Appuntamenti di FERMARE IL DECLINO (in primo topic) e le dieci proposte

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giusperito
00giovedì 27 dicembre 2012 11:03
19 gennaio 2013
INCONTRO CON ALESSANDRO DE NICOLA (Co-fondatore Fermare il Declino)
Osteria Taverna Paradiso, Benevento, ore 20.00
contatti: raffaele.minieri@libero.it

20 gennaio 2013
INCONTRO CON ALESSANDRO DE NICOLA (Co-fondatore Fermare il Declino)
Fratelli La Bufala, Piazza Sannazaro, Napoli, ore 18.00
contatti: raffaele.minieri@libero.it



Le dieci proposte di Fermare il Declino:

1 Ridurre l'ammontare del debito pubblico
2 Ridurre la spesa pubblica di almeno 6 punti percentuali del PIL nell'arco di 5 anni
3 Ridurre la pressione fiscale complessiva di almeno 5 punti in 5 anni,
4 Liberalizzare rapidamente i settori ancora non pienamente concorrenziali
5 Sostenere i livelli di reddito di chi momentaneamente perde il lavoro anziché tutelare il posto di lavoro esistente o le imprese inefficienti
6 Adottare immediatamente una legislazione organica sui conflitti d'interesse
7 Far funzionare la giustizia
8 Liberare le potenzialità di crescita, lavoro e creatività dei giovani e delle donne
9 Ridare alla scuola e all'università il ruolo, perso da tempo, di volani dell'emancipazione socio-economica delle nuove generazioni
10 Introdurre il vero federalismo con l'attribuzione di ruoli chiari e coerenti ai diversi livelli di governo
1
Ridurre l'ammontare del debito pubblico. E' possibile scendere rapidamente sotto la soglia simbolica del 100% del PIL anche attraverso alienazioni del patrimonio pubblico, composto sia da immobili non vincolati sia da imprese o quote di esse.


2
Ridurre la spesa pubblica di almeno 6 punti percentuali del PIL nell'arco di 5 anni. La spending review deve costituire il primo passo di un ripensamento complessivo della spesa, a partire dai costi della casta politico-burocratica e dai sussidi alle imprese (inclusi gli organi di informazione). Ripensare in modo organico le grandi voci di spesa, quali sanità e istruzione, introducendo meccanismi competitivi all’interno di quei settori. Riformare il sistema pensionistico per garantire vera equità inter—e intra—generazionale.


3
Ridurre la pressione fiscale complessiva di almeno 5 punti in 5 anni, dando la priorità alla riduzione delle imposte sul reddito da lavoro e d'impresa. Semplificare il sistema tributario e combattere l'evasione fiscale destinando il gettito alla riduzione delle imposte.

4
Liberalizzare rapidamente i settori ancora non pienamente concorrenziali quali, a titolo di esempio: trasporti, energia, poste, telecomunicazioni, servizi professionali e banche (inclusi gli assetti proprietari). Privatizzare le imprese pubbliche con modalità e obiettivi pro-concorrenziali nei rispettivi settori. Inserire nella Costituzione il principio della concorrenza come metodo di funzionamento del sistema economico, contro privilegi e monopoli d'ogni sorta. Privatizzare la RAI, abolire canone e tetto pubblicitario, eliminare il duopolio imperfetto su cui il settore si regge favorendo la concorrenza. Affidare i servizi pubblici, incluso quello radiotelevisivo, tramite gara fra imprese concorrenti.


5
Sostenere i livelli di reddito di chi momentaneamente perde il lavoro anziché tutelare il posto di lavoro esistente o le imprese inefficienti. Tutti i lavoratori, indipendentemente dalla dimensione dell'impresa in cui lavoravano, devono godere di un sussidio di disoccupazione e di strumenti di formazione che permettano e incentivino la ricerca di un nuovo posto di lavoro quando necessario, scoraggiando altresì la cultura della dipendenza dallo Stato. Il pubblico impiego deve essere governato dalle stesse norme che sovrintendono al lavoro privato introducendo maggiore flessibilità sia del rapporto di lavoro che in costanza del rapporto di lavoro.

6
Adottare immediatamente una legislazione organica sui conflitti d'interesse. Imporre effettiva trasparenza e pubblica verificabilità dei redditi, patrimoni e interessi economici di tutti i funzionari pubblici e di tutte le cariche elettive. Instaurare meccanismi premianti per chi denuncia reati di corruzione. Vanno allontanati dalla gestione di enti pubblici e di imprese quotate gli amministratori che hanno subito condanne penali per reati economici o corruttivi.

7
Far funzionare la giustizia. Riformare il codice di procedura e la carriera dei magistrati, con netta distinzione dei percorsi e avanzamento basato sulla performance; no agli avanzamenti di carriera dovuti alla sola anzianità. Introdurre e sviluppare forme di specializzazione che siano in grado di far crescere l'efficienza e la prevedibilità delle decisioni. Difendere l'indipendenza di tutta la magistratura, sia inquirente che giudicante. Assicurare la terzietà dei procedimenti disciplinari a carico dei magistrati. Gestione professionale dei tribunali generalizzando i modelli adottati in alcuni di essi. Assicurare la certezza della pena da scontare in un sistema carcerario umanizzato.


