A Pomigliano il 62,2% dei lavoratori dice sì a Marchionne. Il no al 36%

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Koogar
00mercoledì 23 giugno 2010 10:49
POMIGLIANO D'ARCO - È finito alle 4 lo scrutinio del referendum sull'accordo tra i sindacati dei metalmeccanici (ad esclusione della Fiom) e la Fiat per lo stabilimento di Pomigliano d'Arco. I sì sono stati 2.888, i no 1.673, le schede bianche 22 e quelle nulle 59. I sì corrispondono al 62,2% dei voti, il no al 36 per cento. Un verdetto molto al di sotto del 70%, la soglia sotto la quale la Fiat è pronta a rimettere in discussione l'investimento di 700 milioni per produrre la nuova Panda. Un dato che potrebbe cambiare faccia all'economia di una città di 47mila persone e all'intera Campania. Un risultato, quello dei «no», molto al di sopra dei consensi che in teoria sommerebbero la Fiom e lo Slai Cobas, il fronte contrario all'intesa.


Le urne si erano chiuse alle 21: su 4.881 aventi diritto hanno espresso il loro voto 4.642 tra operai e impiegati. Una partecipazione quasi totalitaria, con il 95,1% delle adesioni al referendum. Lo spoglio è cominciato con un'ora di ritardo. Sessanta minuti sono volati per ricontare tutte le schede dei votanti. Una doppia conta, in realtà.
La giornata è stata nervosa, ruvida. Alle 14 c'è il cambio turno: davanti al cancello numero 2 regna la confusione. Gli operai escono senza rilasciare dichiarazioni. Il cielo è gravido di nuvoloni e tira un vento che agita le bandiere di Rifondazione comunista e dello Slai Cobas. Ci sono pure degli uomini sandwich de "Il bolscevico" che distribuiscono volantini. Sembra che tutta l'area dell'antagonismo campano si sia data appuntamento a Pomigliano. Vittorio Granillo, capo dello Slai Cobas, aizza allo scontro urlando dentro un microfono. «L'accordo è un colpo di Stato». Tra la folla che si muove a ondate c'è anche Diego Bianchi, alias "Zoro", il più ascoltato blogger dell'area Pd appena arrivato da Roma con la sua inseparabile telecamerina. Inevitabile la domanda: come si è mosso il Pd sulla vicenda Pomigliano? Zoro sorride cercando di dissimulare un certo imbarazzo: «Bersani sostiene che ci penseranno gli operai: allora perché non mettiamo un operaio a capo del Pd?». Il sarcasmo di questo quarantenne stride un po' con un'atmosfera in cui si mescolano ribellismo e silenzi.

I nuvoloni grigi che incombono sulla fabbrica rendono tutto più teatrale, quasi un melodramma. I ragionamenti ruotano attorno al solito dilemma: quanto peseranno i sì? E quante chance ci sono affinché la Fiom non saboti la volontà della maggioranza degli operai e si decida a ricucire lo strappo con l'azienda e i sindacati che hanno sottoscritto l'intesa del 15 giugno? Eccoli i punti dolens. In realtà, dicono i bene informati, la Fiom si muove su un doppio binario: di contestazione fuori dalla fabbrica, di trattativa all'interno. La scelta di sparare contro l'accordo per la produzione della nuova Panda era praticamente scontato. La base lo reclamava. Ma di fronte a un risultato avverso alla linea della Fiom i metalmeccanici della Cgil potrebbe tornare sui loro passi. Magari chiedendo una parziale rivisitazione dell'intesa raggiunta sulle 80 ore di straordinario (120 invece del tetto di 40 previste dal contratto). Ora, di fronte al risultato del referendum, con una maggioranza di «sì» non schiacciante, l'azienda si prenderà sicuramente qualche giorno per riflettere. «Non prendiamo mai decisioni a caldo. Tantomeno lo faremo in questo frangente» dicono dall'ufficio stampa del Lingotto. Alle 18,30, al di là dell'invalicabile cancello numero 2, l'atmosfera è stranamente rilassata. Le contrapposizioni di quattro ore prima sembrano sfumate.

All'interno della fabbrica incrociamo un operaio della verniciatura, Gerardo Giannone, che si presenta come «comunista» malgrado si iscritto alla Fim. Spiega: «Ho sempre votato Rifondazione comunista e dal 2008, com'è noto, siamo fuori dal Parlamento. Francamente non ci tengo a uscire anche da questa fabbrica. La Fiat di Pomigliano dà lavoro, tra diretti e indiretti, a 17mila lavoratori: una quota consistente del Pil industriale della Campania lo facciamo qui. Questo accordo, giusto o sbagliato che sia, rappresenta un'opportunità». In Fiat hanno tutti le bocche cucite. Percorriamo altri duecento metri camminando sulle piastrelle rosse del marciapiede tirate a lucido. Ecco il seggio elettorale, nove urne di compensato e, alle spalle, nove cabine elettorale più una all'angolo per i disabili. Le operazioni di voto procedono speditamente in un silenzio irreale. Il risultato arriverà a notte inoltrata. Uno degli operai che ha aspettato il risultato fuori dai cancelli è in vena di profezie: «Finora abbiamo scherzato: la partita vera tra sindacati e Fiat comincia oggi».

L'ACCORDOI turni
La produzione della Panda avverrà tenendo aperta la fabbrica 24 ore al giorno, 6 giorni su 7, per 18 turni. L'orario individuale è 40 ore.

Lo straordinario
Fiat potrà ricorrere a 120 ore annue di straordinario (80 in più delle 40 previste ).

Organizzazione
I lavoratori potranno usufruire di tre pause da dieci minuti. La pausa mensa è spostata a fine turno.

Assenteismo e malattia
In caso di picchi di assenze anomale l'azienda si riserva di non retribuire i primi tre giorni. Una commissione paritetica esaminerà «i casi critici cui non applicare» la clausola.

