Ciampi e Grasso sulle stragi di mafia del '93 (l'ombra dei Servizi e di un'"Entità Politica")

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Etrusco
00lunedì 31 maggio 2010 14:14
COLPISCE CHE CI SIANO VOLUTI BEN 18 ANNI PER NONNO CIAMPI PER RIVELARE CHE DIETRO LE STRAGI DI MAFIA DEL ‘92-‘93,
ANNO IN CUI CARLO AZEGLIO RICOPRIVA LA CARICA DI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO,
EBBE "PAURA CHE FOSSIMO A UN PASSO DAL COLPO DI STATO” E PRIMA DI CIAMPI, BEN DUE DECADI HANNO IMPIEGATO IL PROCURATORE NAZIONALE ANTIMAFIA PIETRO GRASSO E WALTER VELTRONI, MEMBRO DELL’ANTIMAFIA, PER SCOPRIRE CHE LE STRAGI DEL 1992-’93 FURONO “SUBAPPALTATE A COSA NOSTRA” PER SPIANARE LA STRADA A “UNA NUOVA FORZA POLITICA” (GRASSO), A UNA “ENTITÀ ESTERNA” (WALTER):

UN MODO DI DIRE BERLUSCONI E FORZA ITALIA, SENZA AVER IL CORAGGIO DI DIRLO
- EPPOI: QUALSIASI GOLPE, SCANDALO O MISTERO, DA BALDUCCI A FINMECCANICA, DA BERTOLASO A CONTRADA, DA TELECOM ALLO IOR, SBUCANO I SERVIZI SEGRETI, CHE ORMAI NON SONO PIù DEVIATI, ERA ’STRAGE DI STATO’, MA PIRANDELLAMENTE "UNO, NESSUNO, CENTOMILA" -



1 - SCUSATE IL RITARDO
Marco Travaglio per il Fatto


Con la dovuta calma, una decina d'anni di ritardo non di più, il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso e l'on. Walter Veltroni, membro dell'Antimafia, scoprono che le stragi del 1992-'93 furono "subappaltate a Cosa Nostra" per spianare la strada a "una nuova forza politica" (Grasso), a una "entità esterna" (Uòlter): una roba talmente misteriosa che l'ha intuita persino Cicchitto. E tutti a meravigliarsi, a scandalizzarsi, ad accapigliarsi sulla sconvolgente novità. Chi scrive lo disse in tv a Satyricon nel 2001 e lo scrisse con Elio Veltri ne L'odore dei soldi, mentre decine di altri libri, in Italia e all'estero, giungevano alle stesse conclusioni.

Per avermi consentito di dirlo, da 9 anni Daniele Luttazzi non può più lavorare in tv, né sotto la destra né sotto la sinistra. Intanto Grasso, da procuratore di Palermo, assieme al Csm estrometteva dal pool antimafia tutti i pm che indagavano su quella pista.

E Veltroni, segretario Pd nel 2007-2009, elogiava Berlusconi "interlocutore indispensabile sulle riforme", rivendicava il dovere di "non attaccarlo più" e poneva fine all'"era dell'antiberlusconismo" (peraltro mai iniziata).



2 - I TIMORI DI CIAMPI:
"EBBI PAURA DI UN POSSIBILE COLPO DI STATO"

Il Fatto -


Dopo diciotto anni, sulle colonne di Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi ritorna sul tema delle stragi di mafia del ‘92-‘93
,
anno in cui ricopriva la carica di presidente del Consiglio.
Ricordando la sera del 27 luglio del 1993 afferma: "Oggi non esito a dirlo, ebbi paura che fossimo a un passo dal colpo di Stato". Nella notte delle bombe a Milano e a Roma, il presidente emerito della Repubblica ricostruisce la concitazione di quelle ore e rilancia:
il Paese "ha diritto a sapere chi ordinò quelle stragi"
per "evitare che quella stagione si ripeta"
e perché "senza verità non c'è democrazia".


Quelle parole non potevano non avere una eco nel dibattito politico
, con il centrodestra che attacca. Osvaldo Napoli domanda: "Se la vita della Repubblica ha versato in così grave pericolo, perché mai esso è stato taciuto per 18 lunghi e interminabili anni?". E Cicchitto parla di "intenzionalità politica che è molto lontana da un'oggettiva ricerca della verità".
Dal Pd Veltroni ripete: "Quelle non sono state solamente stragi di mafia".