8
Liberare le potenzialità di crescita, lavoro e creatività dei giovani e delle donne, oggi in gran parte esclusi dal mercato del lavoro e dagli ambiti più rilevanti del potere economico e politico. Non esiste una singola misura in grado di farci raggiungere questo obiettivo; occorre agire per eliminare il dualismo occupazionale, scoraggiare la discriminazione di età e sesso nel mondo del lavoro, offrire strumenti di assicurazione contro la disoccupazione, facilitare la creazione di nuove imprese, permettere effettiva mobilità meritocratica in ogni settore dell’economia e della società e, finalmente, rifondare il sistema educativo.

9
Ridare alla scuola e all'università il ruolo, perso da tempo, di volani dell'emancipazione socio-economica delle nuove generazioni. Non si tratta di spendere di meno, occorre anzi trovare le risorse per spendere di più in educazione e ricerca. Però, prima di aggiungere benzina nel motore di una macchina che non funziona, occorre farla funzionare bene. Questo significa spendere meglio e più efficacemente le risorse già disponibili. Vanno pertanto introdotti cambiamenti sistemici: la concorrenza fra istituzioni scolastiche e la selezione meritocratica di docenti e studenti devono trasformarsi nelle linee guida di un rinnovato sistema educativo.Va abolito il valore legale del titolo di studio.

10
Introdurre il vero federalismo con l'attribuzione di ruoli chiari e coerenti ai diversi livelli di governo. Un federalismo che assicuri ampia autonomia sia di spesa che di entrata agli enti locali rilevanti ma che, al tempo stesso, punisca in modo severo gli amministratori di quegli enti che non mantengono il pareggio di bilancio rendendoli responsabili, di fronte ai propri elettori, delle scelte compiute. Totale trasparenza dei bilanci delle pubbliche amministrazioni e delle società partecipate da enti pubblici con l'obbligo della loro pubblicazione sui rispettivi siti Internet. La stessa "questione meridionale" va affrontata in questo contesto, abbandonando la dannosa e fallimentare politica di sussidi seguita nell'ultimo mezzo secolo.

I promotori:

Michele Boldrin, Paola Bruno, Sandro Brusco, Alessandro De Nicola, Silvia Enrico, Oscar Giannino, Andrea Moro, Carlo Stagnaro, Luigi Zingales
trixam
00venerdì 28 dicembre 2012 13:16
Tutte belle cose(tranne il federalismo che in Italia è una scemenza) ma la realtà è che l'azione di Monti, che non mi aspettavo in questi termini, taglia le gambe a Fid portandosi via almeno metà del potenziale elettorato.
Perciò due opzioni per fid:
- o si allea con Monti finendo per fare la destra liberale e minoritaria della neo dc;
- o si prova ad entrare in parlamento versione "rompicoglioni" rischiando la fine del partito radicale.

Inutile dire che io preferisco la seconda, allearsi con Monti e soci segnerebbe la fine del progetto politico e culturale di Fid.
giusperito
00venerdì 28 dicembre 2012 20:28

Ieri ho incontrato il capolista di Campania 1 Marco Esposito (tra l'altro domani siamo a Caserta) e mi diceva che:
1) i radicali non dovrebbero candidarsi a queste elezioni
2) non c'è alcuna intenzione di schierarsi con Monti

Abbiamo ribadito l'idea che è meglio perdere che imbarcare gente di tutti i tipi.

A chi interessa queste sono le nostre liste:

Esposito Marco Imprenditore
De Falco Gennaro Avvocato
Gardini Fabiana Architetto
Granata Giuliano Dr. Comm.
Milano Giuseppe Prof. Univ
Del Prete Eugenio Dr. Comm.
Nacar Luca Imprenditore
Infante Tommaso Funz. Pubb.
Gagliotta Marco Imprenditore
Boccolini Angelo Imprenditore
Minieri Raffaele Insegnante
De Rosa Antonio Imprenditore


Camera 2 (SA-CE-AV-BN)

Cuoco Antonluca Impiegato
Marcello Giovanni Impiegato
Benigni Achille Avvocato
Tarricone Pasquale Avvocato
Imparato Angela Impiegata
Sarno Emilio Impiegato
Pascarella Francesco Agente comm.
Bianco Attilio Dr. Comm.
Campeglia Domenico Giornalista
Melillo Mario Giornalista
Munno Giuseppe Impiegato