Sanzioni
Viene introdotta una clausola di responsabilità per il rispetto dell'accordo.

Sciopero
L'eventuale sciopero che violi punti dell'accordo è sanzionabile economicamente.

Commissione garanzia
Sulla clausola di responsabilità si prevede una Commissione nazionale di raffreddamento o garanzia

Cigs
Per predisporre gli impianti è riconosciuta la cig straordinaria per due anni dall'avvio degli investimenti.
|psiche84|
00mercoledì 23 giugno 2010 19:51
In pratica è stato chiesto agli operai:" vuoi tornare a lavorare o no"?
E loro,dopo due anni di cassa integrazione,hanno votato sì,accettando condizioni umilianti.

Schiavi senza catene.

°Paranoid Android°
00mercoledì 23 giugno 2010 20:31
Re:
|psiche84|, 23/06/2010 19.51:

In pratica è stato chiesto agli operai:" vuoi tornare a lavorare o no"?
E loro,dopo due anni di cassa integrazione,hanno votato sì,accettando condizioni umilianti.

Schiavi senza catene.





[SM=x43666]

tra l'altro mi stupisce il non-plebiscito per il sì [SM=x2244087]
Selkis
00mercoledì 23 giugno 2010 20:32
Re:
|psiche84|, 23/06/2010 19:51:

In pratica è stato chiesto agli operai:" vuoi tornare a lavorare o no"?
E loro,dopo due anni di cassa integrazione,hanno votato sì,accettando condizioni umilianti.

Schiavi senza catene.





no, in realtà l'esito è stato positivo per i NO.
L'alternativa era "a casa o con condizioni di semischiavitù", e si aspettavano almeno un 70% di consensi.
Lo dice all'inizio

Un verdetto molto al di sotto del 70%, la soglia sotto la quale la Fiat è pronta a rimettere in discussione l'investimento di 700 milioni per produrre la nuova Panda. Un dato che potrebbe cambiare faccia all'economia di una città di 47mila persone e all'intera Campania. Un risultato, quello dei «no», molto al di sopra dei consensi che in teoria sommerebbero la Fiom e lo Slai Cobas, il fronte contrario all'intesa.


Insomma, bisogna solo vedere se adesso la Fiat non ritira i finanziamenti.
°Paranoid Android°
00mercoledì 23 giugno 2010 20:35
Re: Re:
Selkis, 23/06/2010 20.32:




no, in realtà l'esito è stato positivo per i NO.
L'alternativa era "a casa o con condizioni di semischiavitù", e si aspettavano almeno un 70% di consensi.
Lo dice all'inizio

Un verdetto molto al di sotto del 70%, la soglia sotto la quale la Fiat è pronta a rimettere in discussione l'investimento di 700 milioni per produrre la nuova Panda. Un dato che potrebbe cambiare faccia all'economia di una città di 47mila persone e all'intera Campania. Un risultato, quello dei «no», molto al di sopra dei consensi che in teoria sommerebbero la Fiom e lo Slai Cobas, il fronte contrario all'intesa.


Insomma, bisogna solo vedere se adesso la Fiat non ritira i finanziamenti.



c'avrei messo la mano sul fuoco anche io...infatti ero scoraggiatissima in questo senso...
chissà ora [SM=x43815]
Selkis
00giovedì 24 giugno 2010 09:03
CVD..... Marchionne spiazzato dal voto lascerà la Panda all'estero
Ha avuto tutta una notte per studiare una risposta allo "schiaffo di Pomigliano", sintetizzata poi in quel comunicato che riapre una porta apparentemente chiusa dal referendum. Quando ieri mattina, di buon'ora, è tornato nel suo ufficio del Lingotto, Sergio Marchionne aveva ben chiaro in testa come reagire a quei no posati nelle urne dai lavoratori in misura superiore alle previsioni. Sapeva come uscire dall'angolo dove si è trovato per la prima volta da quando, sei anni e ventidue giorni fa, ha preso il comando della Fiat. "Abbiamo affrontato situazioni più difficili, troveremo anche questa volta una soluzione" ha detto ai suoi collaboratori. Se era contrariato e deluso, e si deve supporre che lo fosse, è riuscito a dissimulare bene il suo stato d'animo. Evidentemente aveva già un'idea del nuovo percorso che passa sempre per Pomigliano ma non sarà più quello di due giorni fa. Perché lui la Panda, se non si troverà uno sbocco in extremis, la produrrà in un'altra fabbrica. "Su quella partita non riapriremo più le trattative", assicurano al Lingotto.

Viste da Torino le previsioni erano diverse e l'ad della Fiat ha sperato fino all'ultimo che si materializzassero in un sì plebiscitario, o comunque robusto, all'accordo separato. Mercoledì ha atteso fino a notte alta assieme ai collaboratori l'esito delle urne, ha cenato al Lingotto, prima di andare a casa dove forse ha dato un ultimo sguardo alle agenzie che battevano numeri che lui non aveva messo in conto. Da tempo non gli capitava di restare così a lungo lontano dall'America dove andrà nel fine settimana. Questa volta la posta era alta e lui ha voluto giocare in prima persona. Come ha ripreso a fare ieri mattina quando ha deciso di rivedere in corsa la strategia, riassunta poi in quel messaggio che mostra una Fiat che sceglie di vedere il bicchiere mezzo pieno.
Adesso la sensazione che si ricava dalle indiscrezioni e dagli umori che filtrano dal Lingotto, è che la Fiat debba inventarsi una via d'uscita nuova. "Una soluzione che convenga a tutti, perché altrimenti non perde solo la Fiat" dicono i suoi negoziatori. Ma quando si prova a tradurre questa decisione in fatti concreti, si scopre che l'azienda intende tenere alcuni punti fermi. E cioè: l'accordo sottoscritto non si tocca, non si tratta con la Fiom, si cercano semmai contatti con governo e con le confederazioni sindacali. Ma dove porta questa nuova strada? Non c'è al momento una risposta ufficiale, ma c'è la quasi certezza che il progetto-Panda è tramontato sull'orizzonte di Pomigliano. "Potremo produrre anche una vettura diversa, sicuramente non faremo trattori". Per la Panda c'era un piano che prevedeva investimenti e tempi di attuazione. Adesso la Fiat pensa a un'alternativa che sia comunque gestibile.

