose senza bussola. «Sappiamo che dobbiare cambiare rotta alla nave e sappiamo dove andare, ma non sappiamo di quanti gradi dev'essere la virata e soprattutto quando dobbiamo girare il timone».
trixam
00giovedì 21 gennaio 2010 11:39
Non per dire, ma il professor battaglia l'aveva detto un po' di tempo prima.
Riporto un suo articolo di quasi due anni fa:

Scrivere proprio oggi sulla colossale balla del riscaldamento globale è, come s'usa dire, come sparare sulla croce rossa; e, a dire il vero, non ne avrei tanta voglia. Anche perché, diciamolo con l'onestà scientifica di sempre, i freddi globali - e sottolineo globali - di questi giorni non sconfessano la balla più di quanto l'afa di luglio non confessi che esso balla non è. E anche perché il pianeta sta effettivamente attraversando una fase di riscaldamento globale: ciò che balla è - colossale, gigantesca balla - è che l'uomo abbia un qualche ruolo sul riscaldamento e, men che meno, sul clima. E anche perché, infine, è da 10 anni che ne scriviamo.

Faccio parte di un organismo internazionale, l'N-Ipcc (la N sta per «non-governativo») che ha valutato la stessa letteratura scientifica a disposizione del più famoso Ipcc, ma è giunto a conclusioni opposte, e ha pubblicato il rapporto «La Natura, non l'Uomo, governa il clima» (tradotto in 5 lingue, la versione italiana è pubblicata dall'editore 21mo Secolo). Il rapporto è stato inviato - assieme alla firma di oltre 650 scienziati da tutto il mondo - al Senato americano, per far ascoltare ai membri di quell'alto consesso, la voce del dissenso (o, visti i numeri, direi più correttamente, del consenso sul dissenso). Ciò che è importante, sul tema, è capire, una volta per tutte, perché col riscaldamento globale l'uomo non c’entra. Vi sono una mezza dozzina di indizi, a nessuno dei quali nessuno ha fornito spiegazione e che tutti insieme fanno una schiacciante prova.

1) Il pianeta è già stato più caldo di adesso: senza invocare tempi geologicamente lontani, lo è stato per molti secoli nel cosiddetto «periodo caldo olocenico» di 6000 anni fa, e per un paio di secoli nel «periodo caldo medievale» di 1000 anni fa.

2) L'attuale riscaldamento è cominciato nel 1700, quando erano l'industrializzazione assente e mezzo miliardo la popolazione mondiale, e ha continuato fino al 1940 quando erano l'industrializzazione quasi assente e la popolazione 1/3 della odierna.

3) La temperatura del pianeta è diminuita dal 1940 al 1975, tanto che a metà degli anni Settanta del secolo scorso era popolare un'isteria per il freddo paragonabile a quella odierna per il caldo; peccato, però, che furono, quelli, anni di boom industriale, demografico e di emissioni di gas-serra.

4) È dal 1998 che la temperatura del pianeta ha smesso di crescere e il 2008 sarà probabilmente dichiarato il più freddo degli ultimi 10 anni; ma dal 1998 le emissioni di gas-serra sono ininterrottamente aumentate.

5) Tutti i modelli matematici che attribuiscono ai gas-serra antropici il ruolo di governatori del clima prevedono che nella troposfera a 10 km al di sopra dell'equatore si dovrebbe osservare un riscaldamento triplo rispetto a quello che si osserva alla superficie terrestre; orbene, le misure (ripeto: misure, non chiacchiere) satellitari non rivelano, lassù, alcun aumentato riscaldamento, men che meno triplo, ma, piuttosto, un rinfrescamento.