Senato
BRUSCO SANDRO Profesore Universitario-Fondatore
D'Amato Marcello Professore Universitario SA
Rossano Claudio Architetto
Caterino Elio Impiegato
De Blasi Costantino Manager
Parente Silvio Imprenditore
Cutolo Pasquale Imprenditore
D'Urso Michelangelo Manager
Sorrentino Pasquale Dr. Comm.
D'Auria Michele Avvocato
Santoli Gerardo Dr. Comm.

goisis
00sabato 29 dicembre 2012 18:38
Giusperito ma quale lista appoggi se posso permettermi
giusperito
00domenica 30 dicembre 2012 03:02
goisis sono tutte le liste di Fermare il declino per le politiche (circoscrizioni campania 1, campania 2 e senato).
Su Campania 1 puoi trovare anche il mio nome
c'eraunavodka
00venerdì 11 gennaio 2013 23:17
Ridurre l'ammontare del debito pubblico dovrebbe essere un obiettivo condiviso di tutte le forze politiche, anche se dopo le recenti dichiarazioni ho qualche dubbio su D'Alema.
Però dovremmo prima vedere con quali modalità, perchè il patrimonio pubblico non è infinito e le alienazioni andranno fatte solo dopo i necessari interventi strutturali e dopo quelle riforme che possano rendere efficiente la macchina dello stato in ogni suo rivolo, iniziando dal parlamento.
giusperito
00domenica 13 gennaio 2013 03:31
Infatti nella proposta di Fid si parla di riduzione della spesa pubblica senza i c.d. tagli lineari e ad capocchiam.. insomma il discorso è che la patrimoniale se la paga lo Stato e non i cittadini e che le spese dello Stato vanno rimodulate.
Non dimentichiamo che la proposta di Giannino prevede con numeri e dati precisi la riduzione del cuneo fiscale e il taglio dell'irap.
c'eraunavodka
00lunedì 14 gennaio 2013 19:41
I tagli lineari sono errori ricorrenti, da Tremonti a Monti. Ma ora più che vedere il piano dettagliato per la riduzione del cuneo fiscale, per il taglio dell'irap e per l'alienazione del patrimonio pubblico, vorrei vedere in dettaglio come FARE pensa di ridurre la spesa pubblica, perchè questa è prioritaria, non si può postporre a tutto il resto. In altre parole se si intraprende questa strada la si deve percorrere fino in fondo, altrimenti diventa pericolosa e controproducente. Questo comporterà enormi sacrifici per tutti, iniziando dai dipendenti statali che dovranno sottoporsi a criteri di valutazione qualitativa sul lavoro svolto, il che renderà l'esecutivo molto impopolare.
giusperito
00martedì 15 gennaio 2013 21:20
Per tutti i dubbi e per le tabelle leggibili vai a questo link: www.fermareildeclino.it/fermareildeclinoit/come-e-quanto-tagliare-la-spesa-...
Come e quanto tagliare la spesa pubblica


· Dal punto di vista della finanza pubblica, l'Italia ha oggi due priorità: abbattere il rapporto tra debito pubblico e Prodotto interno lordo (Pil) e ridurre la pressione fiscale;

· Per conseguire il primo obiettivo, è necessario portare il bilancio strutturalmente in surplus, quindi ridurre le spese e/o aumentare le entrate;

· Per conseguire il secondo obiettivo, la spesa deve essere ridotta in misura almeno pari al taglio delle imposte;

· Fermare il declino ritiene che sia necessario e possibile, nell'arco di una legislatura, tagliare la spesa pubblica primaria di 5 punti percentuali rispetto al Pil, allo scopo di tagliare le imposte di altrettanto;

· Grazie a un serio piano di privatizzazioni si può ridurre la spesa totale di un ulteriore punto percentuale, come illustrato qui;

· Nel periodo 1990-2010 il Pil nominale è cresciuto del 121%, la spesa primaria del 152%; la maggior parte di tale aumento si è verificato nel decennio 2000-2010;

· Principale responsabile di tale fenomeno è l'incremento della spesa previdenziale (cresciuta in termini nominali del 183%) mentre il resto della spesa è cresciuto del 132%, in modo significativamente superiore al Pil;

· La spesa per il personale si è contratta negli ultimi anni; inoltre ogni intervento su tale voce richiede tempo per manifestarsi; di conseguenza, sebbene sia essenziale intervenire sulla qualità e l'efficienza produttiva del pubblico impiego, non ci si possono attendere grandi riduzioni in tale voce;

Le proposte di Fermare il declino per grandi voci di spesa

· le spese per redditi da lavoro dipendente rimangono invariate rispetto alle previsioni governative nel 2013 e nel 2014. Nel 2015 vengono ridotte dell’1% rispetto al 2014, principalmente mediante un taglio dei contributi sociali (un taglio delle aliquote di 1,5 punti entro il 2015, da inquadrare in una manovra generale di riduzione del cuneo fiscale, dovrebbe essere sufficiente a raggiungere lo scopo);

