"Un libro scomodo e doloroso per chi non voleva sapere cosa accadeva nell'unione sovietica staliniana: uscito nel 1951 in Inghilterra, in anticipo rispoetto alle opere dei dissidenti sovietici, molto più di una testimonianza sugli orrori dei gulag, è una straordinaria opera letteraria, un'autentica discesa agli inferi."
Diverse prefazioni indicano questo libro come una grande opera letteraria.
Mi è piaciuto ma sinceramente l'ho trovato troppo freddo.
Questa caratteristica(messa in luce anche da Russell nella prefazione all'edizione inglese,ma non in termini negativi,anzi) mi ha osteggiato nella lettura,soprattutto all'inizio;poi man mano che leggevo mi abituavo al suo stile. Del resto il libro è scorrevole.
E' una vera e propria descrizione della "vita" nei campi di "lavoro" in russia. I campi circondati dal gelo,la fame più nera,la solidarietà tra i prigionieri, la competizione tra questi dovuta alle inumane condizioni,le amputazioni,i castighi,per non parlare della odiosa abiutudine delle autorità russe a sevirsi di molliche di legalità per perpetrare le azioni più brutali....il tutto con uno stile asciutto e secco che lascia poco spazio a momenti strappalacrime. La vergogna dei campi nel gelo scritto con uno stile gelido.
Insomma un libro che vale la pena di leggere anche se avrei preferito uno stile diverso.
Lo cosniglio
Ps. vergognose le parole di Satre"Anche se fosse tutto vero,non se ne dovrebbe parlare" così come vergognoso l'atteggiamento ostativo del pci affinchè non venisse stampato in italia.