Per tutti i dubbi e per le tabelle leggibili vai a questo link:
www.fermareildeclino.it/fermareildeclinoit/come-e-quanto-tagliare-la-spesa-...
Come e quanto tagliare la spesa pubblica
· Dal punto di vista della finanza pubblica, l'Italia ha oggi due priorità: abbattere il rapporto tra debito pubblico e Prodotto interno lordo (Pil) e ridurre la pressione fiscale;
· Per conseguire il primo obiettivo, è necessario portare il bilancio strutturalmente in surplus, quindi ridurre le spese e/o aumentare le entrate;
· Per conseguire il secondo obiettivo, la spesa deve essere ridotta in misura almeno pari al taglio delle imposte;
· Fermare il declino ritiene che sia necessario e possibile, nell'arco di una legislatura, tagliare la spesa pubblica primaria di 5 punti percentuali rispetto al Pil, allo scopo di tagliare le imposte di altrettanto;
· Grazie a un serio piano di privatizzazioni si può ridurre la spesa totale di un ulteriore punto percentuale, come illustrato qui;
· Nel periodo 1990-2010 il Pil nominale è cresciuto del 121%, la spesa primaria del 152%; la maggior parte di tale aumento si è verificato nel decennio 2000-2010;
· Principale responsabile di tale fenomeno è l'incremento della spesa previdenziale (cresciuta in termini nominali del 183%) mentre il resto della spesa è cresciuto del 132%, in modo significativamente superiore al Pil;
· La spesa per il personale si è contratta negli ultimi anni; inoltre ogni intervento su tale voce richiede tempo per manifestarsi; di conseguenza, sebbene sia essenziale intervenire sulla qualità e l'efficienza produttiva del pubblico impiego, non ci si possono attendere grandi riduzioni in tale voce;
Le proposte di Fermare il declino per grandi voci di spesa
· le spese per redditi da lavoro dipendente rimangono invariate rispetto alle previsioni governative nel 2013 e nel 2014. Nel 2015 vengono ridotte dell’1% rispetto al 2014, principalmente mediante un taglio dei contributi sociali (un taglio delle aliquote di 1,5 punti entro il 2015, da inquadrare in una manovra generale di riduzione del cuneo fiscale, dovrebbe essere sufficiente a raggiungere lo scopo);
· la spesa per consumi intermedi è già prevista in forte calo nel 2013. Proponiamo di tagliare ulteriormente tale spesa per un miliardo nel 2013 e di continuare poi la riduzione nel 2014 e 2015, tagliando tale spesa del 3,7% annuo;
· per la spesa pensionistica proponiamo di moderare la crescita al 1,9% annuo, contro una crescita media prevista dal governo di circa 2,6% annuo. Tale moderazione dovrebbe essere effettuata principalmente limitando i tassi di crescita delle pensioni attualmente erogate. Questo si può fare garantendo al tempo stesso il valore reale netto delle pensioni basse e medie (quelle, grosso modo, che pagano fino a 2.500 euro mensili) grazie al taglio dell’Irpef;
· per le altre prestazioni sociali manteniamo la spesa prevista dal governo senza effettuare alcun intervento addizionale. Questo è un settore in cui la spesa va cambiata e riqualificata per giungere a uno schema universale di assicurazione contro la disoccupazione, ma se si intende raggiungere questo obiettivo non c’è spazio per tagli alla spesa aggregata; infine, la spesa in conto capitale viene ridotta, rispetto alle previsioni governative, di 10 miliardi di euro a regime. Tale riduzione si può ottenere in buona misura mettendo in atto le raccomandazioni del rapporto Giavazzi relative al taglio dei trasferimenti alle imprese, e risulta più che compensata dall’abolizione dell’IRAP;
· Gli effetti complessivi di questa manovra sono raccolti nella seguente tabella.
2011
2012
2013
2014
2015
Redditi lavoro dipendente
170.052
167.080
166.490
165.485
163.830
Consumi intermedi
136.126
134.740
128.500
123.746
119.167
Pensioni
244.243
249.430
254.169
258.998
263.919
Altre prestazioni sociali
60.879
61.790
64.594
67.275
69.080
Altre spese correnti
61.327
59.225
55.375
51.776
48.411
Spesa corrente primaria
672.627
672.265
669.129
667.280
664.407
Spesa in conto capital
47.917
46.827
39.000
36.000
36.000
Totale netto interessi
720.544
719.092
708.129
703.280
700.407
Obiettivi sulle grandi voci di spesa primaria di Fermare il Declino, sentiero appianato. Dati in valori assoluti (milioni di euro)
· Rispetto alle previsioni governative le riduzioni di spesa contenute nella proposta sono pari a 12,2 miliardi di euro nel 2013, 24,5 miliardi nel 2014 e 39,6 miliardi nel 2015. La seguente tabella raccoglie le differenze tra le previsioni governative e la proposta di Fermare il Declino per ciacun anno e per ciascuna voce di spesa, in proporzione al Pil.