· la spesa per consumi intermedi è già prevista in forte calo nel 2013. Proponiamo di tagliare ulteriormente tale spesa per un miliardo nel 2013 e di continuare poi la riduzione nel 2014 e 2015, tagliando tale spesa del 3,7% annuo;

· per la spesa pensionistica proponiamo di moderare la crescita al 1,9% annuo, contro una crescita media prevista dal governo di circa 2,6% annuo. Tale moderazione dovrebbe essere effettuata principalmente limitando i tassi di crescita delle pensioni attualmente erogate. Questo si può fare garantendo al tempo stesso il valore reale netto delle pensioni basse e medie (quelle, grosso modo, che pagano fino a 2.500 euro mensili) grazie al taglio dell’Irpef;

· per le altre prestazioni sociali manteniamo la spesa prevista dal governo senza effettuare alcun intervento addizionale. Questo è un settore in cui la spesa va cambiata e riqualificata per giungere a uno schema universale di assicurazione contro la disoccupazione, ma se si intende raggiungere questo obiettivo non c’è spazio per tagli alla spesa aggregata; infine, la spesa in conto capitale viene ridotta, rispetto alle previsioni governative, di 10 miliardi di euro a regime. Tale riduzione si può ottenere in buona misura mettendo in atto le raccomandazioni del rapporto Giavazzi relative al taglio dei trasferimenti alle imprese, e risulta più che compensata dall’abolizione dell’IRAP;

· Gli effetti complessivi di questa manovra sono raccolti nella seguente tabella.



2011
2012
2013
2014
2015
Redditi lavoro dipendente
170.052
167.080
166.490
165.485
163.830
Consumi intermedi
136.126
134.740
128.500
123.746
119.167
Pensioni
244.243
249.430
254.169
258.998
263.919
Altre prestazioni sociali
60.879
61.790
64.594
67.275
69.080
Altre spese correnti
61.327
59.225
55.375
51.776
48.411
Spesa corrente primaria
672.627
672.265
669.129
667.280
664.407
Spesa in conto capital
47.917
46.827
39.000
36.000
36.000
Totale netto interessi
720.544
719.092
708.129
703.280
700.407


Obiettivi sulle grandi voci di spesa primaria di Fermare il Declino, sentiero appianato. Dati in valori assoluti (milioni di euro)


· Rispetto alle previsioni governative le riduzioni di spesa contenute nella proposta sono pari a 12,2 miliardi di euro nel 2013, 24,5 miliardi nel 2014 e 39,6 miliardi nel 2015. La seguente tabella raccoglie le differenze tra le previsioni governative e la proposta di Fermare il Declino per ciacun anno e per ciascuna voce di spesa, in proporzione al Pil.



2013
2014
2015
Redditi lavoro dipendente
0,00
0,00
-0,14
Consumi intermedi
-0,07
-0,34
-0,72
Pensioni
-0,06
-0,22
-0,34
Altre prestazioni sociali
0,00
0,00
0,00
Altre correnti
-0,20
-0,36
-0,58
Spesa corrente primaria
-0,33
-0,91
-1,78
Spesa in conto capitale
-0,44
-0,59
-0,58
Totale netto interessi
-0,77
-1,50
-2,36



Riduzione della spesa nel piano Fermare il Declino rispetto alle previsioni governative. Dati in rapporto al PIL.


· Ricordiamo che tra il 1995 e il 2000 la spesa per consumi intermedi è stata in media pari al 6,8% del PIL. Tale rapporto ha raggiunto il 7,2% nel 2000 ed è poi esploso fino all’8,6% nel 2011;

· La nostra proposta tende quindi semplicemente a eliminare gli incrementi di spesa in questo settore che si sono verificati nell’ultimo decennio.

Le proposte di Fermare il declino per classi funzionali

· Secondo i dati Eurostat, nel 2010 (ultimo anno per cui i dati sono disponibili) la spesa primaria risultò in Italia pari al 46% del PIL. La seguente tabella raccoglie da un lato la struttura della spesa per classi funzionali nel 2010 e dall’altro la stessa struttura nel 2001, al fine di avere una idea di quali classi di spesa sono aumentate di più nell’ultimo decennio;

· Le ultime due colonne rappresentano due possibili modalità per ridurre la spesa primaria di 5 punti di PIL nell’arco della prossima legislatura. La colonna ‘taglio lineare’ prevede che tutte le spese vengano ridotte dello stesso ammontare percentuale (pari a 5/46 della percentuale del 2010). L’ultima colonna invece contiene la nostra proposta di intervento sulla spesa, che poi motiveremo in dettaglio per ogni singola classe funzionale.