3 - NOVEMBRE '93 NUOVI PARTITI ALL'OMBRA DI UN GOLPE
- È IL MESE DEL "NON CI STO" DETTO DAL PRESIDENTE SCALFARO
E DEL NUOVO PARTITO DEL CAPO DELLA FININVEST




Il Fatto - Pubblichiamo un estratto del libro "L'agenda nera della seconda repubblica" di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza,
che sarà in libreria per Chiarelettere dal 10 giugno.


Località segreta, 1 novembre ‘93
Il pentito Salvatore Cancemi racconta ai pm di Caltanissetta che a metà di maggio del '92, di ritorno da una riunione con altri soggetti di Cosa nostra, si era trovato a discutere con il boss della Noce Raffaele Ganci dell'imminente attentato a Falcone. In quell'occasione, Ganci gli spiegò che Riina aveva avuto un incontro "con persone molto importanti, insieme alle quali aveva deciso di mettere la bomba a Falcone". "Queste persone importanti - aveva aggiunto Ganci - hanno promesso allo zio Totò che devono rifare il processo nel quale lui è stato condannato all'ergastolo".
Secondo Cancemi, la strage sarebbe avvenuta 8-10 giorni dopo.

Roma, 2 novembre ‘93
Nel corso del programma Uno contro tutti, condotto da Maurizio Costanzo su Canale5, il direttore del Tg5 Enrico Mentana nega che Berlusconi stia creando un partito: "Si tratta di prove tecniche di fiancheggiamento elettorale" dice.
Vittorio Sgarbi interrompe Mentana e sostiene che il partito di Berlusconi esiste eccome e che sia Mentana sia Costanzo lo sanno benissimo, avendo partecipato a riunioni riservate con il Cavaliere.
Specifica poi Sgarbi: "Il nuovo partito non sarà rappresentato da Segni, Amato o Costa. Occorrono uomini nuovi".

Milano, 2 novembre ‘93
Marcello Dell'Utri, numero uno di Publitalia, incontra almeno due volte (il 2 e il 30 novembre) Vittorio Mangano a Milano, come risulta dalle sue agende.
Di cosa parlano? Il senatore, impegnato in quei mesi nella costruzione del nuovo partito Forza Italia, non lo spiega. Dice solo che "di tanto in tanto" Mangano lo andava a trovare "per motivi personali". È il periodo in cui sono in corso le manovre per l'organizzazione di Forza Italia e Cosa Nostra prepara il cambio di rotta verso la nascente forza politica. È in questo momento che, come rivela il pentito Antonino Giuffrè, Provenzano fa sapere agli altri capimafia di aver trovato in Dell'Utri un nuovo referente "affidabile".

Roma, 3 novembre ‘93
"Non ci sto!". Dopo le bombe e lo scandalo dei fondi neri del Sisde, il presidente della Repubblica Scalfaro
sente il bisogno di indirizzare un messaggio alla nazione e va in onda per 7 minuti in diretta televisiva sulle reti pubbliche e private.
Il presidente, visibilmente indignato, parla a braccio, consultando ogni tanto alcuni fogli di appunti.
Scalfaro denuncia agli italiani un tentativo di "lenta distruzione dello Stato" in atto nel paese e sostiene che occorre difendere le istituzioni. (...)

Ma cosa temeva Scalfaro in quella fine del '93?
«Parlerei di un intreccio di interessi sovrapposti... Esprimevo ciò che stavo vivendo in prima persona, dopo aver assistito a veri e propri atti di guerra (le bombe mafiose), e dopo aver colto da certi ambienti (contigui alla politica, ma non solo) diversi segnali di intimidazione". (...)

Anche Carlo Azeglio Ciampi,
in quel periodo a capo del governo, ricostruisce il clima teso di quei giorni e i timori di un attacco alle istituzioni democratiche:

"Ricordo perfettamente quei giorni del '93. Ero da poco stato eletto presidente del Consiglio in un momento non facile. C'era un clima molto teso dopo le bombe di Firenze, Milano, Roma. [...] Ricordo l'entusiasmo del '93 per l'accordo sul costo del lavoro. Poi la lunga serie di attentati in nottata. Ero a Santa Severa, rientrai con urgenza a Roma, di notte.