La produzione della Panda era stata trasferita a Tichy, in Polonia, quando nel 2002 la Fiat aveva cercato un posto dove salari e condizioni di lavoro diverse garantissero margini di guadagno che la piccola vettura, anche se ben accolta dai mercati, non era in grado di spuntare se prodotta in Italia. La scelta di riportarla in casa, spiegano al Lingotto, era stata fatta da Marchionne per risolvere in qualche modo il problema Pomigliano, scontando in partenza un'"anti-economicità" misurata in 500-600 euro a vettura, meno dei 1000 euro di perdita delle auto di Termini, ma pur sempre "rosso" sui conti. "Se avessimo fatto solo un calcolo economico, una scelta industriale, l'avremmo lasciata in Polonia o al massimo l'avremmo trasferita in Serbia" dicono oggi in Fiat. E lasciano intendere che è quello che potrebbe accadere dopo il mancato accordo di Pomigliano.
E' comunque ancora troppo presto per dire quale destino avrà ora lo stabilimento campano. C'è chi dice che potrebbe essere destinato a produrre la Linea, vettura che attualmente viene sfornata in Turchia, ma potrebbe ospitare anche altre attività del gruppo. Non c'è ancora una decisione definitiva anche perché il Lingotto aspetta di vedere sa il governo "batterà un colpo", oltre alle dichiarazioni ottimistiche di Sacconi. E non è escluso che Marchionne e i suoi negoziatori, impegnati da ieri mattina in contatti con Roma, si aspettino anche una presa di posizione dei sindacati confederali. Quello che essi definiscono "un risultato inaspettato e non solo da noi" potrebbe valere anche per i sindacati. E' ciò che pensa Marchionne dopo una svolta a sorpresa che appena due giorni fa, ammesso che qualcuno l'avesse messa in conto, sarebbe stata letta come un segnale di abbandono di Pomigliano da parte del Lingotto. Invece si ricomincia con una Fiat che, cancellando dal suo comunicato la Panda e l'investimento da 700 milioni di euro, continua a dire che a Pomigliano vuole produrre ancora automobili. E con un Marchionne che più che sconfitto appare seccato del fatto "che qualcuno non abbia capito".

(Repubblica)
--letizia22--
00giovedì 24 giugno 2010 09:10
un ricatto simile e' possibile non solo a causa del governo italiano che non onora il suo ruolo di terzo imparziale nelle trattative tra impresa e sindacati,ma anche perche'il sindacato nazionale stesso ha fallito.I lavoratori di ciascun paese possono riscoprire una nuova tutela solo se si organizzano a livello europeo,superando cosi le sigle interne,perche' ormai le condizioni di mercato sono quelle che conosciamo,e ci sara' sempre un imprenditore di turno che vorra' risparmiare sulla pelle dei lavoratori,trasferendosi in "culo"al mondo,per metterlo a quel posto a tutti gli operai...
sissy forte
00giovedì 24 giugno 2010 09:38
Re:
--letizia22--, 24/06/2010 9.10:

un ricatto simile e' possibile non solo a causa del governo italiano che non onora il suo ruolo di terzo imparziale nelle trattative tra impresa e sindacati,ma anche perche'il sindacato nazionale stesso ha fallito.I lavoratori di ciascun paese possono riscoprire una nuova tutela solo se si organizzano a livello europeo,superando cosi le sigle interne,perche' ormai le condizioni di mercato sono quelle che conosciamo,e ci sara' sempre un imprenditore di turno che vorra' risparmiare sulla pelle dei lavoratori,trasferendosi in "culo"al mondo,per metterlo a quel posto a tutti gli operai...




[SM=x43601]
nekonika
00giovedì 24 giugno 2010 13:07
Un'impresa delocalizza la produzione in Polonia per aumentare il profitto e poi decide di tornare in Italia ma solo a condizione di riprodurre le stesse condizioni di semi schiavitù di cui godeva all'estero.......ed il bello è che è stata considerata dal Governo ed alcuni sindacati una proposta seria!

Alla fine i lavoratori di Pomigliano hanno votato per il sì dal momento che non potevano permettersi di perdere il lavoro, mentre la consistente percentuale dei no rappresenta la preoccupazione e l'opposizione di barattare il proprio lavoro coi diritti sacrosanti.....
clyzya
00giovedì 24 giugno 2010 13:53
Re:
nekonika, 24/06/2010 13.07:

Un'impresa delocalizza la produzione in Polonia per aumentare il profitto e poi decide di tornare in Italia ma solo a condizione di riprodurre le stesse condizioni di semi schiavitù di cui godeva all'estero.......ed il bello è che è stata considerata dal Governo ed alcuni sindacati una proposta seria!

Alla fine i lavoratori di Pomigliano hanno votato per il sì dal momento che non potevano permettersi di perdere il lavoro, mentre la consistente percentuale dei no rappresenta la preoccupazione e l'opposizione di barattare il proprio lavoro coi diritti sacrosanti.....




[SM=x43641] E' uno schifo!!!A Pomigliano ormai si respira un'area di rabbia,disfatta e preoccupazione...La cosa più deplorevole è stata inscenare questo pseudo referendum,per poi tirarsi indietro perchè il risultato non è quello che ci si aspettava [SM=x43666] [SM=x43608] Ma che razza di discorso è!!!Cmq purtroppo molti di quelli che hanno votato si lo hanno fatto perchè costretti da esigenze familiari che non gli permettevano di fare altro.Quindi in ogni caso non si è trattato di "diritto di voto".In quanto pomiglianese nonchè parente ed amica di molti di questi lavoratori sono profondamente indignata,oltre che preoccupata...
.pisicchio.
00giovedì 24 giugno 2010 14:38
Sono molto preoccupato per gli operai polacchi.