%PIL 2010
%PIL 2001
Taglio lineare
Taglio Proposta
F. il D.
1. Servizi generali (no interessi)
3,9
3,4
0,43
1,3
2. Difesa
1,4
1,1
0,16
0,3
3. Ordine pubblico e sicurezza
1,9
1,9
0,21
0,2
4. Affari economici
3,8
4,3
0,42
0,7
5. Protezione ambiente
0,8
0,9
0,09
0,0
6. Abitazioni e territorio
0,7
0,8
0,08
0,1
7. Sanità
7,6
6,3
0,82
0,3
8. Cultura, tempo libero, rel.
0,8
0,9
0,09
0,1
9. Educazione
4,5
4,7
0,48
0,0
10. Pensioni e previdenza
20,4
17,3
2,22
2,0
Totale
46,0
41,6
5,00
5,0



Spesa per classi funzionali in rapporto al PIL e possibili interventi di riduzione.


· La manovra da noi proposta non incide invece per nulla sulla spesa per l’educazione, che a nostro avviso andrebbe invece aumentata dopo una opportuna riqualificazione, e abbastanza poco sulle spese per la sanità. In questo senso riteniamo di poter tranquillamente affermare che la proposta non scalfisce per nulla le fondamenta dello stato sociale;

· La manovra di riduzione della spesa proposta da Fermare il declino si concentra sulle due voci di spesa che hanno subito gli aumenti più vistosi nell'ultimo decennio, ossia affari generali e spesa previdenziale;

· Per quanto attiene gli affari generali, Fermare il declino crede sia necessaria una drastica riduzione dei costi della politica, limitare le spese di tutti gli organismi legislativi ed esecutivi, a cominciare dalla presidenza della repubblica, a sfoltire ed accorpare vari uffici di ricerca economica, dello stato o finanziati dallo stato, ridurre le spese per consulenti, semplificare la rete di ambasciate e consolari, ridurre con maggiore decisione auto blu e voli di stato ed eliminare i rimborsi elettorali;

· Per quanto riguarda la spesa previdenziale, nell’ultimo decennio la spesa per protezione sociale è aumentata di 3 punti di PIL. Occorre intervenire per rovesciare questo incremento. Dato che al tempo stesso è opportuno aumentare la spesa che va in aiuto ai disoccupati e alle famiglie a basso reddito, riteniamo che l’obiettivo sull’arco della legislatura dovrebbe essere una riduzione di 2 punti di Pil.
c'eraunavodka
00mercoledì 16 gennaio 2013 12:41
Re:
giusperito, 15/01/2013 21:20:

Per tutti i dubbi e per le tabelle leggibili vai a questo link: www.fermareildeclino.it/fermareildeclinoit/come-e-quanto-tagliare-la-spesa-...
Come e quanto tagliare la spesa pubblica



Grazie per il link.
La mia prima riflessione è che sulla questione pensionistica Fratelli d'Italia ha un approccio diverso,
FARE sembra limitarsi alla moderazione della crescita delle pensioni, salvaguardando quelle più basse fino a 2.500 euro mensili, ma senza andare a rimodulare quelle da 90.000 euro mensili. Forse i tempi sono maturi per rimettere in discussione alcuni di questi "privilegi" acquisiti.
c'eraunavodka
00sabato 26 gennaio 2013 02:18
[SM=x43799]
giusperito
00sabato 26 gennaio 2013 11:52
Oggi Oscar Giannino è al Teatro delle Palme a via Vetriera a Chiaia 12, alle ore 17.00

Intanto siamo sul corriere:
Nell'ambito dell'iniziativa Alla prova dei fatti, lanciata sul Corriere della Sera dello scorso 18 gennaio, pubblichiamo oggi un articolo che riporta le risposte, senza commentarle, che la lista Fare per Fermare il Declino ha dato al questionario di 20 domande che abbiamo mandato ai protagonisti, partiti/coalizioni, della campagna per le elezioni del 24 e 25 febbraio.
In via generale, la lista, di ispirazione liberale, punta a una riforma radicale sia della voce entrate dello Stato sia della voce uscite. E, per rafforzare la credibilità dell'Italia sui mercati, propone di attivare, come primo atto della prossima legislatura, lo «Scudo anti spread», cioè di firmare con l'Europa un memorandum nel quale il governo italiano si impegni a seguire un percorso di controllo della finanza pubblica e in cambio la Bce compri, sul mercato, titoli di Stato italiani, così tenendo bassi i tassi d'interesse. Giovedì 24 gennaio abbiamo pubblicato le risposte del Pdl al questionario del Corriere . Nei prossimi giorni pubblicheremo quelle di Pd e lista Monti. Tutte le informazioni raccolte andranno poi a alimentare il programma econometrico della società indipendente britannica Oxford Economics, la quale misurerà le conseguenze di ogni programma, anno per anno nel quinquennio della legislatura, su andamento del Pil, occupazione, inflazione, reddito delle famiglie, deficit e debito pubblici.