Come si vede, quindi, l'attuale riscaldamento è occorso nei tempi e nei luoghi sbagliati rispetto alla congettura che lo vorrebbe d'origine antropica. L'ultimo indizio, poi, non è un indizio: nato come «prova regina» della teoria antropogenica del global warming esso si è evoluto in prova regina della sua inconsistenza. La parola chiave è «sensitività climatica», cioè l'aumento della temperatura conseguente a un raddoppio della concentrazione atmosferica di gas-serra; orbene, la sensitività climatica è di mezzo grado, il che significa che alla fine del 2100 potremmo aspettarci un contributo antropico alla temperatura della Terra di, forse, 0,2 gradi; contributo ben nascosto dalle molto più ampie variazioni naturali.

Mi piacerebbe che nessuno parlasse più di riscaldamento globale, anche perché comincio ad annoiarmi; ma più che un auspicio è, la mia, una pia illusione: quella del riscaldamento globale antropogenico è una fiorente industria, ben oliata dal denaro delle nostre tasse - una quantità fantasmagorica di denaro pubblico - diretto verso progetti tanto grandiosi quanto inutili, tipo: il fantasioso sequestro della CO2, la burla della realizzazione di parchi eolici, la truffa della realizzazione degli impianti fotovoltaici. Il tutto con la benedizione del Parlamento europeo; il quale, promuovendo la politica energetica suicida del cosiddetto 20-20-20, fondata sul falso scientifico di pretendere di governare il clima, sembra ansioso di dare il via ai lavori di scavo per la nostra fossa. Che qualcuno lo fermi.
giusperito
00venerdì 22 gennaio 2010 01:15
ciò detto ma il fotovoltaico e l'eolico non ci garantirebbero da un inquinamento dell'aria che attraverso le polvere sottili aumenta i tumori?
non ci eviterebbe il problema della fine dei combustibili fossili?
non ci eviterebbe il nucleare e gli annessi problemi sullo stoccaggio?
diminuire l'inquinamento non ci garantirebbe un livello di salute migliore? dico sempre indipendentemente dal surriscaldamento.
gran generale
00venerdì 22 gennaio 2010 10:08
Re:
giusperito, 22/01/2010 1.15:

ciò detto ma il fotovoltaico e l'eolico non ci garantirebbero da un inquinamento dell'aria che attraverso le polvere sottili aumenta i tumori?
non ci eviterebbe il problema della fine dei combustibili fossili?
non ci eviterebbe il nucleare e gli annessi problemi sullo stoccaggio?
diminuire l'inquinamento non ci garantirebbe un livello di salute migliore? dico sempre indipendentemente dal surriscaldamento.



non ricordo quali utenti criticavano l'energia eolica perchè deturpa i nostri meravigliosi paesaggi italiani..

in effetti meglio un tumore ai polmoni.. muori per certo, però in una stanza con vista [SM=x43820]
lucas22
00venerdì 22 gennaio 2010 10:13
sicuramente l'inquinamento incide sul clima ma ci sono anche
ragioni "diverse" del cambiamento climatico che non dipendono certo dall'inquinamento.
tuttavia L'INQUINAMENTO RESTA UNA COSA NEGATIVA E NON NATURALE PER LA TERRA.
IN PRIMIS PER LE MALATTIE CHE GENERA ....ma anche per la fruibilita' di certi beni naturali come l'acqua ,il mare ecc.
Quindi vale la pena cmq combattere l'inquinamento .
...Leon...
00venerdì 22 gennaio 2010 11:31
Anche io sono a favore della demonizzazione degli ambientalisti:
solo così facendo il capitale internazionale potrà crescere!

Lo ha capito bene il libertario Putin che, rovesciando una decisione di qualche mese prima, ha permesso alla cartiera di Baikalsk, del suo finanziatore proprietario della Transneft, di continuare a sversare nel lago Baikal, che da solo rappresenta il 20% di acqua dolce del pianeta, liquami velenosi che inquinano in maniera irreversibile la prima fonte al mondo del primo elemento fondamentale della vita umana.

