| | | | Post: 394 Post: 394 | Utente Senior | | OFFLINE | |
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06/06/2011 10:09 | |
Da parte del professor Prisco, che mi prega di postare
Anticipo al Forum un articolo inviato al Corriere del Mezzogiorno -Campania. E a Pisicchio dico che le sue considerazioni sull'università pubblica italiana sono ahimé fondate, ma che è ingenuo credere che dal circuito di parenti/conoscenti/ amanti quelle private siano immuni... D'accordo anche sulla necessità di concorrenza e trasparenza nella fornitura di beni e servizi, ma si ovvia con altri meccanismi, ad esempio introducendo nei consigli di amministrazione rappresentanti di utenti e consumatori, di cui al finora negletto art. 43 della Costituzione (Pollastro è stato un mio ottimo allievo, raccolgo volentieri da lui il suggerimento...), non svendendo il "pubblico" al "privato". Quello che esattamente penso è che il primo sia stato giustamente costretto a ritrarsi da molte cose che faceva (in un certo periodo, ad esempio, statalizzarono anche la fabbricazione dei panettoni, ricordate?), ma che nei settori strategici deve starci il giusto e comunque in funzione di controllo (però a sua volta controllato dal "collettivo", cioè dal privato no profit). E ora beccatevi l'articolo
I miei sì a questi referendumdi SALVATORE PRISCO
Sì al referendum in linea di principio.
Ora che il quorum può essere di nuovo raggiunto (in attesa di calcolarlo sulla base del numero degli elettori alle politiche immediatamente precedenti, per depurare la consultazione dagli astenuti irriducibili, secondo la giusta proposta di Barbera e Morrone di qualche anno fa), è importante salvare in linea di principio uno strumento di democrazia diretta, da integrare ormai con la partecipazione per via di social networks e forum telematici, da disciplinare formalmente. Chi vuole votare no lo faccia, ma vada al seggio.
Referendum politici, non partitici.
Perché il quorum sia raggiunto, dovranno giocoforza partecipare anche elettori di centrodestra. Occorre perciò togliere ai referendum valore antiberlusconiano e sottolineare invece che si decide di questioni essenziali per i nostri figli, nipoti, posteri in genere. Il voto investe temi molto politici, ma non sul piano contingente; si uniscano allora sui suoi oggetti sensibilità trasversali, pensose di un assetto futuro più equilibrato quanto a correttezza costituzionale (valore di e per tutti, chiunque governi) e all’ambiente.
Sì a questi referendum nel merito.
Gestione pubblica dell’acqua. L’essenziale è la regolazione e l’efficienza: purtroppo molte aziende municipalizzate non sono innocenti, Asìa docet. Giusto allora darsi con urgenza regole per una gestione dei servizi pubblici seria e non partiticamente lottizzata, ma intanto bisogna stabilire subito che sui beni essenziali di interesse collettivo (anche la formazione lo è, ad esempio) il privato può avere al più un ruolo sussidiario-integrativo, ma non determinante.
Legittimo impedimento. Benché la Corte Costituzionale ne abbia riscritto la modalità applicativa e sebbene non mi scandalizzi che chi governa debba avere spazio e tempo per farlo, immunità sostanziali e processuali di titolari di organi costituzionali vanno tecnicamente previste solo da legge costituzionale derogatrice.
Nucleare. Il risultato di un referendum abrogativo può essere rivisto con legge ordinaria, ma non prima di cinque anni. Il nucleare è forse l’inevitabile futuro energetico, però le attuali centrali non sono sicure. Prendiamoci dunque pragmaticamente tempo e intanto studiamo la possibile introduzione di misure di migliore sicurezza e l’impiego di energie pulite alternative (eolica, solare), come fa la saggia - anche a proposito dell'intervento militare in Libia - Germania
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