Accadevano strane cose.
Io parlavo al telefono con un mio collaboratore a Roma e cadeva la linea. Poi trovarono a Palazzo Chigi il mio apparecchio manomesso, mancava una piastra.
Al largo dalla mia casa di Santa Severa, a pochi chilometri da Roma, incrociavano strane imbarcazioni.

Mi fu detto che erano mafiosi allarmati dalla legge che istituiva per loro il carcere duro. Chissà, forse lo volevano morbido, il carcere".

Alla domanda sullo spettro di un colpo di Stato pronto a scattare in Italia, Ciampi risponde: "In quelle settimane davvero si temeva un colpo di Stato. I treni non funzionavano, i telefoni erano spesso scollegati. Lo ammetto: io temetti il peggio dopo tre o quattro ore a Palazzo Chigi col telefono isolato. Di quelle giornate, quel che ricordo ancora molto bene furono i sospetti diffusi di collegamento con la P2".

Ma c'è stato davvero il rischio di un colpo di Stato piduista durante la stagione dello stragismo dei primi anni Novanta?
"I piduisti ebbero a che fare con la strategia della tensione" risponde l'ex procuratore nazionale Piero Luigi Vigna. (...)

Perché Ciampi pensò proprio a un colpo di Stato?
"Quando il 28 luglio scoppiò l'autobomba davanti alla chiesa di San Giorgio al Velabro, avvisai Ciampi, che si trovava nella sua casa al mare. E mentre stava al telefono sentì dalla conversazione telefonica il secondo boato dell'ordigno esploso a San Giovanni in Laterano.
Le comunicazioni caddero.
Lui si precipitò a Roma, ma le linee del Quirinale rimasero isolate per alcune ore.
Bombe e interruzioni telefoniche lo indussero a pensare che qualcosa di grave stesse succedendo, un colpo di Stato.

Facemmo perizie e consulenze dalle quali risultò che non ci fu alcuna manomissione esterna.
Si trattò di un accumulo di comunicazioni, che aveva determinato il blackout telefonico". (...)

Palermo, 3 novembre ‘93
Enzo Scarantino compare per la prima volta in un'aula di giustizia per difendersi dall'accusa di spaccio di droga. "Mi rifornivo da Scarantino negli anni '85-86" ha detto il pentito Salvatore Augello. "Compravo da lui 100-150 grammi ogni 10-15 giorni. Cento grammi li pagavo diciotto milioni". Intervistato dai cronisti, Scarantino ha negato ogni suo coinvolgimento nella strage di via D'Amelio. "Sono tutte falsità - ha detto l'imputato - e non è vero neanche che ho tentato di togliermi la vita in cella".

Roma, primi di novembre ‘93
Giuliano Urbani manda alle stampe un libretto di 35 pagine intitolato Alla ricerca del buon governo - Appello per la costruzione di un'Italia vincente. Il volume verrà dato in omaggio e indicato come riferimento ideologico a tutti coloro che si iscriveranno ai club Forza Italia.

Roma, 5 novembre ‘93
La Procura di Roma, sospettando che le «dichiarazioni» destabilizzanti siano state concordate, aggrava l'accusa contro i tre dirigenti del Sisde (Malpica, Broccoletti e Galati) che avevano tirato in ballo il presidente della Repubblica: l'ipotesi di reato è ora quella di "attentato agli organi costituzionali". Intanto, voci false su imminenti dimissioni del capo dello Stato scatenano la speculazione internazionale sulla lira facendone precipitare le quotazioni; ma in giornata la moneta recupera.

Roma, 9 novembre ‘93
Nel dibattito in Parlamento sullo scandalo Sisde, il presidente del Consiglio Ciampi illustra le misure restrittive messe in atto dal governo sull'uso dei fondi dei servizi segreti e dice che "le bande di malfattori dentro lo Stato non mineranno la democrazia". » (...)
In viale Isonzo, cominciano i provini televisivi per i 650 personaggi
candidabili usciti dallo screening di Publitalia. (...)

Roma, 12 novembre '93
La Procura di Roma scagiona il ministero dell'Interno Mancino: non ha preso fondi neri dal Sisde; gli ex ministri Antonio Gava ed Enzo Scotti vengono invece rinviati al Tribunale dei ministri con l'accusa di peculato.