Abbassare l’Irpef del 20% e abolire l’Irap
La lista Fare per Fermare il Declino intende ridurre la pressione fiscale di cinque punti di Prodotto interno lordo (Pil) nei cinque anni della legislatura. Concentrando l’intervento «sul prelievo su lavoro e imprese». Per quel che riguarda la tassazione delle persone fisiche, l’obiettivo è ridurre l’Irpef «di almeno il 20%» nel periodo, azzerando l’imposta sul reddito per la metà più povera dei contribuenti. Nello specifico, si propone di aumentare progressivamente le detrazioni per i redditi da lavoro autonomo, lavoro dipendente e pensioni e al tempo stesso eliminare la detrazione per il coniuge a carico. Il progetto prevede di azzerare entro il 2015 ogni forma di imposizione fiscale per i redditi inferiori a 12 mila euro e entro la fine della legislatura alzare il livello di esenzione a 15 mila euro. Il risultato sarebbe una riduzione del gettito Irpef di 30 miliardi entro il 2018. Non intende invece intervenire sulle aliquote Iva se non per impedirne l’aumento automatico, previsto a luglio, dal 20 al 21%.

La lista prevede di abolire progressivamente l’Irap sulle imprese nell’arco dei cinque anni. Questa è ritenuta la priorità, il che significa che a essa debbono essere dedicate «in prima battuta» le risorse liberate dalla riduzione della spesa primaria (si veda più avanti). La riduzione Irap che grava sulle imprese sarebbe di 35 miliardi totali entro il 2018: a questo punto l’imposta sarebbe del tutto abolita. Qualora la situazione economica lo permettesse, Fare interverrebbe per ridurre l’aliquota Ires. Il livello di tassazione dei patrimoni, invece, dovrebbe rimanere sostanzialmente invariato rispetto a quello attuale: solo qualche modifica settoriale, come la riduzione dell’aliquota Imu sui beni strumentali delle imprese e la revisione degli «aumenti sconsiderati dell’Imu agricola e sul magazzino immobiliare invenduto».

La lista non ritiene di modificare la legislazione corrente per quanto riguarda tassazione delle transazioni finanziarie e imposte su benzina, lotteria e altro. Secondo Fare, la riduzione del cuneo fiscale (la differenza tra costo del lavoratore per l’azienda e salario netto) deve prima di tutto essere ottenuta attraverso la riduzione dell’Irpef. Nel programma, però, aggiunge che se gli interventi proposti per i tagli alla spesa (si veda oltre) avranno successo si potrebbero liberare risorse per 10-15 miliardi che dovrebbero essere utilizzati per ridurre le aliquote della contribuzione sociale.

La riduzione della spesa
L’obiettivo generale è la riduzione della spesa pubblica di sei punti di Pil in cinque anni. «Un punto è demandato alla minore spesa per interessi derivante da una politica di privatizzazioni di immobili e società ad ampio raggio; la restante parte si concentra sulla spesa corrente ». Il risultato previsto è che la spesa corrente al netto degli interessi sul debito, che nel 2012 è stata di 672 miliardi, il 43% del Pil, scenderebbe lentamente in cifra assoluta verso i 661 miliardi del 2016-2017, ma calerebbe come percentuale del Pil al 37,76%. Sul versante dei costi, Fare intende anche ridurre il tasso di crescita media della spesa per pensioni dal 2,6% annuo — così prevista dal Def per il periodo 2013-2015—all’1,9%. Per raggiungere l’obiettivo propone una serie di interventi legati al blocco dell’indicizzazione per le pensioni di importo superiore ai quattromila euro al mese. Ciò dovrebbe portare a una riduzione del 2% della spesa per pensioni rispetto al Pil in cinque anni. Per Sanità e Istruzione, la lista non prevede tagli significativi.

Propone però riforme indirizzate a migliorare l’efficienza dei servizi. Fare propone come misura immediata l’eliminazione dei contributi e dei sussidi in conto capitale alle imprese. Da attuare «il più rapidamente possibile, nei primi due anni della legislatura». Il taglio drastico di questi trasferimenti dovrebbe liberare risorse da destinare al finanziamento della riduzione dell’imposizione sulle imprese, a cominciare dall’Irap. Per quel che riguarda l’altra voce delle spese in conto capitale delle amministrazioni pubbliche, cioè gli investimenti in senso stretto, l’obiettivo della lista è di mantenerli stabili, cioè in crescita allo stesso tasso del Pil. Su queste basi, la spesa in conto capitale—cioè investimenti stretti più trasferimenti alle imprese —dovrebbe scendere dai 47 miliardi del 2012 a 38 nel 2017, cioè dal 3 al 2,14% del Pil. Per quel che riguarda le privatizzazioni — un punto forte del programma di Fare — l’obiettivo è «un massiccio piano di cessione di immobili e società, sia a livello centrale che locale». Per un gettito di 35 miliardi all’anno per cinque anni. «Tale gettito dovrebbe essere interamente finalizzato alla riduzione del debito pubblico».