Avanti con il capitale, a morte gli ambientalisti!
Massimo Volume
00venerdì 22 gennaio 2010 14:57
Himalaya, l'Ipcc si scusa e rilancia
"Ghiacciai a rischio scioglimento"
Scuse ufficiali del presidente dell'Organismo scientifico vincitore del Nobel. Che precisa: "L'allarme idrico per quell'area resta altissimo"
di ANTONIO CIANCIULLO

Una svista in tremila pagine dense di numeri. Può capitare, soprattutto quando l'errore è finito non nel summary per i decisori politici ma in un angolo remoto dell'enciclopedia del clima che porta la firma dell'Ipcc. E comunque Rajendra Pachauri, presidente dell'Intergoveramental Panel on Climate che ha ottenuto il Nobel per la pace, ha chiesto ufficialmente scusa. Nei voluminosi tomi del quarto rapporto (2007) è rimasta impigliata un'informazione vistosamente sbagliata: un'intervista di un esperto che prevedeva la fusione dei ghiacciai himalayani entro 35 anni. L'Ipcc fa ammenda ma al tempo stesso rilancia. "La ritirata dei ghiacciai dell'Himalaya è significativa e mette a rischio la disponibilità idrica di un'area in cui vive un sesto dell'umanità". Anche il ministro indiano dell'Ambiente, Jairam Ramesh, che pure si era schierato in maniera molto prudente nella trattativa sul taglio delle emissioni serra, ha confermato l'allarme parlando di "grande preoccupazione" del suo paese per la fusione dei ghiacciai himalayani.

"Un conto è dire che quel dato sui 35 anni è una sciocchezza, un conto è mettere in discussione un processo che ha i suoi aspetti più vistosi nella clamorosa ritirata dei ghiacciai alpini che nell'arco di un secolo hanno perso più della metà della superficie", commenta Claudio Smiraglia, uno dei più noti glaciologi italiani. "I ghiacci dell'Himalaya sono chiamati anche il terzo Polo, perché rappresentano la terza grande concentrazione di ghiacci dopo l'Antartide e l'Artide: parliamo di masse con centinaia di metri di spessore. Ma, nonostante queste dimensioni, negli ultimi cento anni abbiamo registrato una diminuzione del 5 - 10 per cento della superficie e c'è da attendersi un processo analogo di fusione nell'arco dei prossimi 30 o 40 anni. Non si può utilizzare un singolo errore per mettere in discussione un processo che ci minaccia in maniera grave".

La ritirata dei ghiacciai è una tendenza su cui all'interno della comunità scientifica c'è un consenso sostanzialmente unanime. L'ultima roccaforte della sfera del freddo era l'Antartide, dove fino a pochi anni fa, sembrava prevalere una situazione bilanciata. Ma perfino nel più freddo e remoto dei continenti il cambiamento climatico ha lasciato l'impronta. Gli ultimi studi hanno dimostrato che i ghiacciai dell'Antartide occidentale stanno perdendo spessore, assottigliandosi anche di diversi metri l'anno e in dieci anni hanno raddoppiato la velocità di scorrimento verso il mare: se l'assieme dei ghiacci dell'Antartide occidentale subisse un collasso, ci sarebbe un aumento di 5 metri del livello del mare.
trixam
00sabato 23 gennaio 2010 15:07
Cercando di rispondere a tutti.
La difesa dell'ambiente è certamente una cosa meritoria, ma un'altra cosa è l'ambientalismo, che è una ideologia che usa le paure delle persone con dei dati manipolati e taroccati e ricordo che qualche mese fa hanno beccato autorevoli scienziati che si scambiavano e-mail in cui si davano consigli su come taroccare il tutto, che ha uno scopo preciso: giustificare l'intervento dello stato nell'economia sotto la guida degli scienziati illuminati. Non capisco come si fa ad indignarsi quando si usa il pericolo terrorismo per impaurire le persone, e non quando lo si fa usando il pericolo di disastro ambientale. Non capisco come si fa ad omaggiare i leader ambientalisti che sono sempre degli iprocriti, a cominciare da al gore che nel 2000 presiedé la sessione del senato americano che bocciò 95 a 0 il trattato di kyoto senza che il nostro dicesse o votasse contro e ora viene a farci la morale. Dove era la sua voce allora?
Non capisco soprattutto come si fa a negare che è la natura che governa il clima e non l'uomo.
...Leon...
00sabato 23 gennaio 2010 15:22
Re:
trixam, 23/01/2010 15.07:

Cercando di rispondere a tutti.
La difesa dell'ambiente è certamente una cosa meritoria, ma un'altra cosa è l'ambientalismo, che è una ideologia che usa le paure delle persone con dei dati manipolati e taroccati e ricordo che qualche mese fa hanno beccato autorevoli scienziati che si scambiavano e-mail in cui si davano consigli su come taroccare il tutto, che ha uno scopo preciso: giustificare l'intervento dello stato nell'economia sotto la guida degli scienziati illuminati. Non capisco come si fa ad indignarsi quando si usa il pericolo terrorismo per impaurire le persone, e non quando lo si fa usando il pericolo di disastro ambientale. Non capisco come si fa ad omaggiare i leader ambientalisti che sono sempre degli iprocriti, a cominciare da al gore che nel 2000 presiedé la sessione del senato americano che bocciò 95 a 0 il trattato di kyoto senza che il nostro dicesse o votasse contro e ora viene a farci la morale. Dove era la sua voce allora?
Non capisco soprattutto come si fa a negare che è la natura che governa il clima e non l'uomo.



Al Gore non è il paladino di chi cerca di difendere l'ambiente dai disastri del liberismo, proprio perchè è stato esponente di una politica che per l'ambiente poco o nulla ha fatto. Il fatto che sia mediaticamente diventato il leader degli ambientalisti, molto la dice sulla demonizzazione ed oscurantismo di chi realmente attua politiche ecologiste.

La difesa della natura non è un' ideologia come il neoliberismo o il comunismo. La difesa della natura è elemento fondamentale e primario di qualunque scelta politico-economica, perchè è alla base della nostra vita e della nostra qualità di vita, presente e soprattutto futura.
Ricondurre questa affermazione alla volontà di imporre politiche stataliste non sta in piedi sotto nessun punto di vista; se ti piace pensarla così, fa pure, ma è una tesi (purtroppo per me che sono favorevole al controllo pubblico e non privato) alquanto inconsistente.


giusperito
00domenica 24 gennaio 2010 16:39
Re:
trixam, 23/01/2010 15.07:

Cercando di rispondere a tutti.
La difesa dell'ambiente è certamente una cosa meritoria, ma un'altra cosa è l'ambientalismo, che è una ideologia che usa le paure delle persone con dei dati manipolati e taroccati e ricordo che qualche mese fa hanno beccato autorevoli scienziati che si scambiavano e-mail in cui si davano consigli su come taroccare il tutto, che ha uno scopo preciso: giustificare l'intervento dello stato nell'economia sotto la guida degli scienziati illuminati. Non capisco come si fa ad indignarsi quando si usa il pericolo terrorismo per impaurire le persone, e non quando lo si fa usando il pericolo di disastro ambientale. Non capisco come si fa ad omaggiare i leader ambientalisti che sono sempre degli iprocriti, a cominciare da al gore che nel 2000 presiedé la sessione del senato americano che bocciò 95 a 0 il trattato di kyoto senza che il nostro dicesse o votasse contro e ora viene a farci la morale. Dove era la sua voce allora?
Non capisco soprattutto come si fa a negare che è la natura che governa il clima e non l'uomo.