Quelli si che hanno bisogno di lavorare.

°Paranoid Android°
00giovedì 24 giugno 2010 14:43
Re:
.pisicchio., 24/06/2010 14.38:

Sono molto preoccupato per gli operai polacchi.

Quelli si che hanno bisogno di lavorare.





dovrebbe essere una battutina brillante questa? [SM=x43827]

è facile fare battutine con il sederino parato, eh? [SM=x43640]
Selkis
00giovedì 24 giugno 2010 15:34
Re:
.pisicchio., 24/06/2010 14:38:

Sono molto preoccupato per gli operai polacchi.

Quelli si che hanno bisogno di lavorare.





[SM=x43624] [SM=x43604] [SM=x43604] [SM=x43604]

sei simpaticissimo.
immagino che tu non sia figlio di un operaio, giusto?
.pisicchio.
00giovedì 24 giugno 2010 15:47
Re: Re:
Selkis, 24/06/2010 15.34:




[SM=x43624] [SM=x43604] [SM=x43604] [SM=x43604]

sei simpaticissimo.
immagino che tu non sia figlio di un operaio, giusto?




Di certo non sono figlio di un sindacalista. E ne sono fiero.
Di certo mio padre nel 68 non aveva tempo per partecipare ai cortei. E sono fiero anche di questo.

Posso essere preoccupato per gli amici polacchi?

Dov'è finito la vostra solidarietà?

Perchè dovrei preferire un supertutelato operaio italiano (magari con il secondo lavoro...e non dite che questa cosa non vi è nota) ad un povero cristo polacco?






nekonika
00giovedì 24 giugno 2010 16:04
Re: Re: Re:
.pisicchio., 24/06/2010 15.47:




Di certo non sono figlio di un sindacalista. E ne sono fiero.
Di certo mio padre nel 68 non aveva tempo per partecipare ai cortei. E sono fiero anche di questo.

Posso essere preoccupato per gli amici polacchi?

Dov'è finito la vostra solidarietà?

Perchè dovrei preferire un supertutelato operaio italiano (magari con il secondo lavoro...e non dite che questa cosa non vi è nota) ad un povero cristo polacco?










Davvero mi sfugge il motivo della tua fierezza con riguardo al discorso di tuo padre......e poi, qua non si tratta di preferire un tutelato- togli pure quell'inopportuno "super"- operaio italiano ma di non avere la faccia come il culo spostando la produzione di un marchio italiano all'estero per poter sfruttare la miseria o la mancanza di tutele esistenti e tornare in patria in un momento di crisi, per ottenere le stesse condizioni sub-umane di lavoro, e far passare il tutto come un'operazione patriottica.
Infine che c'entra questa stronzata del doppio lavoro con l'oggetto del topic?!
Vedo solo provocazione nel tuo discorso.....e tanti luoghi comuni. Inutili.
angel in the sky
00giovedì 24 giugno 2010 16:51
Re: Re: Re:
.pisicchio., 24/06/2010 15.47:






Posso essere preoccupato per gli amici polacchi?

Dov'è finito la vostra solidarietà?

Perchè dovrei preferire un supertutelato operaio italiano (magari con il secondo lavoro...e non dite che questa cosa non vi è nota) ad un povero cristo polacco?









io farei di più: sposterei la produzione della Panda in Ghana.

Penso che i ghanesi stiano peggio dei polacchi...meglio aiutare un povero cristo ghanese!!





.pisicchio.
00giovedì 24 giugno 2010 18:30
Re: Re: Re: Re:
nekonika, 24/06/2010 16.04:




Davvero mi sfugge il motivo della tua fierezza con riguardo al discorso di tuo padre......e poi, qua non si tratta di preferire un tutelato- togli pure quell'inopportuno "super"- operaio italiano ma di non avere la faccia come il culo spostando la produzione di un marchio italiano all'estero per poter sfruttare la miseria o la mancanza di tutele esistenti e tornare in patria in un momento di crisi, per ottenere le stesse condizioni sub-umane di lavoro, e far passare il tutto come un'operazione patriottica.
Infine che c'entra questa stronzata del doppio lavoro con l'oggetto del topic?!
Vedo solo provocazione nel tuo discorso.....e tanti luoghi comuni. Inutili.




Luoghi comuni un corno. Pensavo a due miei vicini di casa che lavorano alla Fiat e hanno nel contempo una ben più lucrosa attività (una piccola impresa edile). E' chiaro che a loro interessa fare gli assenteisti garantiti...


Per grazie di Dio sono libero di pensare che i sindacalisti siano la causa dei peggiori mali del nostro paese. Ergo sono felice di non averne in famiglia.

Il problema della Fiat è che ha goduto di tanti soldi pubblici (i.e. nostri). Diversamente sarebbe stata espulsa dal mercato molti anni fa...
.pisicchio.
00giovedì 24 giugno 2010 19:25
Lavoro
SEI GIURISTI PER L'INTESA DI POMIGLIANO



Sei giuristi hanno lavorato per l'introduzione di clausole di responsabilità e di tregua sindacale volte a garantire l'investimento economico di 700 milioni di euro per la produzione della nuova Fiat Panda a Pomigliano d'Arco.
Si tratta dell'avvocato Francesco Amendolito (nella foto), dello studio Amendolito e Associati, del professor Raffaele De Luca Tamajo (studio De Luca Tamajo Boursier Niutta di Napoli), del professor Germano Dondi (Bologna), dell' avvocato Diego Di Rutigliano (Torino) e dei giuristi interni, Roberto Russo e Giorgio Fossati.

nekonika
00giovedì 24 giugno 2010 19:26
Re: Re: Re: Re: Re:
.pisicchio., 24/06/2010 18.30:




Luoghi comuni un corno. Pensavo a due miei vicini di casa che lavorano alla Fiat e hanno nel contempo una ben più lucrosa attività (una piccola impresa edile). E' chiaro che a loro interessa fare gli assenteisti garantiti...