Più produttività con le liberalizzazioni
Oltre all’abolizione dell’Irap, Fare intende affrontare la questione della produttività e della competitività delle imprese con altre due misure: riforma della Giustizia e liberalizzazioni. Nel primo caso, si tratta di introdurre incentivi per migliorare l’organizzazione del lavoro dei tribunali, con l’obiettivo di ridurre la durata della media nazionale delle cause civili (1.210 giorni) alla perfomance del tribunale di Torino (sugli 800 giorni). Per quel che riguarda le liberalizzazioni, intende introdurle in «tutti i settori ancora non pienamente concorrenziali, a partire da quelli che pesano maggiormente sullo svantaggio competitivo delle imprese», come banche, elettricità, gas, trasporti, investimenti infrastrutturali.

Danilo Taino
giusperito
00venerdì 8 febbraio 2013 23:21
Segnalo l'occasione per incontrare il prof. Brusco:

11 febbraio 2013, Libreria Ubic, Via Benedetto Croce 28, ore 17.00
WeAreNemesis
00sabato 9 febbraio 2013 12:40
Anche questa non mi convince. E poi votare uno che si definisce "monarchico" non credo faccia al caso mio...
giusperito
00lunedì 11 febbraio 2013 11:18
Monarchico???
Dove l'hai letta questa cosa?
WeAreNemesis
00lunedì 11 febbraio 2013 20:02
Su quella carta straccia che è Panorama c'era un suo articolo in cui si professava monarchico. Non lo trovo qui sul Web altrimenti lo linkavo.
giusperito
00martedì 12 febbraio 2013 09:15
Non trovo nessun rimando sul web a niente del genere (credo sia notizia con una certa risonanza.. Sallusti lo ha attaccato sui gatti e su quanto mangia (poco). Credo che se fosse stato monarchico avrebbe avuto almeno un argomento più serio).
Ieri l'ho chiesto anche ai coordinatori regionali e a nessuno risultava una cosa del genere.
WeAreNemesis
00martedì 12 febbraio 2013 10:57
Re:
giusperito, 12/02/2013 09:15:

Non trovo nessun rimando sul web a niente del genere (credo sia notizia con una certa risonanza.. Sallusti lo ha attaccato sui gatti e su quanto mangia (poco). Credo che se fosse stato monarchico avrebbe avuto almeno un argomento più serio).
Ieri l'ho chiesto anche ai coordinatori regionali e a nessuno risultava una cosa del genere.




Sono sicura. Davvero, Neanche io ho trovato sul web ma sono sicura di averlo letto su panorama (vabbè che poi l'affidabilità di quel giornale è nulla).
Comunque non lo voterò, non mi ha convinto neanche lui nè ho compreso bene le sue intenzioni.
In verità non so SE voterò, sono parecchio in crisi.
giusperito
00martedì 12 febbraio 2013 11:17
Ti allego le 10 proposte.
Sul sito www.fermareildeclino.it/10proposte trovi tutti gli APPROFONDIMENTI. Gli approfondimenti indicano dettagliatamente come si vogliono raggiungere i risultati delle proposte,perché altrimenti si promette tutto (tipo Grillo e Berlusconi). Alla fine ti lascio i nomi di chi ha steso le proposte per farti rendere conto della professionalità e dell'esperienza di chi ha redatto le proposte, perché non ci si improvvisa MAI.

Non voglio convincerti, ma se sei in dubbio, il tuo voto è importante.
Ti invito a valutare se puoi essere d'accordo. Se il programma non ti piace, posso capirlo. E' giusto, ma se è solo schifo verso la politica (ti capisco) prova a valutare se vale la pena darci fiducia.

1 Ridurre l'ammontare del debito pubblico. E' possibile scendere rapidamente sotto la soglia simbolica del 100% del PIL anche attraverso alienazioni del patrimonio pubblico, composto sia da immobili non vincolati sia da imprese o quote di esse.

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2 Ridurre la spesa pubblica di almeno 6 punti percentuali del PIL nell'arco di 5 anni. La spending review deve costituire il primo passo di un ripensamento complessivo della spesa, a partire dai costi della casta politico-burocratica e dai sussidi alle imprese (inclusi gli organi di informazione). Ripensare in modo organico le grandi voci di spesa, quali sanità e istruzione, introducendo meccanismi competitivi all’interno di quei settori. Riformare il sistema pensionistico per garantire vera equità inter—e intra—generazionale.

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3 Ridurre la pressione fiscale complessiva di almeno 5 punti in 5 anni, dando la priorità alla riduzione delle imposte sul reddito da lavoro e d'impresa. Semplificare il sistema tributario e combattere l'evasione fiscale destinando il gettito alla riduzione delle imposte.


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4 Liberalizzare rapidamente i settori ancora non pienamente concorrenziali quali, a titolo di esempio: trasporti, energia, poste, telecomunicazioni, servizi professionali e banche (inclusi gli assetti proprietari). Privatizzare le imprese pubbliche con modalità e obiettivi pro-concorrenziali nei rispettivi settori. Inserire nella Costituzione il principio della concorrenza come metodo di funzionamento del sistema economico, contro privilegi e monopoli d'ogni sorta. Privatizzare la RAI, abolire canone e tetto pubblicitario, eliminare il duopolio imperfetto su cui il settore si regge favorendo la concorrenza. Affidare i servizi pubblici, incluso quello radiotelevisivo, tramite gara fra imprese concorrenti.