Provo a risponderti io:
Nel primo caso è una paura suscitata al fine di limitare e controllare le libertà delle persone. Inoltre si ha l'impressione che sia una paura strumentalizzata e resa eccessiva rispetto alla concretezza del pericolo. Non dico che è un pericolo inesistente, ma che è un pericolo la cui portata scenografica è superiore alla sua sostanziale aggressività (una gestione delle paure direi barocca). Nel secondo caso si tratta di una paura che è giustificata da un pericolo troppo spesso sottovalutato e che purtroppo sembra poco attuale. Ricordo il saggio di Le Bon sulla psicologia delle folle nel quale si afferma che le persone sono maggiormente colpite da una tassazione alta e vicina, piuttosto che da una tassazione "ratealizzata"e lontana benchè decisamente superiore alla prima. Effettivamente la questione è la stessa. I tumori e le altre malattie connesse all'inquinamento vengono viste come un'anomalia di sistema accettabile e poco rilevante nell'ottica globale, perchè colpiscono singoli che possono essere uniti in masse solo attraverso un processo logico, mentre il terrorismo colpisce singoli già massa uniti da un processo visivo, ripeto, barocco.
Non sono forse le politiche neoliberiste a favorire un aumento dell'inquinamento? Non è compito dello stato porre dei limiti? ratificare kyoto non significava far intervenire lo stato nell'economia?
Inoltre mi domando perchè si debba parlare di riscaldamento globale come di problema che verrà, ma di cui il cittadino medio non capisce le conseguenze, piuttosto che dell'incidenza tumorale quotidiana dell'inquinamento?

giusperito
00domenica 24 gennaio 2010 16:45
L'inquinamento sembra un problema del futuro che non ha nulla a che vedere con il quotidiano. Motivo per cui le domeniche ecologiche sembrano delle simpatiche trovate e non dei provvedimenti (sbagliati siamo d'accordo) ma necessari. La gente non ha la percezione del pericolo e probabilmente questo è dovuto all'attenzione mediatica per il riscaldamento globale piuttosto che per i problemi veri. Ritengo che l'attenzione eccessiva per il riscaldamento globale sia legata ad una strategia finalizzata a paventare un rischio "incomprensibile" (oltre che scientificamente poco credibile), per poi nascondere o sottovalutare altri pericoli ben più vicini, concreti e gravi.
La gente pensa (cito il problema sulla responsabilità di altre discussioni) farà più caldo? appicc o climatizzator.. si sciolgono i ghiacci e si innalzano i mari? Venezia allora se ne scen'.
trixam
00martedì 9 febbraio 2010 14:47
Il professor battaglia colpisce ancora.