Per grazie di Dio sono libero di pensare che i sindacalisti siano la causa dei peggiori mali del nostro paese. Ergo sono felice di non averne in famiglia.

Il problema della Fiat è che ha goduto di tanti soldi pubblici (i.e. nostri). Diversamente sarebbe stata espulsa dal mercato molti anni fa...




Ah, chiaro: i tuoi vicini sono operai della Fiat.
Sono allo stesso tempo dei farabutti.
Ergo tutti gli operai della Fiat sono come i tuoi vicini: degli assenteisti con doppio lavoro senza interesse a lavorare in Fiat............insomma non ti sembra quanto meno di generalizzare?!?

Infine: il discorso per cui la Fiat ha goduto per anni di finanziamenti pubblici dovrebbe portarti a richiedere che la società contribuisca almeno alla crescita del paese e alla sua occupazione e dovresti essere contrario al ricatto rivolto ai lavoratori di Pomigliano.
°Paranoid Android°
00giovedì 24 giugno 2010 19:29
Re: Re: Re: Re: Re: Re:
nekonika, 24/06/2010 19.26:




Ah, chiaro: i tuoi vicini sono operai della Fiat.
Sono allo stesso tempo dei farabutti.
Ergo tutti gli operai della Fiat sono come i tuoi vicini: degli assenteisti con doppio lavoro senza interesse a lavorare in Fiat............insomma non ti sembra quanto meno di generalizzare?!?

Infine: il discorso per cui la Fiat ha goduto per anni di finanziamenti pubblici dovrebbe portarti a richiedere che la società contribuisca almeno alla crescita del paese e alla sua occupazione e dovresti essere contrario al ricatto rivolto ai lavoratori di Pomigliano.




[SM=x43601]

no...ma quelli i suoi vicini sono mascalzoni [SM=x2266376]

ps. sull'orgoglio di avere un sindacalista in famiglia ti rispondo dopo, ora ti offenderei soltanto [SM=x1520878]
.pisicchio.
00giovedì 24 giugno 2010 19:37
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
°Paranoid Android°, 24/06/2010 19.29:




[SM=x43601]

no...ma quelli i suoi vicini sono mascalzoni [SM=x2266376]

ps. sull'orgoglio di avere un sindacalista in famiglia ti rispondo dopo, ora ti offenderei soltanto [SM=x1520878]




Leggi bene: ho scritto "felice", non "orgoglioso".

E' una mia opinione ed una regola di civiltà dovrebbe importi di criticarla senza offendere nessuno.


Magari...tra un'offesa e l'altra, potresti tradurmi le dichiarazioni dei dirigenti della FIOM?
Io non le ho capite... non ho sinceramente capito cosa vogliono.



.pisicchio.
00giovedì 24 giugno 2010 19:39
Re: Re: Re: Re: Re: Re:
nekonika, 24/06/2010 19.26:




Ah, chiaro: i tuoi vicini sono operai della Fiat.
Sono allo stesso tempo dei farabutti.
Ergo tutti gli operai della Fiat sono come i tuoi vicini: degli assenteisti con doppio lavoro senza interesse a lavorare in Fiat............insomma non ti sembra quanto meno di generalizzare?!?

Infine: il discorso per cui la Fiat ha goduto per anni di finanziamenti pubblici dovrebbe portarti a richiedere che la società contribuisca almeno alla crescita del paese e alla sua occupazione e dovresti essere contrario al ricatto rivolto ai lavoratori di Pomigliano.




No. Io credo che l'occupazione nasca dalla concorrenza e dal mercato, non dall'assistenzialismo.

La pensavo così anche per Alitalia... ma Silvio si è rivelato più statalista di quelli che lui chiama comunisti...

nekonika
00giovedì 24 giugno 2010 19:49
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
.pisicchio., 24/06/2010 19.39:




No. Io credo che l'occupazione nasca dalla concorrenza e dal mercato, non dall'assistenzialismo.

La pensavo così anche per Alitalia... ma Silvio si è rivelato più statalista di quelli che lui chiama comunisti...





Il libero mercato proprio perchè fondato sulla concorrenza trasformerebbe i lavoratori in schiavi senza paletti e garanzie.......ci sono voluti anni e lotte per conquistare lo Statuto dei lavoratori, una legge fondamentale che stabilisce le garanzie minime affinchè il lavoro sia un diritto e non una schiavitù.
L'assistenzialismo è altra cosa...confondi gli aspetti: l'esistenza di una legge che stabilisce i diritti dei lavoratori non ostacola il libero mercato e la concorrenza.....piuttosto può limitare- nemmeno tanto- i profitti che le società vorrebbero stratosferici. Perchè si sa: nulla rende meglio della schiavitù.
°Paranoid Android°
00giovedì 24 giugno 2010 20:03
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
.pisicchio., 24/06/2010 19.37:




Leggi bene: ho scritto "felice", non "orgoglioso".

E' una mia opinione ed una regola di civiltà dovrebbe importi di criticarla senza offendere nessuno.



Magari...tra un'offesa e l'altra, potresti tradurmi le dichiarazioni dei dirigenti della FIOM?
Io non le ho capite... non ho sinceramente capito cosa vogliono.







di fatti non ti ho risposto, quindi nemmeno offeso [SM=x43806]

per inciso, nn ho bisogno di lezioni di civiltà [SM=x43799]
semmai, se mi permetti, te ne do una di grammatica italiana:
Pisicchio scrive: "Di certo non sono figlio di un sindacalista. E ne sono fiero." ...Fierezza è sinonimo di orgoglio [SM=x43799]
--letizia22--
00giovedì 24 giugno 2010 21:24
Re: Re: Re:
.pisicchio., 24/06/2010 15.47:




Di certo non sono figlio di un sindacalista. E ne sono fiero.
Di certo mio padre nel 68 non aveva tempo per partecipare ai cortei. E sono fiero anche di questo.