Parigi, 12 novembre '93
A Parigi, in una saletta dell'Assemblea nazionale (il Parlamento francese), Angelo Codignoni riceve dalle mani di Giulia Ceriani, collaboratrice del semiologo ed esperto di marketing Jean-Marie Floch, lo Screening X. Si tratta di un rapporto di quattrocento pagine per verificare lo spazio di una nuova formazione politica di centro-destra. Floch suggerisce anche le due chiavi utili per vincere: il dovere ("Devo bere l'amaro calice") e il sapere ("Io ho la competenza").

Roma, 16 novembre ‘93
L'apposita commissione ministeriale accerta che i ministri dell'Interno dal 1987 al 1992 (quindi anche Gava e Scotti) non si sono appropriati di fondi segreti del Sisde.

Roma, 21 novembre ‘93
Primo turno delle elezioni amministrative (...) I dati generali danno vincenti tre grandi forze: la sinistra (raccolta in un'Alleanza democratica e progressista guidata dal Pds), la Lega nord e il Movimento sociale; seccamente sconfitti, invece, la Dc, il Psi e in generale i partiti di governo.

Palermo, fine ‘93
Secondo Nino Giuffrè questo è il momento in cui all'interno di Cosa nostra si discute dell'imminente discesa in campo di Silvio Berlusconi. "Tutte le persone che avevano notizie di questo movimento che stava per nascere - dirà Giuffrè - trasmettevano le informazioni all'interno di Cosa nostra. Provenzano, in modo particolare, ne valutava l'affidabilità. Iniziò un lungo periodo di discussione e di indagine per vedere se era un discorso serio che poteva interessare a Cosa nostra, per poter curare quei mali che avevano provocato danni all'organizzazione.
Abbiamo fatto anche delle riunioni per discutere, fino a quando lo stesso Provenzano ci disse che potevamo fidarci, che eravamo in buone mani. E nel momento in cui lui ci dà queste informazioni, e queste sicurezze, ci mettiamo in cammino per portare avanti all'interno di Cosa nostra, e poi successivamente all'esterno, il discorso di Forza Italia".

Torino, 22 novembre '93
Berlusconi rilascia un'intervista a La Stampa commentando il risultato del primo turno delle amministrative. "Li avevo previsti da tempo e centrati in pieno con proiezioni sulle elezioni di giugno". E poi: "Sono in molti a chiedere un mio impegno: gente comune, colleghi imprenditori, politici. Se dicessi di sì dovrei tirarmi da parte come editore: sarebbe per me una decisione gravosa. Anzi, se mi consente l'aggettivo, una decisione eroica. Mi auguro che quanto succederà nelle prossime settimane possa allontanare da me questa decisione, questo amaro calice". (...)

Bologna, 23 novembre ‘93
Al mattino un Berlusconi ancora in tuta da ginnastica sale sull'aereo che lo porta a Casalecchio di Reno, vicino a Bologna, per inaugurare un ipermercato. Dopo la cerimonia tiene una conferenza stampa al termine della quale, su specifica domanda, dice che se dovesse votare nel ballottaggio a Roma sceglierebbe "senza esitazioni Fini, esponente di quell'area moderata che si è unita e può garantire un futuro al paese". (...)

Milano, 27 novembre ‘93
Alle 14 su Rete4, al posto della prevista puntata della soap opera Sentieri viene trasmessa integralmente la conferenza stampa tenuta il giorno prima da Berlusconi. Alle 22.40 anche Canale5 cancella il film Donna d'onore, con Serena Grandi, per mettere in onda l'intero faccia a faccia del Cavaliere con i giornalisti stranieri. Sono le prime prove tecniche



Il Fatto [30-05-2010]
Etrusco
00lunedì 31 maggio 2010 14:45
“Mafioneria”:
"una sorta di ordinamento composto da mafiosi e massoni, che trova ambiti ben definiti in un’area oscura della politica, connotata da una perversa logica di potere".
COSì UN Documento della Dia
, Divisione investigativa antimafia, alla Procura antimafia di Firenze che indaga sulle stragi del ‘93,
RIVELA uomini di Cosa nostra infiltrati nelle logge siciliane (GIà ATTIVI AL TEMPO DI SINDONA)...

- Francesco La Licata, Guido Ruotolo per La Stampa



2 Novembre del 2002. Documento della Dia, Divisione investigativa antimafia, alla Procura antimafia di Firenze che indaga sulle stragi del ‘93. «Cosa nostra, storicamente, per raggiungere determinati obiettivi essenziali - condizionamento dei processi e realizzazione di grossi arricchimenti - si è sempre mossa attivando da una parte referenti politico-istituzionali, dall'altra ponendo in essere azioni delittuose, alla bisogna, anche estreme.