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5 Sostenere i livelli di reddito di chi momentaneamente perde il lavoro anziché tutelare il posto di lavoro esistente o le imprese inefficienti. Tutti i lavoratori, indipendentemente dalla dimensione dell'impresa in cui lavoravano, devono godere di un sussidio di disoccupazione e di strumenti di formazione che permettano e incentivino la ricerca di un nuovo posto di lavoro quando necessario, scoraggiando altresì la cultura della dipendenza dallo Stato. Il pubblico impiego deve essere governato dalle stesse norme che sovrintendono al lavoro privato introducendo maggiore flessibilità sia del rapporto di lavoro che in costanza del rapporto di lavoro.

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6 Adottare immediatamente una legislazione organica sui conflitti d'interesse. Imporre effettiva trasparenza e pubblica verificabilità dei redditi, patrimoni e interessi economici di tutti i funzionari pubblici e di tutte le cariche elettive. Instaurare meccanismi premianti per chi denuncia reati di corruzione. Vanno allontanati dalla gestione di enti pubblici e di imprese quotate gli amministratori che hanno subito condanne penali per reati economici o corruttivi.

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7 Far funzionare la giustizia. Riformare il codice di procedura e la carriera dei magistrati, con netta distinzione dei percorsi e avanzamento basato sulla performance; no agli avanzamenti di carriera dovuti alla sola anzianità. Introdurre e sviluppare forme di specializzazione che siano in grado di far crescere l'efficienza e la prevedibilità delle decisioni. Difendere l'indipendenza di tutta la magistratura, sia inquirente che giudicante. Assicurare la terzietà dei procedimenti disciplinari a carico dei magistrati. Gestione professionale dei tribunali generalizzando i modelli adottati in alcuni di essi. Assicurare la certezza della pena da scontare in un sistema carcerario umanizzato.


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8 Liberare le potenzialità di crescita, lavoro e creatività dei giovani e delle donne, oggi in gran parte esclusi dal mercato del lavoro e dagli ambiti più rilevanti del potere economico e politico. Non esiste una singola misura in grado di farci raggiungere questo obiettivo; occorre agire per eliminare il dualismo occupazionale, scoraggiare la discriminazione di età e sesso nel mondo del lavoro, offrire strumenti di assicurazione contro la disoccupazione, facilitare la creazione di nuove imprese, permettere effettiva mobilità meritocratica in ogni settore dell’economia e della società e, finalmente, rifondare il sistema educativo.


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9 Ridare alla scuola e all'università il ruolo, perso da tempo, di volani dell'emancipazione socio-economica delle nuove generazioni. Non si tratta di spendere di meno, occorre anzi trovare le risorse per spendere di più in educazione e ricerca. Però, prima di aggiungere benzina nel motore di una macchina che non funziona, occorre farla funzionare bene. Questo significa spendere meglio e più efficacemente le risorse già disponibili. Vanno pertanto introdotti cambiamenti sistemici: la concorrenza fra istituzioni scolastiche e la selezione meritocratica di docenti e studenti devono trasformarsi nelle linee guida di un rinnovato sistema educativo.Va abolito il valore legale del titolo di studio.


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10 Introdurre il vero federalismo con l'attribuzione di ruoli chiari e coerenti ai diversi livelli di governo. Un federalismo che assicuri ampia autonomia sia di spesa che di entrata agli enti locali rilevanti ma che, al tempo stesso, punisca in modo severo gli amministratori di quegli enti che non mantengono il pareggio di bilancio rendendoli responsabili, di fronte ai propri elettori, delle scelte compiute. Totale trasparenza dei bilanci delle pubbliche amministrazioni e delle società partecipate da enti pubblici con l'obbligo della loro pubblicazione sui rispettivi siti Internet. La stessa "questione meridionale" va affrontata in questo contesto, abbandonando la dannosa e fallimentare politica di sussidi seguita nell'ultimo mezzo secolo.



I promotori:
Michele Boldrin, Paola Bruno, Sandro Brusco, Alessandro De Nicola, Silvia Enrico, Oscar Giannino, Andrea Moro, Carlo Stagnaro, Luigi Zingales
A.Cosentino
00martedì 12 febbraio 2013 11:34
Giusperito a Caserta quando ci sarà Giannino?
c'eraunavodka
00martedì 19 febbraio 2013 19:07
Re: Re:
WeAreNemesis, 12/02/2013 10:57:



In verità non so SE voterò, sono parecchio in crisi.







Detto questo, non so cosa pensare dell'ultima uscita di Zingales, perchè a pochi giorni dal voto? [SM=g2725302]
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