Posso essere preoccupato per gli amici polacchi?

Dov'è finito la vostra solidarietà?

Perchè dovrei preferire un supertutelato operaio italiano (magari con il secondo lavoro...e non dite che questa cosa non vi è nota) ad un povero cristo polacco?

Ciò che tu definisci super tutela distingue il lavoro dalla schiavitù,e se non riscontri questo sul piano pratico,dovresti condividerlo almeno sul piano morale.parli dei polacchi,ho pena anche io x i polacchi xkè come tutti hanno bisogno di lavorare e la loro situazione sociale è ancora peggiore della nostra;non x questo xò riduco il discorso ad una guerra di diritti tra lavoratori,o vado a guardare il furbo lavoratore italiano x giustificare la meschinità imprenditoriale targata fiat.Di alcuni sindacalisti dobbiamo solo vergognarci purtroppo,ma un sindacalista in gamba è una benedizione dal cielo x i lavoratori.per quanto riguarda i cortei del sessantotto restano importanti sia storicamente che socialmente,ma oggi quelle stesse persone che manifestavano allora sono i baroni che hanno causato tutto questo disastro sociale oggi. Parli dei finanziamenti della fiat,è qui evidente la responsabilità e l'incapacita economica di tutti i governi che li hanno erogati. Scusa eventuali errori,ho risp dal cell.








trixam
00giovedì 24 giugno 2010 23:56
Marchionne voleva una nuova marcia dei quarantamila e non l'ha avuta. Si tratta di una cosa rilevante.
Ma l'aspetto ancora più interessante è che questo voto sancisce in maniera chiara che la classe operaia
in italia non la governa più nessuno. La crisi della classe dirigente riguarda pesantemente anche
il sindacato. Sia i segretari firmatari che il segretario fantasma della cgil non ci hanno fatto una bella figura.
Se al posto di Epifani ci fosse stato un Luciano Lama, si sarebbe schierato di certo contro l'accordo, ma vedendo
i quattro caperenzoli dei delgati Fiom comportarsi in quel modo avrebbe convocato il segretario della Fiom e lo
avrebbe fatto, gentilmente, volare dalla finestra. Certo gente come Luciano lama non si trova agli angoli
della strada, e nemmeno i Buozzi, i Pastore, i Di Vittorio, quelli si, sindacalisti veri.

Per il resto è sempre la solita solfa. Quello di pomigliano d'arco non è mai stato uno stabilimento produttivo.
Quello stabilimento nacqua dalle demagogiche politiche dei governi di centrosinistra degli anni 60 e dalle
pressioni dei cacicchi democristiani che avevano bisogno di raccogliere clientele tra gli strati popolari.
Un classico esempio di cattedrale nel deserto. Ci abbiamo bruciato soldi pubblici a valanga, e anche quando
lo stato si è disimpegnato con la svendita dell'alfa alla Fiat ha continuato a sovvenzionare
l'antieconomicità dello stabilimento. Ora però la musica è cambiata.
Marchionne ha cambiato il rapporto della Fiat con la politica, ha rifiutato gli aiuti di stato in cambio
di quello che nessuno dei suoi predecessori ha avuto: la libertà d'azione.
Marchionne ha una formazione americana, ragiona in termini globali, sa bene che la Fiat non potrà mai diventare uno
dei grandi colossi con la sola produzione, per questo il suo piano tende a trasformare l'azienda in una specie
di holding mondialein grado di fare da punto di incontro tra diversi interessi produttivi e finanziari .
L'operazione Chrysler(gli operai a chicago si sono spellati le mani ad applaudire marchionne)
in questo è stata magistrale, se fosse riuscito
a prendere anche Opel sarebbe stato un colpo da maestro, ma la politica tedesca ha impedito questo piano,
che tuttavia può ancora realizzarsi in prospettiva, magari con l'acquisizione della Saab o con l'accordo
definitivo con gli indiani. In una politica globale l'Italia non è più la reggia di famiglia, ma un cortile.
La filosofia è chiara, fiat è disposta a mantenere le fabbriche eistenti(tranne termini imerese che è in condizioni)
indecenti) ma in cambio bisogna tagliare con il passato e mettere le fabbriche al passo con gli standard
produttivi moderni per reggere sul mercato. Questo agli operai di pomigliano sembra ingiusto.
Per certi versi li capisco. Sono l'aristocrazia operaia e come tutti gli aristocratici fanno fatica a rinunciare
ai privilegi. Lo so che sembra irriverente, ma gli operai della fiat sono, all'interno della classe operaia,
oggettivamente dei privilegiati. Io vengo da una famiglia operaia,
e all'interno della mia, come di molte altre famiglie operaie, gli operai della fiat erano detestati.
Se portassimo gli operai di Pomigliano a vedere le fabbriche della Volkswagen si metterebbero le mani nei
capelli e griderebbero allo scandalo, ai diritti dei lavoratori calpestati.
Otto anni fa la Volkswagen era sull'orlo del collasso. Anche lì politiche foraggiate dai governi tedeschi
avevano portato all'apertura di fabbriche del tutto inefficienti.
A un certo punto è arrivato un managment nuovo e capace che ha cambiato tutto.
I sindacati tedeschi, che sono i più antichi e forti d'europa, accettarono di firmare contratti con aumenti
della produttività senza aumenti di remunerazione. Risultato, oggi la Wolkswagen sta superando la Toyota e nel giro
di due anni diventerà il più grande produttore di automobili del mondo.
Questa è la strada che Marchionne vuole percorrere in piccolo in italia. Naturalmente la strada è molto più complicata.
Cercare di imporre la disciplina teutonica agli operai napoletani è una pura illusione e affidare un progetto
vitale come la panda a un fabbrica che al quaranta per cento è contraria è un rischio troppo grande.
Alla fine credo che daranno altri modelli con quelli che ci stanno.
giusperito
00venerdì 25 giugno 2010 01:03
da noisefromamerika.org

In perfetto stile italico si parla solo di "FIOM sì/no", non si parla di cosa la Fiat propone, e su cosa la CGIL si sia impuntata. Per chi ha voglia di leggere qui c'è la proposta Fiat, che vi riassumo per sommi capi, saltando gli aspetti più tecnici, che trovate negli allegati.