Altra determinante leva di pressione è stata sicuramente quell'alleanza con una parte della massoneria deviata
, incarnata nelle logge occulte, riferibile, tra le altre, alla loggia del Gran Maestro della Serenissima degli Antichi Liberi Accettati Muratori-Obbedienza di Piazza del Gesù - Maestro Sovrano Generale del Rito Filosofico Italiano - Sovrano Onorario del Rito Scozzese Antico e Accettato, di origini palermitane, di stanza a Torino, il noto prof. Savona Luigi, particolarmente sentito nel decennio Ottanta, in seno a Cosa nostra, per il suo profondo legame con la cosca mazzarese, intrecciato attraverso il mafioso Bastone Giovanni, personaggio di primo piano nel panorama criminale torinese nel periodo succitato, che come si vedrà più avanti ha avuto un ruolo non certo insignificante nella vicenda relativa alla collocazione di un ordigno, non volutamente fatto brillare, nel giardino di Boboli a Firenze».

Il rapporto della Dia si dilunga sui rapporti di Savona con i mafiosi della famiglia Lo Nigro, e più in generale della massoneria deviata con Cosa nostra: «Questo particolare aspetto relazionale deviante della massoneria, viene definito "mafioneria"; una sorta di ordinamento composto da mafiosi e massoni, che trova ambiti ben definiti in un'area oscura della politica, connotata da una perversa logica di potere».

C'è un passaggio dell'informativa della Dia del 2002 che richiama alle polemiche di questi giorni sulla strategia stragista finalizzata a favorire la discesa in campo di nuovi soggetti politici: «L'avvio di una trattativa, nella logica pragmatica mafiosa, con le Istituzioni non poteva che prevedere l'apporto e l'intervento di soggetti asserviti a Cosa nostra... in questo quadro si inserisce il ruolo svolto dall'indagato Vincenzo Inzerillo, ex senatore Dc (poi la sua posizione è stata archiviata nell'ambito del fascicolo sui mandanti delle stragi di Firenze, Roma e Milano, ndr), collegato con la famiglia dominante del quartiere Brancaccio di Palermo, capeggiata all'epoca dai fratelli Graviano, cui l'Inzerillo era asservito».

Inzerillo (condannato in Appello, l'11 gennaio del 2010, a 5 anni e 4 mesi per concorso in associazione mafiosa) in quell'autunno del ‘93 è impegnato nella nascita di un partito politico, Sicilia Libera. «La possibilità di poter disporre di una forza politica da inserire poi in un più ampio raggruppamento, che fosse espressione di un vero soggetto politico, avrebbe consentito a Cosa nostra, secondo il suo progetto, di poter realizzare direttamente e senza alcuna mediazione quegli affari abbisognevoli di appoggi di natura politica, ma anche di poter condizionare con subdoli interventi l'andamento dei processi avviati contro i propri sodali».


via dei Georgofili

Sempre la Dia, ma dieci anni prima (10 agosto 1993). Un documento corposo analizza scenari e moventi all'indomani delle stragi di luglio di Roma e Milano: «Lo scenario criminale delineato sullo sfondo di questi attentati ha messo in evidenza da un lato l'interesse alla loro esecuzione da parte della mafia, ma ha lasciato altresì intravedere l'intervento di altre forze criminali in grado di elaborare quei sofisticati progetti necessari per il conseguimento di obiettivi di portata più ampia e travalicanti le eigenze specifiche dell'organizzazione mafiosa».

Si sofferma sul punto il rapporto della Dia: «Si potrebbe pensare a una aggregazione di tipo orizzontale, in cui ciascuno dei componenti è portatore di interessi particolari perseguibili nell'ambito di un progetto più complesso in cui convergano finalità diverse. Un gruppo che, in mancanza di una base costituita da autentici rivoluzionari si affida all'apporto operativo della criminalità organizzata. Gli esempi di organismi nati da commistioni tra mafia, eversione di destra, finanzieri d'assalto, funzionari dello Stato infedeli e pubblici amministratori corrotti non mancano».

Infine un accenno alla massoneria: «Recenti indagini - si legge nel rapporto Dia del 10 agosto 1993 - hanno evidenziato la presenza di uomini di "cosa nostra" nelle logge palermitane e trapanesi, senza dimenticare il ruolo chiave svolto alla fine degli anni ‘70 da Michele Sindona nei contatti tra gli ispiratori di progetti golpisti ed elementi di spicco della mafia siciliana».