2013
2014
2015
Redditi lavoro dipendente
0,00
0,00
-0,14
Consumi intermedi
-0,07
-0,34
-0,72
Pensioni
-0,06
-0,22
-0,34
Altre prestazioni sociali
0,00
0,00
0,00
Altre correnti
-0,20
-0,36
-0,58
Spesa corrente primaria
-0,33
-0,91
-1,78
Spesa in conto capitale
-0,44
-0,59
-0,58
Totale netto interessi
-0,77
-1,50
-2,36
Riduzione della spesa nel piano Fermare il Declino rispetto alle previsioni governative. Dati in rapporto al PIL.
· Ricordiamo che tra il 1995 e il 2000 la spesa per consumi intermedi è stata in media pari al 6,8% del PIL. Tale rapporto ha raggiunto il 7,2% nel 2000 ed è poi esploso fino all’8,6% nel 2011;
· La nostra proposta tende quindi semplicemente a eliminare gli incrementi di spesa in questo settore che si sono verificati nell’ultimo decennio.
Le proposte di Fermare il declino per classi funzionali
· Secondo i dati Eurostat, nel 2010 (ultimo anno per cui i dati sono disponibili) la spesa primaria risultò in Italia pari al 46% del PIL. La seguente tabella raccoglie da un lato la struttura della spesa per classi funzionali nel 2010 e dall’altro la stessa struttura nel 2001, al fine di avere una idea di quali classi di spesa sono aumentate di più nell’ultimo decennio;
· Le ultime due colonne rappresentano due possibili modalità per ridurre la spesa primaria di 5 punti di PIL nell’arco della prossima legislatura. La colonna ‘taglio lineare’ prevede che tutte le spese vengano ridotte dello stesso ammontare percentuale (pari a 5/46 della percentuale del 2010). L’ultima colonna invece contiene la nostra proposta di intervento sulla spesa, che poi motiveremo in dettaglio per ogni singola classe funzionale.
%PIL 2010
%PIL 2001
Taglio lineare
Taglio Proposta
F. il D.
1. Servizi generali (no interessi)
3,9
3,4
0,43
1,3
2. Difesa
1,4
1,1
0,16
0,3
3. Ordine pubblico e sicurezza
1,9
1,9
0,21
0,2
4. Affari economici
3,8
4,3
0,42
0,7
5. Protezione ambiente
0,8
0,9
0,09
0,0
6. Abitazioni e territorio
0,7
0,8
0,08
0,1
7. Sanità
7,6
6,3
0,82
0,3
8. Cultura, tempo libero, rel.
0,8
0,9
0,09
0,1
9. Educazione
4,5
4,7
0,48
0,0
10. Pensioni e previdenza
20,4
17,3
2,22
2,0
Totale
46,0
41,6
5,00
5,0
Spesa per classi funzionali in rapporto al PIL e possibili interventi di riduzione.
· La manovra da noi proposta non incide invece per nulla sulla spesa per l’educazione, che a nostro avviso andrebbe invece aumentata dopo una opportuna riqualificazione, e abbastanza poco sulle spese per la sanità. In questo senso riteniamo di poter tranquillamente affermare che la proposta non scalfisce per nulla le fondamenta dello stato sociale;
· La manovra di riduzione della spesa proposta da Fermare il declino si concentra sulle due voci di spesa che hanno subito gli aumenti più vistosi nell'ultimo decennio, ossia affari generali e spesa previdenziale;
· Per quanto attiene gli affari generali, Fermare il declino crede sia necessaria una drastica riduzione dei costi della politica, limitare le spese di tutti gli organismi legislativi ed esecutivi, a cominciare dalla presidenza della repubblica, a sfoltire ed accorpare vari uffici di ricerca economica, dello stato o finanziati dallo stato, ridurre le spese per consulenti, semplificare la rete di ambasciate e consolari, ridurre con maggiore decisione auto blu e voli di stato ed eliminare i rimborsi elettorali;
· Per quanto riguarda la spesa previdenziale, nell’ultimo decennio la spesa per protezione sociale è aumentata di 3 punti di PIL. Occorre intervenire per rovesciare questo incremento. Dato che al tempo stesso è opportuno aumentare la spesa che va in aiuto ai disoccupati e alle famiglie a basso reddito, riteniamo che l’obiettivo sull’arco della legislatura dovrebbe essere una riduzione di 2 punti di Pil.