1.Al punto uno c'è sicuramente la nuova turnazione. La Fiat, per ottimizzare gli impianti (che costano), vuole 6 giorni lavorativi a settimana, divisi su 18 turni,. Il primo turno partirebbe la Domenica alle ore 22, si concludono il sabato alle ore 22. Cambia anche il sistema, per cui mentre prima si faceva una settimana turno notte, poi si cambiava, adesso si introduce un sistema per cui, ad esempio, il riposo settimanale è, per tutti, la Domenica, una settimana ogni tre si ha una settimana corta di 4 giorni con due giorni di riposo in più.

2.La proposta Fiat continua con una richiesta di adeguamenti delle ore di straordinario su richiesta dell'azienda, con una diversa organizzazione delle pause (fino ad adesso 2 di venti minuti ogni turno, con la nuova organizzazione tre di dieci minuti, 10 minuti soppressi saranno pagati a parte), la pausa pranzo (retribuita) è posta sempre a fine turno.

Fino a questo punto nulla di “cinese” (anche se il nostro amico Phastidio ci trova qualcosa di "polacco") nessun operaio è incatenato al luogo di lavoro, c'è solo una diversa organizzazione della turnazione per sfruttare al meglio gli impianti (che costano...). Questo implica anche uno “sfruttamento” diverso della forza-lavoro: posso dire che non è piacevole lavorare “sulla linea”. Il lavoro è molto ripetitivo, anche se le “unità” cambiano mansione proprio per evitare fenomeni di noia dovuta alla routine. Ma, per quanto molti lavori siano altamente automatizzati, occorre ancora un operaio per passare, ad esempio, i cavi nella centralina; fatto n volte al giorno non è piacevole, ma non tutti possono fare i notai (dai Sabino, non ti offendere, dicevo per dire).

Con la nuova organizzazione non è che hai più cavi da montare, anzi se ti vuoi “ammazzare” di fatica puoi anche fare due turni semi consecutivi e poi avere un giorno e passa di riposo, anche a metà settimana, o, se sei bravo e hai culo, attaccarteli nel week-end. Nessuno “lavorerà di più per gli stessi soldi", eccetto per quei dieci minuti al giorno, che saranno comunque pagati. Difatti, fino a questo punto i sindacati avevano unanimemente fatto la faccia feroce, ma avevano abbozzato: se si vuol competere senza abbassare i salari (cosa che Fiat non ha proposto) e magari aumentarli un po' (cosa a cui Fiat ha lasciato la porta aperta) si deve aumentare la produttività, produrre di più a parità di costo orario, altrimenti la Cina (ma anche la Germania, la Svezia, la Slovenia) ci mangia(no). Insomma, i cambi negli orari e nei metodi di produzione, con le implicazioni appena descritte per al turnazione dei lavoratori dell'impianto, erano stati accettati da tutti i sindacati, FIOM-CGIL inclusa.

Il sindacato CGIL si è bloccato su ben altro...

Leggiamo dal documento Fiat: “occorre definire le modalità per contrastare forme anomale di assenteismo, non riconducibili a forme epidemiologiche”; più avanti: “ad esempio 471 certificati medici presentati per il 16.11.2007 in concomitanza con lo sciopero nazionale ...”; oppure i casi di assenza per “permessi elettorali”, come ad esempio i “1.578 permessi dell'aprile 2008 su un organico di 4.544 lavoratori...” In parole povere: c'è uno sciopero, per cui i partecipenti allo sciopero non hanno diritto alla retribuzione (statuto dei lavoratori...) ed i partecipanti allo sciopero presentano un bel certificato medico, per cui lo sciopero glielo paga l'azienda, quindi tutti noi. Idem per i “permessi elettorali”. Cosa chiede la Fiat ? Di recuperare le produzioni perse a causa di questi comportamenti che io definirei "anti sociali" ma che, magari, a molti sembrano solo metodi astuti per condurre la "lotta di classe". Mandare in malora le aziende facendone pagare i costi alla collettività, ottima lotta di "classe".

Ecco, comunque, l'invalicabile muro della FIOM-CGIL, altro che Cina e cinesizzazione dell'Italia! Qui si vuole solo difendere o “privilegi sindacali” (i permessi elettorali) o vere e proprie prese in giro (i certificati medici per non saltare la retribuzione nel giorno di sciopero).

Vorrei concludere con parole di speranza, ma non ne ho, con questi sindacati, difensori dell'indifendibile, non andremo da nessuna parte, anzi da una parte ci andremo: a picco.
giusperito
00venerdì 25 giugno 2010 01:06
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
nekonika, 24/06/2010 19.49:




Il libero mercato proprio perchè fondato sulla concorrenza trasformerebbe i lavoratori in schiavi senza paletti e garanzie.......ci sono voluti anni e lotte per conquistare lo Statuto dei lavoratori, una legge fondamentale che stabilisce le garanzie minime affinchè il lavoro sia un diritto e non una schiavitù.
L'assistenzialismo è altra cosa...confondi gli aspetti: l'esistenza di una legge che stabilisce i diritti dei lavoratori non ostacola il libero mercato e la concorrenza.....piuttosto può limitare- nemmeno tanto- i profitti che le società vorrebbero stratosferici. Perchè si sa: nulla rende meglio della schiavitù.