Un salto di un anno. Siamo al 4 marzo del 1994. Questa volta si tratta di una informativa all'autorità giudiziaria da parte della Dia. Settanta pagine corpose. Un capitolo importante è dedicato al regime carcerario, al 41 bis: «Solo alcuni giorni prima degli attentati di Milano e Roma, il ministro di grazia e giustizia aveva disposto il rinnovo dei provvedimenti di sottoposizione al regime speciale per circa 284 detenuti appartenenti a organizzazioni mafiose.

La logica che ha fatto considerare vincente l'attuazione di una campagna del terrore deve aver avuto alla base il convincimento che, dovendo scegliere se affrontare una situazione di caos generale o revocare i provvedimenti di rigore nei confronti dei mafiosi, le Autorità dello Stato avrebbero probabilmente optato per la seconda soluzione, facilmente giustificabile con motivazioni garantiste o, come avvenuto in passato, affidando all'oblio, agevolato dall'assenza di nuovi fatti delittuosi eclatanti, una normalizzazione di fatto».


Font: Francesco La Licata, Guido Ruotolo per La Stampa 31-05-2010

Giubo
00lunedì 31 maggio 2010 14:57
presidente Ciampi,se sa qualcosa sarebbe meglio la dicesse,non crede?O ha anche lei qualcosa da nascondere come qualche altro presidente?
giusperito
00lunedì 31 maggio 2010 17:07
credo che politicamente parlando sia interessante capire perchè Berlusconi riuscì ad ottenere il consenso popolare nel '94..l'equazione mafia=forza italia (più o meno evidente per chi si informa) non è sufficiente a spiegare la vittoria.
In ogni caso sarebbe l'ora di concentrarsi davvero sulla P2 e sul nuovo sistema di P2, perchè l'alterazione del sistema democratico non riguarda più la mafia.
La questione mafiosa non spiega le attuali politiche, anche perchè c'è un'ampia fetta del Potere italiano che non vuole essere alle dipendenze di cosa nostra (per questo la P2 non va assimilata semplicisticamente alla mafia.. si può dire che fu una collaborazione non troppo convinta visto anche gli esiti del golpe dell'Immacolata). Credo che gli interessi di questo Potere e della mafia non siano più così convergenti e che la questione stragi vada letta in un'importante prospettiva storica utile per comprendere cosa accade oggi, ma che non può spiegare le scelte odierne.
Etrusco
00lunedì 31 maggio 2010 17:09
Re:
Giubo, 31/05/2010 14.57:

presidente Ciampi,se sa qualcosa sarebbe meglio la dicesse,non crede?O ha anche lei qualcosa da nascondere come qualche altro presidente?




Sono troppi ad aver importanti notizie da nascondere:
Andreotti, Mancino, etc. [SM=x43806]
maximilian1983
00lunedì 31 maggio 2010 18:27
Re:
giusperito, 31/05/2010 17.07:

credo che politicamente parlando sia interessante capire perchè Berlusconi riuscì ad ottenere il consenso popolare nel '94..l'equazione mafia=forza italia (più o meno evidente per chi si informa) non è sufficiente a spiegare la vittoria.
In ogni caso sarebbe l'ora di concentrarsi davvero sulla P2 e sul nuovo sistema di P2, perchè l'alterazione del sistema democratico non riguarda più la mafia.
La questione mafiosa non spiega le attuali politiche, anche perchè c'è un'ampia fetta del Potere italiano che non vuole essere alle dipendenze di cosa nostra (per questo la P2 non va assimilata semplicisticamente alla mafia.. si può dire che fu una collaborazione non troppo convinta visto anche gli esiti del golpe dell'Immacolata). Credo che gli interessi di questo Potere e della mafia non siano più così convergenti e che la questione stragi vada letta in un'importante prospettiva storica utile per comprendere cosa accade oggi, ma che non può spiegare le scelte odierne.




