far scomparire la Chiesa dal mondo”
ITTA’ DEL VATICANO - Lo scandalo della pedofilia ha turbato l'Anno Sacerdotale, ma non lo ha distrutto. "Era da aspettarsi che al ‘nemico’ (Satana, ndr) questo nuovo brillare del sacerdozio non sarebbe piaciuto; egli avrebbe preferito vederlo scomparire, perche' in fin dei conti Dio fosse spinto fuori dal mondo". Sono state parole molto forti quelle pronunciate dal Papa nella grande celebrazione conclusiva del raduno dei preti (che ha riunito in piazza San Pietro oltre 15.000 presbiteri di 97 Paesi, 17.000 secondo ‘AsiaNews’, che ha contato ben 200 sacerdoti vietnamiti presenti, contro i 5 elencati dal comunicato ufficiale). Cosi' come esplicito e' stato il "mea culpa" del Pontefice a nome della Chiesa: "Per i peccati di sacerdoti e soprattutto l'abuso nei confronti dei piccoli, nel quale il sacerdozio come compito della premura di Dio a vantaggio dell'uomo viene volto nel suo contrario, anche noi chiediamo insistentemente perdono a Dio e alle persone coinvolte". "Intendiamo promettere - ha affermato solennemente Benedetto XVI - di voler fare tutto il possibile affinche' un tale abuso non possa succedere mai piu'; promettere che nell'ammissione al ministero sacerdotale e nella formazione durante il cammino di preparazione ad esso, faremo tutto cio' che possiamo per vagliare l'autenticita' della vocazione e che vogliamo ancora di piu' accompagnare i sacerdoti nel loro cammino, affinche' il Signore li protegga e li custodisca in situazioni penose e nei pericoli della vita". "Il pastore ha bisogno del bastone contro le bestie selvatiche che vogliono irrompere tra il gregge e contro i briganti che cercano il loro bottino. Anche la Chiesa deve usare il bastone del pastore, il bastone col quale protegge la fede contro i falsificatori, contro gli orientamenti che sono, in realta', disorientamenti", ha sottolineato ancora il Papa, ricordando che "proprio l'uso del bastone puo' essere un servizio di amore". "Oggi - ha scandito Ratzinger con evidente riferimento alle coperture che alcuni vescovi hanno dato ai crimini commessi da sacerdoti - vediamo che non si tratta di amore quando si tollerano comportamenti indegni della vita sacerdotale". "Come pure - ha rincarato la dose - non si tratta di amore se si lascia proliferare l'eresia, il travisamento e il disfacimento della fede, come se noi autonomamente inventassimo la fede. Come se non fosse piu' dono di Dio, la perla preziosa che non ci lasciamo strappare via". "Al tempo stesso, pero', il bastone deve sempre di nuovo diventare il vincastro del pastore, vincastro che aiuti gli uomini a poter camminare su sentieri difficili e a seguire il Signore". "Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza", ha ripetuto il Pontefice citando un Salmo. "Accanto al bastone - ha osservato il Pontefice -, c'e' il vincastro che dona sostegno ed aiuta ad attraversare passaggi difficili. Ambedue le cose rientrano nel ministero della Chiesa, nel ministero del sacerdote". "Il sacerdote - ha rammentato in proposito il Papa - non e' semplicemente il detentore di un ufficio, invece fa qualcosa che nessun essere umano puo' fare da se': pronuncia in nome di Cristo la parola dell'assoluzione dai nostri peccati e cambia cosi', a partire da Dio, la situazione della nostra vita; pronuncia sulle offerte del pane e del vino le parole di ringraziamento di Cristo che sono parole di transustanziazione". Per Benedetto XVI, stupisce "che Dio ci ritenga capaci di questo; che Egli in tal modo chiami uomini al suo servizio e cosi' dal di dentro si leghi ad essi: e' cio' che in quest'anno volevamo nuovamente considerare e comprendere". "Se l'Anno Sacerdotale avesse dovuto essere una glorificazione della nostra personale prestazione umana, sarebbe stato distrutto - ha rilevato - da queste vicende. Ma si trattava, per noi, proprio del contrario: il diventare grati per il dono di Dio, dono che si nasconde 'in vasi di creta' e che sempre di nuovo, attraverso tutta la debolezza umana, rende concreto in questo mondo il suo amore". "Consideriamo quanto e' avvenuto - ha esortato il successore di Pietro rivolto ai sacerdoti del mondo intero - quale compito di purificazione, un compito che ci accompagna verso il futuro e che, tanto piu', ci fa riconoscere ed amare il grande dono di Dio. In questo modo, il dono diventa l'impegno di rispondere al coraggio e all'umilta' di Dio con il nostro coraggio e la nostra umiltà". "La parola di Cristo puo' dirci in questa ora che cosa significhi - ha spiegato il Papa - diventare ed essere sacerdote: Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore". "Noi non brancoliamo nel buio. Anche nella 'valle oscura' il Signore guida l'uomo", ha aggiunto Benedetto XVI citando "le valli oscure della tentazione, dello scoraggiamento, della prova, che ogni persona umana deve attraversare". "Nelle ore dell'oscuramento in cui tutte le luci sembrano spegnersi, mostrami che Tu sei là", ha pregato con l'intera assemblea in un silenzio irreale. "Aiuta noi sacerdoti - ha invocato ancora con commozione l'anziano Pontefice - affinche' possiamo essere accanto alle persone a noi affidate in tali notti oscure. Affinche' possiamo mostrare loro la tua luce". "Signore - ha quasi gridato Benedetto XVI -, abbi pieta' anche di noi! Indicaci la strada! Dal Vangelo sappiamo questo: Egli stesso e' la Via. Vivere con Cristo, seguire Lui, questo significa trovare la via giusta, affinche' la nostra vita acquisti senso ed affinche' un giorno possiamo dire: Si', vivere e' stata una cosa buona". Infine, stando in ginocchio, il Papa ha recitato la bellissima preghiera di affidamento di tutti i sacerdoti del mondo alla Vergine di Fatima, implorando che "dopo la tempesta, ci porti il sereno". Non c’e’ stata, invece, la prevista proclamazione del Santo Curato d’Ars - cui è stato dedicato l’Anno Sacerdotale appena terminato - quale patrono dei preti. Il portavoce vaticano, Padre Federico Lombardi, ha chiarito che il Pontefice ha preferito lasciare a San Giovanni Maria Vianney il titolo che gia’ ha, quello di custode dei parroci.