me lo spieghi? A me risulta il contrario..
giusperito
00venerdì 25 giugno 2010 01:10
la concorrenza nasce dal moltiplicarsi degli operatori sul mercato. In questo modo si realizzano due effetti immediati:
1) aumento degli occupati
2) distribuzione della ricchezza

Dall'aumento degli occupati discende l'impossibilità per il datore di lavoro di imporre condizioni non soddisfacenti,perchè aumenta la concorrenza tra i datori di lavoro e diminuisce "l'armata di riserva" (posto che esista).
La concorrenza evita che la ricchezza si concentri nelle mani di pochi e realizza una più giusta ripartizione della ricchezza senza necessità di intervento statale.
Questi i fatti invito alla dimostrazione del contrario
.pisicchio.
00venerdì 25 giugno 2010 09:00
Re:
trixam, 24/06/2010 23.56:

Marchionne voleva una nuova marcia dei quarantamila e non l'ha avuta. Si tratta di una cosa rilevante.
Ma l'aspetto ancora più interessante è che questo voto sancisce in maniera chiara che la classe operaia
in italia non la governa più nessuno. La crisi della classe dirigente riguarda pesantemente anche
il sindacato. Sia i segretari firmatari che il segretario fantasma della cgil non ci hanno fatto una bella figura.
Se al posto di Epifani ci fosse stato un Luciano Lama, si sarebbe schierato di certo contro l'accordo, ma vedendo
i quattro caperenzoli dei delgati Fiom comportarsi in quel modo avrebbe convocato il segretario della Fiom e lo
avrebbe fatto, gentilmente, volare dalla finestra. Certo gente come Luciano lama non si trova agli angoli
della strada, e nemmeno i Buozzi, i Pastore, i Di Vittorio, quelli si, sindacalisti veri.

Per il resto è sempre la solita solfa. Quello di pomigliano d'arco non è mai stato uno stabilimento produttivo.
Quello stabilimento nacqua dalle demagogiche politiche dei governi di centrosinistra degli anni 60 e dalle
pressioni dei cacicchi democristiani che avevano bisogno di raccogliere clientele tra gli strati popolari.
Un classico esempio di cattedrale nel deserto. Ci abbiamo bruciato soldi pubblici a valanga, e anche quando
lo stato si è disimpegnato con la svendita dell'alfa alla Fiat ha continuato a sovvenzionare
l'antieconomicità dello stabilimento. Ora però la musica è cambiata.
Marchionne ha cambiato il rapporto della Fiat con la politica, ha rifiutato gli aiuti di stato in cambio
di quello che nessuno dei suoi predecessori ha avuto: la libertà d'azione.
Marchionne ha una formazione americana, ragiona in termini globali, sa bene che la Fiat non potrà mai diventare uno
dei grandi colossi con la sola produzione, per questo il suo piano tende a trasformare l'azienda in una specie
di holding mondialein grado di fare da punto di incontro tra diversi interessi produttivi e finanziari .
L'operazione Chrysler(gli operai a chicago si sono spellati le mani ad applaudire marchionne)
in questo è stata magistrale, se fosse riuscito
a prendere anche Opel sarebbe stato un colpo da maestro, ma la politica tedesca ha impedito questo piano,
che tuttavia può ancora realizzarsi in prospettiva, magari con l'acquisizione della Saab o con l'accordo
definitivo con gli indiani. In una politica globale l'Italia non è più la reggia di famiglia, ma un cortile.
La filosofia è chiara, fiat è disposta a mantenere le fabbriche eistenti(tranne termini imerese che è in condizioni)
indecenti) ma in cambio bisogna tagliare con il passato e mettere le fabbriche al passo con gli standard
produttivi moderni per reggere sul mercato. Questo agli operai di pomigliano sembra ingiusto.
Per certi versi li capisco. Sono l'aristocrazia operaia e come tutti gli aristocratici fanno fatica a rinunciare
ai privilegi. Lo so che sembra irriverente, ma gli operai della fiat sono, all'interno della classe operaia,
oggettivamente dei privilegiati. Io vengo da una famiglia operaia,
e all'interno della mia, come di molte altre famiglie operaie, gli operai della fiat erano detestati.
Se portassimo gli operai di Pomigliano a vedere le fabbriche della Volkswagen si metterebbero le mani nei
capelli e griderebbero allo scandalo, ai diritti dei lavoratori calpestati.
Otto anni fa la Volkswagen era sull'orlo del collasso. Anche lì politiche foraggiate dai governi tedeschi
avevano portato all'apertura di fabbriche del tutto inefficienti.
A un certo punto è arrivato un managment nuovo e capace che ha cambiato tutto.
I sindacati tedeschi, che sono i più antichi e forti d'europa, accettarono di firmare contratti con aumenti
della produttività senza aumenti di remunerazione. Risultato, oggi la Wolkswagen sta superando la Toyota e nel giro
di due anni diventerà il più grande produttore di automobili del mondo.
Questa è la strada che Marchionne vuole percorrere in piccolo in italia. Naturalmente la strada è molto più complicata.
Cercare di imporre la disciplina teutonica agli operai napoletani è una pura illusione e affidare un progetto
vitale come la panda a un fabbrica che al quaranta per cento è contraria è un rischio troppo grande.
Alla fine credo che daranno altri modelli con quelli che ci stanno.




Condivido tutto.
Credo anche che si prospetti di qui a pochi anni un conflitto tra lavoratori della vecchia generazione, sindacalizzati, ipertutelati e con contratti e tempo indeterminato e lavoratori della nuova generazione, con contratti e atipici e, per forza di cose, fuori dall'orbita dei sindacati.


Ritorna alla mente un episodio di pochi anni fa, quanto la Peugeot ha dovuto far fronte alle richieste delle 307 imponendo turni anche il sabato. In pratica l'azienda era aperta 6 giorni su 7, senza soste.

Cosa avrebbe fatto la Fiat?
E soprattutto, la Fiom si sarebbe messa di traverso?

Avrebbe scioperato?
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