Perchè quel consenso? Perchè per mezzo secolo milioni di italiani erano stati fieramente anticomunisti. E dopo tangentopoli e l'eliminazione per mano giudiziara di tutti i partiti del fronte anticomunista, era naturale che ereditasse un bel po' di quell' elettorato!
Massimo Volume
00lunedì 31 maggio 2010 18:28
Re: Re:
maximilian1983, 31/05/2010 18.27:




Perchè quel consenso? Perchè per mezzo secolo milioni di italiani erano stati fieramente anticomunisti. E dopo tangentopoli e l'eliminazione per mano giudiziara di tutti i partiti del fronte anticomunista, era naturale che ereditasse un bel po' di quell' elettorato!




[SM=x43636]
Massimo Volume
00lunedì 31 maggio 2010 18:29
Re: Re: Re:
Massimo Volume, 31/05/2010 18.28:




[SM=x43636]




edit: come mai quasi tutti i socialisti sono trasmigrati in forza italia?
Paperino!
00lunedì 31 maggio 2010 18:49
Re: Re: Re: Re:
Massimo Volume, 31/05/2010 18.29:




edit: come mai quasi tutti i socialisti sono trasmigrati in forza italia?


Che alternativa avevano?
Il movimento sociale fiamma tricolore?
Rifondazione comunista?
Forza Italia è stata creata proprio per attrarre il fronte elettorale del PSI e della DC, dopo la loro distruzione.
A ruota è stato creato il PDD, poi PD, con lo stesso obiettivo e la speranza di riuscire a partecipare alla spartizione di tutto quel ben di Dio.
Gli italiani, popolo centrista e pagnottista da sempre, hanno dovuto indirizzare le loro preferenze su quei nuovi partiti di compromesso e inciucio che si erano frettolosamente messi in piedi.
Massimo Volume
00lunedì 31 maggio 2010 19:19
Re: Re: Re: Re: Re:
Paperino!, 31/05/2010 18.49:


Che alternativa avevano?
Il movimento sociale fiamma tricolore?
Rifondazione comunista?
Forza Italia è stata creata proprio per attrarre il fronte elettorale del PSI e della DC, dopo la loro distruzione.
A ruota è stato creato il PDD, poi PD, con lo stesso obiettivo e la speranza di riuscire a partecipare alla spartizione di tutto quel ben di Dio.
Gli italiani, popolo centrista e pagnottista da sempre, hanno dovuto indirizzare le loro preferenze su quei nuovi partiti di compromesso e inciucio che si erano frettolosamente messi in piedi.




Scusami ma che significa che alternative avevano?
Qualcuno gli ha imposto di buttarsi nuovamente in politica, dopo l'esperienza di un partito marcio dalle fondamenta fino ai vertici?
Per quanto riguarda forza italia concordo, ma la storia di questo partito è troppo lunga e complessa da riassumere.
Poi sinceramente non posso che sorridere (anzi ridere) quando qualcuno dipinge F.I. come il partito degli onesti nato come risposta a Craxi.
Vorrei solo ricordare all'utente il rapporto tra Berlusconi e Craxi, per dirne una.
peter crouch
00lunedì 31 maggio 2010 19:24
Io credo che chi abbia molto da nascondere sia Nicola Mancino..la mia firma parla chiaro
Paperino!
00martedì 1 giugno 2010 00:58
Re: Re: Re: Re: Re: Re:
Massimo Volume, 31/05/2010 19.19:




Scusami ma che significa che alternative avevano?
Qualcuno gli ha imposto di buttarsi nuovamente in politica, dopo l'esperienza di un partito marcio dalle fondamenta fino ai vertici?
Per quanto riguarda forza italia concordo, ma la storia di questo partito è troppo lunga e complessa da riassumere.
Poi sinceramente non posso che sorridere (anzi ridere) quando qualcuno dipinge F.I. come il partito degli onesti nato come risposta a Craxi.
Vorrei solo ricordare all'utente il rapporto tra Berlusconi e Craxi, per dirne una.


[SM=x43608]
Di chi stai parlando? Dei politici?
Nessuno gliel'ha imposto, è solo OVVIO che avrebbero creato qualcosa per raccogliere tutto quel consenso e non lasciare si sparpagliasse tra le altre forze non coinvolte- o meno coinvolte- in tutto quel marcio. Mica sono scemi.
Della gente? Gli italiani amano la DC e il compromesso, il magna tu che magno pure io, da sempre. Possiamo essere idealisti quanto vogliamo, la storia di questo Paese, se la mettiamo sui numeri, è sempre stata questa. Impossibile aspettarsi che FI e PDD non divenissero IMMEDIATAMENTE i due principali partiti italiani.

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