La cronaca e la storia danno ragione alla mente perspicace che suggerì di interpretare come «Organizzazione non utile» l’acronimo Onu. La quale però, troppo spesso, si rivela più dannosa che inutile. Ad esempio, quando, in contrasto con ogni evidenza scientifica, vorrebbe governare la scienza del clima attraverso un comitato specificamente istituito con lo scopo di raccontar balle: l’Ipcc. Dopo il recente Climategate, prendersela con l’Ipcc, oggi, è un po’ come sparare sulla Crocerossa. Per chi ne fosse all’oscuro, il Climategate è lo scandalo - esploso lo scorso dicembre ma perfettamente noto nella cerchia ristretta della comunità scientifica - che ha fatto emergere come quelli dell’Ipcc truccassero i dati in modo da far credere a un’emergenza senza la quale chiuderebbe i battenti. Un imbroglio talmente ben congegnato da ingannare perfino quelli del comitato per il premio Nobel. Ma, come sempre, alla fine emerge la verità. L’ultima in ordine di tempo è che non sarebbe più vero che i ghiacci si stanno sciogliendo in modo anomalo. Ad essere precisi, non è stato mai vero: noi lo scriviamo da 10 anni su queste pagine perché questo è quanto risulta dai dati della scienza accreditata, quella che l’Ipcc ha cercato per anni di nascondere.
L’Ipcc, dicevo, non è nuovo ad imbrogli del genere. Già nel comunicato-stampa sul suo Primo Rapporto (1990) vi si poteva leggere, in una pagina, che «gli aumenti antropogenici di CO2 in atmosfera sono responsabili per oltre la metà dell’effetto serra in atto», e in un’altra che «il riscaldamento globale del XX secolo potrebbe essere dovuto, in gran parte, alla variabilità naturale». L’apparente contraddizione nasceva dalla circostanza che la seconda frase era coerente col rapporto degli scienziati, ove, invece, della prima frase non v’era traccia. Il fatto è che solo questa fu recepita e ripetuta all’infinito, da tutti, negli anni successivi.
Nel comunicato-stampa al suo Secondo Rapporto (1996) la frase-chiave fu: «l’evidenza complessiva suggerisce una ben discernibile influenza umana sul clima». Anche stavolta di questa frase non v’era ombra nel rapporto scientifico, che anzi diceva esattamente l’opposto, tanto da indurre molti scienziati a protestare. Uno fra tutti, Frederick Seitz che, membro dell’Ipcc e già presidente sia della Società americana di fisica sia della Accademia nazionale delle scienze americana, scrisse un articolo pubblicato sul Wall Street Journal per denunciare l’alterazione delle informazioni veicolate. Si scoprì poi che l’alterazione era stata apportata dall’estensore del comunicato-stampa, il prof. Ben Santer, sulla sola base di 2 articoli dello stesso Santer e, allora, ancora non pubblicati. Quando poi Santer li pubblicò, Michaels e Knappenburger, con un articolo su Nature, dimostrarono che i lavori di Santer erano sbagliati. Ma ormai la frittata era fatta e «l’evidenza complessiva suggerisce una ben discernibile influenza umana sul clima» fu la frase ripetuta da tutti come un mantra.
Le tesi che l’Ipcc diffondeva soffrivano di una grave lacuna: il pianeta era stato caldo come e più di ora durante un paio di secoli intorno all’anno 1000 d.C., aveva anche dovuto sopportare un paio di secoli di piccola era glaciale tra Seicento e Settecento e, infine, si era rinfrescato per i 35 anni dal 1940 al 1975 in pieno boom di emissioni. In aiuto all’Ipcc venne Michael Mann, uno studentello inesperto che era riuscito a pubblicare un articolo ove, con un semplice tratto di penna, aveva fatto giustizia del periodo caldo medievale, della piccola era glaciale e del raffreddamento degli anni 1940-75: secondo Mann, le temperature del pianeta erano rimaste costanti negli ultimi 1000 anni per poi crescere esponenzialmente dopo il 1850. La curva di Mann, nota come curva «a mazza da hockey», fu fatta propria dall’Ipcc, che nel suo Terzo Rapporto (2001) l’accompagnò con la frase-mantra: «nuove solide evidenze dimostrano che il secolo XX è stato il più caldo degli ultimi 1000 anni». Nel 2003 si dimostrò in modo inequivocabile che Mann aveva usato dati sbagliati, in un programma di calcolo sbagliato, di un’analisi statistica sbagliata. Ma fu troppo tardi perché il Rapporto 2001 dell’Ipcc indusse l’approvazione di quel disastro economico-ambientale che si chiama protocollo di Kyoto.

Un’altra figuraccia l’Ipcc l’ha fatta col suo ultimo rapporto (2007) ove dichiara: «Il riscaldamento globale dal 1975 in poi è molto probabilmente di causa principalmente antropica». Insomma, nel suo ultimo rapporto, l’Ipcc circoscrive la responsabilità umana ai soli anni successivi al 1975, con ciò ammettendo di aver sbagliato per i 20 anni precedenti quando attribuiva all’industrializzazione il riscaldamento successivo al 1850. Giova sapere che è da 10 anni che il pianeta ha smesso di scaldarsi: quelli dell’Ipcc hanno cercato di nasconderlo (Climategate) ma, come detto, non si possono ingannare tutti per sempre.
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 03:37.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com